in cui, con una “Deposizione fitta di nomi e misteri”, viene ascoltato il Procuratore aggiunto di Catania CARMELO PETRALIA. Tra gli uditori Fiammetta Borsellino che alla prossima udienza ascolterà il dott. Di Matteo, chiamato come teste. La testimonianza di Carmelo Petralia si è accesa quando ha affermato che “dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, visto lo choc generale che il Paese aveva subito, ci fu un concorso di contributi investigativi incredibile e che c’erano momenti in cui nella stanza del procuratore vie erano funzionari dell’FBI e della polizia tedesca. Mancava solo il Mossad… E in quel contesto c’era anche la presenza di appartenenti al Sisde. In particolare ricordo che c’era Bruno Contrada con cui una volta andammo anche a pranzo. In un albergo di Caltanissetta. Di Contrada avevo comunque sentito parlare dai collaboratori di Falcone che mi avevano riferito, tra l’altro, di una diffidenza del magistrato verso di lui”. Rispondendo alle domande del pm Luciani che gli chiede dei rapporti con i servizi segreti, Petralia dichiara che “A tenere i contatti con Contrada sicuramente era il capo dell’ufficio, Gianni Tinebra. Ci fu un contributo informativo da parte del Sisde. In che modo si sia sostanziato e quanto sia durato non lo so”. “Le redini delle indagini” erano “nelle mani di Ilda Boccassini” che “aveva un rapporto personale, privilegiato” con l’allora dirigente della Squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, che era a capo del gruppo investigativo ‘Falcone e Borsellino’.