«In una riunione dell’89 a San Cataldo (Caltanissetta) tra alcuni boss dell’Agrigentino, Leonardo Messina, adesso collaboratore di giustizia, apprese che il maxiprocesso alla mafia degli Anni 80 sarebbe stato «aggiustato» in Cassazione grazie all’intervento di Giulio Andreotti su Corrado Carnevale. Lo ha detto ieri lo stesso Messina, interrogato in video-conferenza dal pubblico ministero Gaetano Paci nel processo a carico dell’ex presidente della prima sezione della Cassazione, accusato di concorso in associazione mafiosa. «All’incontro, svolto a casa nùa – ha proseguito Messina, ex uomo d’onore della famiglia di San Cataldo – parteciparono Ciro Vara, Salvatore Ferraro e Ninni Vaccaro. La circostanza mi venne confermata l’indomani, a Bagheria da Piddu Madonia (capomafia di Caltanissetta, n.d.r.) che mi disse che tutto sarebbe andato bene. Lima e Andreotti erano la “garanzia”». Il pentito ha poi aggiunto di avere appreso da Ciro Vara, imputato del maxiprocesso, che anche alcuni avvocati palermitani, tra cui Chiaracane e Montalto, assieme con altri «addetti ai lavori» non meglio specificati «dicevano che il maxiprocesso sarebbe stato “aggiustato” a Roma». Messina, che ha aggiunto di non conoscere i «contatti» tra Cosa Nostra e Andreotti, ha parlato delle elezioni dell’87, «quando Martelli (il PSI scese a Palermo e si prese i voti della mafia». Messina, alle successivo domande del pubblico ministero Gaetano Paci, ha ricostruito anche la sua «vita da mafioso» e ha confermato di aver saputo agli inizi del ’92 della preparazione delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Corrado Carnevale, ieri mattina in aula, ha ascoltato in silenzio la deposizione del pentito.. LA STAMPA