– AUDIO Entrato in Cosa Nostra nel 1976, Salvatore Cancemi diventò componente della famiglia di Porta Nuova che faceva parte dell’omonimo mandamento capeggiato da Pippo Calò. Divenuto sottocapo, grazie agli ottimi rapporti con Raffaele Ganci e Totò Riina iniziò a partecipare dopo alcuni anni alle riunioni della Commissione. Nel luglio 1993, da latitante, si costituisce con l’intenzione di collaborare perché non vedeva più in Cosa Nostra il rispetto di alcuni valori. Per prima cosa, nell’udienza del 4 giugno 1997, rivela l’organigramma della Commissione durante il ’92, nominando mandamenti e relativi capi, specificandone la competenza decisionale sugli omicidi eccellenti. Specifica inoltre una riunione precisa tenutasi a casa di Girolamo Guddo tra giugno e luglio ’92, cui parteciparono lo stesso Cancemi, Totò Riina, Salvatore Biondino e Raffaele Ganci. In quell’occasione il collaboratore riferisce di aver sentito parlare Riina e Ganci della prossima strage affermando che sia Falcone sia Borsellino facevano parte di un unico grande disegno stragista poiché reputati i peggiori nemici di Cosa Nostra. Nella stessa udienza Cancemi descrive gli avvenimenti del 19 luglio: la mattina passò a prenderlo Raffaele Ganci per poi dirigersi all’abitazione di Borsellino dove vide, perlustrando la zona, Salvatore Biondino, Salvatore Biondo, Giovan Battista Ferrante, Mimmo Ganci e Antonio Galliano. Dopo che Mimmo comunicò di non aver visto passare il giudice si rimandò l’operazione al pomeriggio. Cancemi rimase nella stalla del Priolo fino a quando, poco dopo le 17:00, arrivarono gli altri con anche Stefano Ganci e brindarono al buon esito. Infine, nell’udienza del 13 ottobre 1997, il collaboratore dichiara di aver saputo da Raffaele Ganci pochi giorni dopo la strage che vi parteciparono anche Pietro Aglieri, Carlo Greco, i fratelli Graviano, Ciccio Tagliavia e un certo Vitale con la casa in via D’Amelio.