28 maggio, dopo quarant’anni il ritorno di FIAMMETTA BORSELLINO all’ASINARA

 

L’Associazione A.GU.A, associazione culturale delle guide esclusive dell’Asinara, sta portando a termine un progetto sulla Legalità denominato “Gli uomini passano, le idee restano. Storie di galantuomini e di coraggio”.
Il progetto vede come partner istituzionali l’Ente Parco Nazionale dell’Asinara e il Comune di Porto Torres, in collaborazione con la Cooperativa Sealand Asinara e la Rete di Imprese Educando Asinara.
Il progetto si è articolato in due fasi. La prima fase ha visto gli studenti impegnati in attività didattiche condotte dalle guide dell’Associazione A.Gu.A, focalizzate sulle storie di lotta alla mafia e sull’importanza della legalità. Questo approccio ha avviato un interessante dialogo fra gli esperti e gli studenti coinvolti, stimolando la curiosità e la consapevolezza riguardo a tematiche fondamentali per la società. Il progetto è iniziato a gennaio coinvolgendo quattro classi di  Sassari e Porto Torres: gli istituti comprensivi “Salvatore Farina” e il “Pertini Biasi” con una classe della scuola primaria di primo grado, una classe dell’Istituto di istruzione superiore “M. Paglietti” di Porto Torres e una classe del Convitto nazionale Canopoleno di Sassari.
La seconda fase culminerà con la visita all’isola dell’Asinara il 28 maggio. Qui, i ragazzi, accompagnati dalle guide del Parco, avranno l’opportunità di esplorare un luogo carico di storia e significato, dove Borsellino e Falcone vissero momenti di riflessione e pianificazione nella loro lotta contro la mafia. L’incontro con Fiammetta Borsellino sarà il momento centrale della giornata: ascoltare le sue esperienze e i suoi ricordi personali permetterà agli studenti di comprendere la dimensione umana e familiare del magistrato, oltre al suo impegno professionale. La presenza di Fiammetta, che da anni si dedica a promuovere la cultura della legalità e a confrontarsi con i giovani, rappresenta un messaggio di speranza e di continuità.
Le sue parole, che richiamano alla necessità di non smettere di sognare e di lavorare per un cambiamento autentico, possono ispirare i ragazzi a diventare agenti di cambiamento nella loro comunità. Il progetto Gli uomini passano, le idee restano. Storie di galantuomini e di coraggio” rappresenta un’importante iniziativa di memoria e sensibilizzazione sul tema della legalità e del contrasto alla mafia, attraverso il ricordo della figura di Paolo Borsellino e il suo legame con la figlia Fiammetta. La scelta di commemorare il passaggio dei magistrati Falcone e Borsellino sull’isola dell’Asinara nel 1985, in un contesto così significativo, offre un’opportunità unica per riflettere sull’eredità lasciata da questi due grandi uomini e sul valore della giustizia.

Il progetto non solo mira a onorare la memoria di Borsellino e Falcone, ma cerca anche di coinvolgere attivamente i giovani nella costruzione di una società più giusta e consapevole, dove la legalità diventi un valore condiviso e praticato quotidianamente.
In conclusione, “Gli uomini passano, le idee restano. Storie di galantuomini e di coraggio” è un invito a riflettere sulle sfide del presente e del futuro, ricordando che il vero cambiamento parte dalla cultura, dall’educazione e dalla volontà di ciascuno di noi di fare la differenza.

 

Dal 5 al 30 agosto 1985 Falcone e Borsellino furono “deportati” assieme alle famiglie sull’isola-penitenziario dell’Asinara

“Sia mio padre che Giovanni Falcone hanno vissuto quel periodo attraversando stati d’animo diversi: eravamo lì perché loro dovevano istituire il maxi processo, il processo più grande realizzato in Italia sino ad allora e quindi c’era una mole di lavoro da fare che richiedeva un grandissimo impegno.
I primi giorni in cui siamo arrivati all’Asinara attendevano ancora che arrivassero gli incartamenti  del Maxiprocesso e ricordo che si sentivano come dei leoni in gabbia, impotenti, sentivano di avere le mani legate senza poter far nulla, ma sono stati anche i giorni in cui si sono goduti una sorta di “vacanza obbligata”, forse almeno per qualche ora, da quello che era diventato il loro obiettivo primario.
Quando arrivarono i faldoni invece si gettarono anima e corpo su quegli incartamenti e furono totalmente assorbiti da tutto ciò che comportarono.
Per quanto riguarda noi familiari, sicuramente mia mamma, mio fratello Manfredi e mia sorella Lucia avranno avuto una percezione diversa rispetto a me che ero più piccola, ma ad ogni modo la percezione di pericolo si avvertiva.
Il 6 agosto 1985 i corleonesi avevano ucciso a Palermo Ninni Cassarà, vicecapo della Squadra Mobile e capo della sezione investigativa.
Più di un collaboratore prezioso per mio padre e per Falcone. Da quella tragedia in poi il loro lavoro all’Asinara proseguì con un altro ritmo”.
FIAMMETTA BORSELLINO

 

 

LUCIA, MANFREDI e FIAMMETTA BORSELLINO: “Quando fummo “deportati” all’Asinara”

 

 

FIAMMETTA BORSELLINO: “La mia vita all’Asinara e quella frase di Falcone…”

 

 

Asinara, Manfredi Borsellino torna nell’isola parco dopo 37 anni

 

 

 

 

 

ERA D’ESTATE

 

UN RACCONTO CREPUSCOLARE CHE ILLUMINA LA DIMENSIONE UMANA DEI GIUDICI FALCONE E BORSELLINO.

 

Recensione di Paola Casella

Estate 1985. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vengono trasferiti d’urgenza all’Asinara insieme alle loro famiglie in seguito ad una minaccia più allarmante del solito. I giudici stanno lavorando al maxiprocesso penale che, la storia insegna, porterà in carcere molti dei protagonisti della criminalità organizzata. Dunque entrambi sono entrati nel mirino di Cosa Nostra, ma anche di quella parte della politica che preferisce il “vivi e lascia vivere”, quando si tratta di mafia.
Era d’estate racconta l’ostruzionismo dello Stato che, dopo aver mandato i due giudici “in vacanza coatta”, rifiutava di inviare loro i faldoni necessari per mettere in piedi l’istruttoria del maxiprocesso, e descrive la minaccia all’incolumità di due uomini e delle loro famiglie, ma sceglie di farlo in un contesto di acqua e luce, invece che in un teatro delle ombre, attraverso i colori pastello di un’estate di metà anni Ottanta filmata come un home movie di grande delicatezza nei confronti dei suoi protagonisti, il cui eroismo quotidiano era più grande di quello celebrato dalla Storia.
Fiorella Infascelli racconta due morituri la cui consapevolezza di andare incontro ad un destino già deciso era totale, ma insufficiente a farli desistere dalla ricerca di giustizia e verità. In quest’ottica Falcone e Borsellino sono due eroi classici, dunque spesso la televisione, meno spesso il cinema, hanno attinto a queste due figure donchisciottesche. Ma Infascelli preferisce illuminarne la dimensione umana affiancando loro le famiglie e quei figli che non potevano non risentire dell’incombenza della morte sulle teste dei loro padri. In un racconto che è crepuscolare nonostante la luminosità quasi accecante Infascelli ripercorre i giorni, sette anni prima delle stragi di Capaci e via d’Amelio, in cui i due giudici si sono ritrovati a condividere la quotidianità, i pasti, i bagni in mare, come amici di infanzia invece che come colleghi di lavoro.  
Le scene più riuscite riguardano proprio il legame di collaborazione e di stima fra Giovanni e Paolo, interpretati con credibilità e tenerezza da Massimo Popolizio (con altalenante accento siciliano) e Giuseppe Fiorello (la cui sicilianità invece tracima da ogni frase): il temperamento fumantino di Falcone, la dolcezza paterna e coniugale di Borsellino, l’ironia profondamente siciliana con cui entrambi discettano della propria morte. Meno riuscito il personaggio di Francesca Morvillo di cui non viene sottolineata l’importanza come compagna di lavoro, oltre che di vita, di Falcone, preferendo assegnarle una dimensione domestica che la apparenta ad Agnese Borsellino.