Il giudice Paolo Borsellino, dopo la strage di Capaci “aveva appreso delle cose tremende”. A dirlo, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia, è l’avvocato Fabio Trizzino
Il giudice Paolo Borsellino, dopo la strage di Capaci “aveva appreso delle cose tremende”. A dirlo, nel corso dell’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia, è l’avvocato Fabio Trizzino che sta proseguendo il suo intervento dopo quello della scorsa settimana, insieme con la moglie Lucia Borsellino. Dopo, il 25 giugno 1992, il giudice Borsellino “volle incontrare segretamente l’allora colonnello del Ros dei Carabinieri, Mario Mori” alla caserma Carini dei Carabinieri. “Un incontro carbonaro”, lo definisce davanti alla Commissione presieduta da Chiara Colosimo.
“Borsellino chiese al maresciallo Canale”, suo collaboratore “di attivarsi per incontrare Mori e il capitano Giuseppe De Donno”. Nell’incontro si è parlato, spiega Trizzino, “del dossier tra mafia e appalti”. “E il 25 giugno del ’92 avvenne l’incontro”. “Borsellino andò dritto al punto e voleva approfondire le indagini su mafia e appalti. Lo sapevano il maresciallo Carmelo Canale, il colonnello Mori, il capitano De Donno e il magistrato dell’epoca Roberto Scarpinato”, oggi presente nell’audizione perché eletto senatore del M5S. Trizzino viene anche ‘ripreso’ dalla Presidente Colosimo quando si rivolge direttamente al senatore Scarpinato. “Avvocato, si rivolga alla Presidenza e non ai singoli parlamentari”, gli chiede. L’audizione prosegue.
La ricerca della verità
“Non viviamo più, è del tutto impossibile l’elaborazione del lutto. Noi siamo costretti a cercare la verità. E’ una questione di dignità e di impegno, la nostra vita, le nuove generazioni della famiglia anziché cercare di vivere la propria vita, sono costrette a impegnarsi nella ricerca della verità che non è semplice“. Ha aggiunto l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia di Paolo Borsellino e marito di Lucia Borsellino, proseguendo la sua audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia.
Le annotazioni del diario del giudice Giovanni Falcone “non erano 14 ma 39”. A dirlo nel corso dell’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia è l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia e marito di Lucia Borsellino. “Chiedo alla commissione di chiedere all’autorità giudiziaria competente le annotazioni del diario di Giovanni Falcone, che non sono 14 ma 39”, ha sottolineato Trizzino.
QUOTIDIANO DI SICILIA 2.10.2023