LE RITRATTAZIONI DI SCARANTINO – Relazione Commissione Antimafia Regione Sicilia


Le ritrattazioni di Vincenzo Scarantino sono uno snodo essenziale nelle indagini su via D’Amelio, anche per il modo in cui si decise di non tenerne affatto conto. E di prendere per buoni, invece, i successivi ripensamenti di Scarantino.

Ricostruiamo la prima, la più clamorosa, attraverso il racconto che ne ha fatto in Commissione il giornalista Angelo Mangano.
MANGANO. Io sono uno del quartiere. Meglio, io nasco e sino ad una certa eta vivo tra via Oreto, Brancaccio e la Guadagna. E Scarantino lo conosco. Vincenzo Scarantino, Enzuccio Scarantino, lo conosco. Lo conosco perche ? Perche da lui si vanno a comprare le sigarette di contrabbando. Lui a Piazza Guadagna …si metteva lì , con un banchetto fatto di cassette per la frutta, a vendere le sigarette di contrabbando… Candura e un altro che conosco. E un ladro di auto. Valenti e il figlio di uno che noi chiamavamo “gli spazzini”. una famiglia numerosissima, che abitano in un pianterreno di queste case popolari… Quindi, tutto tranne persone di un certo spessore criminale. Sicuramente, Presidente, non gente che organizza una strage.
(…)
Quindi, quella mattina (il 27 luglio 1995 ndr), dopo una serie di telefonate tra colleghi, c’era questo tam-tam “Scarantino ha ritrattato…”. Intorno a mezzogiorno, su questo tam tam, Presidente, quindi sul nulla, …arriva una smentita dalla Procura di Caltanissetta. Subito dopo arriva un’ansa dal Ministero dell’Interno che smentisce questa notizia. (…) A questo punto chiamo il mio direttore, che era Paolo Liguori e dico: “senti Paolo, io un po’ il quartiere lo conosco, la famiglia di Scarantino in qualche modo so dove sta, se mi dai una troupe verifichiamo questa notizia”. Il direttore mi da una troupe, vado alla Guadagna, cortile Buonafede.
Casa Scarantino. Mi riceve la madre… E questa signora mi racconta che il figlio aveva chiamato al telefono di casa, aveva detto che lui si era inventato tutto, che non era vero smentita dalla produzione di un articolo di stampa (doc. “o” sub.5) relativo all’arresto di Di Matteo Mario Santo e La
Barbera Gioacchino, avvenuto in data 20/10/97.
Il 09/04/97 (data del rigetto dell’istanza di deposito dei due confronti), perciò, nessun “ritorno in armi” era stato scoperto e, ancora meno, alla data dell’udienza preliminare del ”bis”.
I due sopracitati collaboratori, comunque, così come dichiarato dai Pubblici Ministeri escussi nel presente processo (e come provato in atti) non sono mai stati indagati-imputati per la strage di Via D’Amelio. Non c’erano, perciò, ragioni di riservatezza, anche in tal senso, per non procedere al deposito dei confronti. nulla, che aveva accusato delle persone innocenti e che aveva voglia di andare in galera, di non
fare piu il pentito.
(…)
Non faccio in tempo ad arrivare in via Ugo La Malfa dove c’e la sede Mediaset …che Scarantino mi chiama al cellulare… e lui mi dice io guardi non sono un pentito vero, ho accusato delle persone innocenti voglio andare in carcere, voglio andare ai processi del dott. Borsellino, io gli
dico, scusi ma allora perche tutto questo? Perche mi hanno costretto a farlo. A Pianosa dove lui viene rinchiuso, dice, mi torturavano, mi facevano urinare sangue… volevano che io dicessi quello che mi suggerivano, quello che mi dicevano. A questo punto gli chiedo: chi lo hatorturato? Il dott. La Barbera… Finisco la registrazione, il mio portatile squilla, 091.210111, il centralino della Questura: ti stanno cercando insistentemente dalla Questura, il dott. La Barbera ti vuole parlare.
Capisco allora due piu due, sanno allora che Scarantino ha parlato con me. Sanno perche hanno il telefono sotto controllo… Faccio il pezzo per l’edizione delle 18.30 di quel giorno, che va in onda…
Quindi, torno tardi la sera, arrivo a casa. Segreteria telefonica, una delle segretarie del gruppo “Falcone-Borsellino” aveva chiamato piu volte dicendo: “il
dottore La Barbera ti vuole parlare”. La mattina successiva scendo per tornare al lavoro e il portiere mi ferma e mi dice: “ieri pomeriggio sono arrivate delle persone, si sono qualificate come poliziotti pero non mi hanno fatto vedere nulla… hanno fatto domande su di lei, su sua moglie, dove insegna sua moglie… Dove vanno i bimbi a scuola…”.

(…)
Il giorno successivo si presentano due poliziotti e chiedono la registrazione… Arrivano in sala montaggio, in sala RVM, ed hanno perfettamente idea di quello che devono fare, cioe dicono “scusi, il master dov’e ? I pezzi montati dove sono?” (…) Dicono “le portiamo via” e se le portano
via con una rapidita tant’e che nessuno riesce a dire “scusate, ma il mandato, un tesserino, un qualunque cosa?”. Contestualmente la Procura di Caltanissetta invia all’ufficio legale Mediaset a Milano una disposizione, un’ordinanza dove si chiede di eliminare dai nastri e dai server questa registrazione… Un tecnico disubbidiente di Milano, siciliano, sente quello che c’e per cui dice “questa e una storia strana” e conserva una copia di quello che e andato in onda. Quando siamo andati a cercare questa cosa (l’ordinanza, ndr), …non abbiamo trovato nulla; cioe questo documento non c’e , non si trova.
(…)
FAVA, presidente della Commissione Antimafia. Lei non è mai stato ascoltato in un aula di giustizia ?
MANGANO. No.
FAVA, presidente della Commissione Antimafia. Senta, ha avuto mai la sensazione che attorno a questa vicenda della cassetta, della registrazione, si siano mossi anche, diciamo, uomini che facevano riferimento non soltanto alla squadra “Falcone-Borsellino” ma anche a servizi di sicurezza?
MANGANO. Sì , assolutamente sì .
Dunque, la mattina del 27 luglio 1995 Scarantino ritratta. La sera dello stesso giorno ci ripensa e “ritratta” la sua ritrattazione.
È accaduto che – appena avuta notizia delle intenzioni di Scarantino – il dottor Bo, del gruppo “Falcone-Borsellino”, e il pm Petralia raggiungono il collaboratore di giustizia nella località protetta in cui si trova. E Scarantino, dopo quel colloquio, si convince a rivedere la sua precedente versione: tutto falso, ha mentito, solo uno sfogo:
“C’ho avuto un momento di debolezza perché io volevo cambiare casa e allora… con questa cosa, io acceleravo il mio trasferimento e poi ero preoccupato perché, in realtà, pensavo che i magistrati non mi volessero credere più e pensavo che lo Stato mi scaricasse… Però è stato un momento di debolezza, la stupidaggine che ho fatto è stato chiamare mia madre al telefono…”

Questa la ricostruzione di quelle convulse giornate, fornita in Commissione dall’avv. Di Gregorio:
DI GREGORIO. Su quello che è accaduto quel giorno, siamo riusciti per puro caso, a fare
chiarezza dei tempi e dei movimenti della Procura… interrogando (nel quater, ndr) come testi
il dottore Di Matteo, il dottore Petralia, la dottoressa Palma, il dottore Bocca, che sarebbe il
funzionario del gruppo… Abbiamo chiesto com’è che si erano mossi e perché erano andati a
sentire Scarantino… e sono venute fuori una serie di risposte che, alla luce di quello che, poi,
abbiamo per caso scoperto, sono sostanzialmente delle testimonianze non rispondenti al
vero… Perché ci hanno detto di essersi mossi per andarlo a sentire in virtù della ritrattazione
televisiva… invece si sono mossi il giorno prima, disponendo nel pomeriggio del 25, quindi
quando lui non aveva ancora ritrattato nulla, l’interrogatorio per le tre del pomeriggio del 26
a Genova, telefonando al dirigente della Mobile di Imperia che si chiama Coltraro… e dando
incarico a Mario Bo di andare a prenderlo… Quindi erano partiti solo per la manifestata volontà
(di Scarantino) alla madre di volere ritrattare.
(…) E, a questo punto avviene un corpo a corpo tra il collaboratore e il dottore Bo ed i suoi
uomini che viene testimoniato… dalla moglie (di Scarantino), dal dottore Coltraro, cioè dal capo
della Mobile di Imperia che si trova presente e cerca, diciamo così, di sedare gli animi…
Scarantino dice che gli hanno messo pure una pistola in bocca ma questo non è stato provato
assolutamente… Ci saremmo aspettati una relazione di servizio da parte di Bo e di Coltraro,
un’iniziativa assunta dal dott. Petralia. Ma di tutto questo, non c’è nulla agli atti.
FAVA, Presidente della Commissione. Un passo indietro su un dettaglio. Quando si presentano
alla redazione della televisione per sequestrare… esibiscono un ordine, c’è un documento che
autorizzi questa decisione, c’è traccia di questo documento?
Avv. DI GREGORIO ROSA ALBA. C’è stata una richiesta da parte della Corte di Assise del
Borsellino quater di acquisizione a Milano di eventuali documenti con i quali si ordinò la
cancellazione dai server di tutto …ma non ci sono più i documenti che provano la richiesta. Però
il dottore Petralia, quando glielo abbiamo chiesto, ci ha confermato che aveva fatto gli ordini. Il
materiale dov’è, gli ho domandato? Non lo sappiamo, ha risposto.
47 Dalla ricostruzione che ne fa in Commissione l’avv. Rosalba Di Gregorio.
Il dottor Petralia era il pm incaricato, quel giorno, di andare a verificare in Liguria
la genuinità della ritrattazione di Scarantino. E ne ricava un’impressione netta:
qualcuno lo ha costretto a ritrattare. Qualcuno chi? Ecco quello che ci ha riferito
in Commissione:
FAVA, presidente della Commissione. Non le chiedo come ando l’incontro, perche c’e ampia
cronaca, resoconti giudiziari anche su, diciamo, l’asprezza del confronto fra Scarantino e il
dottor Bo e gli altri sottoufficiali. Le chiedo, invece, di una dichiarazione che lei fece subito
dicendo “intanto si apre un’inchiesta” su questa ritrattazione di Scarantino. Per cui le chiederei
se questa inchiesta a qualche cosa ha portato, qual e stato l’esito. E poi lei dice in un’intervista
al Giornale di Sicilia: “C’era un apparato di supporto al gruppo mafioso, affinché Vincenzo
Scarantino recedesse dalle sue confessioni”… Le volevo ricordare anche un’altra sua affermazione,
sempre dello stesso periodo: e il Giornale di Sicilia del 27 luglio del ’95, “Da Caltanissetta fa
sentire la propria voce il sostituto Procuratore della Repubblica Petralia, che parla di assurdità, di
storie campate in aria, che non hanno alcun senso, alle quali non si deve dare credito. Un’eventuale
ritrattazione di Vincenzo Scarantino non può comunque incidere sostanzialmente sul processo”.
PETRALIA, magistrato. Questa frase e un po’ …
FAVA, presidente della Commissione. Le ho letto un virgolettato.
PETRALIA, magistrato. Sì . Spero di non averla detta proprio in questi termini… pero poteva
voler dire, volendole dare un senso, che “comunque i dati che si sono acquisiti sono tali che
anche quando dovesse ritrattare …”. In questo senso poteva essere un messaggio alla
controparte, quella che almeno avvertivamo, forse sbagliando, come controparte mafiosa che
voleva fare recedere Scarantino, come dire: “guardate e inutile che ci mettete mano, perche
tanto quello che abbiamo…”. Insomma la posso interpretare così , quasi per mandare un segnale
di dire “smettetela con questi ripetuti attacchi alla granitica volonta di Scarantino di
collaborare”.
(…) Cioe , certamente oggi abbiamo maggiore consapevolezza dell’assoluta fragilita proprio del
costrutto dichiarativo di Scarantino… Pero c’erano vari segnali, adesso non me ne ricordo
qualcuno in particolare… Insomma, si avvertiva una certa pressione. Allora, in un momento in
cui comunque in un processo, per lo meno era il primo, c’era una posizione determinante… non
potevamo credo reagire in modo diverso. Poi, sia chiaro, signori… chi arriva dopo ne sa sempre
molto di piu di chi arriva prima ed anche chi e arrivato per primo…
FAVA, presidente della Commissione. Noi abbiamo raccolto alcune considerazioni su questa
vicenda che pero sembrano avere gia fotografato allora che Scarantino era personaggio
abbastanza di frontiera. Il giornalista che lo intervista e che e dello stesso quartiere, la Guadagna,
qui ci dice “sapevamo tutti che Scarantino era un poveraccio che sbarcava il lunario andando a
vendere sigarette di contrabbando la mattina alla Guadagna in piazza, mettendo le cassette di
frutta usate come banchetto” ed il dottor Sabella ci dice “io lo ascolto Scarantino, non quando si
sa già perché è arrivato Spatuzza e Scarantino è un millantatore, ma quando Scarantino è il
collaboratore” ed arriva alla conclusione che lui non c’entra nulla con i vertici di cosa nostra per
le cose che lui non sa raccontare ma anche per quello che racconta. Cioe ci spiega Sabella che
l’idea per come era organizzata cosa nostra, per il livello di riservatezza con cui si assumevano
le decisioni, che ci potesse essere una riunione del consiglio di amministrazione di cosa nostra
con Riina a capotavola e Scarantino che entra ed esce dalla stanza ed ascolta Riina in diretta
dire “ammazziamo a Borsellino”, non e cosa che con un suo collega qualche punto di dubbio, che
poi lui ha messo per iscritto ed inviato alle due Procure, ha determinato. Non avete mai avuto
in questo senso, ben prima che arrivasse Spatuzza, la sensazioni, ed al di la delle sue
ritrattazioni, dell’equilibrio un po’ labile del personaggio, che il racconto che lui faceva di quel
summit in cui si decidono i destini di Borsellino, di quella strage fosse un po’ fantasioso?
PETRALIA, magistrato. Sì lo so, …lo rende ancora meno credibile di quanto in realta gia poco
credibile fosse. … il punto e questo, ci sono anche dei criteri di valutazione della prova …allora
accettati anche dalla Cassazione …c’erano dei punti delle dichiarazioni che erano attendibili… E
anche se c’era un’altra parte di dichiarazioni che, o non erano riscontrate, o apparivano poco
verosimili o comunque erano tali da incriminare un po’ l’attendibilita intrinseca ma non in
modo completo, si poteva anche accettare di dare valenza probatoria alla parte invece non
inverosimile e riscontrata.
FAVA, presidente della Commissione. La domanda e se… Scarantino possa essere stato anche
imbeccato nel fornire alcuni elementi di verita …
PETRALIA, magistrato. Questo e il cuore del problema. E’ chiaro che, mi permetta un se, se
Scarantino veramente non c’entra niente, il fatto che lui abbia reso vari elementi di verita , ci
deve fare pensare che ovviamente gli sono stati forniti. Il punto e chi li ha forniti, li ha forniti
perche a sua volta li aveva, questo e quello che adombra la sentenza… Come si dice a Palermo:
‘Vesto il pupo’…
Un altro episodio che non può essere ignorato è quello relativo al colloquio
investigativo del 26 giungo 1998 che il procuratore nazionale Pier Luigi Vigna ed
il suo vice, Pietro Grasso, ebbero con Gaspare Spatuzza (all’epoca non ancora
divenuto collaboratore di giustizia).
Sul punto, è lo stesso Grasso a fornire particolari dettagli alla Commissione:
GRASSO. … i colloqui investigativi della Direzione nazionale antimafia sono l’unico atto che puo
compiere il Procuratore… Il colloquio investigativo con Spatuzza veniva dal fatto che Spatuzza
era stato gia condannato per le stragi di via dei Georgofili di Firenze e di Milano…, dopo avere
accolto il suo sostanziale pentimento per quello che era avvenuto, ma pentimento di ordine
morale non di ordine collaborativo da un punto di vista della giustizia… A noi serviva
soprattutto comprendere, capire se oltre la mafia c’era qualcos’altro intorno alle stragi di
Firenze, quella di Roma, quella di Milano… Dobbiamo anche precisare che il colloquio
investigativo e un atto assolutamente non utilizzabile sotto il profilo processuale e che all’inizio
di ogni colloquio viene proprio detto questo all’interlocutore che qualsiasi cosa dira non potra
essere usata a livello processuale ne contro di lui ne a favore di altri. Sono degli spunti che poi
possono dar luogo a ulteriori indagini. Nel corso di questo colloquio investigativo del ’98,
arrivato ad un certo punto, quando io ed il procuratore Vigna andiamo a parlare della strage di
via D’Amelio e soprattutto dell’autovettura utilizzata… su Scarantino, Spatuzza dice
espressamente che Scarantino non sa ntlla, non c’entra… Lui dice che ha ammazzato un
cristiano che doveva ammazzare e gli hanno suggerito quello che doveva dire…
FAVA, Presidente della Commissione Questo verbale viene mandato alla Procura di
Caltanissetta?
GRASSO. Si, il Procuratore (Vigna) aveva informato appunto la Procura di Caltanissetta di
questo colloquio investigativo. (…) Ricordo comunque che il clima di quel periodo… rispetto
alle dichiarazioni di Scarantino, era sempre stato un clima che non dava nessuna affidabilita a
tutti i tentennamenti di Scarantino, alle ritrattazioni che c’erano state precedentemente… e
quindi il clima e quello che Cosa Nostra, almeno così viene rappresentata la sua ritrattazione,
Cosa Nostra sta facendo delle pressioni per fare ritrattare Scarantino e quindi potere fare venire
meno le responsabilita di coloro che vengono da lui accusati… Questo clima che porta
addirittura a dire, ai pubblici ministeri dell’epoca, uno era Di Matteo e l’altra era Anna Maria
Palma, che intanto e Cosa Nostra che sta cercando di fare ritrattare e addirittura che la
ritrattazione è tna conferma della aeridicità delle diciiarazioni di Scarantino.

I SOPRALLUOGHI DI SCARANTINO
Uno degli passaggi più opachi dell’indagine riguarda la mancata redazione del
verbale di sopralluogo eseguito da Vincenzo Scarantino in via Messina Marine per
il riconoscimento della carrozzeria di Orofino. Sopralluogo che ebbe, per ciò che
ha potuto ricostruire la Corte di Assise di Caltanissetta nel Borsellino quater48, esiti
abbastanza negativi sull’attendibilità dello Scarantino:
“Dell’esecuzione di un siffatto sopralluogo presso la carrozzeria di Orofino, vi è traccia anche
per le dichiarazioni testimoniali rese dagli inquirenti dell’epoca… Tuttavia, del verbale di
sopralluogo, sicuramente eseguito con Vincenzo Scarantino, non vi è alcuna traccia nei fascicoli
dei precedenti processi né dell’atto vi è alcuna menzione nelle sentenze dei precedenti
processi”…
Così ricostruisce quella vicenda in Commissione, con ricordi per la verità assai lacunosi, l’allora procuratore aggiunto Paolo Giordano:
FAVA, presidente della Commissione. Come mai non ci fu un verbale del sopralluogo che fece la
Polizia con Scarantino nel garage dove… la 126…
GIORDANO. Ah non lo so, come mai…non ho partecipato a questo sopralluogo…
FAVA, presidente della Commissione. No, questo sopralluogo non ebbe alcun magistrato
presente… infatti, come mai non c’era nessun magistrato?
GIORDANO. Non lo so, questo non glielo so dire. Questo non lo so. Queste sono sempre da
interpretare, sempre in quel discorso lì, di un La Barbera, insomma, che viene accreditato come
il numero delle investigazioni, ci fidiamo di lui…
FAVA, presidente della Commissione. Cioè c’è una delega piena sul piano della fiducia…
GIORDANO. C’era…perché è vero che il pubblico ministero, teoricamente, dovrebbe
sorvegliare, dovrebbe criticare, ecc. Ma quando ha l’attrezzatura, le conoscenze, il sapere
investigativo, cosa che nessuno di noi…
FAVA, presidente della Commissione. In questo caso era soltanto un sopralluogo per verificare
la compatibilità tra le cose che diceva Scarantino e le cose che lì trovava. Quindi non c’era
bisogno di una grande esperienza…
GIORDANO. Sì, il riscontro lo faceva il gruppo Falcone…sulle dichiarazioni di Scarantino, erano
loro che prendevano cognizione dei riscontri…
48 V. p. 1153 della sentenza di primo grado del Borsellino quater.

Anche la pm Palma , ascoltata in dibattimento durante il Borsellino quater, non ha saputo offrire valide spiegazioni sulla scomparsa di quel verbale (ammesso che sia mai stato redatto) né sul motivo per cui le palesi contraddizioni di Scarantinonon vennero mai acquisite in sede di indagine: la credibilità del collaboratore di giustizia rimase incredibilmente integra.
P.M. Dott. LUCIANI – … Senta, le volevo chiedere se lei ha avuto contezza di attività di sopralluogo svolta da Scarantino Vincenzo in Palermo dopo l’espletamento dei primi interrogatori con l’Autorità Giudiziaria. Anzitutto se le risulta questo dato.
TESTE A. PALMA – Sì.
P.M. Dott. LUCIANI – Che Scarantino fece dei sopralluoghi a Palermo.
TESTE A. PALMA – Sì, sì, sì. (…)
P.M. Dott. LUCIANI – Ora io le chiedo, chiaramente… uno sforzo di memoria: se lei ha contezza di aver visto la relazione che faceva riferimento a quei sopralluoghi, cioè il documento in cui la Polizia Giudiziaria consacra quello che è stato fatto alla presenza di chi e quant’altro.
TESTE A. PALMA – Io non le posso dire no, perché le devo dire non ricordo proprio, ecco, non ricordo proprio, che è un no.
P.M. Dott. LUCIANI – Cioè lei ha contezza del dato che vennero fatti dei sopralluoghi con Scarantino?
TESTE A. PALMA – Sì, sì, sì, questo mi ricordo. Non so da che… da che cosa me lo ricordo, forse da qualche domanda che è stata fatta nel corso dei tre dibattimenti, dei sopralluoghi me lo ricordo. Ma d’altra parte non mi meraviglia più di tanto, perché spesso ai collaboratori si fanno
fare i sopralluoghi.
P.M. Dott. LUCIANI – …siccome noi non riusciamo a reperire il documento…
TESTE A. PALMA – Ah! No, no, no, io non…
P.M. Dott. LUCIANI – La relazione di servizio, per questo io glielo chiedo.
TESTE A. PALMA – No, no, no.
P.M. Dott. LUCIANI – Se lei ha avuto contezza.
TESTE A. PALMA – No, io non… non ho mai visto una cosa del genere, ecco. (…)
P.M. Dott. LUCIANI – Ma lei ricorda di essersi poi confrontata con qualche appartenente al gruppo Falcone – Borsellino dopo che apprese questa circostanza…
TESTE A. PALMA – No.
P.M. Dott. LUCIANI – …per verificare che tipo di sopralluoghi fossero stati fatti, dove, alla presenza di chi?
TESTE A. PALMA – No, non mi sono confrontata… Io non li… non li avevo nel fascicolo ‘sti sopralluoghi e quindi non avevo motivo di approfondire. Io ho approfondito tutto quello che ho trovato nei fascicoli.
P.M. Dott. LUCIANI – Però perdoni se insisto: nel momento in cui lei apprende …
TESTE A. PALMA – No, no, no.
P.M. Dott. LUCIANI – …se ho capito bene, che erano stati fatti dei sopralluoghi e lei non ne aveva
materialmente nel fascicolo, come ci dice ora…
TESTE A. PALMA – Non mi sono posta assolutamente il problema, devo dire forse sarò stata ignorante.

 

I VERBALI “ANNOTATI”
Altro nodo cruciale della vicenda in esame è rappresentato dai verbali delle
dichiarazioni di Scarantino con annotazioni in calce non sue, annotazioni scritte
da uno dei poliziotti del gruppo “Falcone-Borsellino” che – è il sospetto degli
inquirenti – avrebbero dovuto aiutare e “accompagnare” il collaboratore
nell’affrontare in dibattimento l’interrogatorio su quegli argomenti.

A tal proposito, preziosa è stata l’audizione dell’avvocato Scozzola:
AVVOCATO SCOZZOLA: Dopo i fatti di questa ritrattazione (quella televisiva del luglio ‘95, ndr),
la signora Basile, la moglie, è venuta a Palermo, perché ha lasciato sia pure con difficoltà il luogo
protetto del marito… A quel punto ho saputo tutta una serie di fatti ivi compreso quello studio
terribile che è stato fatto fare a Scarantino quindici giorni prima per la precisione, dal 12
maggio del ’95 sino al momento dell’audizione al Borsellino 1… Per quindici giorni Scarantino
si esercitò, diciamo, a memorizzare domande e risposte per come sarebbe potuto andare il
dibattimento…
Sull’entrata in scena di tali verbali, ha riferito dinanzi questa Commissione anche l’avvocato Rosalba Di Gregorio:
FAVA, Presidente della Commissione. Sui verbali annotati, diamo per acquisita la vicenda e non abbiamo bisogno di ricostruirla nel dettaglio, ci può ricordare quali erano i verbali a cui si faceva riferimento, chi notò, rilevò questa anomalia, quali sono state le diverse versioni di
Scarantino su queste annotazioni e la versione invece del sottufficiale di polizia che avrebbe
materialmente annotato.
Avv. DI GREGORIO ROSA ALBA. Vengono consegnati alla Corte nel processo Borsellino bis 1°
grado dopo la ritrattazione del settembre 1998 fatta in udienza a Como, dove Scarantino accusò
tutti i magistrati, tutti i poliziotti… Disse tra le altre cose che aveva dei documenti a casa che
sono i verbali che gli facevano avere per studiarli. Una parte c’è ancora. …li consegnò alla Corte
ed è quello che noi chiamiamo… la ‘carpetta azzurra’ che contiene i verbali. (…) Su questi verbali
ci sono tutte le parti segnate, annotazioni ai margini e in più ci sono dei fogli protocollo di
domande che non si capisce a chi avrebbero dovuto essere rivolte e che sono annotate
dall’ispettore Mattei che se ne assume, già dal Borsellino bis, la paternità dicendo che fossero
dettature di Scarantino: “noi ci sacrificavamo a leggere gli interrogatori a Scarantino, essendo
lui incolto ed ignorante, e lui ci dettava le correzioni e i dubbi”
FAVA, Presidente della Commissione. Annotazioni dietro dettatura e suggerimento di Scarantino.
Avv. DI GREGORIO ROSA ALBA. Cosa che non reggeva già allora per il semplice fatto che c’erano
scritte delle cose che non erano compatibili con questa versione e non regge più oggi nel
momento in cui si sa che questi ricordi non poteva perfezionarli perché non erano ricordi suoi
ma erano cose che ha dovuto imparare. C’è la richiesta di rinvio a giudizio per questo perché
nel Processo quater si è fatta pure una consulenza grafica e si è visto che la scrittura è
dell’ispettore Mattei.