28.6.2022 – FABIO TRIZZINO: “PM DI MATTEO E PALMA HANNO DIFESO PERVICACEMENTE DEPISTAGGIO”

 
 
 
 “La corte d’assise del processo Borsellino Ter, quando parla del collaboratore Vincenzo Scarantino è tranciante e dice che “è da prendere e buttare”.
Ora io mi chiedo: i pm a cui queste parole vengono rivolte sono i pm Annamaria Palma e Antonino Di Matteo, gli stessi pm del Borsellino bis.
Anche qui c’è un cattivo ricordo da parte dei magistrati.
Quando ci dicono “non credevamo a Scarantino” si dimenticano di dire che hanno chiesto la condanna nei confronti di Vernengo, di La Mattina e di Scotto oltre che di Natale Gambino (condannati ingiustamente ndr) facendo quindi propria la collaborazione dei tre falsi collaboratori”.
E l’atto di accusa dell’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia di Paolo Borsellino, nonché il marito di Lucia Borsellino, figlia maggiore del giudice, nel corso delle repliche al processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio, in corso a Caltanissetta.
“Quando ho detto che hanno difeso pervicacemente il depistaggio mi sono limitato a dati di fatto assolutamente incontestabili”, dice ancora.
E parla di “debole e claudicante costrutto accusatorio” dei pm Palma e Di Matteo.
“Se la Corte di assise, specie dopo le testimonianze di Bo e Mattei avesse avuto a disposizione il brogliaccio sottratto ai giudici naturali, altro che trasmissione di verbali.
A quel punto la corte di assise avrebbe indicato nominativamente i soggetti da mettere sotto indagine e da processare”, conclude.
Alla Sbarra ci sono tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa nostra.
Secondo l’accusa i poliziotti avrebbero indotto, con le minacce, il falso pentito Scarantino a mentire sulla strage di via D’Amelio. ADNKRONOS.

L’avvocato di Borsellino contro Di Matteo: “Ha difeso il depistaggio di Scarantino screditando Spatuzza”

Al processo che è in corso a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sull’omicidio di Paolo Borsellino e la strage della sua scorta, ieri ha parlato l’avvocato della famiglia Borsellino, Fabio Trizzino,e ha sparato bordate pesantissime contro alcuni Pm, e in particolare contro Nino Di Matteo, cioè il protagonista – seppure sconfitto – del processo sulla cosiddetta trattativa stato mafia, che dopo molti anni di tribolazioni – soprattutto per il generale Mario Mori, risultato poi del tutto innocente – si è concluso qualche mese fa con una bolla di sapone.

Trizzino ha accusato Di Matteo innanzitutto di avere pervicacemente difeso il depistaggio delle indagini sull’uccisione di Borsellino (cioè l’oggetto del processo in corso) condotto attraverso la falsa testimonianza del falso pentito Vincenzo Scarantino, che portò alla carcerazione e alla condanna di diversi innocenti, e al sabotaggio, di fatto, delle indagini sulle piste vere. Ormai – ha detto Trizzino – il danno provocato da questi depistaggi è irreparabile, però è giusto ricostruire come sono andati i fatti.
La parte più severa dell’arringa di Trizzino è stata riservata proprio a Di Matteo, che oggi è un autorevolissimo membro del Csm. Ha detto testualmente Trizzino: «Il Pm Di Matteo nel 2009 fece una dichiarazione sul collaboratore di giustizia Spatuzza senza alcuna competenza. L’elemento incredibile è che Di Matteo, quell’anno, da Pm di Palermo, non aveva alcuna competenza per entrare nei processi Borsellino uno e Borsellino due, a meno che non temesse qualcosa che potesse compromettere la sua carriera professionale. Bisogna avere il coraggio di dirle queste cose.»

Trizzino si riferisce all’intervento dell’epoca di Nino Di Matteo, che si oppose alla richiesta di protezione di Gaspare Spatuzza, pentito molto importante, il quale aveva del tutto smentito la ricostruzione di Scarantino cioè della ricostruzione che fu poi lo strumento del depistaggio. Per quale ragione, si è chiesto l’avvocato Trizzino, Di Matteo “si doveva occupare di dare il proprio parere su Spatuzza? Cosa gli interessava del processo Borsellino uno e del Borsellino bis? Non è questo uno schizzo di fango su Di Matteo, è una analisi critica e non possiamo far finta di niente. Solo perché uno fa il magistrato o il poliziotto non deve parlare? Non ci sto.” Poi Trizzino ha aggiunto: “Il danno provocato dall’incapacità di alcuni magistrati è fatto. Non si può riparare. Quale verità stiamo cercando ora? La ricerca della verità, a mio giudizio, in questo paese è stata affidata a persone che erano in conflitto di interesse”.

L’accusa di Trizzino, cioè della famiglia del magistrato Borsellino è pesantissimo. Conflitto di interesse, per Di Matteo, nelle indagini e nelle richieste del magistrato. Oltretutto Trizzino, oltre ad essere l’avvocato della famiglia è anche il marito di una delle figlie di Paolo Borsellino.Nel processo in corso la questione Di Matteo può anche essere tralasciata, visto che gli imputati sono solo tre poliziotti, perché i giudici hanno deciso di archiviare la posizione di due magistrati che erano stati indagati (non Di Matteo). Però il problema posto da Trizzino è grande come una casa. L’accusa è sanguinosa: conflitto di interesse e sulla base di questo conflitto errore giudiziario clamoroso con conseguenze devastanti per la ricerca della verità. C’è un pezzo di magistratura che ha scommesso tutta la propria credibilità e la propria carriera sull’ipotesi della trattativa stato mafia, ipotesi in contrasto con altre ipotesi, che erano quelle giuste, che però erano state oscurate dal depistaggio.