AUDIO udienza 19.12.2013
Il processo d’appello sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio
«La mia unica richiesta è quella di sentire in dibattimento i cinque poliziotti, Andrea Grassi. Gabriella Tomaselli, Armando Infantino, Nicolò Giuseppe Manzella e Giuseppe Lo Presti.
In particolare gli ultimi tre rappresentano la vera novità in ordine a quello che è successo a proposito della borsa del dottore Paolo Borsellino».
È quanto ha detto il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, all’udienza del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si sta celebrando in appello a Caltanissetta.
Oggi le parti discutono le questioni preliminari, come l’acquisizione di nuove prove.
Alla richiesta si sono opposti l’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, e dei figli di Adele Borsellino, sorella del magistrato, e gli avvocati della difesa Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara, difensori dei tre imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
Questi ultimi, ex componenti del gruppo investigativo Falcone-Borsellino, sono accusati di avere imbeccato falsi pentiti come Vincenzo Scarantino per costruire una falsa verità sulla strage. La Corte si è ritirata in camera di consiglio per deliberare. GIORNALE DI SICILIA 19.12.2023
Borsellino: pm chiede di sentire 5 poliziotti
“La mia unica richiesta è quella di sentire in dibattimento i cinque poliziotti Andrea Grassi e Gabriella Tomaselli, Armando Infantino, Nicolò Giuseppe Manzella e Giuseppe Lo Presti. In particolare gli ultimi tre rappresentano la vera novità in ordine a quello che è successo a proposito della borsa del dottore Paolo Borsellino”. Così il pm Maurizio Bonaccorso, applicato alla procura generale, all’udienza del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio che si sta celebrando in appello a Caltanissetta. Oggi le parti discutono le questioni preliminari come l’acquisizione di nuove prove.
Alla richiesta si sono opposti l’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, e dei figli di Adele Borsellino sorella del magistrato, e gli avvocati della difesa Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara, difensori dei tre imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Questi ultimi, ex componenti del gruppo investigativo Falcone-Borsellino, sono accusati di aver imbeccato falsi pentiti come Vincenzo Scarantino per costruire una falsa verità sulla strage. La Corte si è ritirata in camera di consiglio per deliberare. ANSA
Depistaggio Borsellino: pg, ‘sentire i 5 poliziotti su agenda rossa’, giudici in Camera consiglio
Caltanissetta, 19 dic. (Adnkronos) – La Corte d’appello di Caltanissetta, pochi minuti dopo l’inizio dell’udienza del processo di secondo grado per il cosiddetto depistaggio sulla strage di via D’Amelio, si è riunita in Camera di consiglio per sciogliere le riserve sulle richieste avanzate da accusa e difesa di parte civile, tra cui la richiesta della Procura generale di sentire cinque poliziotti sull’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino scomparsa dopo l’attentato del 19 luglio 1992.
Alla sbarra, ancora una volta, i tre poliziotti del gruppo “Falcone e Borsellino” accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. A rappresentare l’accusa il Procuratore generale Fabio D’Anna, il sostituto procuratore generali Gaetano Bono. E il pm Maurizio Bonaccorso, applicato dalla Procura. che ha rappresentato l’accusa in primo grado, dopo l’addio di Stefano Luciani e Gabriele Paci, andati rispettivamente a Roma e Trapani.
Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino: prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo era stato assolto.
Il poliziotto Ribaudo era stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Erano tutti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. E, in particolare, per aver contribuito a “vestire il pupo”, ovvero a “costruire” il falso pentito Vincenzo Scarantino.
Presenti in aula solo Ribaudo e Mattei, mentre Bo è assente.
Nell’ultima udienza, l’avvocato Fabio Repici, legale di parte civile di Salvatore Borsellino, disse in aula: “Questo processo è l’ultimo nel quale poter svolgere compiuta attività di istruttoria dibattimentale al fine di ricostruire quanto più compiutamente cosa sia accaduto intorno alla strage di via D’Amelio, quale sia stata la sua ideazione, quale sia stata la sua esecuzione e quale sia stata la criminosa attività di depistaggio, parte della quale è richiamata precipuamente dalle imputazioni ascritte agli […]”. E chiese alla Corte d’Appello di Caltanissetta – presieduta da Giovanbattista Tona -, di accogliere le richieste contenute nella memoria difensiva in cui chiede ai giudici di non acquisire i verbali dei tre poliziotti Armando Infantino, Giuseppe Lo Presti e Nicolò Manzella, sul passaggio di mano della valigetta in via D’Amelio.
Repici considera quelle dei tre agenti come “dichiarazioni che, eufemisticamente, possono essere qualificate come sconvolgenti. Poiché in una prima fase (e anche in una prima versione) esse furono raccolte nel 2019, cioè durante il giudizio di primo grado del presente processo, se ne ricava che la Procura della Repubblica non le ritenne meritevoli di attenzione, visto che non le depositò nel presente procedimento. Ora vengono depositate, insieme ad altre raccolte in una seconda fase (e anche in una seconda versione) in tempi recentissimi, con le conseguenti richieste già formulate dalla Procura generale”.
Il processo per il depistaggio viaggia in parallelo alle indagini in corso a Caltanissetta sulla scomparsa dell’agenda rossa.
Nei mesi scorsi i magistrati avevano perquisito le abitazioni della moglie e della figlia di Arnaldo La Barbera, indagate per ricettazione aggravata dal favoreggiamento alla mafia. I pm sospettano che le due donno abbiano avuto per anni la disponibilità dell’agenda rossa di Borsellino, che il 19 luglio 1992 sarebbe finita in mano all’allora capo della squadra mobile di Palermo, poi deceduto nel 2022.
Oggi la procura generale ha chiesto di nuovo di sentire in aula i di cinque poliziotti che furono sentiti tra il 2006 e il 2019, ma alcuni di loro anche nei giorni scorsi, “sul rinvenimento della borsa del giudice Borsellino nella stanza di La Barbera” dopo la strage. Si tratta dei poliziotti Andrea Grassi, Armando Infantino, Giuseppe Lo Presti, Nicolò Giuseppe Manzella e Gabriella Tomasello. Ora si attende, a breve. la decisione dei giudici della Corte d’appello di Caltanissetta.
Borsellino, pg chiede di sentire 5 poliziotti su agenda rossa
CALTANISSETTA – La Corte d’appello di Caltanissetta, pochi minuti dopo l’inizio dell’udienza del processo di secondo grado per il depistaggio sulla strage di via D’Amelio, si è riunita in Camera di consiglio per prendere una decisione definitiva sulle richieste avanzate da accusa e difesa di parte civile.
Tra queste, la richiesta della Procura generale Maurizio Bonaccorso di sentire cinque poliziotti sull’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino scomparsa dopo l’attentato del 19 luglio 1992.
La richiesta della Procura generale
“La mia unica richiesta è quella di sentire in dibattimento i cinque poliziotti Andrea Grassi e Gabriella Tomaselli, Armando Infantino, Nicolò Giuseppe Manzella e Giuseppe Lo Presti. In particolare gli ultimi tre rappresentano la vera novità in ordine a quello che è successo a proposito della borsa del dottore Paolo Borsellino”.
All’istanza si sono opposti l’avvocato Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, e dei figli di Adele Borsellino sorella del magistrato, e gli avvocati della difesa Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara.
Processo depistaggio Borsellino
I due avvocati sopracitati sono i difensori dei tre imputati poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Alla sbarra, i tre uomini sono accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa Nostra.
Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino. Prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo era stato assolto “perché il fatto non costituisce reato“. Nell’udienza, solo i poliziotti Ribaudo e Mattei erano presenti, mentre Bo era assente. L’avvocato Repici ha dichiarato in aula che questo processorappresenta l’ultima opportunità per condurre un’approfondita indagine sulla strage di via D’Amelio e sul depistaggio associato.
Ha chiesto alla Corte d’Appello di Caltanissetta di accogliere le richieste della memoria difensiva. In particolare di non acquisire i verbali dei poliziotti Armando Infantino, Giuseppe Lo Presti e Nicolò Manzella sul passaggio della valigetta in via D’Amelio.
Le dichiarazioni sconvolgenti
Repici ha considerato le dichiarazioni di questi agenti “sconvolgenti“, sottolineando che furono raccolte in due fasi e versioni diverse. La prima, nel 2019 durante il processo di primo grado, ma la Procura della Repubblica non le depositò in quel procedimento. Le dichiarazioni furono successivamente depositate con altre in una seconda fase e Repici ha sottolineato le richieste già avanzate dalla Procura generale.
VIA D’AMELIO – DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI – processo d’appello in corso