. Secondo loro, le dure condizioni carcerarie cui è sottoposto a Pianosa il loro congiunto (che ha già tentato il suicidio) servirebbero ad indurlo a “pentirsi”. Puntuale, sei mesi dopo, arriva la notizia del “pentimento” di Vincenzo Scarantino che è possibile datare al 24 giugno 1994. Uno dei legali del neo “pentito”, l’avv. Paolo Petronio, denuncia: “L’atteggiamento a dir poco ambiguo, nonché di scarsa considerazione del ruolo del difensore”. E aggiunge: “I difensori di Scarantino non sono stati né avvisati né revocati in relazione all’inizio di una collaborazione del loro assistito ed il ricorso ad escamotage sleali ci danno la misura dell’esercizio di uno strapotere da parte degli organi inquirenti assolutamente inconcepibile in uno stato di diritto dove viene di fatto ipocritamente strombazzata una parità tra accusa e difesa in concreto inesistente. In tal senso eloquente è la circostanza che il difensore di Scarantino, giunto a Piombino sabato 9 luglio scorso per raggiungere Pianosa, si è visto negato l’imbarco per andare a conferire con il detenuto Scarantino, con la scusa che lo stesso era ‘applicato ad altra attività’ e pertanto non poteva incontrare il difensore. Ed ancora ieri l’altro difensore, avv. Mario Zito, ha potuto conferire regolarmente con Scarantino affrontando addirittura argomenti difensivi”. La nota del difensore così conclude: “La copertura dell’inizio dell’attività di collaborazione di Scarantino ci dà l’impressione di una strumentalizzazione della stessa nella misura in cui la si vuol rivelare soltanto in coincidenza con la data del 19 luglio, secondo anniversario della strage