Alessandra Cerreti (pm antimafia) è stata minacciata di nuovo

 


Inchiesta Hydra, minacce al pm antimafia Alessandra Cerreti: imputato si fa il segno della croce con la sinistra. Solidarietà del Csm

 

Nuove minacce al pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Cerreti. È accaduto nell’aula bunker del carcere di Opera dove, da maggio scorso, è in corso il maxiprocesso al sistema mafioso lombardo, il processo Hydra, con 143 imputati, accusati variamente di far parte di un sodalizio criminale che raggrupperebbe esponenti delle mafie tradizionali, cosa nostra, ’ndrangheta e camorra, in una specie di superalleanza.
Durante un’udienza, nell’aula bunker, uno degli imputati, Giuseppe Sorci, si è fatto il segno della croce fatto tre volte con la mano sinistra davanti al magistrato. 
Un gesto interpretato dagli investigatori come una minaccia. Non è la prima volta, la pm Cerreti a gennaio scorso, fu destinataria, insieme al procuratore Marcello Viola, di minacce di morte.  
«L’Italia può contare su tanti magistrati che, ogni giorno, lavorano con impegno e dedizione nel contrasto alla criminalità organizzata», il messaggio di solidarietà arrivato dal vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli. «Un sentito ringraziamento alla dottoressa Alessandra Cerreti e a tutti i magistrati che, come lei – ha aggiunto -, fanno dello spirito di servizio la guida del loro agire quotidiano, affrontando con coraggio anche sacrifici profondi sul piano personale». Martedì mattina Cerreti ha chiesto di non fare la requisitoria, come previsto, in quanto ha in corso attività di indagine delicatissime che si concluderanno soltanto alla fine di ottobre. CORSERA


 

Processo Hydra, minacce in aula alla pm Cerreti: imputato si fa segno della croce con la sinistra

Il segno della croce con la mano sinistra. Il gesto, notato dagli agenti della polizia penitenziaria, non passa inosservato. Anche perché viene ripetuto tre volte. Per capire il peso e il significato che bisogna attribuirgli è sufficiente sapere che la descrizione di quanto accaduto, contenuta in una sintetica annotazione di servizio, è stata inviata alla scorta della pm Alessandra Cerreti, ai vertici degli uffici giudiziari e delle forze di polizia milanesi.

È lo scorso 12 settembre. Aula bunker del carcere di Opera, dove da mesi si svolge il maxi processo sul “Sistema mafioso lombardo”, quello che per la procura e i carabinieri è un consorzio di mafie al nord tra cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta. È in quel momento che gli agenti notano gli strani movimenti di Giuseppe Sorce, nato a Canicattì cinquant’anni fa, oggi libero ma con un divieto di espatrio, un divieto di dimora nelle province di Milano e Varese e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Legato alla famiglia Senese, è imputato in quanto presunto componente dell’associazione a delinquere di stampo mafioso. Le accuse: estorsioni, attività di recupero crediti, traffico di droga, riciclaggio, intestazioni fittizie. Anche lui, che a processo ha scelto il rito abbreviato, partecipava ai «summit» tra le diverse anime del consorzio.
Il 12 settembre, annotano i poliziotti, per tre volte fa il segno della croce con la mano sinistra. La prima mentre va verso il banco degli imputati per l’interrogatorio, rivolto alle divise. La seconda cercando di avvicinarsi alla pm Cerreti: e qui c’è un dettaglio in più, perché guardando i monitor cercherebbe in tutti i modi di farsi notare dagli imputati detenuti che seguono l’udienza in videoconferenza. Come per lanciare un messaggio. Il terzo segno mentre esce dall’aula.
Per chi indaga, sono dei gesti intimidatori. Minacce. A inizio anno, a seguito di minacce di morte esplicite, per il procuratore capo Marcello Viola e la pm Cerreti – che oggi segue il processo assieme al collega Rosario Ferracane– è stato deciso il rafforzamento della protezione (erano già sotto scorta) per i due magistrati. 

“L’Italia può contare su tanti magistrati che, ogni giorno, lavorano con impegno e dedizione nel contrasto alla criminalità organizzata. Un sentito ringraziamento alla dottoressa Alessandra Cerreti e a tutti i magistrati che, come lei, fanno dello spirito di servizio la guida del loro agire quotidiano, affrontando con coraggio anche sacrifici profondi sul piano personale”. Lo ha dichiarato il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli, esprimendo solidarietà e vicinanza alla magistrata antimafia. Rosario Di Raimondo

 

ALESSANDRA CERRETI, pm antimafia

 

 

 

 

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