“Noi su Vincenzo Scarantino abbiamo dato un giudizio di attendibilità assai limitata.
Perché nel cosiddetto processo Borsellino ter nemmeno lo abbiamo messo in lista testi e nel processo bis sulla strage nei confronti degli imputati tirati in ballo solo da lui abbiamo chiesto l’assoluzione.
Valutazione che fu condivisa dai giudici del primo grado. Poi furono condannati in appello ma lì non so cosa accadde”.
Lo ha detto Nino Di Matteo, ex pm che indagò sulla strage di via D’Amelio, citato a deporre al processo, a Caltanissetta, sul depistaggio delle indagini sull’attentato.
Imputati di calunnia aggravata i poliziotti Fabrizio Mattei, Mario Bo e Michele Ribaudo, che facevano parte della squadra di investigatori che condusse l’inchiesta. “Cioè noi dicemmo che da un certo punto in poi Scarantino aveva cominciato a inquinare il quadro probatorio”, ha aggiunto. “Sono certo che nè io, nè altri miei colleghi parlammo con Scarantino nelle pause degli interrogatori di fatti relativi alle indagini”, ha detto.
Il magistrato ha anche detto: “Seppi delle note della Boccassini e delle sue osservazioni critiche sulla gestione del pentito Scarantino solo tra il 2008 e il 2010.
Con la collega Boccassini non ho mai avuto la possibilità e la fortuna di parlare non solo delle stragi ma di indagini in generale.
Per me era ed è un un magistrato da stimare moltissimo, ma con la quale la conoscenza si limitava a incontri al bar”.