VIDEO
Vincenzo Scarantino è l’ex collaboratore di giustizia che si era accusato, salvo poi ritrattare tutto, di aver procurato la Fiat 126 che, imbottita di tritolo, causò la morte di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta nella strage di Via D’Amelio.
All’uscita dalla trasmissione i poliziotti hanno circondato l’auto che lo stava riaccompagnando in albergo, l’hanno perquisita, e hanno prelevato l’ex pentito.
Prima gli avrebbero detto che avevano un mandato d’arresto, poi la notifica di un atto.
Avrebbe abusato sessualmente, nel novembre scorso, di una ragazza con problemi psichici in una comunità nel torinese.
E’ stato portato prima in questura, dove gli sarebbero state prese le impronte digitali, poi in albergo, dove lo aspettavano diversi giornalisti della redazione.
Pochi minuti in hotel, e infine l’ex pentito è stato riportato in questura dagli uomini della polizia: ecco il video davanti all’albergo.
Via D’Amelio, la polizia arresta Scarantino alla fine di Servizio Pubblico
L’ex collaboratore di giustizia ha raccontato di essere stato costretto a fornire una falsa ricostruzione dell’attentato in cui morì Borsellino con la sua scorta. Il blitz dopo la trasmissione legato ad una storia di abusi sessuali
Vincenzo Scarantino è stato prelevato dalla polizia al termine della puntata di ieri sera di Servizio Pubblico. Durante il programma di Michele Santoro, l’ex collaboratore di giustizia avrebbe rivelato di aver depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio in cui morì Paolo Borsellino ed i cinque agenti della scorta. A comunicarlo è stato lo stesso Santoro con un messaggio inviato tramite i social network al termine della trasmissione. Sembrerebbe però che il blitz possa essere legato ad una storia di abusi sessuali su una ragazza, e non alle dichiarazioni rese ai giornalisti.
Si stavano muovendo a bordo di un’auto affittata dalla produzione di Servizio Pubblico, quando quattro auto della polizia li hanno fermati: mezzo perquisito e Scarantino prelevato (GUARDA IL VIDEO). Quest’ultimo, durante l’intervista realizzata con il volto coperto da una maschera, ha raccontato di essere stato pressato dall’allora questione Arnaldo La Barbera, oramai deceduto, affinché mentisse sulla stragetirando in ballo un altro “suggeritore”. Ma il suo nome non è mai saltato fuori. Ricostruendo i fatti, Scarantino ha sottolineato come fosse stato indotto, durante il suo soggiorno nel supercarcere di Pianosa, a fornire una falsa ricostruzione dell’attentato.
E durante la diretta è stata nominata in più occasioni il magistrato Ilda Boccassini, all’epoca dei fatti in servizio presso la procura di Caltanissetta, che avrebbe firmato alcune relazioni nelle quali esprimeva i propri dubbi sull’attendibilità di Scarantino. Da quelle carte nacquero le accuse trasformate poi in condanne, confermate dalla Cassazione, prima che parlasse anche il pentito Gaspare Spatuzza e che le sue dichiarazioni portassero alla revisione del processo.
Rispondendo alle domande di Santoro e del direttore di Panorama Giorgiò Mulè, Scarantino avrebbe parlato di una persona, senza fornirne l’identità, autore di alcuni scritti contenenti appunti sulla falsa ricostruzionedell’attentato. Ha spiegato di essere stato costretto ad imparare a memoria quegli appunti dagli investigatori del gruppo Falcone-Borsellino. Ma l’identità di quel falso “suggeritore” resta ancora un mistero. Tornando al blitz della polizia, sembrerebbe sia legato ad una violenza sessuale fatta nei confronti di una ragazza, seguita da Scarantino in qualità di operatore ed in sostituzione di un collega. A lui, dunque, sarebbe contestata l’aggravante “dell’abuso di autorità“.PALERMO TODAY