Un amico d’infanzia di Borsellino scrive al figlio Manfredi: “Quella volta che tuo padre mi aiutò con una ragazza…”

La lettera di un palermitano, originario della zona di piazza Marina e oggi residente in Veneto, rivolta al figlio del giudice Paolo Borsellino, Manfredi.

 

“Io sono Pinu u ‘seriu (come mi chiamava tuo padre). Caro Manfredi ho saputo che torni a Palermo, nella mia Palermo. Io e tuo padre Paolo eravamo amici da giovani, io abito a piazza Marina, ci conoscevamo già da ragazzi per le passioni comuni il calcio, la politica, l’amore per la Patria, e il voler cambiare Palermo. 

Ti scrivo questa lettera per raccontarti e raccontare ai palermitani la vita di due giovani normali come tanti, che avevano in comune tutto e niente, cioè io ero figlio di una famiglia modesta, io ero figlio del popolo, mio padre era operaio, mentre la famiglia Borsellino erano gente colta, farmacisti.

Ma anche se diversi ci accomunava gli ideali politici, il calcio, le donne. Il nostro rapporto divenne molto forte, ai tempi dell’Università facevamo parte del Fuan entrambi.
Eravamo giovani universitari di destra, io e tu padre e qualche altro lottavamo per le nostre idee identitarie e patriottiche in un mondo universitario tutto votato a sinistra. 
Ma noi non ci facevamo intimidire e accettavamo sempre il confronto. Ricordo che una volta si parlava della Palermo che aveva dominazione araba e ovviamente quelli del collettivo di sinistra ci accusavano di essere razzisti e fascisti, ricordo che tuo padre si alzò e disse: ‘Giusto Palermo ha avuto dominazione araba, ma se oggi Palermo è una città libera di professare qualsiasi religione e se oggi Palermo è una città occidentale è grazie ai Normanni..’, non ti dico per poco non scoppio una rissa….”.

E ancora: “Da dove nasce Pinu ‘u seriu’ ..

Io ero figlio di un operaio e ci tenevo sempre contenermi nei comportamenti. Era l’anno dell’università (unico purtroppo perché dopo la morte di mio padre dovetti lasciare e mettermi a lavorare)  c’era una ragazza che mi piaceva ma lei ci stava e non ci stava, a un certo punto dissi Paolo ‘vacci a parlare tu’ digli ‘ha detto Pinu che vuoi fare gli dici di si o no?’
Sai all’epoca non era come adesso il rapporto con le ragazze, e cosi Paolo andò dalla ragazza, ci parlò e quando tornò, mi guardò e rideva … io dissi Paolo ‘che hmai da ridere’ e lui ‘dai Pinu ‘u seriu non te la prendere…’. Io Pinu’ u’ seriu? E lui rideva e poi mi spiegò che io piacevo alla ragazza ma per lei ero troppo serio troppo riservato mi dovevo scogliere di più..e da allora non ero più Pino ma diventai  ‘Pinu u’ seriu’.

Paolo e io eravamo amici ma poi ci perdemmo di vista io lasciai l’università per la morte di mio padre ed emigrai in Veneto ma quando tornavo a Palermo chiesi di lui, e un giorno mia madre mi disse ‘ma ti ricordi il tuo amico Paolo Borsellino?’.
E io ‘Certo’. E mia maidre “Vedi è diventato famoso’ e mi fece vedere Paolo in tv che era diventato giudice.
Io non mi sorpresi sapeva che era un uomo tutto di un pezzo con la schiena dritta con la moralità cristallina. 
Io più volte pensai di contattarlo, ma mi vergognavo lui era diventato un giudice cosi famoso e io un operaio palermitano emigrato in Veneto.
Finché un volta scesi a Palermo e cercai di contattarlo ma lui per motivi di sicurezza non mi potè incontrare.
Dopo qualche giorni chiamò a casa di mia mamma e ci parlammo: che risat. Pinu ‘u serio e Paolo – i “fascisti” del Fuan cosi ci definivano – ma noi eravamo solo patrioti, amavamo la nostra Italia, la nostra gente, credevamo in un Italia onesta cattolica identitaria, però per i giovani di sinistra del collettivo universitario eravamo fascisti.
Paolo era un vero italiano, un vero patriota, un uomo onesto per bene, con un coraggio fuori dal normale, infatti ha dato la vita per le sue idee, poteva scappare da Palermo…ma lui era un uomo vero, non un codardo.  
Paolo da uomo vero e coraggioso ha combattuto sia da militante del Msi che da giudice la politica schifosa e con intrecci mafiosi che ha distrutto Palermo e la Sicilia.
Detto questo, caro Manfredi, spero che tu possa smantellare con il tuo lavoro quelle piaghe indegne di Palermo come il malaffare, lo spaccio e consumo di droga, la prostituzione, le mafie tutte, ome ha fatto tuo padre Paolo.
Paolo Vive”.  

PALERMO TODAY 20.5.2020