MAFIA e APPALTI – FABIO TRIZZINO:” le archiviazioni anomale da parte della Procura di Giammanco, nel Giugno 1992, furono due.”

 

12.8.2022 FABIO TRIZZINO legale di Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino
 
“Vorrei ricordare un dato assolutamente rilevante: le archiviazioni anomale da parte della Procura di Giammanco, nel Giugno 1992, furono due.
La prima una settimana dopo la morte di Falcone, la seconda subito dopo la morte di Borsellino.
In entrambe campeggiava la figura di BUSCEMI ANTONINO, uomo di Salvatore Riina nella Calcestruzzi s.p.a. di Ravenna di Raul Gardini.
La prima archiviazione fu anomala anche in considerazione del fatto che furono disposte la smagnetizzazione dei dischetti e la distruzione dei brogliacci.
Perché?
Ovviamente ho tutti gli atti a sostegno di tali affermazioni. Episteme e non doxa per l’appunto!”
… A partire dal 1989, i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, Reparto Criminalità Organizzata, iniziavano indagini volte a verificare la sussistenza di infiltrazioni mafiose nel sistema degli appalti nel territorio della provincia di Palermo.
… dette intercettazioni, che si attuavano nel periodo compreso fra il 20/12/1988 e il 5/6/1989, sebbene non utilizzabili ai fini processuali, offrivano spunti concreti per ulteriori indagini giudiziarie, poiché ponevano in luce una fitta sequenza di contatti del Siino con imprenditori, tale da far sorgere fondati indizi di una attività di costui, finalizzata ad interferire nello svolgimento di gare di appalto indette sia da enti pubblici, sia, particolarmente dalla SIRAP. s.p.a. (una società a capitale misto che aveva, o avrebbe indetto con fondi pubblici gare di appalto per la realizzazione di 20 aree attrezzate per importi di circa 50 miliardi ciascuna).
 
“Il 14 luglio c’è stata una riunione alla Direzione Distrettuale di Palermo e Borsellino chiese conto e ragione a Lo Forte ha affermato l’avvocato FabioTrizzino, legale dei figli di Borsellino,– perchè tra l’altro Giammanco è nella storia della Repubblica, primo e unico procuratore costretto a dimettersi per un ammutinamento dei suoi sostituti: io credo che non ci siano precedenti del genere. Borsellino voleva sapere a che punto fosse quel rapporto Mafia e Appalti e non gli dicono che il 13, il giorno prima, era stata fatta una richiesta di archiviazione, che venne ratificata il 14 agosto 1992”. “Lo Stato deve sapere che è stato lasciato solo da molti suoi colleghi, da qualcuno che voleva prendere delle iniziative senza consultarsi e quindi uccidendolo Riina ebbe la formidabile occasione di potere dar conto a quella parte di Cosa Nostra fatte da strane commistioni di massoni e imprenditori e dall’altra proseguire con la sua strategia stragista condivisa con Messina Denaro”
 
– Estratto dalla memoria dell’Avv. Trizzino al processo Matteo Messina Denaro
Borsellino gli disse che stava seguendo delle indagini sull’omicidio di Falcone e che aveva un’ipotesi. Quale? «Pensava che potesse esistere una connessione tra l’omicidio di Salvo Lima e quello di Falcone, e che il trait d’union fosse una questione di appalti, in cui Lima era stato in qualche modo coinvolto e che Falcone stava studiando».
 
– DI PIETRO: “Falcone mi disse di controllare gli appalti in Sicilia” “Borsellino fu ucciso perché indagava sulle commistioni tra la mafia e la gestione degli appalti. L’indagine mafia-appalti fu fermata. Come accadde con Mani pulite”. Lo ha detto Antonio Di Pietro al processo d’appello sulla trattativa Stato-mafia davanti alla corte d’assise d’appello…
“Il Ros mi informò 2 giorni prima: stanno ammazzando Borsellino” Dopo la strage di Capaci e pochi giorni prima della strage di via D’Amelio, nell’estate del 1992, l’ex pm Antonio Di Pietro, fu informato “che doveva essere ucciso”. Lo ha detto lo stesso ex magistrato deponendo al processo sulla trattativa tra Stato e mafiaa Palermo. “Due giorni prima dell’omicidio di Borsellino il Ros mi informò: “guardate che stanno ammazzando Borsellino” e anche io dovevo essere ammazzato”.
“Borsellino ucciso per indagini su appalti” “Sono convinto che Paolo Borsellino fu ucciso perché indagava sulle commistioni tra la mafia e la gestione degli appalti. L’indagine mafia-appalti fu fermata. E dopo fu fermata ‘mani pulite’ attraverso una campagna di delegittimazione e di dossieraggio ai miei danni ordita su input di politici specifici che poi mi spinse a dimettermi dalla magistratura”
“Ero ai funerali di Giovanni Falcone. Paolo Borsellino mi si avvicinò e mi disse: Tonì, facciamo presto, abbiamo poco tempo.”
 
5 agosto 2022 – GIUDICI, ‘STRAGE BORSELLINO ACCELERATA DA DOSSIER APPALTI NON DA TRATTATIVA= Palermo, 6 ago. (Adnkronos) – “La Corte ritiene quindi di poter concludere nel senso che quell’input dato da Salvatore Riina al suo interlocutore affinché si uccidesse il dottor Borsellino con urgenza nel giro di pochi giorni, mettendo da parte altri progetti omicidiari già in più avanzata fase di esecuzione (tra i quali quello concernente l’onorevole Mannino di cui ha riferito Giovanni Brusca), possa avere trovato origine nell’interessamento del medesimo dottore Borsellino al rapporto MAFIA e appalti”.
Lo scrivono i giudici del processo trattativa Stato-mafia nelle motivazioni della sentenza di appello depositate nelle scorse ore. In questo modo i giudici smentiscono che ad accelerare la morte di Borsellina possa essere stata la trattativa tra pezzi dello Stato e i boss mafiosi.
 
Palermo, 22 giugno 1990 Commissione Parlamentare Antimafia – Mafia e appalti. Audizione Dottor Giovanni Falcone
Falcone: “A me sembra che cercare di stabilire se questo comitato d’affare sia isolano o nazionale urti contro i presupposti del ragionamento, cioè la TERRITORIALITA’ dell’organizzazione mafiosa, che controlla le opere pubbliche eseguite nella zona. Alcune opere vengono aggiudicate altrove. Il problema sarà ampiamente chiarito, ma non posso farlo completamente in questo momento perché non credo sia opportuno. Ma il punto è sempre lo stesso: il presupposto dell’intervento dell’organizzazione mafiosa sta nel controllo del territorio: altrimenti non vi sarebbe alcuna possibilità di intervenire. Qualsiasi impresa, italiana o anche straniera, che operi in queste zone è sicuramente soggetta agli stessi problemi: questo è sicuro. Per quanto riguarda quello che diceva il senatore Calvi, io credo che noi non dovremmo dire altro se non che a nostro giudizio – confortato dalle decisioni del giudice per le indagini preliminari – sono emersi elementi di responsabilità a carico di certi funzionari dell’amministrazione pubblica e di certi imprenditori. Tutto il resto, a mio avviso, NON deve essere oggetto di valutazione da parte del magistrato.
“LA VALUTAZIONE POLITICA SPETTA A VOI, non a noi, come non spetta a noi, se non come privati cittadini, stabilire se e in quale misura debba essere accettata la proposta dell’onorevole Nicolosi su una centralità dell’intervento dello Stato. Ed è anche verissimo – come ha ricordato tra l’altro l’onorevole Mancini– che vi è tutta una serie di appalti per i quali esiste una specifica normativa di aggiudicazione che prescinde dalla legislazione di carattere generale in cui si annidano le possibilità – che quasi sempre vengono attuate – di un pesante condizionamento soprattutto in sede locale. Se così è, chiaramente tutto questo riguarda qualsiasi imprenditore che operi in determinate zone, sia esso persona fisica, che cooperativa o ente a partecipazione statale.

Nel 2006 il boss pentito Antonino Giuffrè dichiarava a verbale:
“Un motivo è da ricercarsi, per quanto io so, nel discorso degli appalti. Perchè si sono resi conto che il dottor Borsellino era molto addentrato in questa branca, cioè in questo discorso mafia, politica e appalti. E forse alla pari del dottor Falcone”.
“Il dottor Borsellino stava diventando più pericoloso di quello che addirittura si era pensato, in particolare per quanto riguarda il discorso degli appalti”.
Nelle motivazioni del Borsellino quater: “L’inquietante scenario descritto dal collaboratore (Giuffrè, ndr) trova precisi riscontri negli elementi di prova emersi nell’ambito del presente procedimento, che evidenziano l’isolamento creatosi intorno a Borsellino e la sua convinzione che la sua esecuzione sarebbe stata resa possibile dal comportamento stesso della magistratura”.
“Falcone e Borsellino erano pericolosi nemici di Cosa Nostra per la loro persistente azione giudiziaria svolta contro l’organizzazione mafiosa e in particolare con riguardo al disturbo che recavano ai potentati economici sulla spartizione degli appalti”
 
Il verbale del dr Gozzo sulla riunione del 14 luglio 92 in procura.
Una riunione in cui Borsellino chiede notizie sull’indagine prodotta dal dossier mafia appalti presentato dai Carabinieri del ROS nel febbraio ‘91. “C’è stata questa riunione il 14 luglio (che è stata l’ultima a cui ha partecipato Paolo BORSELLINO, era seduto due sedie dopo di me)..” Su “mafia e appalti”, quindi, c’era il collega PIGNATONE (se non ricordo male) e doveva esserci anche il collega SCARPINATO che però non potè venire per problemi di famiglia. Ho visto proprio questo contrasto più che latente, visibile, perchè proprio BORSELLINO chiese e ottenne che fosse rinviata, perché al momento aveva dei problemi, la discussione su questo processo e fece degli appunti molto precisi: come mai non fossero inserite all’interno del processo determinate carte che erano state mandate …
SANTORO: Quale processo?
GOZZO: “Mafia-appalti”, quello- SINO per intenderci. Fece queste affermazione: come mai non fossero contenute queste carte all’interno del processo e, poi, disse anche che c’era..
RUGGIERO: Di che carte si trattava?
GOZZO: Si trattava di carte che erano state inviate (quello che ho sentito là, chiaramente, posso riferire) alla Procura di Marsala – e nella fattispecie dal collega INGROIA, che adesso è anche lui alla Procura di Palermo – che era lo stesso processo però a Marsala. C’erano degli sviluppi e, quindi, erano stati mandati a Palermo e lui si chiedeva come mai non fosse stata seguita la stessa linea (insomma credo di aver capito dal …) e, poi, diceva che c’erano dei nuovi sviluppi (in particolare un pentito di questi che ultimamente aveva parlato), e sono rimasto sorpreso perché dall’altra parte si rispose: “ma vedremo”. Cioè, di fronte ad un offerta così importante (io riferisco i fatti): “Ma vedremo, se è possibile, ma è il caso di acquisirlo”.
– RUGGIERO…
– GOZZO: Cioè da parte del relatore …Dott….Il collega PIGNATONE era il relatore.
– SANTORO :Relatore e anche titolare del processo?
– GOZZO: Titolare del processo insieme a SCARPINATO dovrebbe essere se non ricordo male (però, ripeto, SCARPINATO non era presente alla riunione).”
«Con Giovanni passavamo qui interi pomeriggi» mi racconta. Poi si fa serio, mi abbraccia e a bassa voce mi fa una promessa: «Devi credere in me, Maria, perché io alla verità ci arrivo». Resto senza parole, sorpresa dal tono grave: «Sto scoprendo cose che non puoi immaginare» mi sussurra. «Altro che Tangentopoli.» Capisco in quel momento che ciò che ha intuito indagando sulla morte di mio fratello in quella manciata di giorni lo ha sconvolto. Conosco Paolo, ha sempre pesato le parole e rifuggito l’enfasi. E, come Giovanni, non ha mai parlato delle indagini cui stava lavorando. Perciò non faccio domande, ma il dubbio sul significato di quelle rivelazioni solo accennate non mi ha mai lasciato. Tante volte negli anni mi sono chiesta a quali scenari alludesse, a quali sconvolgenti verità si fosse avvicinato, dove sarebbe potuto arrivare se non lo avessero fermato.” Estratto dal libro di Maria Falcone e Lara Sirignano 
 
Giovanni Falcone 15 maggio 1991 “Adesso ci troviamo di fronte ad una situazione che genericamente possiamo dire è di grave allarme, ma in concreto ignoriamo nei suoi esatti termini la portata dell’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico e in particolare nel settore dei pubblici appalti. Debbo dire, che fino a quando sono stato alla Procura di Palermo, il tipo di indagini di cui mi sono occupato induce a ritenere che la situazione sia ancora più grave, ma molto più grave di quello che appare all’esterno. Abbiamo soprattutto, è questo in futuro verrà fuori chiaramente, una indistinzione fra imprese meridionali e imprese di altre zone d’Italia per quanto attiene al condizionamento e all’inserimento in certe tematiche di schietta matrice mafiosa. Sono state acquisite intercettazioni telefoniche con chiarissime indicazioni di ben precise scelte operative delle organizzazioni mafiose a cui tutti sottostanno, pena conseguenze gravissime e pena l’autoespulsione dal mercato”..
 
 

Speciale MAFIA E APPALTI

 

 

FABIO TRIZZINO: “Ora spazio alla verità storica”