19 luglio 2022 All’avvocato Trizzino abbiamo anche chiesto una riflessione su un’altra testimonianza della moglie di Borsellino, ripetuta in diverse sedi processuali

 

«Il 15 luglio 1992, verso sera, conversando con mio marito in balcone lo vidi sconvolto», racconterà Agnese Piraino. «Mi disse testualmente: “Ho visto la mafia in diretta, perché mi hanno detto che il generale Subranni era punciutu (affiliato a Cosa Nostra, ndr)”. Tre giorni dopo, durante una passeggiata sul lungomare di Carini, mi disse che a ucciderlo non sarebbe stata la mafia, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere».
Trizzino ci ha risposto così: «Facendo un’esegesi attenta di queste parole e mettendole a raffronto con gli innumerevoli elementi a disposizione, come quanto pronunciato da Borsellino al Csm il 14 luglio 1992 (relativamente al dossier mafia-appalti, ndr), siamo arrivati alla conclusione che le parole su Subranni di Borsellino devono per forza di cose interpretarsi come un’illazione fatta contro Subranni per depistare Borsellino: un Subranni infangato insomma. La signora Piraino non era a conoscenza di atti processuali, era digiuna di queste materie e riteniamo che in tutti questi anni si siano manipolate le sue parole per portarle in un’unica direzione».
Resta il fatto che dal 15 giugno al 28 giugno trascorrono quattordici giorni, durante i quali molti nello Stato sono informati dell’imminente attentato, tranne il diretto interessato. Il giudice Borsellino ha le ore contate e lui non ne è a conoscenza.
Nota 1: Va ricordato che il maresciallo Lombardo è morto nel 1995 in circostanze mai chiarite davvero, sebbene le indagini ufficiali parlino da sempre di suicidio. I familiari stanno da tempo cercando risposte e aiuto dall’autorità giudiziaria in questo senso. Alcuni giorni prima di morire il maresciallo avrebbe chiamato la signora Piraino dicendole che sarebbe stato in grado di portarle la verità sulla strage.
Nota 2. Nel secondo grado del processo sulla trattativa Stato-mafia, Mori, Subranni e De Donno sono stati assolti. Subranni è stato indagato per favoreggiamento anche per l’omicidio di Peppino Impastato: nel 2018 il Gip ha archiviato per prescrizione, ma ha stabilito che «sulle indagini si è verificato un contesto di gravi omissioni ed evidenti anomalie investigative». Nella stessa inchiesta sono state archiviate anche le posizioni dei tre sottufficiali che rispondevano di concorso in falso: lo stesso Carmelo Canale, Francesco Abramo e Francesco Di Bono, che la notte del delitto, il 9 maggio 1978, perquisirono la casa di Impastato a Cinisi.