Nasce il Laboratorio sulle infiltrazioni criminali nel Pnrr

 

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Riflettori sul Pnrr e sul pericolo di infiltrazioni illegali e l’inaugurazione a Palermo di una sede di Transcrime, il più grande istituto di ricerca sul condizionamento criminale dell’economia. Il lavoro di Transcrime a Palermo rientra nella Convenzione tra il Dem, (il Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali) di cui è oggi direttore Costantino Visconti, ordinario di diritto penale, e l’Università Cattolica di Milano. Ed è in questo ambito che si colloca anche il laboratorio, affidato alle cure dell’economista Pier Francesco Asso, che punta in particolare a «rafforzare le capacità della pubblica amministrazione della Regione siciliana, a livello locale e centrale, nel rilevare in tempi ridotti, e quindi poter prevenire, i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nei fondi pubblici messi a disposizione del Pnrr». Due le linee di azione.
La prima sul fronte della ricerca con un’attività di studio delle modalità di infiltrazione criminale e degli schemi corruttivi, collusivi e fraudolenti emergenti con il Pnrr in Italia e in simili programmi all’estero. In questo caso l’attività è anche finalizzata all’identificazione di una serie di fattori di rischio e di indicatori di anomalia utilizzabili a fini predittivi dal personale della pubblica amministrazione coinvolto nella gestione e erogazione dei fondi.
La seconda linea d’azione riguarda invece la formazione. E in questo caso il gruppo di lavoro svilupperà un percorso di affiancamento del personale della pubblica amministrazione sia a livello locale che regionale coinvolto nell’erogazione e monitoraggio dei fondi del Pnrr. Il laboratorio fa in qualche modo il paio con un altro progetto di ricerca cui partecipa il dipartimento dell’Università di Palermo. Si tratta del progetto “Restore”, acronimo che sta per Recovering the State Towards a Reformed Economy, finanziato nell’ambito dei Prin (Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale). Il progetto Restore intende esaminare la riconfigurazione dei poteri pubblici in campo economico a seguito della crisi causata dall’epidemia da Covid-19 e poggia su cinque pilastri fondamentali: ilruolo delle istituzioni europee nella ridefinizione dell’intervento pubblico nell’economia, con particolare riferimento al Next Generation Eu e alle sue declinazioni nazionali; la predisposizione e la gestione istituzionale del piano di ripresa e resilienza ; l’analisi del ruolo dello Stato nella promozione e realizzazione delle infrastrutture, attraverso la gestione delle risorse provenienti dal Next Generation EU; l’analisi degli strumenti impiegati dai poteri pubblici per garantire la sicurezza dei sistemi economici da acquisizione predatorie, con particolare attenzione alle diverse discipline nazionali e sovranazionali del golden power; la mappatura e identificazione del sistema delle partecipazioni pubbliche italiane quali la Cassa depositi e prestiti.
Quella del laboratorio di prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata è una delle tre iniziative culturali pronte al lancio e che accompagneranno gli studenti per tutto il 2022, anno cruciale perché ricorre il trentesimo anniversario delle Stragi di  Capaci e Via D’Amelio.
L’Università di  Palermo ha siglato un accordo quadro con la manifestazione “Una Marina di Libri” diretta da Gaetano Savatteri: la manifestazione diventerà permanente, fra il chiostro in estate e le aule Falcone e Borsellino in inverno. L’Officina di studi prenderà di mira in modo interdisciplinare il 1992 e sarà condotta dal gruppo di giovani storici che nell’anno delle stragi erano bimbi o ragazzi e che adesso vogliono fortemente non solo ricordare, ma raccontare con chiavi nuove sotto la guida di Salvatore Lupo e Giovanna Fiume. Si tratta di Nino Blando, Tommaso Baris, Manuela Patti. «Da gennaio sino alla fine del 2022 – spiega Visconti – gli studenti saranno accompagnati da tre testimoni – Fiammetta Borsellino, il giornalista e scrittore Piero Melati e l’ex componente del pool antimafia Peppino Di Lello – per scoprire nuovi quadri interpretativi di una storia spesso mistificata e scritta troppo in fretta». 13 dic. 2021 Nino Amadore –  Sole 24 Ore


Gratteri: “Le cosche puntano ai fondi del Pnrr”. “Le mafie stanno ragionando su come appropriarsi di parte di fondi del Pnrr. E’ un problema vero e reale”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso di un incontro tenuto a Reggio Calabria in cui e’ stato presentato l’ultimo libro “Complici e colpevoli” scritto assieme ad Antonio Nicaso. In particolare, il magistrato si e’ soffermato sulla “normalizzazione della criminalita’ organizzata”. “Le mafie non uccidono piu’, – ha sostenuto Gratteri – non rubano le macchine e non sparano alle serrande dei negozi.  Lo fanno solo quando e’ assolutamente necessario perche’ hanno la possibilita’ di corrompere. Oggi un funzionario o un impiegato, facilmente per duemila euro, mette la firma dove non dovrebbe metterla. Ora non si parla piu’ di mafia. Sono mesi che non sento un rappresentante del governo o un parlamentare fare un discorso di 3 minuti e 20 secondi sulla presenza, sull’invasivita’ e sul problema mafie. Il problema mafie non esiste. Nessuno ne ha mai parlato in questi mesi”. “E’ un momento magico. – ha detto ancora il procuratore – E’ un momento in cui non accade nulla. E’ un momento in cui la ‘Ndrangheta non si vede. Le mafie oggi fanno riciclaggio e vendono cocaina, non sparano. L’opinione pubblica pensa che non ci siano e non siano un problema. I giornali non ne parlano, i politici men che meno. I politici si muovono solo quando c’e’ un allarme sociale o quando i giornali piu’ importanti scrivono a caratteri cubitali sulla prima pagina che c’e’ questo problema. E allora perche’ parlarne? Perche’ andare a preoccuparsi di come contrastare la ‘Ndrangheta? La mafia non esiste. La normalizzazione non e’ casuale. Le mafie si sono inabissate”. Secondo Gratteri, infatti, la ‘Ndrangheta “sta ragionando, sta pensando a come potersi sedere al tavolo apparecchiato. Non esiste nel corso di un secolo e mezzo di storie che le mafie sono state a guardare e gli altri che mangiavano. Le mafie sono state presenti dove c’e’ da gestire denaro e potere. Sono state presenti in tutte le grandi calamita’. Sono presenti anche oggi. Stanno ragionando su come appropriarsi di parte di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E’ un problema vero e reale”. “Io non ho bisogno di visibilita’. Le mie conferenze stampa servono a gratificare la polizia giudiziaria e a comunicare all’opinione pubblica. Voglio spiegare ai commercianti e agli imprenditori che siamo in grado di fare le operazioni antimafia. Voglio dire loro ‘denunciate, fidatevi di noi, siamo affidabili’. Questo e’ il senso delle mie conferenze stampa. Non altro”. Cosi’ il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a Reggio in relazione alla legge “bavaglio” che regola la diffusione delle informazioni riguardanti i procedimenti penali e gli atti di indagine definita “un’involuzione democratica”. Il riferimento e’ alla norma, in vigore dal 14 dicembre, che di fatto “impone – ha precisato Gratteri – ai magistrati di non comunicare con i giornalisti in nome della presunzione di innocenza”. “Molti dicono che questa riforma l’hanno fatta per me. Ma figuratevi se, per la riforma, possono pensare a un pubblico ministero di campagna”. Per il procuratore di Catanzaro non e’ vero che l’Italia si e’ adeguata alle direttive europee: “Quello che io non sopporto – ha detto ancora – sono innanzitutto le bugie. La seconda cosa che non sopporto e’ che quando si vogliono fare le cose, si mette sempre in mezzo l’Europa e ci dicono ‘ce lo chiede l’Europa’. Ma come: noi non facciamo parte dell’Europa?”. Le cose sono andate diversamente secondo il magistrato calabrese: “Quando e’ stato fatto quel discorso a Bruxelles riguardava la Turchia, non l’Italia. Infatti era da anni che l’Italia non aveva ratificato quella direttiva europea. Allora sono queste le domande che voi vi dovete porre”. Gratteri e’ stato molto critico non solo nei confronti della politica ma anche dell’Ordine dei giornalisti e del sindacato di categoria. “Quando questa riforma e’ stata fatta e si discuteva, l’Ordine e il sindacato dei giornalisti – ha detto – hanno detto che erano impegnati in altre cose. Non sono andati in commissione a dire che non sono d’accordo perche’ non poter far sapere all’opinione pubblica cio’ che accade e’ un’involuzione democratica. Le professionalita’ ci sono. Io conosco tantissimi giornalisti seri, onesti e perbene. Ritengo, invece, che ci sia in generale una debolezza del giornalismo sul piano del potere contrattuale. Forse c’e’ meno indipendenza rispetto a prima anche se ci sono piu’ modi di comunicare come il web. Spesso si viaggia in ordine sparso. Non si fa fronte comune”. IL DISPACCIO 18.12.2021