Depistaggio Via D’Amelio – PIETRO GRASSO: ammettere l’attendibilitá di Spatuzza andava a toccare troppi nervi scoperti

 


(…) Va premesso che c’è stata una svolta nell’atteggiamento della chiesa cattolica nei confronti della mafia. Ricordo il cardinale Pappalardo all’epoca del generale Dalla Chiesa, o il discorso di Giovanni Paolo II che chiese ai mafiosi di convertirsi.

Ci fu da allora una chiara presa di posizione.
Quanto all’importanza dell’esempio di certi uomini, basti pensare che padre Puglisi ha colpito così tanto le coscienze che dopo la sua morte ha provocato una reazione di coscienza persino nei suoi due killer, che sono diventati in tempi diversi importantissimi collaboratori di giustizia.
Spatuzza racconta come fosse già sul punto di pentirsi, poiché in preda ad una crisi di coscienza, ma fu nella Pasqua del 2008, quando gli fu distribuito un santino con una preghiera e l’immagine di padre Puglisi che mi fece chiamare chiedendo di vuotare il sacco.
Ebbi il privilegio di raccogliere le prime dichiarazioni, che permisero tra le altre cose di scoprire l’enorme depistaggio sulla strage di via D’Amelio.

  • Non a caso qualcuno si precipitò a mettere in dubbio l’attendibilità di Spatuzza. 

Andava a toccare troppi nervi scoperti.
Fu osteggiato.
Ci volle più di un anno perché potesse godere appieno del programma per i pentiti e per riuscirci fu necessario un ricorso al Tar.
Su via D’Amelio, poi, si fece credere che volesse favorire qualcuno.
 

  • Quando capì che era sincero?

Mi fu chiaro che fosse l’autore del furto della Fiat 126 utilizzata poi come autobomba perché Spatuzza disse che fu necessario cambiare i freni di quella macchina, poiché non più funzionanti.
Nonostante l’inferno che fu creato dall’esplosione, una perizia permise di verificare che era vero: i freni erano stati sostituiti da poco.
Si capi perciò che il pentito raccontava fatti realmente accaduti. 

Tratto dall’intervista pubblicata da VALORI


29.6.2022 L’avvocato dei Borsellino contro Di Matteo: “Ha difeso il depistaggio di Scarantino screditando Spatuzza”


   

Al processo che è in corso a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sull’omicidio di Paolo Borsellino e la strage della sua scorta, ieri ha parlato l’avvocato della famiglia Borsellino, Fabio Trizzino, e ha sparato bordate pesantissime contro alcuni Pm, e in particolare contro Nino Di Matteo, cioè il protagonista – seppure sconfitto – del processo sulla cosiddetta trattativa stato mafia, che dopo molti anni di tribolazioni – soprattutto per il generale Mario Mori,risultato poi del tutto innocente – si è concluso qualche mese fa con una bolla di sapone.
TRIZZINO HA ACCUSATO DI MATTEO INNANZITUTTO DI AVERE PERVICACEMENTE DIFESO IL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI SULL’UCCISIONE DI BORSELLINO (CIOÈ L’OGGETTO DEL PROCESSO IN CORSO) CONDOTTO ATTRAVERSO LA FALSA TESTIMONIANZA DEL FALSO PENTITO VINCENZO SCARANTINO, CHE PORTÒ ALLA CARCERAZIONE E ALLA CONDANNA DI DIVERSI INNOCENTI, E AL SABOTAGGIO, DI FATTO, DELLE INDAGINI SULLE PISTE VERE. ORMAI – HA DETTO TRIZZINO – IL DANNO PROVOCATO DA QUESTI DEPISTAGGI È IRREPARABILE, PERÒ È GIUSTO RICOSTRUIRE COME SONO ANDATI I FATTI.
LA PARTE PIÙ SEVERA DELL’ARRINGA DI TRIZZINO È STATA RISERVATA PROPRIO A DI MATTEO, CHE OGGI È UN AUTOREVOLISSIMO MEMBRO DEL CSM.
HA DETTO TESTUALMENTE TRIZZINO: «IL PM DI MATTEO NEL 2009 FECE UNA DICHIARAZIONE SUL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA SPATUZZA SENZA ALCUNA COMPETENZA. L’ELEMENTO INCREDIBILE È CHE DI MATTEO, QUELL’ANNO, DA PM DI PALERMO, NON AVEVA ALCUNA COMPETENZA PER ENTRARE NEI PROCESSI BORSELLINO UNO E BORSELLINO DUE, A MENO CHE NON TEMESSE QUALCOSA CHE POTESSE COMPROMETTERE LA SUA CARRIERA PROFESSIONALE. BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI DIRLE QUESTE COSE.»
TRIZZINO SI RIFERISCE ALL’INTERVENTO DELL’EPOCA DI NINO DI MATTEO, CHE SI OPPOSE ALLA RICHIESTA DI PROTEZIONE DI GASPARE SPATUZZA, PENTITO MOLTO IMPORTANTE, IL QUALE AVEVA DEL TUTTO SMENTITO LA RICOSTRUZIONE DI SCARANTINO CIOÈ DELLA RICOSTRUZIONE CHE FU POI LO STRUMENTO DEL DEPISTAGGIO. PER QUALE RAGIONE, SI È CHIESTO L’AVVOCATO TRIZZINO, DI MATTEO “SI DOVEVA OCCUPARE DI DARE IL PROPRIO PARERE SU SPATUZZA?
COSA GLI INTERESSAVA DEL PROCESSO BORSELLINO UNO E DEL BORSELLINO BIS? NON È QUESTO UNO SCHIZZO DI FANGO SU DI MATTEO, È UNA ANALISI CRITICA E NON POSSIAMO FAR FINTA DI NIENTE. SOLO PERCHÉ UNO FA IL MAGISTRATO O IL POLIZIOTTO NON DEVE PARLARE? NON CI STO.” POI TRIZZINO HA AGGIUNTO: “IL DANNO PROVOCATO DALL’INCAPACITÀ DI ALCUNI MAGISTRATI È FATTO. NON SI PUÒ RIPARARE. QUALE VERITÀ STIAMO CERCANDO ORA? LA RICERCA DELLA VERITÀ, A MIO GIUDIZIO, IN QUESTO PAESE È STATA AFFIDATA A PERSONE CHE ERANO IN CONFLITTO DI INTERESSE”.
L’ACCUSA DI TRIZZINO, CIOÈ DELLA FAMIGLIA DEL MAGISTRATO BORSELLINO È PESANTISSIMO. CONFLITTO DI INTERESSE, PER DI MATTEO, NELLE INDAGINI E NELLE RICHIESTE DEL MAGISTRATO. OLTRETUTTO TRIZZINO, OLTRE AD ESSERE L’AVVOCATO DELLA FAMIGLIA È ANCHE IL MARITO DI UNA DELLE FIGLIE DI PAOLO BORSELLINO.NEL PROCESSO IN CORSO LA QUESTIONE DI MATTEO PUÒ ANCHE ESSERE TRALASCIATA, VISTO CHE GLI IMPUTATI SONO SOLO TRE POLIZIOTTI, PERCHÉ I GIUDICI HANNO DECISO DI ARCHIVIARE LA POSIZIONE DI DUE MAGISTRATI CHE ERANO STATI INDAGATI (NON DI MATTEO). PERÒ IL PROBLEMA POSTO DA TRIZZINO È GRANDE COME UNA CASA. L’ACCUSA È SANGUINOSA: CONFLITTO DI INTERESSE E SULLA BASE DI QUESTO CONFLITTO ERRORE GIUDIZIARIO CLAMOROSO CON CONSEGUENZE DEVASTANTI PER LA RICERCA DELLA VERITÀ. C’È UN PEZZO DI MAGISTRATURA CHE HA SCOMMESSO TUTTA LA PROPRIA CREDIBILITÀ E LA PROPRIA CARRIERA SULL’IPOTESI DELLA TRATTATIVA STATO MAFIA, IPOTESI IN CONTRASTO CON ALTRE IPOTESI, CHE ERANO QUELLE GIUSTE, CHE PERÒ ERANO STATE OSCURATE DAL DEPISTAGGIO.
PUÒ SUCCEDERE CHE QUESTA PARTE DELLA MAGISTRATURA RINUNCI A RENDERE CONTO, SENZA CHE NESSUNO, TRANNE LA FAMIGLIA BORSELLINO, GLIENE CHIEDA LA RAGIONE? OGGI NOI SAPPIAMO DI NON POTER SAPERE LA VERITÀ SULL’OMICIDIO BORSELLINO PER COLPA DI UN DEPISTAGGIO SOSTENUTO DALLA MAGISTRATURA INQUIRENTE. VI PARE POCO? LO STESSO CSM PUÒ FAR FINTA CHE LE PAROLE DI TRIZZINO NON SIANO MAI STATE PRONUNCIATE? LA LOGICA DICE CHE O SI DIMOSTRA CHE NON È VERO CHE DI MATTEO CHIESE DI LEVARE LA PROTEZIONE A SPATUZZA, E ALLORA CHE TRIZZINO HA DETTO COSE NON VERE, OPPURE OCCORRE INTERVENIRE. NE VA O NO DELLA CREDIBILITÀ DELLA MAGISTRATURA? QUALCUNO RISPONDERÀ A QUESTE DOMANDE O CI SI AFFIDERÀ, AL SOLITO, SOLO AL SICURO SILENZIO DEL GRANDI GIORNALI AMICI?  IL RIFORMISTA  29.6.2022 Piero Sansonetti


20.5.2021 Intervento Avv. Trizzino al Processo depistaggio rif. a DI MATTEO


Gaspare Spatuzza non doveva essere protetto. Le incredibili affermazioni di Nino Di Matteo

 

Il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, che si autoaccusò di aver rubato la Fiat 126 che il 19 luglio 1992 venne usata per compiere la strage di via d’Amelio in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, non avrebbe dovuto usufruire del piano provvisorio di protezione.
Ad affermarlo il magistrato Nino Di Matteo, che in data 22 aprile del 2009 manifestò la sua contrarietà alla richiesta, sia perché avrebbe attribuito alle sue dichiarazioni un’attendibilità che ancora non avevano, sia perché le sue dichiarazioni, sebbene non ancora completamente riscontrate, avrebbero rimesso in discussione le ricostruzioni e le responsabilità consacrate dalle sentenze ormai divenute irrevocabili. Ovvero le condanne ingiustamente emesse a seguito delle dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino.
Nel dubbio, quindi, secondo Di Matteo, Spatuzza non doveva usufruire del piano provvisorio di protezione, perchè ciò poteva portare l’opinione pubblica a ritenere che la ricostruzione dei fatti e le responsabilità degli stessi, accertate con sentenze irrevocabili, potessero essere state affidate a falsi pentiti protetti dallo Stato.
La verità emerse soltanto in seguito al pentimento di Gaspare Spatuzza, che sconfessò Scarantino, dando così luogo alla revisione del processo a carico di undici persone ingiustamente condannate.
Eppure, secondo il magistrato, che nel Borsellino II seguì la fase dibattimentale chiedendo e ottenendo la condanna di persone innocenti, non bisognava rimettere in discussione le dichiarazioni di un falso pentito perché ciò avrebbe gettato discredito sulle Istituzioni dello Stato.
La vicenda emerge dalla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Messina che dopo due anni ha chiesto di archiviare l’inchiesta a carico degli ex pm Anna Maria Palma e Carmelo Petralia, accusati di calunnia aggravata, secondo una prima ipotesi, in merito alle indagini svolte  sulla strage di via d’Amelio e sulla gestione dei collaboratori di giustizia, in particolare proprio di Vincenzo Scarantino, successivamente smentito da Gaspare Spatuzza.
Con un post sulla sua pagina Facebook, l’avvocatessa Rosalba Di Gregorio ha stigmatizzato le dichiarazioni di Di Matteo riportate a pagina 85 della richiesta di archiviazione, precisando che alla stessa  presenterà opposizione.
“Questo passaggio in nota a pag 85 lo evidenzio… non si doveva dare il piano di protezione a Spatuzza, secondo Di Matteo  – scrive la Di Gregorio – per non far pensare alla gente che il processo su via D’Amelio fosse fondato su falsi pentiti !!! Esilarante … o forse drammatico…”
Certamente drammatico, se si pensa a cosa sarebbe potuto accadere. Drammatico, se pensiamo che in carcere marcivano, e avrebbero continuato a marcire, persone che con la strage di via d’Amelio non c’entravano nulla. Drammatico, visto che alla luce di tali affermazioni, la credibilità delle Istituzioni dello Stato, viene messa in discussione proprio da chi con le sue parole anteponeva la stessa alla Giustizia. Quella Giustizia che imporrebbe di non lasciar marcire in galera degli innocenti e lasciare in libertà i colpevoli.
Quanti altri casi di falsi pentiti come Scarantino hanno dato luogo a possibili considerazioni quali quelle del magistrato Di Matteo? Una domanda che riteniamo sia legittimo porsi…. Gian J. Morici LA VALLE DEI TEMPLI 11.6.2020


13.6.2023 La gravità di quello che si evince già da queste affermazioni, va anche oltre, se aggiungiamo che Di Matteo disse pure che la collaborazione di Spatuzza non era di particolare rilevanza visto che non consentiva di arrestare nessuno né di sequestrare alcun bene, ne di processare qualcuno. Questo ci dà un’idea sbagliata della Giustizia, che diventa la ricerca di processi eclatanti con arresti ecc e non la ricerca della verità. Poi, se gli arrestati sono estranei ai fatti e condannati ingiustamente… preferisco non commentare…
Gian J. Morici

 

 

Quando il dottor ANTONINO DI MATTEO non credette alla ritrattazione di SCARANTINO

 

 

26.6.1998 – Storia di un incontro segreto per 15 anni – VIGNA e GRASSO interrogano GASPARE SPATUZZA

 

PAOLO BORSELLINO / Attentato – Indagini – Processi

 

VINCENZO SCARANTINO: “L’orsacchiotto con le batterie”