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Fiammetta Borsellino ospite di un incontro organizzato dall’Universitá Svizzera Italiana per le scuole ticinesi di quarta media e scuole superiori.
Nel corso dell’incontro con gli studenti é stato proiettato il film Falcone e Borsellino, il fuoco della memoria.
Ospite dell’incontro anche il prof. Costantino Visconti, titolare della cattedra di diritto penale all’Università di Palermo.
La memoria di Borsellino: il coraggio di Fiammetta
All’USI si riflette sull’eredità di Paolo Borsellino. La figlia Fiammetta invita i giovani a trasformare la memoria in impegno quotidiano di legalità, contro mafie che mutano volto ma temono istruzione e coscienza critica
Il 4 dicembre l’Università della Svizzera Italiana ospita una serata dal titolo La lotta alla mafia: l’eredità di Paolo Borsellino e il coraggio di sua figlia Fiammetta. Un appuntamento che si annuncia come un momento di riflessione collettiva, capace di riportare al centro parole e memorie che, a distanza di oltre trent’anni, restano di un’attualità bruciante. «Non si può combattere seriamente la mafia se non c’è l’impegno generale dello Stato», ammoniva Paolo Borsellino già nel 1987.
Un monito che oggi risuona come imperativo morale, soprattutto per le nuove generazioni chiamate a raccogliere quell’eredità.
FIAMMETTA BORSELLINO, in attesa di verità e giustizia (AUDIO)
Il 19 luglio 1992, in via D’Amelio, la strage che costò la vita al magistrato e ai cinque agenti della sua scorta segnò una ferita profonda nella storia d’Italia.
Da allora, la figlia Fiammetta ha scelto di trasformare il dolore in impegno civile, chiedendo verità e giustizia su quell’attentato e rivolgendosi ai giovani con la forza di chi crede nella cultura come primo antidoto. «Sono convinta che c’è un gran bisogno di riferimenti positivi», ha ricordato al microfono di Sabrina Pisu in Laser, sottolineando come la memoria non debba ridursi a rito sterile, ma diventare pratica quotidiana di legalità.
La sua voce mette in guardia contro la retorica che rischia di autoassolversi: «La memoria deve essere una memoria attiva».
Non basta proclamarsi antimafiosi, occorre tradurre i valori di lealtà e rispetto delle regole in gesti concreti, anche nelle azioni più semplici. È un richiamo che si intreccia con la consapevolezza di un depistaggio definito «il più colossale della storia d’Italia», che ha ostacolato la ricerca della verità sulla strage. «Mio padre è stato tradito da vivo e da morto», denuncia Fiammetta, ricordando come ancora oggi non siano state individuate le menti raffinatissime che vollero la sua eliminazione.
Il dossier “mafia-appalti”, al quale Borsellino teneva molto, resta una chiave di lettura inquietante: intrecci tra criminalità, politica, economia e istituzioni che mostrano quanto la mafia sappia cambiare volto e inserirsi nei gangli vitali della società. «Le mafie sono brave a cambiare volto e ad adeguarsi ai nuovi contesti socioeconomici», avverte Fiammetta, ricordando che non si può abbassare la guardia. La droga, il riciclaggio, il gioco d’azzardo, i reati finanziari: sono i nuovi fronti di un potere che si espande ben oltre i confini italiani.
Eppure, la fiducia nello Stato non viene meno. «Ho sempre fiducia perché ho fiducia nello Stato, nonostante a volte questo Stato sia caratterizzato da soggetti infedeli», afferma. È un atto di speranza che si accompagna alla convinzione che la scuola sia il primo strumento di resistenza. «Le mafie temono la scuola più della giustizia», ripete, perché l’istruzione rende liberi, capaci di pensare con la propria testa e di dire no alle false promesse delle organizzazioni criminali. Giovanni Falcone lo aveva sintetizzato con chiarezza: «Quando i giovani negheranno il consenso alle mafie, ecco che le mafie verranno definitivamente sconfitte».
La serata del 4 dicembre all’USI si annuncia dunque come un’occasione preziosa non solo per ricordare, ma per rilanciare un impegno. Parlare di mafia nelle scuole, nelle piazze, nei media significa costruire anticorpi collettivi contro un male che si nutre di silenzi e assenze. «Solo la conoscenza di una malattia, di quel cancro che è la mafia, ti può dare la possibilità di portare avanti quegli anticorpi», ribadisce Fiammetta. È un impegno che nasce dalla normalità di una famiglia unita, dalla serenità con cui Paolo Borsellino affrontava i pericoli, persino con ironia. «È bello morire per ciò in cui si crede», disse una volta: parole che racchiudono la passione e la dedizione di un uomo che ha scelto di non voltarsi dall’altra parte.
L’eredità di Paolo Borsellino vive nel coraggio della figlia, che non smette di chiedere verità e di trasmettere ai giovani la forza della memoria attiva. Perché la lotta alla mafia non è un capitolo chiuso, ma una sfida quotidiana che riguarda tutti. E solo attraverso conoscenza, educazione e coraggio civile sarà possibile costruire una società più giusta, capace di onorare davvero il sacrificio di Paolo Borsellino e di quanti hanno creduto nella legalità fino all’estremo. RADIOTELEVISIONE SVIZZERA ITALIANA 4.12.2025
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