21.11.1992 Un altro pentito fa i nomi. C’é un nuovo pentito. E’ Salvatore Augello, 37 anni. Sta accusando una quantità di persone, due delle quali implicate separatamente dagli inquirenti nel delitto Lima e nella strage in via D’Amelio.

 

Augello però è stato per circa cinque anni un confidente della squadra mobile pur continuando a gravitare nel giro della mafia. Nei suoi confronti per il momento si procede con i piedi di piombo e peraltro lui stesso finora ha mostrato di volersi cautelare al massimo, chiedendo protezione all’alto commissario antimafia Angelo Finocchiaro che gliel’ha garantita mettendo al suo fianco un nucleo di agenti speciali.
Due soprattutto i casi sui quali si è dilungato Salvatore Augello.
Il primo riguarda l’assassinio il 28 settembre del 1988 nella loro lussuosa residenza nel rione periferico Villagrazia del boss e procuratore legale Giovanbattista Bontade e della moglie Francesca Citarda, 42 anni ciascuno.  
Lui era fratello del capo assoluto della mafia palermitana, prima dell’avvento del corleonese Salvatore Riina, Stefano Bontade ucciso il giorno del suo compleanno nel 1981.
Lei era figlia di Matteo Citarda, boss di prima grandezza fin dagli Anni 60 quando la «nuova mafia» passò dal contrabbando delle sigarette al traffico internazionale dell’eroina raffinata già in quel tempo in Sicilia.   Ebbene, Augello sostiene che Bontade e la moglie furono eliminati dal latitante Pietro Aglieri con Giuseppe La Mattina e Pietro Pilo. Il «pentito» ha anche fornito la causale: Aglieri intendeva a tutti i costi subentrare a Bontade alla testa della «famiglia» nella borgata agrumaria Santa Maria di Gesù confinante con quella di Ciaculli. Aglieri peraltro è stato accusato da Gaspare Mutolo di avere svolto un ruolo centrale nell’agguato in cui il 12 marzo scorso rimase vittima l’eurodeputato Salvo Lima. E per questo Aglieri è stato anche mcriminato dalla procura. La contestazione fatta da Augello per l’assassinio quattro anni fa dei coniugi Bontade tuttavia era stata solo parzialmente condivisa in precedenza da un illustre «pentito» Francesco Marino Mannoia, al quale per vendetta la mafia ha ucciso madre, sorella, fratello e due zii. Infatti Marino Mannoia aveva sostenuto che Giovanbattista Bontade e la moglie erano stati uccisi da Pietro Aglieri ma con Antonino Bontà e Giovanni Teresi.

Il nuovo «pentito» inoltre ha chiamato in causa Vincenzo Scarantino, arrestato per la strage del 29 luglio in via D’Amelio, con vittime Paolo Borsellino e cinque dei sei agenti della scorta, per il duplice omicidio di Santo e Luigi Lucerà, zio e nipote, avvenuto il 4 marzo del 1990.

Intanto, per motivi di sicurezza i parenti del «pentito» Leonardo Messina, che hanno con lui più stretti vincoli, sono stati allontanati dalla Sicilia e vengono protetti in località lontane dall’isola. [a. r.)