Ecco tutte le accuse a Rosy Canale
Cadono miseramente in Calabria, una dietro l’altra, le icone dell’antimafia o presunte tali. Dopo Carolina Girasole, ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, posta agli arresti domiciliari appena il 3 dicembre scorso per presunti rapporti con la cosca Arena, la stessa sorte è toccata oggi a Rosy Canale, 41 anni, fondatrice e coordinatrice dell’associazione antimafia “Movimento delle donne di San Luca“, oltre che autrice ed interprete di testi teatrali incentrati sui temi della lotta alla ‘ndrangheta.
Un simbolo dell’impegno antimafia che aveva portato uno dei suoi lavori artistici, ”Malaluna, storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno’‘, con musiche di Franco Battiato, in giro per l’Italia, riscuotendo, anche per le sue interpretazioni, consensi ed apprezzamenti. Rosy Canale è stata arrestata insieme ad altre cinque persone nell’ambito dell’operazione “Inganno”(stavolta il nome dato all’indagine è assolutamente azzeccato) condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, sotto le direttive della Dda reggina, proprio sugli affari di due delle cosche storiche di San Luca, i Nirta e gli Strangio.
In carcere, tra gli altri, è finito anche l’ex sindaco di San Luca, l’avvocato Sebastiano Giorgi, 48 anni, anch’egli noto per il suo attivismo, falso secondo gli inquirenti, contro la ‘ndrangheta. Rosy Canale non è accusata di reati mafiosi, ma di reati in un certo senso forse ancora più infamanti. Secondo i magistrati della Dda, infatti, avrebbe utilizzato i fondi liquidati alla sua associazione per scopi personali anziché impiegarli per le finalità sociali alle quali erano destinati. Da qui l’accusa nei suoi confronti di peculato e truffa.
Al momento, la somma accertata che sarebbe stata utilizzata indebitamente è di circa centomila euro, ma non si esclude, quando sarà fatto un conteggio definitivo, che la cifra sia ben più consistente. Dall’indagine è emerso, tra l’altro, che parte del denaro sarebbe stato utilizzato dalla Canale per acquistare una Mini car, regalata alla figlia, e una Nuova 500. Nessuna somma dei fondi assegnati è stata impiegata, invece, per la ludoteca di San Luca il cui varo era stato annunciato con grande enfasi dalla stessa Canale, tanto che il progetto è rimasto lettera morta ed i bambini del centro aspromontano permangono nelle condizioni misere in cui hanno sempre vissuto.
Quella di Rosy Canale è una figura emblematica di un certo impegno contro la ‘ndrangheta. Imprenditrice, originaria di Reggio Calabria, era arrivata a San Luca dopo la strage di Duisburg, in Germania, in cui nel 2007 furono uccise sei persone, provocata dallo scontro feroce tra i Nirta-Strangio ed i Pelle-Vottari. Da allora la sua figura, come paladina della lotta alla ‘ndrangheta, era cresciuta sempre più, tanto che le era stato assegnato recentemente, proprio per il suo impegno antimafia, il Premio Borsellino.
Rosy Canale approfittò della cerimonia di consegna del riconoscimento per arrivare al punto di invitare a San Luca Papa Francesco, riscuotendo per questo, ovviamente, un ulteriore ed ingannevole effetto mediatico. Contro Rosy Canale si è scagliato, con parole di fuoco, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, simbolo vero dell’impegno dello Stato contro la ‘ndrangheta.
“Si tratta di gente – ha detto Gratteri – che lucra danaro pubblico per mestiere, eticamente riprovevole, a fronte dello straordinario sacrifico di sangue versato da tanti autentici testimoni di impegno civile che in questa lotta hanno perso la vita. A San Luca si sono illuse tantissime donne, molte colpite da gravissimi lutti e terribili vicende, che non hanno visto neppure un euro”.
Altrettanto efficaci la parole del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, napoletano, artefice di innumerevoli inchieste contro la camorra. “E’ con molta sofferenza – ha detto – che si registrano simili situazioni, che inquinano l’immagine di quanti si muovono onestamente sul fronte dell’associazionismo contro la ‘ndrangheta e di chi dedica parte della propria esistenza alle ragioni della legalità”