GIOACCHINO NATOLI

 

 

23.1.2024 Audizione GIOACCHINO NATOLI Commissione Parlamentare Antimfia

 

Connessioni BUSCEMI – Gruppo FERRUZZI: smagnetizzazione intercettazioni e distruzione brogliacci e audizione dottor Natoli

 

Rinvenuti i nastri con le intercettazioni dei fratelli Buscemi e NATOLI chiede di essere audito..


LA SMENTITA DELLA SMENTITA


Audio deposizioni ai processi


Audio interventi a dibattiti e convegni



Da giudice istruttore ha indagato sugli omicidi di Piersanti Mattarella e Pio La Torre; ha fatto parte del ristretto pool antimafia
di Palermo assieme a Giovanni Falcone e pochi altri, raccogliendo le dichiarazioni dei primi pentiti di mafia; e diversi anni dopo è stato uno dei pm del procedimento a carico di Giulio Andreotti: ora Gioacchino Natoli è il nuovo presidente della Corte d’appello di Palermo. La sua nomina è stata decretata a maggioranza (19 voti) dal plenum del Csm, che ha preferito lui a Gianfranco Garofalo (6 sì), attualmente presidente di sezione alla Corte d’appello di Palermo.
Attualmente presidente del tribunale di Marsala – che sotto la sua guida ha registrato un calo significativo delle pendenze – Natoli è in magistratura dal 1978. Ha cominciato la carriera come giudice al tribunale di Trapani e quindi a quello di Palermo, prima di passare alla procura del capoluogo siciliano , dove è rimasto sinchè, nel 1998, è stato eletto componente togato del Csm.
Tornato in procura a Palermo, nel 2005 è stato nominato presidente di sezione del tribunale e nel 2011 presidente del tribunale di Marsala. A favore di Natoli hanno votato Area (che rappresenta i togati di sinistra) e Unità per la Costituzione, la corrente di centro della magistratura e i laici Paola Balducci, Renato Balduzzi,Giuseppe Fanfani e Alessio Zaccaria, il primo presidente dlela Cassazione, Giorgio Santacroce, e il Pg della Suprema Corte, Pasquale Ciccolo.  Garofalo è stato sostenuto dai consiglieri di Magistratura Indipendente, la corrente più moderata delle toghe, e dai laici Elisabetta Casellati, Antonio Leone e Pierantonio Zanettin. GdS 2015


Nuovo incarico per Gioacchino Natoli al ministro della Giustizia

 

Il magistrato, ex componente del pool antimafia, è attualmente presidente della corte d’appello di Palermo

 

Il presidente della corte d’appello di Palermo Gioacchino Natoli si appresta a lasciare il suo incarico, per assumerne un altro al ministero dello Giustizia. E’ stato lo stesso magistrato, già componente del pool antimafia e poi del Csm, ad affermarlo nel corso dell’insediamento del nuovo procuratore di Marsala Vincenzo Pantaleo: “Questo potrebbe essere il mio ultimo intervento pubblico e, verosimilmente, se le procedure avranno un certo sviluppo, dovrei lasciare la magistratura attiva andando a ricoprire delle funzioni presso il ministero della Giustizia”. Natoli dovrebbe andare a ricoprire l’incarico di capo dipartimento addetto alla riorganizzazione degli uffici giudiziari

15 Giugno 2016 La Repubblica


 

Natoli in aula: “Borsellino incontrò Mancino due settimane prima di essere ucciso”

 

Con l’allora ministro dell’Interno ebbe “una stretta di mano assolutamente informale”

IL PROCESSO Poco dopo le stragi del ’92, si respirava un’aria molto tesa alla Procura di Palermo”. Lo ha detto Gioacchino Natoli, all’epoca sostituto procuratore a Palermo, che deponendo a Caltanissetta nel processo “Borsellino quater” ha tra le altre cose confermato – come riporta l’Agi – che due settimane prima di essere ucciso nell’attentato di via D’Amelio, il giudice Borsellino presenziò all’insediamento di Nicola Mancino al Viminale e col neo ministro dell’Interno ebbe “una stretta di mano assolutamente informale”. 

L’INCONTRO CON MANCINO – Questo breve incontro di Borsellino con Mancino è uno dei punti controversi del processo per la trattativa Stato-mafia, in corso a Palermo. “Gaspare Mutolo aveva manifestato la volontà di collaborare con la giustizia ma intendeva rendere dichiarazioni solo a Paolo Borsellino tuttavia l’allora procuratore Giammanco non voleva affidare la gestione del boss proprio a Borsellino. Avrebbero dovuto occuparsene Aliquò, Lo Forte e Pignatone”, ha riferito il magistrato e ha ricordato che “Mutolo nel dicembre del 91 aveva avuto già dei contatti con Giovanni Falcone. Il primo interrogatorio di Mutolo risale al luglio 92 e venne condotto da Borsellino e da Vittorio Aliquò”.
COLLABORAZIONE DI MUTOLO – Natoli ha anche confermato che il “2 luglio del 92, Borsellino fu costretto ad interrompere l’interrogatorio di Mutolo perché doveva recarsi a Roma per l’insediamento del ministro degli Interni, Nicola Mancino. Mentre era seduto in un salottino, apparvero Bruno Contrada e l’allora capo della Polizia, Vincenzo Parisi. Nell’allontanarsi Contrada gli disse che sapeva che lui si stava occupando di Mutolo e che avendolo ascoltato in passato, di qualsiasi cosa avesse bisogno, poteva rivolgersi a lui”. Un episodio che, ha detto Natoli, “Borsellino raccontò in maniera adirata” sia a lui stesso Natoli sia ad altri colleghi perché la collaborazione di Mutolo era appena iniziata e c’era ancora il massimo riserbo.
STRETTA DI MANO – “La stretta di mano poi, con il ministro fu assolutamente informale”, ha affermato Natoli. Contrada, ex numero tre del Sisde poi condannato per concorso in associazione mafiosa, secondo Natoli non godeva di una buona fama e Falcone aveva invitato gli altri magistrati ad essere prudenti nei loro contatti con lui. “Mutolo, in un interrogatorio – ha spiegato Natoli – a me e a Guido Lo Forte, fece i nomi di Bruno Contrada e Mimmo Signorino (magistrato di Palermo che si suicidò poco dopo quelle rivelazioni, ndr) ma in realtà li aveva già fatti alla presenza di Borsellino”. Il teste ha ricostruito anche che a proposito invece del rapporto su mafia e appalti, Borsellino, dopo la strage di Capaci, aveva fissato un appuntamento con alcuni ufficiali del Ros perché doveva ritirare il relativo dossier.
RAPPORTO – “Alla Procura di Palermo -ha dichiarato Natoli- ritengo fosse arrivata una copia del rapporto, epurato di centinaia di intercettazioni. A Catania arrivò invece una copia più ampia alla quale erano allegate delle intercettazioni che contenevano delle responsabilità di tipo politico che a Palermo non furono consegnate. A Borsellino quel rapporto interessava per capire quale potesse essere stata la genesi della strage di Capaci”.

28 gennaio 2014 CORRIERE DEL MEZZOGIORNO 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Natoli: “Falcone e Borsellino hanno cambiato la lotta alla criminalità organizzata”

 

A 30 anni dalla strage di Capaci, il magistrato, membro del pool antimafia, ricorda i colleghi: “Avevano un forte senso dello Stato. Dopo le loro morti la battaglia contro Cosa Nostra è diventata quotidiana”

 

Era il 23 maggio 1992, quando nell’attentato mafioso di Capaci morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta.  La dedizione al lavoro, i cambiamenti rivoluzionari nella lotta alla mafia, i risultati raggiunti con il maxi-processo. Sono i segni, gli insegnamenti, lasciati anche a 30 anni dalla loro scomparsa dai giudici Falcone e Borsellino, ucciso da Cosa Nostra poco dopo, sempre nel 1992 (il 19 luglio). Lo dice Gioacchino Natoli, uno dei membri del pool antimafia di Palermo in quella difficile stagione. Lo ha intervistato a Bologna Francesco Rossi. RAI NEWS

 

 
 
 

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