L’ATTENTATO
I PROCESSI
(ANSA) – PALERMO, 26 MAGGIO 1992
Il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Borsellino, collega nel ”pool” antimafia e amico fraterno di Giovanni Falcone, ha riferito ai giornalisti alcune ”piccole cose” sulle quali ha fondato le sue valutazioni sull’attentato di Capaci. Nell’ escludere la collaborazione dei narcotrafficanti colombiani, Borsellino ha osservato che ”la mafia siciliana e’ perfettamente in grado di organizzare un attentato di questo livello”. Alla domanda sulle ragioni per cui la strage sia stata compiuta a Palermo e non altrove, il magistrato ha risposto: ”La spiegazione e’ elementare. Si tratta di un delitto di mafia e, come tutti i delitti eccellenti, viene compiuto a Palermo non perche’ altrove sia proibito ma perche’ a Palermo la mafia comanda e controlla il territorio”.