FIAMMETTA BORSELLINO: “I boss non sparano, ma nel silenzio si riorganizzano: serve l’impegno di tutti”

 


L’intervento della figlia del magistrato ucciso nel 1992 alla presentazione del docufilm “Il fuoco della memoria” all’università: “Questi momenti di riflessione su eventi che hanno segnato la storia del nostro Paese, soprattutto per chi in quegli anni non c’era, sono fondamentali”

“Giornate come quella di oggi sono fondamentali, perché coinvolgono tutti in un impegno comune, e la cosa bella è proprio che siano i giovani il filo conduttore di questo docufilm e di queste giornate, perché il docufilm si avvale della loro collaborazione“.
Così Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino, a margine della presentazione del docufilm “Il fuoco della memoria” di Ambrogio Crespi, all’università di Palermo.
L’ateneo è collegato con altre quattro università, di Milano, Roma e Firenze. “È un importantissimo veicolo di conoscenza per chi allora non c’era ma anche per chi c’era in quanto si deve continuare a riflettere su fatti che hanno segnato profondamente la storia del nostro Paese, attraverso una memoria che alimentata giornalmente con atti quotidiani e con l’impegno di ciascuno”, dice ancora la figli del magistrato.
Come si fa a spiegare agli adolescenti cosa era la mafia di ieri e quella di oggi? “Attraverso giornate di approfondimento come se ne organizzano tantissime nelle scuole e nelle università. Io – ha spiegato Fiammetta Borsellino – dico sempre ai ragazzi che le mafie sanno riorganizzarsi, riadeguarsi ai nuovi contesti socioeconomici. Il fatto che non sparino e non mettano le bombe non vuole dire che non ci sono più, perché è proprio nei momenti di silenzio che si riorganizzano”. E conclude: “Spesso agire in modi così violenti provoca un’azione dello Stato che è controproducente” per le organizzazioni criminali.
“Le mancate verità sulla strage di via D’Amelio non devono però alimentare la sfiducia delle persone nello Stato – ha precisato Borsellino parlando con gli studenti – sarebbe l’errore più grave che si potrebbe fare, perché se oggi siamo qui a parlare di depistaggi, se siamo qui a parlare di errori giudiziari è perché ci sono state Procure che fortunatamente dopo anni hanno cominciato un lavoro serio di svelamento, per carità un lavoro difficilissimo. Questo vuol dire che c’è uno Stato sano. Non avere fiducia nello Stato significa tradire la principale eredità morale che questi uomini ci hanno lasciato, che credevano nello Stato”.
La figlia del magistrato ha anche aggiunto: “Non ci sono morti di serie A e di serie B, ma tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita nella lotta alla mafia, sono stati tutti costruttori di quella che io chiamo la torre della civiltà. La memoria è fondamentale perché si fa attraverso la conoscenza e la competenza, non è fatta di proclami ma di azioni concrete”. Palermo Today 21.3.2025

 


Mafia, la figlia di Borsellino: ‘Mai perdere la fiducia nello Stato, sarebbe grave errore’

È nel silenzio e nel disinteresse generale che la mafia si riorganizza. State attenti. Lo dice agli studenti Fiammetta Borsellino, la figlia minore del giudice ucciso in via d’Amelio nell’estate ’92.

“Cosa Nostra esiste ancora”

Forse i boss non sparano e non mettono più le bombe per non provocare una reazione da parte dello stato che per loro è controproducente. Ma Cosa Nostra esiste. È lì.
Ad ascoltare le sue parole cinque atenei collegate con l’università di Palermo nella Giornata dedicata alla memoria delle vittime di tutte le mafie mentre 12mila studenti attraversano Trapani per ricordare, per chiedere un cambiamento.  “Ribellati alla mafia”, dicono in coro gli studenti. È una battaglia ancora aperta, avvertono, cosa nostra affligge ancora il nostro territorio, anche se cambia volto. La mafia può essere vinta, dipende da ciascuno di noi” sottolinea il capo dello Stato Sergio Mattarella.


Fiammetta Borsellino: “Non ci sono morti di serie A e di serie B. Sulle stragi tanti buchi neri, ma mai perdere la fiducia nello Stato”

 

La giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie è anche un’occasione per cercare risposta alle domande ancora inevase sulle storie delle tante persone – servitori dello Stato ma anche semplici cittadini – morte per mano della criminalità organizzata. “Buchi neri”, come li ha definiti Fiammetta Borsellino parlando all’ex cinema Edison di Palermo, nel corso dell’iniziativa “Le Università contro le stragi del 1992/1993 per costruire il futuro”, che coinvolge gli atenei di Palermo, Roma, Milano e Firenze. “Il diritto alla verità appartiene a tutti. Questo Paese è caratterizzato da tantissimi buchi neri che, ancora, non riescono ad avere una soluzione. Quando non si riesce a fare luce su questi buchi neri, ad essere compromesso è il vostro stesso futuro – ha detto agli studenti la figlia del giudice ucciso da Cosa Nostra il 19 luglio del 1992 -. Non si può vivere nella menzogna su fatti così gravi. Perciò si parla di ferite che ancora sanguinano”. Per i giudici di Caltanissetta, quello sulla strage di via D’Amelio – in cui ha perso la vita Borsellino e gli uomini della scorta – è stato “il più grave depistaggio della storia repubblicana” (quattro processi, falsi pentiti, indagini inquinate). A proposito: lo scorso dicembre quattro agenti di polizia, che lavoravano nel pool di Falcone e Borsellino, sono stati rinviati a giudizio.

“Non ci sono morti di serie A e di serie B”

“A indagare su via D’Amelio sono state messo in campo delle procure inadeguate – ha proseguito Fiammetta Borsellino -. Dopo la morte di Falcone mio padre non è stato ascoltato, è stato lasciato solo. Oggi posso dire che la partita verso la verità è stata giocata male da chi questa verità doveva cercarla. Ci sono stati una vasta gamma di inquinamenti, che hanno caratterizzato non soltanto la fase investigativa ma anche quella processuale”. Una vicenda, quella processuale intorno alla morte di Borsellino e intorno ai depistaggi, che sembra un labirinto senza uscita. Alcuni nomi sono noti (come quello degli ex procuratori Pietro Giammanco e Arnaldo La Barbera, o quello del falso pentito Vincenzo Scarantino), altri lo sono meno. “Non ci sono morti di serie A e di serie B – ha continuato la figlia del giudice – ma tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita nella lotta alla mafia, sono stati tutti costruttori di quella che io chiamo ‘la torre della civiltà’. La memoria è fondamentale perché si fa attraverso la conoscenza e la competenza, non è fatta di proclami ma di azioni concrete”.

“No alla sfiducia nello Stato”

Nelle parole di Fiammetta Borsellino non c’è solo disincanto: “Le mancate verità sulla strage di via D’Amelio – ha spiegato – non devono però alimentare la sfiducia delle persone nello Stato. Sarebbe l’errore più grave che si potrebbe fare, perché se oggi siamo qui a parlare di depistaggi, se siamo qui a parlare di errori giudiziari è perché ci sono state procure che fortunatamente, dopo anni, hanno cominciato un lavoro difficilissimo. Questo vuol dire che c’è uno Stato sano. Non avere fiducia nello Stato significa tradire la principale eredità morale che questi uomini ci hanno lasciato”. E poi una critica diretta all’allora procuratore capo di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, che nell’ambito dell’inchiesta su via D’Amelio avrebbe ricevuto una lettera dal pm Ilda Boccasini che “aveva espresso dei dubbi sul collaboratore Vincenzo Scarantino”, ma “il magistrato – secondo Fiammetta Borsellino – prese la lettera e le mise nel cassetto, lasciandola lì”. L’ESPRESSO 21.3.2025

 


PALERMO (ITALPRESS) – “Giornate come quella di oggi sono fondamentali, perché coinvolgono tutti in un impegno comune: è bello che siano i giovani a fare da filo conduttore”. Così Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, nel corso di un evento all’Università degli Studi di Palermo: “La memoria va alimentata con atti quotidiani e con l’impegno di ciascuno: quello che dico sempre ai ragazzi è che le mafie sanno riorganizzarsi e riadeguarsi ai nuovi contesti socioeconomici, il fatto che non sparino e non mettano più bombe non significa che non ci sono più. È nei momenti di silenzio che avviene la riorganizzazione: proprio le azioni violente hanno provocato una reazione dello Stato e questo per le mafie è controproducente”


Fiammetta Borsellino: “Sulle stragi tanti buchi neri”

PALERMO – “Il diritto alla verità appartiene a tutti. Questo Paese è caratterizzato da tantissimi buchi neri che, ancora, non riescono ad avere una soluzione. Quando non si riesce a fare luce su questi buchi neri, ad essere compromesso è il vostro stesso futuro. Non si può vivere nella menzogna su fatti così gravi. Per questo si parla di ferite che ancora sanguinano”.
Così Fiammetta Borsellino, parlando all’ ex cinema Edison, a Palermo, nel corso dell’iniziativa “Le Università contro le mafie, la memoria delle stragi del 92/93 per costruire il futuro”, iniziativa che coinvolge gli atenei di Palermo, Roma, Milano e Firenze, nella giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di tutte le mafie.
“Ad indagare su via D’Amelio sono state messe in campo delle procure inadeguate – prosegue – dopo la morte di Falcone mio padre non è stato ascoltato, è stato lasciato solo. Oggi posso dire che la partita verso la verità è stata giocata male da chi questa verità doveva cercarla. Ci sono stati una vasta gamma di inquinamenti, che hanno caratterizzato non soltanto la fase investigativa ma anche quella processuale”, conclude Borsellino.  
 “Non ci sono morti di serie a e di serie b, ma tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita nella lotta alla mafia, sono stati tutti costruttori di quella che io chiamo la torre della civiltà – ha aggiunto -. La memoria è fondamentale perché si fa attraverso la conoscenza e la competenza, non è fatta di proclami ma di azioni concrete. Oggi non si ricorda una ferita che è soltanto una ferita che attiene alla nostra famiglia ma è una ferita collettiva che attiene alla nazione intera”, conclude Borsellino. Redazione LIVE SICILIA 21.3.2025


Fiammetta Borsellino, ‘boss si riorganizzano nei momenti di silenzio

Palermo, 21 mar. Come si fa a spiegare agli adolescenti cosa era la mafia di ieri e quella di oggi? “Attraverso giornate di approfondimento come se ne organizzano tantissime nelle scuole e nelle università. Io dico sempre ai ragazzi che le mafie sanno riorganizzarsi, riadeguarsi ai nuovi contesti socio economici. Il fatto che non sparino e non mettano le bombe non vuole dire che non ci sono più, perché è proprio nei momenti di silenzio che si riorganizzano”. Lo ha detto Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino, a margine dell’incontro con gli studenti di 5 università collegate con l’ateneo di Palermo. E conclude: “Spesso agire in modi così violenti provoca un’azione dello Stato che è controproducente”.

 

La denuncia di Fiammetta Borsellino