15.11.2024 – “Preferisco non dire nulla…”. CosĂŹ l’avvocato Fabio Trizzino, in foto, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino, con l’avvocato Vincenzo Greco, commenta il rinvio a giudizio dei 4 poliziotti accusati di depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio.
La prima udienza si terrĂ il 17 dicembredavanti al Tribunale di Caltanissetta. I figli di Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi, si sono costituiti parte civile nel corso dell’udienza preliminare.
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Audio delle deposizioni incriminate:
STRAGE DI VIA DâAMELIO: âprocesso depistaggio bisâ, chiesto il rinvio a giudizio per 4 poliziotti. TRIZZINO, legale dei figli di Borsellino: âDepistaggio infinito, noi umiliatiâ
Subito dopo tocca allâavvocato di parte civile, Fabio Trizzino, che rappresenta i figli del giudice Paolo Borsellino. Trizzino è anche il figlio di Lucia Borsellino, figlia maggiore del magistrato ucciso in via DâAmelio. âAvete visto che stavano creando il mostro (Scarantino ndr) e avete taciuto. Poi, quando finalmente lâimpostura si è disvelata, dovevate darci una mano. Dovevate dirci quello che avete visto, quello che i vostri colleghi hanno commesso.
Alcuni hanno mentito in maniera spudorata. Abbiamo assistito a momenti in cui avete umiliato i vostri colleghi, la memoria dei vostri colleghiâ.
Rivolgendosi direttamente ai 4 poliziotti imputati per il depistaggio sulle indagini sulla strage di via DâAmelio, lâavvocato Fabio Trizzino, che rappresenta i figli del giudice insieme con lâavvocato Vincenzo Greco, ha chiesto al gup di Caltanissetta David Salvucci il rinvio a giudizio per i quattro poliziotti accusati del depistaggio.
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SEGUE
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13.11.2024 Depistaggio Borsellino, difesa poliziotti: âErano ultima ruota carroâ – ADNKRONOS
13.11.2024 SERVIZIO TGR RAI REGIONE
Il 3 ottobre 2024 udienza preliminare per altri 4 poliziotti a novembre la discussione
E’ stata rinviata al prossimo 3 ottobre per sciogliere la riserva sull’ammissione delle parti civili, l’udienza preliminare dinanzi al gup del tribunale di Caltanissetta per i quattro poliziotti accusati di depistaggio per aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Si tratta di Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli. L’ulteriore udienza si terrĂ il 7 novembre per l’eventuale discussione. Nell’ultima udienza erano state depositate le richieste di costituzione di parte civile e diversi avvocati avevano chiesto la citazione, come responsabili civili, della presidenza del consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno. Il procuratore Salvatore De Luca e il sostituto Maurizio Bonaccorso hanno giĂ sollecitato il rinvio a giudizio dei 4 poliziotti. 19.9.2024 ADNKRONOSÂ
Depistaggio Borsellino, altri quattro poliziotti rischiano il processo. La procura di Caltanissetta: âHanno mentito in aulaâ
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Si va verso un nuovo processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via DâAmelio. La procura di Caltanissetta, infatti, ha notificato un avviso di conclusione delle indagini per falsa testimonanza a quattro poliziotti. A raccontarlo è lâedizione palermitana di Repubblica. Gli indagati sono Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco. Le indagini sono scaturite dal processo di primo grado sul depistaggio: secondo lâaccusa i quattro poliziotti hanno reso false dichiarazioni deponendo come testimoni.
Zerilli e i 121 non ricordo â âLa cifra del narrato dibattimentale è rappresentata dai 121 ânon ricordoâ pronunciati dal testimone nel corso dellâudienza che ha occupato la sua escussioneâ, scrive il collegio presieduto da Francesco DâArrigo riferendosi a Zerilli. PiĂš di 100 i ânon ricordoâ di Tedesco, 110 quelli di Di Ganci, mentre per Maniscaldi il tribunale di Caltanissetta ha scritto: âNon si è trincerato dietro ai non ricordo, ma si è spinto a riferire circostanze falseâ. Per questo motivo il giudice ha trasmesso i verbali delle dichiarazioni dei poliziotti alla procura guidata da Salvatore De Luca, che ora ha notificato la chiusura delle indagini, atto che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
La relazione dimenticata â Durante lâultima udienza in corte dâAppello sul depistaggio la procura generale di Caltanissetta ha presentato un nuovo documento inedito. Si tratta di una relazione di servizio redatta da Zerilli, in cui sono descritti alcuni sopralluoghi fatti dal poliziotto insieme a Vincenzo Scarantino, il falso pentito sul quale fu imbastito il primo processo sulla strageche uccise Paolo Borsellino e la sua scorta il 19 luglio del 1992. La relazione che è stata trovata addirittura con 29 anni di ritardo e solo per caso: il ritrovamento risale al 5 ottobre scorso, durante il trasloco di uffici della Mobile di Palermo. Proprio durante il trasferimento dei faldoni un agente ha, infatti, notato un fascicolo sul quale era scritto âgruppo Falcone-Borsellinoâ, ovvero il nome della squadra guidata da Arnaldo La Barbera, creata appositamente per indagare sulle stragi.
Scarantino e il parcheggio della 126 â Il documento riporta la data del primo luglio del 1994, Zerilli è in quel momento ispettore della Squadra Mobile di Palermo, aggregato al âgruppo investigativo Falcone-Borsellinoâ e compila una relazione di servizio in cui ripercorre i sopralluoghi fatti con altri colleghi e con Scarantino il 28, 29 e 30 giugno dello stesso anno. âUnitamente ad altro personale di questo Gruppo â si legge â ha effettuato dei sopralluoghi con Scarantino Vincenzo, mirati alla individuazione di alcuni obiettiviâ. Il primo obiettivo è nei pressi della carrozzeria di Giuseppe Orofino, lâuomo che secondo il falso pentito avrebbe custodito la Fiat 126 rubata, fornendo anche una targa pulita per quella che diventerĂ lâautobomba usata in via dâAmelio. âLo Scarantino ha indicato il punto dove ha posteggiato lâauto in via Messina Marine, di fronte al civico 229/231, sul marciapiede lato mare, a circa 200 mt dalla carrozzeria di Giuseppe Orofinoâ.
âLa polizia sapeva che Scarantino mentivaâ â Allâannotazione di Zerilli, però, non è allegato un verbale con le dichiarazioni di Scarantino durante il sopralluogo. Un punto cruciale, che infatti è stato uno dei passaggi dellâarringa dei difensori di parte civile durante il processo di primo grado sul depistaggio: âLâassenza del verbale durante il sopralluogo alla carrozzeria Orofino ci dĂ lâidea che Scarantino non sapeva nulla di dove fosse lâautocarrozzeriaâ, aveva detto Giuseppe Scozzola, avvocato del carrozziere. Adesso spunta fuori lâannotazione di servizio che riporta il momento in cui Scarantino avrebbe parlato dei luoghi in cui era stata custodita la piccola utilitaria usata per uccidere Borsellino. âQuesta è la prova provata che il Gruppo Falcone-Borsellino sapeva che Scarantino stava mentendoâ, dice Scozzola. Gli investigatori avevano riportato varie versioni di come il falso pentito avesse indicato la carrozzeria di Orofino. Nella relazione, però, è scritto soltanto che Scarantinoha indicato il luogo dove aveva posteggiato lâauto, cioè in un punto che Zerilli sottolinea essere a 200 metri dalla officina di Orofino.
Il carrozziere Orofino â Del resto le attenzioni degli investigatori per il carrozziere risalivano ad almeno due anni prima. La mattina del 20 luglio del 1992, dodici ore dopo la strage, Orofino era andato a denunciare il furto di alcune targhe di una Fiat 126, che custodiva allâinterno della sua officina e che avrebbe dovuto riverniciare. I poliziotti si erano insospettiti subito: due ore dopo erano arrivati a perquisire quella carrozzeria. Eppure gli investigatori scopriranno che lâautobomba esplosa in via dâAmelio era effettivamente una 126 soltanto nel pomeriggio del 20 luglio, mentre ci vorranno ancora altri quattro giorni per capire che effettivamente la Fiat esplosa montava delle targhe rubate. Senza considerare che le presunte accuse di Scarantino arrivano solo nel giugno del â94: come mai dunque gli investigatori sâinteressano a Orofino praticamente subito dopo lâesplosione? Allâepoca dei fatti il carrozziere era incensurato: per colpa delle false dichiarazioni di Scarantino sarĂ condannato per la strage di via dâAmelio. VerrĂ assolto nel processo di revisione solo nel 2017, dopo la collaborazione di Gaspare Spatuzza, il pentito che ha svelato lâesistenza del depistaggio.
Gli altri sopralluoghi â Nella relazione di Zerilli vengono annotati anche altri sopralluoghi: âPer quanto concerne Piazza Leoni ha precisato di non essersi fermato, ma soltanto che ivi giunto gli era stato fatto cenno che era tutto a posto e che poteva allontanarsiâ, scrive Zerilli nel 1994. âHa indicato ancora lâofficina del fratello di Romano Giuseppeâ, che fu assolto nel Borsellino bis. Indica ancora un casolare a Borgo Molara dove venivano ânascosti armi e drogaâ e in via Santicelli dove si svolgevano degli âincontri tra il Greco Carlo ed altri personaggi di rilievoâ. Mentre in âvia Paternò allâinterno del cantiere per lavori di ristrutturazione sito nei pressi del fiume Oreto, indica a circa 30 metri, non visibile comunque dalla strada dal momento del sopralluogo, un magazzino dove veniva scaricato lâacido per i cadaveriâ. Sopralluoghi in âobiettivi indicatiâ per Pietro Aglieri, il boss di Santa Maria di GesĂš, e per il suo vice Carlo Greco. Ma anche per Lorenzo Tinnirello, boss della famiglia di Corso dei Mille, condannato poi allâergastolo per la strage di Capaci.
Il processo â Lâannotazione di Zerilli è stata depositata dal procuratore generale di Caltanissetta Fabio DâAnna, i sostituti Gaetano Bono e Antonino Patti, e il pm applicato dalla Procura Maurizio Bonaccorso, durante la prima udienza dâAppello sul depistaggio. Sotto accusa ci sono Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, tre poliziotti che indagarono sulla strage agli ordini di La Barbera, accusati di concorso in calunnia, aggravata dallâavere agevolato Cosa Nostra, per avere cioè indotto Scarantino, Salvatore Candura e Francesco Andriotta a dichiarare il falso sulla strage. In primo grado la caduta dellâaggravante mafiosa ha fatto scattare la prescrizione per i primi due mentre il terzo è stato assolto perchĂŠ il fatto non costituisce reato.
Borsellino, âdepistaggio infinitoâ: accusa piĂš pesante per i poliziotti
Lâaccusa diventa piĂš pesante. Non piĂš falsa testimonianza, ma depistaggio. Le bugie sulla strage di via DâAmelio sarebbero iniziate subito dopo le bombe del â92 per proseguire fino ai giorni nostri. Il 16 novembre scorso la Procura di Caltanissetta ha notificato a quattro poliziotti un nuovo avviso di conclusione delle indagini che sostituisce quello finora noto e datato 3 ottobre.
Il procuratore Salvatore De Luca e il sostituto Maurizio Bonaccorso si apprestano a chiedere il processo per Maurizio Zerilli, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco. Facevano parte del Gruppo âFalcone-Borsellinoâ e sono stati convocati durante il processo che ha visto imputati lâex dirigente Mario Bò, gli ex ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo (per i primi due è scattata la prescrizione, il secondo è stato assolto ed è in corso lâappello). Il tribunale ha deciso di trasmettere gli atti in Procura.
Le loro deposizioni non hanno convinto. Troppi non ricordo che, secondo lâaccusa, non sono giustificabili con il trascorrere del tempo. E tante circostanze ritenute false sulla gestione di Vincenzo Scarantino, un malacarne di borgata che si auto assegnava un ruolo chiave nelle stragi di mafia. Uno stuolo di magistrati, fra pubblici ministeri e giudici, si sono bevuti le sue menzogne. Una distrazione di massa. Cosa diversa, secondo lâaccusa, sarebbe accaduta per il castello di bugie costruito ad arte sotto la guida dellâallora capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera.
âAggravante mafiosaâ
Le minacce e le botte ricevute da Scarantino per convincerlo a raccontare bugie, i confronti con altri collaboratori che lo sbugiardavano ma rimasti nascosti per anni (âTu sei bugiardo⌠quello che vi sta dicendo è una lezione che qualcuno gli ha messo in boccaâ, diceva Salvatore Cancemi), i buchi nei riscontri alle false dichiarazioni (di recente è spuntata unâannotazione inghiottita per 31 anni in un buco nero), i sopralluoghi in giro per la cittĂ con il pentito della Guadagna: è in questo contesto che i poliziotti avrebbero mentito per sviare il processo penale. A cominciare dai tanti ânon ricordoâ riferiti alle volte in cui Scarantino avrebbe detto di essere innocente.
Il reato viene contestato ai poliziotti con lâaggravante di agevolare la mafia. Ci sarebbe un filo che lega la lunga stagione del depistaggio, iniziata quando le bombe dilaniarono i corpi di Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, e proseguita fino ai giorni nostri.
âIncomprensibile appare, a distanza di pochi giorni, il mutamento dell imputazione, dalla falsa testimonianza al depistaggio, e la nuova contestazione dellâaggravante di aver agevolato la mafia, stante lâimmodificato compendio probatorio del procedimentoâ, commenta lâavvocato Giuseppe Seminara, legale dei poliziotti assieme a Maria Giambra e Giuseppe Panepinto.
âData lâimmutata permanenza della precedente imputazione per tutto lo sviluppo procedimentale, non si comprende se si tratti di un errore o di una discutibile strategia processuale â aggiunge Seminara -. Dâaltronde la stessa Procura ha proposto appello nei confronti dellâimputato Michele Ribaudo nel processo principale, nonostante lâevidenza della prova della sua innocenza. Si tratta di approcci processuali che mettono sovente lâufficio del pubblico ministero ai margini di quella cultura della giurisdizione che dovrebbe essere patrimonio comune di tutte le parti processuali e che rendono inderogabile lâauspicata riforma della separazione delle carriereâ. Riccardo Lo Verso LIVE SICILIA
21 marzo 2024Â DEPISTAGGIO: chiesto il processo per altri quattro
Ufienza preliminare per 4 poliziotti. Fissata a Caltanissetta, dinanzi al gup David Salvucci, lâudienza preliminare, per il processo a carico di quattro poliziotti accusati di depistaggio. Si tratta di Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli,accusati di aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo di primo grado sul depistaggio delle indagini sulla strage di via DâAmelio. Il procedimento, ora in appello, vede imputati tre poliziotti ex appartenenti al gruppo âFalcone-Borsellinoâ: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. In primo grado sono stati prescritti i reati per Bo e Mattei mentre per Ribaudo era stata emessa sentenza di assoluzione. La procura di Caltanissetta però ha fatto ricorso in appello contestando lâaggravante mafiosa. Ed è stato proprio nel processo di primo grado che, secondo la procura, i quattro poliziotti avrebbero affermato il falso. SEGUE
21 febbraio 2024 Â Depistaggio su Borsellino, saranno sentiti altri 4 poliziotti La decisione della Corte dâAppello di Caltanissetta.
La Corte dâAppello di Caltanissetta presieduta da Giovanbattista Tona, nel corso dellâudienza di questo pomeriggio del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via DâAmelio, ha accolto la richiesta del procuratore generale Maurizio Bonaccorso di ascoltare i testi Nicola Aiuto, Maurizio Zerilli, Giovanni Franco, Francesco Vaiana, tutti poliziotti, sulla circostanza relativa al rinvenimento dellâannotazione di servizio di Maurizio Zerilli sui sopralluoghi effettuati nel giugno â94. La Corte ha inoltre rigettato la richiesta dellâavvocato della difesa Giuseppe Seminara di audire lâex magistrato Ilda Boccasini che, mentre era applicata alla procura, per prima espresse dubbi sulla attendibilitĂ delfalso pentito Vincenzo Scarantino.SEGUE
20 febbraio 2024 Â
STRAGE VIA DâAMELIO – I processi
- BORSELLINO UNO
- BORSELLINO BIS
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- BORSELLINO QUATER
- BORSELLINO PROCESSO DI REVISIONEÂ
- SPARIZIONE DELL’AGENDA ROSSA
- CANALE ED ALTRI
- TRATTATIVA STATO-MAFIA
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- PROCESSO A MATTEO MESSINA DENARO PER STRAGI DI CAPACI E VIA D’AMELIO
- DEPISTAGGIO INDAGINI VIA DâAMELIO