19 luglio 1994 La Borsellino sfida Biondi

La Stampa
«Il decreto offende i colleghi di Paolo» recenti sviluppi dell’iniziativa di governo nel campo della giustizia mi consigliano di astenermi dal presenziare alla cerimonia». Con queste parole Agnese Borsellino, vedova del giudice assassinato dalla mafia, ha declinato l’invito del presidente della Provincia di Palermo a partecipare alla cerimonia organizzata nel secondo anniversario della strage di via D’Amelio.
Una manifestazione a cui avrebbe dovuto partecipare anche il ministro Biondi, il padre del decreto sulla carcerazione preventiva. Una presenza che la vedova Borsellino non ha gradito: «Pur non esprimendo alcun giudizio in inerito – ha scritto – rimango tuttavia turbata dalla strana circostanza che la vigilia del secondo anniversario della strage sia stata segnata da un provvedimento molto discutibile che intralcia inesorabilmente il sacrificio e l’impegno di quei colleghi di mio marito verso i quali rivolgo tutte le mie attenzioni e la ! mia solidarietà».
Nella lettera non si la il nome di Biondi ma evidentemente il Guardasigilli ha letto in quelle parole una condanna del suo operato e un appoggio esplicito al pool di Mani Pulite e a quei giudici, compreso il capo della Procura di Palermo Caselli, che avevano espresso perplessità sul decreto. Così Biondi non andrà a Palermo, ma parteciperà ad una messa in suffragio di Paolo Borsellino che si terrà a Roma. E il ministro, pur ricordando il giudice scomparso – «che tutti noi abbiamo nella memoria e nel cuore» – ha criticato la signora Agnese: «Rispetto il turbamento della signora Borsellino ma non le sue motivazioni».«Avevo già deciso, indipendentemente dalle opinioni altrui, di non intervenire alla cerimonia di Palermo proprio perché non intendevo che essa, per strumentalizzazioni politiche o per interpretazioni emotive, potesse essere occasione non di unione ma di interpretazione faziosa e ridut¬ tiva del suo valore morale e civile».
E Biondi non ha perso occasione per difendere il suo decreto: «Come ministro di Grazia e Giustizia, alla cittadina Borsellino, ai magistrati e a tutti i cittadini che nessuno stravolgerà il senso della giustizia giusta e che i provvedimenti di legge adottati possono essere sempre dibattuti nelle sedi istituzionali in un paese libero e democratico come il nostro».
Probabilmente le polemiche continueranno anche oggi, ma ieri sera, a rasserenare un po’ gli animi in casa Borsellino sono arrivati un telegramma e una telefonata di Scalfaro che ha espresso la sua «personale solidarietà». Il Capo dello Stato ha affermato che «dobbiamo onorare la cara memoria di suo marito e dei suoi collaboratori assecondando in ogni modo il forte impegno investigativo che proprio in questi giorni concorre a delineare le responsabilità del terribile attentato». Maurizio Tropeano Agnese Borsellino, vedova del giudice assassinato dalla mafia, con Antonino Caponnetto