STRAGE DI CAPACI 🟥 SALVATORE BORSELLINO: Brusca ha creduto di essere stato lui …

 


Uccidere Giovanni senza uccidere Paolo non sarebbe servito a niente
, perché Paolo fino all’ultimo giorno della sua vita avrebbe cercato di arrivare agli assassini di suo fratello. E forse io ritengo, è una convinzione che mi sono fatta negli ultimi tempi, che Paolo ci fosse arrivato e quello è il motivo dell’accelerazione improvvisa di quella strage. Paolo sarebbe stato ucciso, ma non così presto, non in un momento in cui non conveniva neanche alla mafia uccidere Paolo. Non era nell’interesse della mafia uccidere Paolo. Bastava che aspettassero meno di un mese perché che quel decreto legge, il decreto legge Falcone, così lo chiamavano, che era stato presentato dopo la morte di Falcone che prevedeva l’ergastolo ostativo e il 41 bis, la legge sui collaboratori di giustizia, quel decreto non sarebbe stato approvato in Parlamento. C’era una maggioranza garantista che non l’avrebbe fatta approvare. Ci volle la strage di via D’Amelio perché la reazione dell’opinione pubblica e di parte della politica portasse a far sì che quel decreto legge – che conteneva proprio quei punti che Totò Riina aveva messo nel suo papello -, fosse attuato… Quindi non era nell’interesse della mafia in quel momento fare quella strage. Eppure viene fatta, come dice Riina, perché qualcuno glielo aveva chiesto.
Non è stata la mafia che ha accelerato l’esecuzione di quella strage, quindi c’è qualcos’altro.
Quel qualcos’altro io penso che sia soprattutto le parole che Paolo dice il 25 di giugno alla biblioteca comunale di Palermo dove dice, parlando della strage di Capaci, ‘Io sono un testimone e aspetto di essere chiamato dall’autorità giudiziaria per rappresentare davanti a loro, che sono gli unici che possono sapere quanto quello che io so e quello che ho scoperto su quella strage, quanto a mia conoscenza (ndr)  sperando che possa servire ad arrivare alla verità. Paolo non verrà mai chiamato a Caltanissetta e quella strage viene accelerata proprio da quelle parole. Paolo con quelle parole firma la sua condanna a morte.
Non verrà mai chiamato da Caltanissetta, dove poi, basta pensare, viene chiamato quel Bruno Contrada a collaborare all’indagine, addirittura in maniera irrituale perché apparteneva ai servizi segreti. Quel Bruno Contrada di cui Gaspare Mutolo in quei giorni stava dicendo e rivelando a Paolo i suoi contatti con la mafia. Quella, ripeto, è la condanna a morte di Paolo e ripeto che sono convinto che Paolo avesse trovato in quei giorni qualcosa che riguardava la strage di Capaci. Forse, ritengo, addirittura la partecipazione di qualcuno dei suoi amici di gioventù insieme a quel Delle Chiaie che aveva frequentato Palermo nei giorni prima della preparazione. E, probabilmente, Paolo aveva saputo anche di qualcuno dei suoi amici perché Paolo tante di quelle persone che poi hanno preso la cattiva strada, Ciavardini, Concutelli, tanti erano stati i suoi compagni di destra ed erano esponenti dalla destra che poi, però, era una destra diversa da quella a cui apparteneva Paolo, che hanno però purtroppo preso delle cattive strade, perché la partecipazione dell’eversione nera a questa sequenza di stragi che sono avvenute nel nostro paese è indubbia, anche se oggi l’ennesimo depistaggio, che io chiamo depistaggio istituzionale della stessa commissione parlamentare antimafia, vuole cancellare in qualche maniera le tracce di questa partecipazione. Sì, tra l’altro anche l’artificiere di Capaci, Rampulla, è un mafioso esponente di destra, quello che avrebbe dovuto essere l’artificiere di di Capaci e che poi all’ultimo momento dice che di avere un impegno lasciando nelle mani di Brusca un telecomando praticamente inattivo per evitare che venisse premuto in un momento sbagliato…

Brusca ha soltanto creduto di avere provocato quella strage. Ci volevano ben altri dispositivi per riuscire a centrare una macchina che va a più di 150 all’ora su un’autostrada nel momento in cui passa sopra ad un cunicolo, su un cunicolo che non è neanche visibile sull’autostrada e comando da una casupola che per la sua distanza dalla dall’esplosivo che bisognava innescare, ci vogliono circa 0,79 secondi per far arrivare il segnale da quella postazione all’esplosivo. Quindi è impensabile che possa essere stato comandato da quella casupola dove c’è scritta No Mafia.
Quindi tu non credi che sia stato Brusca a premere il telecomando?
Assolutamente no. (Tratto dall’intervista a cura di ALTRO 16.8.2025 – 19luglio1992.com)

 

 

 

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