MAFIAe APPALTI – Trovati i nastri della procura di Massa Carrara

 

Si tratta di circa 27 bobine ritrovate dal Gico in un vecchio archivio del Palazzo di Giustizia di Roma. I pm nisseni le cercavano da mesi

Sono state ritrovati a Roma i nastri della procura di Massa Carrara che nel 1991 svelavano le infiltrazioni di Cosa nostra nelle cave gestite dagli imprenditori del Gruppo Ferruzzi. Diverse le bobine ritrovate: quasi 27 in tutto. Sul fascicolo lavorava l’allora sostituto procuratore Augusto Lama e il maresciallo della Guardia di finanza Franco Angeloni ma venne congelato.
Parte dell’inchiesta arrivò comunque ai colleghi di Palermo, ma nel giro di tre mesi, dopo nuove intercettazioni fatte in maniera poco accurata, venne chiuso anche quel fascicolo. Trentatré anni dopo i magistrati della procura di Caltanissetta, di competenza territoriale su Palermo, stanno cercando di capire il perché di quella chiusura e hanno iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa (pesantissima) di favoreggiamento a Cosa nostra, l’ex magistrato del pool antimafia Gioacchino Natoli e l’ex procuratore capo di Palermo Giuseppe Pignatone. Entrambi sono in pensione. Anche le intercettazioni disposte da Natoli sembravano scomparse, ma sono state ritrovate nei mesi scorsi al tribunale di Palermo.
Il fascicolo principale dell’inchiesta, quello di Massa Carrara, che conteneva le prime intercettazioni fece il giro delle sette chiese, passando prima alla procura di Lucca, poi a quella di Firenze, e infine alla procura di Roma. Sentito da La Repubblica, il maresciallo Franco Angeloni, all’epoca collaboratore di Augusto Lama, ha raccontato di essere stati fermati. “In quelle intercettazioni non c’erano soltanto riferimenti a mafiosi arrivati dalla Sicilia, ma anche a politici e a imprenditori nazionali”. “Nelle nostre intercettazioni fatte su disposizione del dottore Lama c’erano davvero tanti spunti, anche sulla politica nazionale del tempo, che vedeva il partito socialista in una posizione preminente”. In quelle intercettazioni c’era l’assalto della mafia al Gruppo Ferruzzi.
Si tratta, ricorda La Repubblica, del grumo di interessi che il giudice Paolo Borsellino voleva approfondire dopo di Giovanni Falcone. “Falcone l’aveva compreso – dice il maresciallo Angeloniquando dichiarò che la mafia era entrata in borsa stava indicando una strada ben precisa”.
Da mesi, il pool di Caltanissetta diretto da Salvatore De Luca cercava i nastri di Massa Carrara. Alla fine, dopo mesi di intense ricerche, i finanzieri del Gico hanno trovato una traccia che portava a un vecchio archivio del palazzo di giustizia di Roma. Erano lì le intercettazioni liquidate con tanta fretta. “Lama fu fermato con una discutibile ispezione avviata dall’allora ministro della Giustizia Claudio Martelli”, ha spiegato ancora a La Repubblica il maresciallo, che nei mesi scorsi è stato sentito come testimone dai magistrati nisseni e dalla commissione parlamentare antimafia. “Dobbiamo continuare a fare di tutto per dare giustizia a Paolo Borsellino – ha aggiunto – io non mi arrendo”. Ora, le bobine ritrovate verranno innanzitutto analizzate dai carabinieri del Ris, che trasferiranno il contenuto in alcuni file, poi gli investigatori del Gico si occuperanno delle trascrizioni. Intanto, si cercano ancora i brogliacci, riporta Salvo Palazzolosu La Repubblica.
Secondo i magistrati nisseni Pignatone e Natoli sarebbero addirittura responsabili di aver tentato di distruggere bobine e brogliacci di intercettazioni che contenevano indicazioni importanti sul boss Franco Bonura, cognato e socio di Salvatore Buscemi.

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