23 luglio 1994 «SCARANTINO costretto a pentirsi»

 

Palermo, manifestazione di protesta dei parenti, striscioni nel quartiere «Scarantino costretto a pentirsi»
La madre: mio figlio è stato picchiato in cella. La suocera, due sorelle ed altri familiari di Enzo Scarantino, 29 anni, il giovane mafioso del rione Guadagna di Palermo che con le sue rivelazioni ha consentito l’emissione di 16 nuovi ordini di custodia cautelare per la strage di via D’ Amelio, sono andati in procura a protestare chiedendo di potere ristabilire un canale di incontro e di comunicazione con la moglie ed i tre figli del pentitio. I familiari di Scarantino, infatti, anche contro la loro volontà, sono da alcuni giorni nascosti in una località segreta e sottoposti al programma di protezione.
Nel pomeriggio, poi, nel rione sono comparsi ai balconi delle abitazioni vicine a quelle degli Scarantino cartelli sui quali si legge «Scarantino innocente costretto a parlare». In uno dei cartelli, inoltre, si fa riferimento ad un esposto presentato cinque mesi fa dai fa¬ miliari del killer che ebbe un ruolo centrale nell’organizzazione della strage, al sostituto procuratore Domenico Gozzo, nel quale si sosteneva che il mafioso era stato picchiato dalla polizia, in carcere, per costringerlo a confessare responsabilità sue e dei complici.
Oggi i familiari del pentito hanno chiesto di conferire con il capo dell’ufficio, ma Gian Carlo Caselli non li ha ricevuti, ed il loro legale ha allora consigliato di rivolgersi per iscritto alla procura della Repubblica di Caltanissetta.
In vicolo Buonafede alla Guadagna si apre un cortile sul quale si affacciano una decina eli piccole abitazioni, i «bassi», nei quali abitano cognati, zii, cugini del killer. Dalle finestre del vicolo, lungo una decina di metri, pendono cartelli sui quali si legge: «Innocente costretto a fare strage di innocenti», «Scarantino ricattato per paura di finire come Gioè»; «pm Domenico Gozzo tira fuori la denuncia della moglie di Scarantino»; «sequestrati moglie e figli». Giuseppa De Lisi, 60 anni, madre del killer pentito, dice: «Mio figlio è stato massacrato di botte dalla polizia, di notte gli buttavano l’acqua gelata addosso, portava la taglia 58, adesso ha la 44». Lucia Mcssinco, 55 anni, la suocera, madre di Rosalia Basile, aggiunge: «Per convincerlo a parlare gli è stato detto che aveva l’Aids e che mia figlia lo aveva tradito. Una volta Rosalia è andata a trovare suo marito a Pianosa. Enzo aveva gli occhi fuori dalle orbite, sembrava un drogato, non riusciva nemmeno ad alzarsi». Lo due donne sostengono che ò loro diritto vedere «subito quanto meno i loro nipoti». I tre bambini erano stati nascosti ai parenti domenica scorsa, [a. r.] LA STAMPA