COMO, Caritas in campo contro la ludopatia

 

 

Crescita impressionante dell’AZZARDO a COMO

 

 

Il gioco illegale in Italia frutta 25 miliardi di euro

 

​L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha inibito l’accesso a oltre 9 mila portali fuori legge, già 400 in più rispetto allo scorso anno

Si stima che il volume d’affari complessivo del gioco illegale in Italia ammonti a 25 miliardi di euro. Ed è impossibile non partire da questo dato inquietante, se ci si deve addentrare nel caso che sta coinvolgendo diversi calciatori di Serie A, a proposito di scommesse e gioco d’azzardo su piattaforme illegali. Lo sfruttamento di un sistema parallelo a quello di bookmaker più famosi e soprattutto autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, è un modo piuttosto diffuso in ambito criminale per riciclare somme di denaro, ampliando le fattispecie di reato. È proprio così, infatti, che sono iniziate le operazioni di accertamento condotte dalla Procura di Torino. Non è ovviamente il caso dei calciatori indagati (Fagioli, Zaniolo e Tonali finora), che sul piano penale rischiano probabilmente soltanto una sanzione di carattere economico per aver effettuato puntate su portali abusivi. La legge prevede, infatti, una pena massima di tre mesi di carcere, ma nella stragrande maggioranza dei casi ce la si cava con un’ammenda da 51 a 516 euro. Piuttosto, il vero problema restano le piattaforme abusive, soprattutto online. Queste ultime rappresentano il grosso del cosiddetto mercato nero del gioco d’azzardo: dei 25 miliardi sopra citati, 18,5 sono relativi ai siti di scommesse non autorizzati, che nascono ogni giorno come funghi nella rete. Dall’inizio del 2023, l’Adm ha inibito l’accesso a 9.828 portali illegali, 143 soltanto nell’ultimo mese e nel complesso 400 in più rispetto allo scorso anno. Tra le dirette conseguenze di questi comportamenti illeciti, c’è il buco di un miliardo di euro causato all’erario dal mercato nero sul gioco d’azzardo.La prima risposta va indagata nell’animo umano, la seconda invece ha ragioni ben più pratiche. Piazzare puntate su siti illegali, oltre a essere un reato penale, presenta parecchi rischi per l’utente comune, che non è tutelato nelle giocate e nei movimenti di denaro. Per chi, però, non vuole o non può comparire in prima persona o essere tracciato, muovendo in più grosse somme che non sarebbero consentite legalmente, la mancanza di controlli è paradossalmente vista come un vantaggio. Questo è il caso appunto dei calciatori, che evidentemente non piazzano le proprie giocate, almeno quelle sportive, direttamente online, ma usufruendo di intermediari collegati alle piattaforme illecite e, va da sé, spesso e volentieri alla criminalità organizzata. Il sistema, insomma, ricalca quello dell’antico toto nero, ma con meccanismi tecnologici ovviamente più avanzati e sofisticati. Non ci sono più i cosiddetti “galoppini” nel sottobosco delle agenzie o in bar che si prestano come copertura. Ora si usano le webchat, come whatsapp o Telegram, con cui si contatta l’allibratore, che poi si occupa materialmente di scommettere la cifra pattuita sul portale di riferimento. I soggetti particolarmente noti o facoltosi hanno in pratica una linea di credito aperta in ogni momento, con il rischio però di trovarsi poi con parecchi debiti da saldare (e non esattamente con creditori raccomandabili…) nel caso di grosse perdite. Ma il fenomeno del mercato nero è assai diffuso anche tra la gente comune. In una recente ricerca di Noto Sondaggi, il 17% degli intervistati ha dichiarato di conoscere almeno una persona che ha giocato su siti non autorizzati, mentre il 40% ritiene che il fenomeno sia in aumento e il 72% che vada contrastato maggiormente. GAZZETTA.IT


Mafie d’azzardo

Sempre più il giro delle scommesse sia illegale che legale è in mano alla criminalità organizzata. Lo conferma una recente maxi-operazione della polizia a Palermo

«Sogno una società indipendente da tutto ciò che crea assuefazione, a cominciare dal gioco d’azzardo, un business per lo Stato, con un giro d’affari di 136 miliardi di euro, ma anche per le mafie». Ha tuonato don Luigi Ciotti nel primo giorno di primavera, arringando centomila persone radunate al Circo Massimo a Roma, in occasione della 29esima Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Non è un caso se il riferimento sia proprio al gioco d’azzardo. Legale e illegale, a volte il confine è troppo labile e persino assai controverso. Guardando alle scommesse e alle attività clandestine vediamo come queste siano un affare sporco che frutta alle mafie un fiume di danaro.  
Nell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia veniva lanciato l’allarme: “Le mafie tradizionalmente opportuniste e costantemente alla ricerca di nuove modalità di arricchimento considerano il settore del gioco d’azzardo fonte primaria di guadagno verosimilmente superiore al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e all’usura e uno strumento che ben si presta a qualsiasi forma di riciclaggio. Slot e scommesse, i clan si dividono una forte presenza nel mercato legale dell’azzardo. Infatti – aggiunge la Dia – al fine di riciclare denaro provento da altre attività illecite, infiltrano l’economia legale attraverso l’apertura e la gestione diretta di punti scommesse, sia intestandoli a prestanome sia attraverso la compartecipazione delle società concessionarie, titolari dei nulla osta dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli”.  Un fenomeno aumentato esponenzialmente, se mai ce ne fosse bisogno, durante e dopo la pandemia.  Dai dati diffusi nel 2021 dall’Istituto superiore di sanità, apprendiamo che nel nostro Paese almeno una volta l’anno oltre 18 milioni di persone si lasciano tentare dal gioco d’azzardo. Un dato enorme, pari al 36% della popolazione maggiorenne. Un milione e mezzo di questi giocatori ha un “profilo problematico”, fatica a gestire il tempo da dedicare al gioco e a controllare quanto spende, alterando spesso i comportamenti familiari e sociali anche a causa di situazioni di sovraindebitamento e di usura. Dal lockdown in poi i giocatori hanno continuato a sfidare la sorte, aumentando sul Web. La pandemia, insomma, ha accelerato un processo già avviato: il progressivo aumento del gioco online a discapito della rete fisica, e, per quanto riguarda il primo non ci sono le limitazioni imposte dalle normative locali.  Un “azzardo legale” che, nei fatti, smentisce l’equazione “legalizzazione uguale lontananza delle mafie”. È purtroppo esattamente il contrario. I clan di Cosa nostra, Camorra, ’Ndrangheta e mafie pugliesi, sono spessissimo alleati e diventano “soci” nell’affare.  “La mafia – si legge ancora nella Relazione della Dia – continua a investire consistenti capitali attraverso la gestione diretta o indiretta di società concessionarie di giochi e di sale scommesse o mediante l’imposizione di slot machine”. E alla fine “risulta attivarsi per assumere la gestione dei centri scommesse riuscendo a realizzare un controllo diffuso sul territorio di competenza nel mercato legale dei giochi e scommesse online sfruttando società di bookmaker con sede formale all’estero”.  Tesi confermate nella recente operazione della Squadra mobile e dello Sco (Servizio centrale operativo), su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.  L’inchiesta che ha portato all’arresto di otto persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti e detenzione illegali di armi, riguarda le famiglie mafiose del mandamento palermitano di Brancaccio, Roccella-Guarnaschelli e Corso dei Mille e svela i nuovi assetti organizzativi dei clan. Oltre a individuare i referenti del mandamento, che avrebbero assunto la gestione delle principali attività illecite dopo gli arresti dei vecchi boss, sono stati accertati diversi casi di estorsione ad attività commerciali della zona, strette dalla morsa mafiosa che controllava dagli hotel, alle officine meccaniche, al venditore ambulante dello street food. I clan mafiosi palermitani controllavano anche le scommesse clandestine online. Ed è in questo contesto che è maturato l’omicidio del boss dello Sperone, Giancarlo Romano, ucciso per questioni relative al pizzo sulle scommesse online a fine febbraio. Romano era coinvolto nell’inchiesta che ha portato agli arresti: gli inquirenti ne avevano accertato il ruolo all’interno del clan.  Le conversazioni captate dalla Squadra mobile mettono in evidenza sia l’imposizione dei “pannelli” per le scommesse clandestine da parte di Vincenzo Vella, Alessio Salvo Caruso e dello stesso Romano.  È il 9 marzo del 2022 quando Vella (finito in carcere dopo un blitz) rimproverava una persona che avrebbe utilizzato “pannelli” diversi per le scommesse clandestine rispetto a quelli da lui imposti. «E che fa? Si prende il gioco da un’altra parte? Lui il gioco se lo deve prendere da noialtri e basta», intimava Vella, che aggiungeva: «Mi hanno fatto sapere che gioco a te non te ne devo dare… Ti faccio dare il coso da lui, lo vuoi il coso da lui? Ora te lo mando io… (…) Sai cosa c’è? Che le cose sono cambiate e si deve andare nel giusto, i cristiani si devono guadagnare tutti il pane, il primo tu ti devi guadagnare il pane, però tutti questi sotterfugi, queste cose devono finire, il signor Piero ha questi discorsi e non può essere più, perché ha una cosa con noi e non può essere più».  Si capisce perfettamente come il tema, tra illegale e legale, sia attuale. Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, ha recentemente spiegato che «Il gioco pubblico non esaurisce il concetto di gioco legale, anche in considerazione della dimensione delle reti cibernetiche. È un settore tradizionalmente, e non soltanto in Italia, largamente pervaso da interessi criminali. Vi è abbondante letteratura e consistente produzione cinematografica ad illustrarlo. Stiamo parlando di un settore nel quale è sfidata la capacità dello Stato, nel momento in cui decide di essere presente, di dotarsi di regole capaci di assicurarne l’osservanza».  Osservanza e affari, legale e illegale, il gioco normalizzato viene erroneamente accettato da sempre come un non problema. PAOLO BORROMETI condirettore AGI

 


 

L’Italia è quinta in Europa per gioco d’azzardo. Oltre 13 miliardi in fatturato

 

Il Paese conta appena 6 casinò fisici italiani, a conferma del forte peso delle lotterie e del gioco d’azzardo online

Il mercato del gioco d’azzardo è in continua espansione e nel 2024 il settore ha registrato una crescita globale del 4,8%, trainata in particolare dai casinò e dalle scommesse sportive. Ma come si collocano i paesi europei in questo contesto? E, soprattutto, qual è la posizione dell’Italia? Per offrire un quadro fedele del mercato europeo, BonusFinder Italia ha preso in considerazione diversi indicatori chiave, tra cui: i ricavi provenienti da casinò e giochi da casinò online nel 2024; i ricavi generati da lotterie e bingo nello stesso anno; i ricavi delle scommesse sportive; il numero di casinò fisici presenti in ciascun Paese. Lo studio completo è disponibile sul blog di Bonusfinder.it

I Paesi Leader nel Gioco d’Azzardo in Europa

Il Regno Unito si conferma leader del settore posizionandosi prima nella nostra speciale classifica con un punteggio di 9.71 su 10. Con oltre 14,7 miliardi di dollari di ricavi da casinò e giochi da casinò, 6,8 miliardi dalle lotterie e quasi 6 miliardi dalle scommesse sportive, il Regno Unito si conferma leader assoluto del comparto. Inoltre il Regno Unito registra ben 144 casinò fisici, il secondo dato piú alto nello studio dietro alla Francia.

La Germania si posiziona al secondo posto con un punteggio di 9,37 su 10, confermandosi come uno dei mercati più solidi e strutturati d’Europa: nel 2024 ha generato 13,2 miliardi di dollari dai casinò, 5,7 miliardi dalle lotterie e dal bingo e oltre 3,1 miliardi dalle scommesse sportive, per un giro d’affari complessivo che supera i 22 miliardi di dollari. Al terzo posto segue la Francia, con un punteggio di 9,19 su 10 e il primato europeo dei casinò fisici: ben 205 strutture attive, il numero più alto in assoluto. Nel 2024 il mercato francese ha superato i 14,8 miliardi di ricavi complessivi, di cui 8,3 miliardi provenienti dai casinò, 4 miliardi dalle lotterie e 2,5 miliardi dalle scommesse sportive. La Spagna conquista la quarta posizione con un punteggio di 8,60 su 10, grazie a un mercato che nel 2024 ha generato 5,6 miliardi di dollari dai casinò, 2,2 miliardi dalle lotterie e 1,1 miliardi dalle scommesse sportive, per un totale vicino ai 9 miliardi di dollari. Il Paese conta ben 63 casinò fisici.

In Italia giro d’affari di 13 miliardi di dollari

Subito dopo si colloca l’Italia, quinta in classifica con un punteggio di 8,40 su 10 e un giro d’affari complessivo che supera i 13 miliardi di dollari, suddivisi in 8,3 miliardi dai casinò, 3 miliardi dalle lotterie e 1,8 miliardi dalle scommesse sportive. A “penalizzare” l’Italia è il fatto che il Paese conta appena 6 casinò fisici italiani, a conferma del forte peso delle lotterie e del gioco d’azzardo online. SOLE 24 ore 2025

 

SEGUE

TRA LEGALE E ILLEGALE. LE MAFIE NEL GIOCO D’AZZARDO