12 luglio 2019  Processo depistaggio via d’Amelio, La Testimonianza di Guerrera

 

 

12 luglio 2019  AUDIO Processo depistaggio via d’Amelio, La Testimonianza di Guerrera – dell’ispettore Giovanni Guerrera, all’epoca aggregato nel gruppo Falcone-Borsellino a raccontare il trasporto di Scarantino a Pianosa: “Lo andammo a prendere a Boccadifalco, dove si trovava e con l’elicottero lo portammo a Pianosa.
C’era anche Arnaldo La Barbera che parlava al telefono. Non ricordo particolari dialoghi tra i due. La Barbera mi lasciò là perché c’era questa necessità di dare una sicurezza allo Scarantino. Aveva bisogno di una certezza di contatto con La Barbera perché lo stesso Scarantino voleva un contatto diretto con il dottor La Barbera senza passare dalla struttura carceraria di cui non si fidava.
Ho il ricordo che con me, mentre sono stato con lui per quei primi due-tre giorni vi era anche una guardia carceraria”. “Scarantino aveva paura del carcere di Pianosa. Facevamo di tutto per non farlo innervosire e tentavamo sempre di calmarlo.
Non si fidava di quell’ambiente. Scarantino era confusionario, si esprimeva male.
Lo consideravo inaffidabile. Gli consigliai di prendere un block notes e di annotare ciò che gli succedeva. Penso però che non abbia seguito il mio consiglio. Io avevo il compito la sera di rapportare tutto ad Arnaldo La Barbera. Lo conobbi nel primo periodo della sua collaborazione.
Era in una fase di transizione. Se disse qualcosa sulla sua collaborazione?
Scarantino non lamentò nulla di specifico o che fosse rimasto impresso nella mia memoria. I suoi discorsi non erano lineari ma non mi diceva nulla di particolare. Non ho mai ritenuto allarmante quello che diceva, nel senso che a quest’ora se avesse detto qualcosa di importante sarebbe rimasto inciso nella mia memoria” “Sono certo che non mi abbia mai detto che non c’entrava nulla con le stragi. Io ho conosciuto Scarantino nei primi tempi della collaborazione quindi in quel momento i suoi problemi riguardavano più la moglie e i figli che altro