COSIMO D’AMATO ARRESTO PER TRITOLO DI CAPACI E VIA D’AMELIO

Arresto D’Amato, il Pm: “Tritolo usato anche per Capaci e via D’Amelio”

Secondo quanto ha affermato il procuratore Giuseppe Quattrocchi per gli attentati sarebbero stati utilizzati fra i 1.280 e i 1.340 kg di esplosivo

 12 novembre 2012 

L’esplosivo recuperato da Cosimo D’Amato e fornito alla mafia è stato utilizzato per tutte le stragi del 1992, 1993 e 1994: quella di Capaci, quella di via D’Amelio, quelle di Roma, Firenze e Milano. Lo ha detto il procuratore Giuseppe Quattrocchi. Per gli attentati sarebbero stati utilizzati fra i 1.280 e i 1.340 kg di esplosivo.  


(di Giampaolo Grassi)  Venti anni dopo gli attentati e un anno dopo l’ultima condanna, un nuovo nome entra nelle indagini su Capaci e via D’Amelio e sulle autobombe mafiose di Roma, Firenze e Milano. Gli uomini della Dia, su ordine della magistratura fiorentina, hanno arrestato a Palermo un ex pescatore, Cosimo D’Amato, 57 anni. Per la procura del capoluogo toscano e’ stato lui a fornire l’esplosivo per le stragi, da quelle di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 1992, a quella fallita all’Olimpico, nel gennaio del 1994. D’Amato recuperava il tritolo in mare: con un peschereccio portava sulle rive di Santa Flavia (Palermo) gli ordigni della Seconda guerra mondiale che, inesplosi, erano rimasti in fondo al mare siciliano. L’ultima condanna per le stragi del 1993-1994 risale al 5 ottobre 2011, quando la corte d’assise di Firenze ha inflitto l’ergastolo a Francesco Tagliavia, accusato di aver messo a disposizione il gruppo di fuoco. Nel 2002 sono invece diventate definitive le sentenze per i capi di Cosa Nostra: da Bernardo Provenzano a Toto’ Riina, passando per i fratelli Graviano, Matteo Messina Denaro e Giovanni Brusca. Il cerchio attorno a Tagliavia prima e a D’Amato adesso e’ stato stretto grazie alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, lo stesso che, con l’altro collaboratore Fabio Tranchina, ha fatto riaprire le indagini su via D’Amelio. Nei vari interrogatori, Spatuzza ha anche sostenuto che Cosa Nostra era alla ricerca di nuovi referenti politici e ha raccontato un incontro che avrebbe avuto nel gennaio del 1994 con Giuseppe Graviano: in quell’occasione, il boss di Brancaccio gli avrebbe fatto i nomi di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi. ”Le indagini non possono mai fermarsi – ha detto stamani il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi commentando l’arresto di D’Amato -. Non ci fermeremo di fronte a niente nella ricerca di eventuali altre responsabilita’ a qualsiasi livello e di qualsiasi natura, anche solo nell’ispirazione o nell’agevolazione” delle stragi. Dall’inchiesta emerge come la costa fra Palermo e Trapani sia stata una sorta di magazzino del tritolo della mafia. Il tenente di vascello Piero Privitera, consulente dei magistrati di Firenze – oltre a Quattrocchi, i pg Sandro Crini e Giuseppe Nicolosi – ha raccontato che solo fra il 2005 e il 2006, a Santa Flavia sono stati recuperati ”una mina P200 italiana, con 200 grammi di tritolo, due bombe di profondita’ MK/ inglesi, contenenti 147 kg di tritolo ciascuna, 2 bombe di profondita’ francesi, contenti 105 kg ciascuna di tritolo”. A volte gli ordigni inesplosi sono stati usati per la pesca di frodo. Ma nei primi anni Novanta servirono anche per le stragi. Secondo i calcoli del gip di Firenze Anna Favi, per gli attentati sarebbero stati utilizzati complessivamente fra i 1.280 e i 1.340 kg di esplosivo. Il solo ”collettore di tritolo” D’Amato, aggiunge il gip, ne avrebbe forniti ”diverse centinaia di chili”. Lo stesso Spatuzza ha raccontato ai magistrati come ”circa un mese prima dell’attentato di Capaci” Cosimo D’Amato gli fece recuperare l’esplosivo. Spatuzza arrivo’ a Santa Flavia con Cosimo Lo Nigro, cugino di D’Amato e condannato per le stragi del 1993. ”Ci siamo avvicinati nella banchina – ha ricostruito Spatuzza – C’erano tre pescherecci ormeggiati. Siamo saliti sopra uno di questi e nei fianchi c’erano legate delle funi, quindi abbiamo tirato la prima fune. C’erano praticamente sommersi dei fusti, all’incirca di mezzo metro per un metro”: quei fusti erano bombe. Ai magistrati e agli investigatori della Dda e della Dia di Firenze sono arrivati gli elogi del Governo: ”E’ un bel risultato”, ha detto il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, mentre il guardasigilli Paola Severino, ha parlato di risultato ”eccezionale”. L’arresto di D’Amato ”e’ un passo avanti verso la ricerca della verita’ sulle stragi che non si ferma e va avanti cercando di accertare tutte le responsabilita”’, ha sottolineato il procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso. (ANSA).


Fornì l’esplosivo per la strage di Capaci: muore Cosimo D’Amato

Il pescatore di Porticello, condannato all’ergastolo per la strage di via dei Georgofili e in abbreviato a 30 anni per l’attentato a Falcone, due anni fa aveva deciso di collaborare con la giustizia

Aveva fornito il tritolo per la strage di Capaci: il pentito di mafia Cosimo D’Amato, 62 anni, è morto oggi. Il pescatore di Porticello, condannato all’ergastolo per la strage di via dei Georgofili e in abbreviato a 30 anni per l’attentato a Falcone, due anni fa aveva deciso di collaborare con la giustizia, raccontando ai pm di Caltanissetta i retroscena sull’esplosivo usato per la strage di Capaci.

Non solo Capaci. Cugino del boss palermitano Cosimo Lo Nigro, D’Amato era ritenuto responsabile di aver fornito, in modo continuativo, ingenti quantitativi di tritolo ricavati dal recupero in mare di residuati bellici, successivamente utilizzati per “confezionare” anche le stragi a Roma in via Fauro il 14 maggio del 1993; Firenze, in via dei Georgofili il 27 maggio; Milano, in via Palestro il 27 luglio; Roma (San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro il 28 luglio 1993) e ancora Roma, allo Stadio Olimpico il 23 gennaio 1994.

Cosimo D’Amato era stato arrestato nel 2012. I pm fiorentini erano arrivati a lui “grazie alle indicazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, che in modo puntuale e preciso ha portato i magistrati a svelare l’identità di uno dei complici dei Graviano”. Spatuzza, scrisse il gip nell’ordinanza d’arresto di D’Amato, raccontò che “circa un mese prima dell’attentato di Capaci”, era l’aprile del 1992, con Cristofaro Cannella incontrò Cosimo Lo Nigro e Giuseppe Barranca in piazza Sant’Erasmo. I due si fermarono ad aspettare Renzino Tinnarello. Visto che quest’ultimo non arrivava, si spostarono in auto a Santa Flavia. Spatuzza aveva portato l’auto proprio perché Cannella gli aveva detto che avrebbero dovuto caricare qualcosa. “Lì – è la versione di Spatuzza – abbiamo trovato un ragazzo, si chiamava Cosimino. Con questo ragazzo, di circa 30-35 anni, ci siamo avvicinati nella banchina, e c’erano tre pescherecci ormeggiati. Siamo saliti sopra uno di questi pescherecci e nei fianchi c’erano legate delle funi, quindi abbiamo tirato la prima fune, ce n’erano praticamente sommersi dei fusti, all’incirca mezzo metro per un metro, abbiamo tirato in barca il primo fusto e l’abbiamo trasferito in macchina”. PALERMO TODY  28 giugno 2017