«Abbiamo in corso filoni di indagine su tutte le principali ipotesi riguardanti le cause e i concorrenti esterni delle stragi del 1992», premette il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca iniziando la sua audizione davanti alla commissione parlamentare antimafia. Ma, al momento, le certezze riguardano il filone “mafia e appalti” che stava molto a cuore a Paolo Borsellino. Il procuratore di Caltanissetta dice senza mezzi termini: «Riteniamo che la gestione delle indagini su mafia e appalti presso la procura di Pietro Giammanco sia stata la concausa della strage Borsellino e anche di quella Falcone». Mentre sulla “pista nera” il procuratore De Luca dice in modo netto: «Vale zero tagliato, non c’è alcun riscontro».
Il procuratore di Caltanissetta chiama in causa l’ex magistrato Gioacchino Natoli, attualmente indagato a Caltanissetta per favoreggiamento aggravato, per l’insabbiamento dell’inchiesta mafia e appalti. «Davanti al Csm, nell’estate 1992, ha mentito a proposito dei rapporti fra Giammanco e Borsellino. Mentre altri colleghi, come Antonella Consiglio e Nino Napoli, hanno parlato del disagio di Borsellino». Sull’altro indagato dell’inchiesta di Caltanissetta, Giuseppe Pignatone, De Luca precisa: «Non abbiamo prova che ci furono elementi corruttivi sul conto di Pignatone e Giammanco. Ma alcuni collaboratori li hanno chiamati in causa. “Chiacchiericcio” lo ha definito Pignatone nella sua difesa. E’ possibile che abbia ragione – dice De Luca – bisogna però verificare se i dottori Pignatone e Giammanco, all’epoca sostituto e procuratore capo, abbiano avuto comportamenti inopportuni, ovvero comportamenti che possano avere indotto i mafiosi a pensare che la procura di Palermo avesse un vertice malleabile». Per i magistrati di Caltanissetti questi “comportamenti inopportuni” potrebbero aver esposto Borsellino, ritenuto incorruttibile.
«Giammanco ostentava l’amicizia con l’onorevole Mario D’Aquisto, ritenuto vicino a Lima – dice il procuratore di Caltanissetta – era inoltre parente di un imprenditore di Bagheria poi condannato perchè vicino al capomafia Bernardo Provenzano».
A proposito di Pignatone, De Luca parla di «inopportunità di occuparsi delle indagini su Bonura, Piazza e Ferruzzi» perchè «cresciuto in un palazzo abitato dalla famiglia Piazza, in via Uditore». Le indagini della procura di Caltanissetta si sono soffermate su un «grosso acquisto fatto dalla famiglia Pignatone negli anni Ottanta: 26 immobili in via Turr». Un appartamento fu acquistato dalla moglie di Pignatone, «per un prezzo non congruo», accusa la procura di Caltanissetta. Pignatone, sentito dai pm nisseni, ha ammesso che «venti milioni furono pagati in contanti». De Luca dice: «Non diamo giudizi morali, ma si trattò di un’evasione fiscale nei confronti del capomandamento di Passo di Rigano Salvatore Buscemi, socio della Immobiliare Raffaello. Una situazione di inopportunità».
Via D’Amelio, il procuratore De Luca: “Nel 1992 non si è fatto quello che si doveva fare”.
Lo ha detto il Procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca nell’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia
“Nel 1992 non si fatto quello che si doveva fare” nella inchiesta su mafia e appalti. Lo ha detto il Procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca nell’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia. “Dopo la strage di Borsellino cambia l’Italia, perché ci sono state due stragi e perché c’è la forza propulsiva di Mani pulite che scompaginerà un intero sistema politico, cambia lo stesso gruppo imprenditoriale Ferruzzi, cambia il procuratore- continua – Ciò che era fattibile o, secondo la nostra ipotesi, voleva la dirigenza della Procura fino al luglio 1992 cambia decisamente già quando è stato sfiduciato Pietro Giammanco e a ancora di più quando è arrivato il Procuratore Caselli”. “Il Procuratore Caselli (arrivato nel gennaio 1993 ndr) dà un nuovo impulso a certe indagini, non ha alcun interesse politico personale a bloccare le indagini o a rallentare o insabbiare le indagini su mafia e appalti”.
Nell’estate del 1992, l’ex Presidente della Corte d’Appello di Palermo Gioacchino Natoli “ha mentito davanti al Csm” a proposito dei rapporti tra il giudice Paolo Borsellino e l’allora Procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco. E’ l’atto di accusa del Procuratore capo di Caltanissetta Salvatore De Luca durante l’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia, in corso a Palazzo San Macuto. La Procura nissena indaga su Natoli per favoreggiamento alla mafia e calunnia. Gli viene contestato di aver insabbiato un’indagine per aiutare mafiosi e imprenditori vicini a Cosa nostra. ”In particolare, il dottor Natoli dinanzi al CSM, a domanda del Presidente ha dichiarato: ‘Sui rapporti Giammanco- Falcone non posso dire nulla perché io arrivo alla procura di Palermo quattro mesi dopo che Falcone è andato via, quindi non ho alcuna conoscenza diretta del problema’. E indiretta? Gli chiede il presidente- prosegue il Procuratore capo di Caltanissetta De Luca -‘In diretta neppure perché, ripeto Falcone si era trasferito a Roma 15 si sentiva telefonicamente ci si vedeva di tanto in tanto a Palermo, ma ovviamente l’intensità del rapporto è più tale quando ci vedevamo tutti i giorni’. ‘Sui diari non sono in grado di dire tutti questi punti’. E dice che ‘non posso dare nessun contributo né diretto né indiretto’. Bene nel corso dell’audizione giovani colleghi e segnatamente Antonella Consiglio, del relato Domenico Gozzo, marito della Consiglio che ha avuto raccontato da lei quanto ora riferirò e il collega Antonino Napoli, hanno dichiarato che nel corso di una riunione dei movimenti per la giustizia di cui fatto notorio, ma emerge da tutte le carte, il dottor Giacchino Natoli era uno dei leader indiscussi, il dottor Giovanni Falcone ha richiesta dei colleghi preoccupati dal fatto che stesse lasciando Palermo per andare al ministero ha dichiarato apertis Verbis, con molta chiarezza, ‘Non ci sono più le condizioni per lavorare a Palermo, non posso più lavorare a Palermo’. Antonino Napoli ha avuto anche con lui una conversazione privata sul punto dove Giovanni Falcone ha confermato questa sua linea che se andava perché non riusciva più a lavorare”. “Nel corso del suo interrogatorio il dottor Natoli ha confermato di essere presente a tale riunione- prosegue ancora De Luca – Quindi, vi sono degli indizi ben concreti per ritenere che il dottor Natoli dinanzi al CSM abbia mentito. Perché non so se l’avere sentito con le sue orecchie Falcone affermare queste cose sia indiretto o diretto, come conoscenza, ma certo la domanda era un omnicomprensiva, diretta o indiretta, quindi copriva qualunque interpretazione si potesse dare di questa fonte di conoscenza”. GRANDANGOLO 9.12.20250

