Fiammetta Borsellino e i suoi gravi errori nel merito dei fatti
Parla di antimafia, non lo nomina, ma nel mirino c’è sempre Di Matteo
“L’antimafia non deve essere il trampolino di lancio per facili carriere”. Ecco le parole di Fiammetta Borsellino, figlia del giudice barbaramente ucciso in Via D’Amelio ormai quasi trent’anni fa, intervenuta nei giorni scorsi nel convegno “Ripensare la mafia, ricostruire l’antimafia”, organizzato dalla commissione Antimafia dell’Ars allo Steri di Palermo. Parole inserite nel contesto di un discorso in cui si fa accenno a casi specifici, come il caso Saguto o Montante, ma che di rimando fa riferimento anche ai magistrati, in maniera generica. Ma anche i non detti parlano. E guardando dichiarazioni più o meno recenti, trasmesse sui soliti giornaloni, ecco che si torna a mettere alla gogna il consigliere togato del Csm, Nino Di Matteo.
E’ avvenuto sulle colonne del giornale Libero, diretto da Alessandro Sallusti, con l’articolo a firma di Filippo Facci. Sono loro alcuni dei libellisti mercenari al servizio del potere che continuamente si prodigano a ingiuriare e diffamare quei magistrati che hanno avuto l’ardire di mettere sotto accusa i loro padroni (quel Silvio Berlusconi, pregiudicato, che vorrebbero al Quirinale).
Facci dà atto che la Borsellino non nomina Di Matteo, ma poi scrive: “Lunedì sera tutti sapevano che la Borsellino aveva in mente altro, il suo legittimo pensiero fisso: ossia la pseudo-giustizia che una folta schiera di magistrati, per decenni, ha spacciato per verità, primo tra tutti il carrierista antimafia per eccellenza, Antonino Di Matteo, passato poi al delirante e fallito processo ‘Trattativa’, passato poi alla Direzione Nazionale Antimafia non è chiaro in base a quali meriti, teorico ministro dell’Interno secondo i desiderata dei 5 stelle, cittadino onorario della città di Roma governata da Virginia Raggi. Un uomo premiato per i suoi fallimenti, nella miglior tradizione della magistratura italiana, ‘antimafia’ o altro che sia”.
Dato che non sono giunte smentite di merito, e tenuto conto dei continui interventi proprio su certi giornali-servi, come Libero, Il Giornale o Il Riformista, è lecito pensare che era proprio ciò che Fiammetta Borsellino, nel suo silenzio, voleva intendere.
Al libellista Facci, le cui parole non ci stupiscono tenuto conto che da anni si prodiga nel gettare fango e insulti anche quando sul magistrato, Nino Di Matteo, pende una condanna a morte del capo dei capi Totò Riina, ricordiamo che il processo trattativa non è ancora concluso. Le motivazioni della sentenza devono ancora uscire ed il processo è tutt’altro che delirante tenuto conto che neanche i giudici d’Appello che hanno assolto con formule diverse Dell’Utri, Mori, De Donno e Subranni hanno detto che “il fatto non sussiste”. E sarà interessante capire come sia stato possibile condannare i soliti mafiosi e non quei pezzi di istituzioni che con essi hanno dialogato.
Facci svolge il compito del mercenario al servizio del potere in maniera precisa e puntuale con argomentazioni false laddove si fa intendere che Di Matteo può aver avuto un ruolo nel depistaggio sulla strage di Via D’Amelio.
Ciò che però desta sconcerto è il livore con cui Fiammetta Borsellino si accanisce nei confronti di quei magistrati che non hanno fatto altro che ricercare la verità sulla morte del padre, concentrandosi in particolare nella ricerca di mandanti esterni delle stragi. Qualcosa che non ha nulla a che vedere con la teoria del movente “mafia-appalti”, promossa dagli ufficiali del Ros ed anche dalla stessa signora Borsellino.
Più volte abbiamo scritto e riconosciuto che, al netto di una verità solo parziale sui fatti che riguardano l’attentato del 19 luglio 1992, è lecito provare rabbia ed avere sete di giustizia.
Ma altrettanta rabbia si genera nel vedere questo perpetrarsi di dichiarazioni erronee nel merito dei fatti che mistificano la realtà. E al contempo non trova giustificazione in natura avere amici o “consulenti” giudiziari nella ricerca della verità quegli avvocati che annoverano tra le loro difese anche quelle di soggetti che sono stati fautori delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Cioè, in soldoni, è “contro natura” assecondare le medesime teorie di chi difende gli assassini del proprio padre.
I depistaggi sulla strage ci sono stati. Nessuno lo mette in dubbio. Ma è stato ampiamente dimostrato che Nino Di Matteo con il depistaggio sull’inchiesta di Via D’Amelio non c’entra in alcun modo.
Eppure, nonostante non sia neanche mai stato iscritto nel registro degli indagati, viene continuamente tirato in ballo in maniera distorta e fuorviante.
E mai si tiene conto della decisione del Gip di Messina. Il giudice che ha archiviato l’inchiesta nei confronti degli altri magistrati Anna Maria Palma e Carmelo Petralia, con l’accusa di calunnia aggravata, scrive che “non si è individuata alcuna condotta posta in essere né dai magistrati indagati, né da altre figure appartenenti alla magistratura che abbiano posto in essere reali e consapevoli condotte volte ad inquinare le dichiarazioni, certamente false, rese da Vincenzo Scarantino”.
Di Matteo, lo ricordiamo per l’ennesima volta a chi ci legge, è uno dei pochi magistrati che, come Tescaroli, Ingroia, Scarpinato ed altri, hanno cercato la verità sui mandanti esterni della strage di Via D’Amelio, senza fare sconti alle istituzioni.
Di Matteo, oggi consigliere togato del Csm, si occupò in toto del “Borsellino ter”, un processo che non solo portò alla condanna di tutti i capi della Commissione provinciale e regionale, ma ha aperto la strada a quella ricerca dei mandanti esterni delle stragi che si tradusse negli anni successivi nell’impegno, assieme al collega Luca Tescaroli, con le indagini sulla presenza di Bruno Contrada in Via D’Amelio, indagato per concorso in strage, o l’inchiesta su “Alfa e Beta” (ovvero Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri).
E in quelle attività furono in qualche maniera ostacolati e stoppati. Parlano le inchieste e le carte processuali.
E’ dunque evidente la differenza tra chi ha cercato di ricostruire la verità su quegli anni e chi, diversamente, anche semplicemente facendo finta di non vedere, si è adeguato al silenzio di Stato.
Oggi la ricerca della verità non si è fermata. A Firenze la Procura indaga ancora sull’ex Premier e sull’ex Senatore come mandanti delle stragi del 1993.
E dopo aver letto sui giornali le assurde difese della signora Fiammetta Borsellino al generale Mori di turno, post sentenza trattativa, ci manca solo che oggi difenda anche i due co-fondatori di Forza Italia o che promuova la corsa al Quirinale dell’ex Cavaliere.
Magari sempre con l’obiettivo di colpire Nino Di Matteo e le sue indagini.
I motivi che si nascondono dietro questo accanimento non li conosciamo. Solo chi li vive, o il Padre eterno, può conoscerli fino in fondo. Al di là di questo, però, possiamo affermare che certe cose “contro logica” e “contro natura”, come l’odio e livore espresso nei confronti del magistrato palermitano, non solo sono incomprensibili. Sono inaccettabili.
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Dopo un suo recente articolo pubblicato sul sito “Antimafia Duemila”, del quale è capo redattore Aaron (il cui nome significa “Illuminato) Pettinari, non pochi lettori si sono chiesti chi fosse questo Giorgio Bongiovanni che attaccava così violentemente la figlia del Giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nel 1992.
Una domanda che forse avrebbero dovuto porsi anche magistrati e rappresentanti di associazioni molto vicini a questo poliedrico personaggio.
La storia di Bongiovanni è una storia complessa e meritevole di essere narrata.
Ancora ragazzino incontra Eugenio Siragusa, che diventerà il suo Padre Spirituale. Un contattista che, a suo dire, avrebbe rapporti con extraterrestri dai quali riceverebbe dei messaggi, così come li riceverebbe anche dalla Madonna, da Gesù Cristo, da personaggi mitologici e storici, dei quali si professa la reincarnazione.
Nel 1989, la Madonna appare al seguace di Siragusa, per invitarlo a recarsi a Coimbra a parlare con suor Lucia (1908-2005), la veggente delle apparizioni a Fatima.
L’anno successivo, dopo aver incontrato suor Lucia, la quale non gli avrebbe detto nulla, afferma di avere ricevuto le stigmate, e con le stesse l’ordine di divulgare il terzo segreto di Fatima.
Nel 1991 le stigmate compaiono anche ai piedi, l’anno dopo al costato, e l’anno successivo ancora compare la croce sanguinante al centro della sua fronte, mentre tra un sanguinamento e un’apparizione mariana, si moltiplicano i contatti con gli extraterrestri e il numero dei suoi seguaci in Europa, Africa, Stati Uniti, Russia e America Latina.
A causa di divergenze, Siragusa prende le distanze da Bongiovanni, il quale all’interno del movimento che si era creato propone una “nuova teologia” ispirata a Giordano Bruno, lasciando a una rivista specializzata i temi ufologici.
Nel 1999, la folgorazione: la criminalità, rappresenta il Male in perenne lotta con il Bene!
Diciamo che nonostante l’aiuto della Vergine Maria e degli extraterrestri, ci volle del tempo prima che Bongiovanni si accorgesse che la mafia era un male.
Nel frattempo erano stati uccisi magistrati come Gaetano Costa, Gian Giacomo Ciaccio-Montalto, Rocco Chinnici, Antonino Saetta, Rosario Angelo Livatino, Antonio Scopelliti, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino – padre di Fiammetta Borsellino, da lui pesantemente attaccata nell’articolo pubblicato da Antimafia Duemila – e altri, senza contare appartenenti alle forze dell’ordine, giornalisti, imprenditori e tanti altri innocenti massacrati da quei mafiosi dei quali il guru Bongiovanni non aveva compreso il Male che gli stessi rappresentavano sul nostro pianeta.
Bongiovanni, al quale la Vergine Maria avrebbe dato l’incarico di smascherare il volto dell’Anticristo, nel 2000, spinto dai suoi contatti extraterrestri, fonda Antimafia Duemila, rivista pubblicata in sostituzione di Terzo Millennio, un calderone nel quale si mescolavano i messaggi di Siragusa, Bongiovanni, New Age e altri pensieri “illuminanti e illuminati”, in un tutt’uno indistinto di fede cristiana, magia e fantascienza.
Forse il suo pensiero rivolto ad altre galassie, a un mondo utraterreno, fino a quel momento non gli aveva permesso di concentrarsi sul fenomeno mafioso, quello stesso fenomeno che – quantomeno prima del ’92 – molte persone ritenevano procurasse lavoro.
Chi non ha mai sentito dire “la mafia perlomeno fa lavorare”?
Al buon Bongiovanni, nonostante l’aiutino ultraterreno, sarebbero occorsi altri otto anni prima di accorgersi della mafia.
Nel frattempo il comune sentire era cambiato, e molti di coloro i quali sostenevano che la mafia dava lavoro, avevano nel frattempo scoperto che una certa antimafia, anche quella, offriva prospettive di guadagno.
Nascevano le associazioni, i paladini dell’antimafia nel mondo dell’imprenditoria (anche quelli falsi), i “pentiti” (a volte falsi), folgorati non più sulla strada di Damasco ma su quella di un’antimafia che così tanto aveva da offrire.
Tutti nomi che per anni hanno riempito le pagine di Antimafia Duemila che non ha disdegnato di fare da passerella mediatica a soggetti assai discutibili e discussi.
E mentre la Chiesa Cattolica guardava con sospetto quel Bongiovanni la cui guida sarebbe l’extraterreno Ashtar Sheran (Ashtar che alcuni identificano con Astaroth, braccio destro di Satana che comanda 40 legioni di demoni), magistrati e autorevoli rappresentanti, di altrettante autorevoli associazioni, facevano a gara per poter sedere alla destra di cotanto Padre.
La conclusione più logica, quantomeno da parte della Chiesa, fu la scomunica di quel tramite tra Madonne, Cristi ed extraterrestri, di Bongiovanni. Cosa che puntualmente avvenne nell’anno 2000.
Su Antimafia Duemila, che tanto spazio ha dedicato alla scomunica dei mafiosi da parte del Papa, quanti articoli avete letto sulla scomunica del fondatore della rivista?
Di Paolo Borsellino si dice fosse un credente, cattolico praticante, non sappiamo come persone – ormai divenute personaggi – che del Giudice ucciso dalla mafia hanno fatto il vessillo del loro pensiero, possano unire tutto questo alla storia di Bongiovanni, alla sua psico-fede che lo ha portato alla scomunica da parte della Chiesa, e alla sua voce giornalistica. Questo rimarrà un mistero.
Chissà se i Consulenti ultraterreni di Bongiovanni oltre a mettere in guardia lui dal non fare illazioni nei riguardi dei figli del Giudice Borsellino, lo abbiano fatto anche con i suoi adepti.
A giudicare da molti commenti sui socialnetwork sembrerebbe di no.
Un errore imperdonabile, visto che commenti diffamatori e offensivi potrebbero già essere all’attenzione dei legali delle persone offese e quindi costare cari a chi, confidando di riflesso nella tutela ultraterrena, si trovasse a doverne rispondere dinanzi un giudice.
Ma a tutto c’è rimedio, sarà sufficiente chiedere l’intervento di Ashtar Sheran scrivendogli presso l’indirizzo di Bongiovanni, o meglio ancora presso la sede italiana (ce ne sono anche all’estero) di Studio3TV, una ditta di produzioni video e multimediali, riconducibile al poliedrico Giorgio Bongiovanni. Anche l’antimafia rende…
Gian J. Morici VALLE DEI TEMPLI 28.2.2021
I santi e il santone, storia paranormale di Giorgio Bongiovanni
Il giornalista sensitivo è il guru dell’antimafia fanatica e con le stimmate. Parla con la Madonna, Gesù Cristo, l’extraterrestre Setun Shenar e soprattutto con i magistrati
“Buongiorno, io sono Giorgio Bongiovanni e ho incontrato personalmente Gesù Cristo, in carne e ossa”. Come ammette lui stesso, rischia di sembrare un disturbato mentale, ma in realtà non è affatto così. Perché c’è un sacco di gente seria e importante – quella che tra l’altro professionalmente si occupa di accertare i fatti, valutare le prove e stabilire l’attendibilità dei testimoni – che lo ritiene perfettamente lucido e affidabile. “Gesù Cristo l’ho visto di persona”, dice il santone siciliano in un altro video rivolto ai fedeli, “Sono un testimone oculare, è una prova importantissima nei processi, lo dico perché di mestiere sono un giornalista antimafia”. E anche questo è vero. Non l’incontro fisico con il Messia, sul quale non possiamo sbilanciarci, ma il resto. Perché Giorgio Bongiovanni, questa specie di Sai Baba con l’inflessione di Antonio Ingroia, è il fondatore e direttore di Antimafia Duemila, un giornale molto seguito che – come si intuisce dal titolo – si occupa di criminalità organizzata, prevalentemente Cosa nostra, e che gode di grande considerazione da parte di alcuni tra i più importanti magistrati italiani. Che con lui hanno contatti intensi e costanti, quasi quanti lui ne ha con madonne, angeli ed extraterrestri. Come ricordava Massimo Bordin, l’allora pm Antonio Ingroia ebbe a definire Antimafia Duemila “l’organo ufficioso della Procura di Palermo”. Stiamo parlando, insomma, del medium di riferimento dell’antimafia più intransigente. Prova di questo accreditamento è la costante presenza di magistrati, non solo di Palermo, nei vari eventi organizzati negli anni da Bongiovanni. In particolare quelli per commemorare gli anniversari degli attentati contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
All’ultimo convegno per i 30 della strage di via D’Amelio, il 18 luglio scorso a Palermo, erano suoi ospiti i magistrati che hanno dedicato la loro attività alle più importanti inchieste storico-giudiziarie sui rapporti tra stato e mafia: Antonio Ingroia, pm della “Trattativa stato-mafia”, e Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo autore dell’inchiesta sui massimi sistemi criminali da cui la Trattativa discende. Tutti sono impegnati nella ricerca dei veri mandanti esterni delle stragi di mafia, nella scoperta dei terzi e quarti livelli, dei poteri occulti che stanno dietro Cosa Nostra, delle relazioni con i servizi deviati, la massoneria deviata, la destra eversiva etc. E Antimafia Duemila è la punta mediatica di questa battaglia contro i poteri che vogliono ostacolare il lavoro di alcuni pochi valorosi magistrati. “È stata fatta una legge contro un magistrato su 10 mila” dice il medium Bongiovanni in quel convegno, riferendosi alla riforma del Csm che impedisce ai consiglieri uscenti di presentarsi alle elezioni. “Nel Csm c’è Nino Di Matteo – prosegue – che se volesse presentarsi alle elezioni l’anno prossimo non lo può fare. Andiamo sotto la Consulta a Roma e chiediamo di intervenire contro questo atto del ministro e del governo contro un magistrato! Non so se Di Matteo si vuole candidare, ma è una legge preventiva contro di lui!”. Per Bongiovanni si tratta di una manovra del “Potere” per impedire che un Di Matteo al governo scopra la verità sulle stragi e sull’agenda rossa di Borsellino, e dunque definisce l’esecutivo guidato da Mario Draghi come “il governo della Mafia-stato”.
Uno spettatore normale resta impressionato dal fanatismo delle affermazioni di Bongiovanni, ma uno spettatore più attento e conoscitore delle sue doti paranormali è colpito dalla forza con cui stringe il microfono e dal fatto che sia l’unico degli oratori in piedi. Perché Bongiovanni ha le stimmate alle mani, coperte sempre – almeno quando è attorniato da magistrati – da guanti bianchi in stile Padre Pio, e ha le stimmate anche ai piedi. Così dice lui. Dovrebbe avvertire un dolore terribile stando in piedi, ma l’indignazione per lo sgarro della ministra Cartabia nei confronti di Di Matteo fa superare pure questo. Le sue doti paranormali non si fermano qui. Il 1 agosto 2022, pochi giorni dopo il convegno in memoria del giudice Borsellino, il direttore di Antimafia Duemila ha fatto una rivelazione eccezionale per il futuro dell’umanità che i media mainstream hanno ignorato. “Gli extraterrestri hanno evitato la guerra nucleare parlando col presidente Putin. Hanno contattato Putin non per allearsi con lui ma per ammonirlo: ‘Stai attento a cosa fai perché poi altrimenti siamo costretti a intervenire’ – dice Bongiovanni ai suoi seguaci in un video su Facebook –. Mi può costare la vita lo so, ma ho avuto l’autorizzazione a dirlo”. Si tratta di una testimonianza de relato, direbbero i suoi amici magistrati, ma è pur sempre attendibile perché Bongiovanni oltre che con Gesù parla anche con gli alieni, in particolare con Setun Shenar, l’Essere di Luce che da decenni gli invia messaggi per l’umanità.
Infatti oltre che di incontri antimafia, Bongiovanni si occupa di incontri ravvicinati del terzo tipo attraverso la sua seconda, ma primaria in ordine cronologico, attività che è il portale della sua setta: “The Bongiovani Family – La voce degli extraterrestri” su cui vengono segnalati avvistamenti di Ufo e pubblicati messaggi degli alieni e intemerate antisemite: “Questo ciclo millenario di disubbidienza, castigo, ravvedimento e liberazione il popolo giudeo, per scelta propria, lo ha vissuto sino ad oggi”. Anche sugli Ufo e gli extraterrestri, assicura Bongiovanni, i governi nascondono la verità e pertanto il suo compito è consegnare agli uomini i messaggi che arrivano da altre galassie in vista della venuta degli alieni sulla terra. In questo senso, il guru stigmazizzato è una specie di emissario della Trattativa Stato-alieni. Come Baiardo sta a Giuseppe Graviano, Bongiovanni sta a Setun Shenar. Con la differenza che, al contrario di Cosa nostra, la Fratellanza cosmica vuole la pace universale.
Questo chiaroveggente, come dicevamo, gode di ampissima stima da parte dei più importanti magistrati – in attività e non – che si occupano o si sono occupati delle più delicate inchieste del paese. Lo scorso 23 maggio, in occasione del trentennale della strage di Capaci, alla presentazione di un documentario di questo giornalista paranormale c’erano Roberto Scarpinato, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo del processo “Ndrangheta stragista” (quello sul filone calabrese delle stragi e della Trattativa), il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli che indaga sui mandanti esterni delle stragi del ‘92-93 (e in particolare, da anni, su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri), il consigliere del Csm Sebastiano Ardita e l’altro consigliere del Csm, nonché pm della Trattativa stato mafia, Nino Di Matteo. Soprattutto Di Matteo è legato alla creatura di Bongiovanni. Perché è il simbolo della battaglia contro i misteri statomafiosi e perché partecipa attivamente alle iniziative della rivista, ricambiato. Saverio Lodato, firma di punta del giornale di Bongiovanni, ha scritto un paio di libri con Di Matteo (“Il patto sporco”, riedizione del processo stato mafia raccontato in fieri, è l’ultimo). E la rivista del santone antimafia è un po’ la falange mediatica di Di Matteo, che colpisce duramente chiunque osi criticare il coraggioso magistrato. Recentemente su La7, durante il programma “Atlantide” di Andrea Purgatori, Lodato ha definito emblemi della “borghesia mafiosa” Giovanni Fiandaca e Salvatore Lupo, due autorità del diritto penale e della storia della mafia. La “mafiosità” dei due insigni professori è dovuta ai loro studi e scritti critici dell’impostazione del processo sulla Tattativa stato-mafia (osservazioni peraltro confermate dalle sentenze di assoluzione), visti come un attacco a Di Matteo e, di conseguenza, un sostegno alla mafia.
Gli attacchi non risparmiano neppure i familiari di Paolo Borsellino, come la figlia Fiammetta che in varie circostanze ha osato criticare Di Matteo per la vicenda del depistaggio a Caltanissetta del processo sulla strage di via D’Amelio. Bongiovanni ha scomunicato la figlia del giudice ucciso da Cosa nostra con articoli di fuoco: “Ciò che però desta sconcerto è il livore con cui Fiammetta Borsellino si accanisce nei confronti di quei magistratiche non hanno fatto altro che ricercare la verità sulla morte del padre”. E in un altro commento: “Ancora una volta, leggendo le dichiarazioni di Fiammetta Borsellino, dobbiamo constatare la presenza di un vero e proprio accanimento, con livore, nei confronti di un magistrato in particolare: il pm palermitano ed oggi consigliere togato al Csm Nino Di Matteo”. Bongiovanni a Antimafia Duemila hanno dalla loro parte un altro esponente della famiglia Borsellino, Salvatore, il fratello del giudice, con cui forma una specie di scorta mediatica a difesa di Di Matteo. Convegni, documentari, presentazioni di libri, articoli, lettere, raccolte firme a difesa del pm quando viene attaccato e a sostegno delle sue iniziative quando c’è in ballo una nomina. E Bongiovanni riesce a coinvolgere molte personalità nelle sue iniziative, da Marco Travaglio a Sabina Guzzanti, che firmano appelli o partecipano agli eventi che organizza.
Ma da dove viene fuori questo sensitivo e come arriva all’antimafia? Bongiovanni è un allievo del “contattista” Eugenio Siragusa, un catanese che parlava con gli alieni già negli anni Cinquanta e inviava messaggi di questi al generale De Gaulle. Ma a differenza del maestro che gli ha insegnato il mestiere di contattista, Bongiovanni sviluppa altre doti extrasensoriali e mistico-religiose. Da come racconta nella biografia “Giorgio Bongiovanni stigmatizzato” (Mediterranee, 2010) è andata così: il 2 settembre 1989, a Fatima, gli appare la Madonna che con due raggi laser gli buca le mani: stimmate. Maria, inoltre, rivela a Bongiovanni che lui è la reincarnazione di uno dei tre pastorelli di Fatima (Francesco). Dopo due anni gli appare Gesù: raggio laser e stimmate ai piedi (tra l’altro nel libro Bongiovanni fornisce una precisa descrizione di Cristo, che ora vivrebbe fisicamente tra noi: “Alto almeno un metro e 85, con una tunica logora, uomo bellissimo ma non biondo con gli occhi azzurri, volto marcatamente palestinese, stigmate piccole come le mie”. Gli inquirenti potrebbero facilmente produrre l’identikit del Messia da volantinare in giro). Negli anni susseguono le visite e i raggi laser, che gli producono altre stimmate: nel costato, in testa e, soprattutto, una grande croce sanguinante in fronte. Poi arriva l’antimafia. Dopo aver girato il mondo, dall’Uruguay alla Russia, e fondato la rivista “Terzo millennio e Ufo”, la svolta: il 2 settembre 1999, dieci anni dopo le prime stimmate, gli viene affidata la missione di lottare contro la criminalità organizzata: “Combatto i mafiosi come combatto l’anticristo”.
Ma che fine ha fatto la stimmata in fronte che non si vede più negli incontri con i magistrati? Sparita. Bongiovanni racconta che nel 2002 è andato a Medjugorje per farsela togliere: lì gli appare la Madonna e lui le chiede di rimuovere il segno “perché l’attività antimafia richiedeva discrezione”.Richiesta accolta, ma con la condizionale: ogni tanto riappare. Senza croce in fronte e con i guanti a coprire le mani bucate è più agevole partecipare a incontri pubblici con i giudici. Che non si pongono troppe domande sul santone, anche perché come riferiscono i magistrati che lo conoscono tende a tenere separate le due attività, quella giornalistica e quella paranormale. E in effetti i dialoghi con la Madonna, Gesù Cristo, Adonay (Dio) e Setun Shenar (l’extraterrestre) non si sovrappongono mai a quelli con Scarpinato, Di Matteo, Ingroia, Lombardo, Gratteri, etc. E tanto Bongiovanni tiene distinti i due piani che alla Madonna, che gli ha rivelato il vero il Terzo segreto di Fatima tenuto nascosto dalla Chiesa ovvero l’esistenza degli extraterrestri (una cosa che peraltro Bongiovanni sapeva già da un sacco di tempo), e agli alieni che gli hanno rivelato di aver fermato Putin, lui non ha mai chiesto chi sono i mandanti esterni delle stragi, dov’è l’agenda rossa di Borsellino, dove si nascondesse Matteo Messina Denaro, chi sono quelli del Terzo livello o altro. No, a Maria ha chiesto di togliergli la stigmata in fronte per consentirgli di aiutare i magistrati a scoprire tutte queste cose.
Il mai troppo evidenziato rapporto tra i pm e il veggente consente di relativizzare alcune scelte investigative che sembravano assurde e allucinanti, come ad esempio la credibilità che attribuita nell’ambito dell’inchiesta sulla Trattativa a un pataccaro e bugiardo patologico come Massimo Ciancimino, definito dall’allora pm Ingroia “un’icona dell’antimafia”. D’altronde la storia raccontata da Ciancimino junior a proposito del “Signor Franco”, questo inafferrabile uomo dei servizi segreti (deviati), impossibile da rintracciare e identificare, che faceva da tramite tra deep state e Cosa nostra, risultava molto più credibile di Setun Shenar, dei raggi laser e delle apparizioni celesti. È difficile immaginare una vicenda del genere in luoghi o contesti analoghi. È come se negli Stati Uniti, il procuratore che si occupava dell’omicidio di John Kennedy se ne fosse andato in giro a discutere dell’attentato al presidente degli Stati Uniti con un ufologo che parlava con gli extraterrestri dell’Area 51. O come se Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, negli anni ’80, avessero presenziato a convegni sul maxiprocesso organizzati da Natuzza Evolo. Oggi invece va così, è normale pure il paranormale.
Importanti magistrati, che hanno condotto o stanno conducendo le inchieste delicatissime sui misteri più oscuri del paese, non pensano che la credibilità del loro lavoro e della loro funzione venga intaccata dagli stretti legami con un mistico-giornalista con le mani e i piedi bucati che sostiene di essere la reincarnazione del pastorello di Fatima, di aver incontrato Gesù Cristo, di vedere la Madonna e di essere in contatto con gli extraterrestri. Se Bongiovanni avesse riferito di aver avvistato in un tal luogo il latitante Matteo Messina Denaro chissà se i magistrati l’avrebbero ritenuto un teste attendibile. Probabilmente sì. D’altronde, come dice il direttore di Antimafia Duemila a proposito del suo incontro con Gesù Cristo: “Sono un testimone oculare, è una prova importantissima nei processi”.