Paolo Borsellino Istituzioni

 

OSCAR LUIGI SCALFARO commemora Paolo Borsellino al CSM – 22 luglio 1992


Mattarella ricorda Borsellino: strage segna profondamente la nostra storia

 

AGI – «L’attentato di via D’Amelio, ventinove anni or sono, venne concepito e messo in atto con brutale disumanità. Paolo Borsellino pagò con la vita la propria rettitudine e la coerenza di uomo delle istituzioni. Con lui morirono gli agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina”. Sergio Mattarella ricorda la strage in cui fu assassinato il giudice antimafia, dopo soli due mesi dall’attentato contro Giovanni Falcone, e spiega che “la memoria di quella strage, che ha segnato così profondamente la storia repubblicana, suscita tuttora una immutata commozione, e insieme rinnova la consapevolezza della necessità dell’impegno comune per sradicare le mafie, per contrastare l’illegalità, per spezzare connivenze e complicità che favoriscono la presenza criminale”. Il 23 maggio di quest’anno, nell’aula bunker di Palermo per l’anniversario della strage di Capaci, il Presidente della Repubblica e aveva scandito: “O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative”.Paolo Borsellino, e come lui Giovanni Falcone, sapevano bene – prosegue Mattarella – che la lotta alla mafia richiede una forte collaborazione tra Istituzioni e società. Per questo si sono spesi con ogni energia”. Ma i due magistrati inventarono un modo nuovo di indagare la mafia: “Da magistrati – dice ancora il Capo dello Stato – hanno espresso altissime qualità professionali. Hanno intrapreso strade nuove, più efficaci, nelle indagini e nei processi. Hanno testimoniato, da uomini dello Stato, come le mafie possono essere sconfitte, hanno dimostrato che la loro organizzazione, i loro piani possono essere svelati e che i loro capi e i loro sicari possono essere assicurati alla giustizia. Per questo sono stati uccisi”. “Non si sono mai rassegnati e si sono battuti per la dignità della nostra vita civile. Sono stati e saranno sempre – sottolinea – un esempio per i cittadini e per i giovani. Tanti importanti risultati nella lotta alle mafie si sono ottenuti negli anni grazie al lavoro di Borsellino e Falcone” riconsce il Capo dello Stato che assicura: “la Repubblica è vicina ai familiari di Borsellino e ai familiari dei servitori dello Stato, la cui vita è stata crudelmente spezzata per colpire le libertà di tutti. Onorare quei sacrifici, promuovendo la legalità e la civiltà, è un dovere morale che avvertiamo nelle nostre coscienze».


Giorgio Napolitano su Borsellino

 

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del ventesimo anniversario dall’attentato in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, ha inviato un messaggio all’Associazione Nazionale Magistrati per la commemorazione che si è svolta questa mattina a Palermo.

«Desidero far giungere in quest’Aula nella quale si commemora e si onora la figura di Paolo Borsellino, l’espressione – innanzitutto – della mia rispettosa e affettuosa vicinanza alla signora Agnese. Il 23 maggio scorso, ella volle – nell’impossibilità di partecipare di persona alla grande cerimonia nell’Aula Bunker – indirizzarmi una lettera di commovente, generoso apprezzamento per il mio operato di Presidente della Repubblica, e dirmi il suo conforto per aver visto diventare Borsellino e Falcone dei “simboli per i giovani e le persone oneste di buona volontà”. E la lettera si concludeva con un riferimento a “quello Stato in cui mio marito ci ha insegnato a credere malgrado tutto e tutti”, volendo che io sapessi come ella “fino all’ultimo giorno della sua vita attenderà con pazienza di conoscere le ragioni per cui suo marito morì e i motivi per i quali nei primi anni dopo la strage è stata costruita una falsa e distorta verità giudiziaria”.

Quale secondo terribile dolore è stata per lei e per i suoi figli, signora Agnese, quella contraffazione della verità! E quale umiliazione è stata per tutti noi che rappresentiamo lo Stato democratico! Si sta lavorando, si deve lavorare senza sosta e senza remore per la rivelazione e sanzione di errori ed infamie che hanno inquinato la ricostruzione della strage di via D’Amelio. Si deve giungere alla definizione dell’autentica verità su quell’orribile crimine che costò la vita a un grande magistrato protagonista con Giovanni Falcone di svolte decisive per la lotta contro la mafia. Questo è l’imperativo oggi a distanza di vent’anni ; questo è il nostro dovere comune, anche verso Agnese, Lucia, Manfredi, Fiammetta, e verso i famigliari – che ci sono egualmente cari – di Emanuela Loi, di Agostino Catalano, di Eddie Walter Cosina, di Vincenzo Li Muli, di Claudio Traina.

E tanto più si riuscirà a vincere questa dura e irrinunciabile battaglia di giustizia, quanto più si procederà sulla base di analisi obbiettive e di criteri di assoluto rigore. Come ha fermamente dichiarato il Presidente del Consiglio Sen. Monti “non c’è alcuna ragion di Stato che possa giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità”, ritardi e incertezze nella ricerca della verità specie su torbide ipotesi di trattativa tra Stato e mafia. E proprio a tal fine è importante scongiurare sovrapposizioni nelle indagini, difetti di collaborazione tra le autorità ad esse preposte, pubblicità improprie e generatrici di confusione. Su ciò deve vegliare tra gli altri il Presidente della Repubblica, cui spetta presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura : e deve farlo, come in questi anni ha sempre fatto, con linearità, imparzialità, severità.

Signori Magistrati di Palermo, avete spesso sofferto, nel corso degli anni, per la perdita di eminenti ed esemplari colleghi, che possiamo richiamare e onorare tutti unendoli al ricordo di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone. Vissi io stesso il dramma, lo sgomento, il dolore per il brutale assassinio di quei due eroici servitori dello Stato, vissi quelle ore insieme con il più fraterno amico della mia vita, il senatore Gerardo Chiaromonte, di cui è rimasto per me indimenticabile, insieme con il fermissimo impegno di Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il rapporto di straordinaria stima e simpatia personale che aveva stabilito con Paolo come con Giovanni.

E non si è mai spenta in me la traccia del cocente dolore con cui appresi la notizia dell’agguato omicida a Pio La Torre, con cui avevo strettamente condiviso passione ideale e tensione morale. Intensa era stata già prima la mia commozione per l’uccisione di Cesare Terranova, che avevo avuto fine e apprezzato collega in Parlamento.

Vedete, Signori Magistrati di Palermo, appartengo a una generazione che ha conosciuto la tragedia della guerra fascista e del crollo dell’8 settembre 1943, e ha giovanissima abbracciato l’impegno politico – pur da diverse posizioni ideologiche – nello spirito della Resistenza trasfusosi poi nella Costituzione. In quel contesto, la lotta conseguente contro la mafia, senza cedimenti a rassegnazioni o a filosofie di vile convivenza con essa, è divenuta parte integrante della nostra scelta civile sin da quando ci giunsero gli echi dell’eccidio di Portella delle Ginestre. Sono di recente tornato laggiù, per rinnovare un omaggio e un giuramento a cui sempre sono rimasto e sempre limpidamente rimarrò fedele. Pensando con commozione a Paolo Borsellino, a tutti coloro che sono come lui caduti in nome della legge, e sentendomi al fianco di quanti ne continuano l’opera».


PIETRO GRASSO – Presidente del Senato

Commemorazione di Paolo Borsellino a 25 anni dalla strage di via d’Amelio

Cari colleghi, ricorre oggi il 25° anniversario della strage di Via D’Amelio, nella quale furono barbaramente assassinati il giudice Paolo Borsellino e gli uomini di scorta della Polizia di Stato Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
Il nostro primo pensiero, sono certo, si rivolge innanzitutto alle famiglie degli uomini e delle donne uccisi da quell’esplosione. Non erano trascorsi neanche due mesi dalla strage di Capaci quando l’Italia si trovò di fronte a un secondo attacco terroristico-mafioso.
Il 19 luglio è un giorno che racchiude in sé dolore, emozione e pensieri, ricordi, bilanci e promesse che trovano spazio all’ombra dell’ulivo piantato nel luogo in cui quel tremendo boato trascinò con sé la loro vita e sotto il quale oggi si ritroveranno centinaia di ragazze e ragazzi. Il dolore e lo sconforto confondono e ridisegnano la nozione che abbiamo del tempo: ecco come ven-ticinque anni – o cinquantasette giorni – sembrano interminabili e, al tempo stesso, volati via in un attimo.

La quiete di una domenica qualunque d’estate si trasformò, in un istan-te, in una ferita che non potremo mai sanare. Non abbiamo dimenticato nulla di quella domenica palermitana, né della vita e dell’esempio degli uomini e delle donne vittime della furia omicida della mafia.
Di Paolo Borsellino voglio in questa solenne occasione ricordare soprat-tutto il sorriso. Era un uomo solare, simpatico, affabile. Professionalmente aveva un eccezionale talento, una passione viscerale e una ineguagliabile ca-pacità di superare fatica e delusioni. Sapeva sempre dare il giusto consiglio ai colleghi più giovani: me ne ha dati tanti, preziosissimi, quando iniziai a studia-re le carte del maxiprocesso.

Dopo il 23 maggio 1992 l’espressione di Paolo si trasformò in una ma-schera di tensione e di dolore. Fu chiamato dalla sua coscienza a raccogliere il lascito pericoloso del suo amico e collega, e sebbene fisicamente e moral-mente distrutto per la perdita di Giovanni, ne assunse la pesante eredità con la precisa consapevolezza che presto avrebbe seguito il suo destino; aveva deciso di continuare e si era buttato senza un attimo di tregua nelle indagini, imponendosi ritmi massacranti con l’ansia di una vera lotta contro il tempo.
Borsellino ha saputo, con la fermezza e la dedizione di un uomo innamo-rato del suo Paese, dare a tutti noi una grande lezione di coerenza e di senso del dovere. Il suo esempio è sopravvissuto all’esplosivo di Via D’Amelio, al tempo, alle calunnie, ai pezzi di verità mancanti che ancora affannosamente cerchiamo: vive e si rafforza nei gesti di chi, ogni giorno, si impegna per la legalità e la giustizia; nella voce di quanti non rimangono più in silenzio; nel coraggio che serve per rifiutare compromessi, privilegi e indebite scorciatoie.
Nel nome di Borsellino, e in quello di tutti i caduti innocenti per mano mafiosa, abbiamo in questi 25 anni ottenuto molti successi nel contrasto alla criminalità organizzata: abbiamo sconfitto la ‘cosa nostra’ violenta, sanguina-ria e stragista, ma non ancora quella capace di mutar pelle, di sparire dai ra-dar dell’opinione pubblica e di infiltrarsi a tutti i livelli nella società, nella politi-ca e nella Pubblica Amministrazione.

Non sono mancati momenti nei quali la mafia ha tentato dei colpi di co-da che ne dimostrano più la debolezza che la forza: penso, ad esempio, ai re-centi atti di vandalismo inferti alle statue di due grandi uomini dello Stato, Giovanni Falcone e Rosario Livatino.
È proprio dinanzi a questi rigurgiti e alle immagini che ci ricordano l’inferno di Via D’Amelio, i corpi dilaniati, che dobbiamo rinnovare la promessa di impegnarci per perseguire ideali di verità e di giustizia e per continuare l’opera di contrasto ad ogni manifestazione mafiosa, con uno slancio etico che superi ogni indifferenza e rassegnazione e l’alibi del non sapere. C’è ancora molto da fare e, come membri di questa Assemblea rappresentativa, abbiamo il compito di essere all’altezza di una così decisiva sfida per il nostro Paese e per il suo futuro.

In memoria di Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina invito ad un minuto di raccoglimento.


Elisabetta Casellati,  Presidente del Senato “Borsellino un esempio di libertà, giustizia, coraggio, rigore morale per tante generazioni di italiani”

 

“Libertà, giustizia, coraggio, rigore morale: ancora oggi, a 27 anni di distanza dalla strage di via D’Amelio, il ricordo degli ideali che animavano Paolo Borsellino e ai quali egli improntò tutta la sua vita privata e professionale è vivo e pulsante nella memoria collettiva del Paese. Un segno indelebile dell’esempio che Borsellino ancora oggi incarna per tante generazioni di italiani”. Lo dichiara il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, in occasione dell’anniversario dell’attentato di mafia nel quale, assieme al giudice Borsellino, persero la vita gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina.
Il presidente Casellati aggiunge: “Ai familiari di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta esprimo la mia vicinanza: il dovere delle istituzioni deve essere quello di sostenerli fino in fondo nella ricerca della verità assoluta dei fatti. Finché ciò non avverrà e finché le organizzazioni criminali non verranno definitivamente disarticolate e sconfitte, il loro ricordo non potrà mai dirsi davvero onorato”.
“È guardando a figure come Paolo Borsellino – conclude – che i magistrati e le istituzioni giudiziarie italiane possono e debbono attingere le energie per rinnovare ogni giorno il loro impegno in nome della giustizia e della legalità”.


LAURA BOLDRINI Presidente della Camera

 

“Colleghe e colleghi,
come sapete ricorre oggi il venticinquesimo anniversario della strage di via d’Amelio, nel quale morirono Paolo Borsellino e gli agenti della Polizia di Stato addetti alla sua scorta – Agostino Catalano, Walter Eddie Cosìna, Emanuela Loi, Vincenzo Fabio Li Muli e Claudio Traìna.
L’attentato – verificatosi 57 giorni dopo quello di Capaci in cui perirono Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la scorta – suscitò sgomento e commozione in tutti gli italiani e le italiane che di Paolo Borsellino avevano imparato ad apprezzare la professionalità e il rigore del magistrato, ma anche l’insopprimibile fiducia nella capacità di riscatto civile e morale della Sicilia e dell’Italia.
Il ricordo del sacrificio di questo servitore dello Stato è ancora molto vivo in tutti noi. Altrettanto profondo deve continuare ad essere l’impegno delle Istituzioni, della società civile e dei singoli cittadini nel contrasto alla criminalità organizzata.
Il Parlamento, nella legislatura in corso, si è mosso in questa direzione, rafforzando il quadro legislativo in tema di lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione.
Ma ciò non basta. Per il successo della battaglia contro la mafia occorre – come diceva Paolo Borsellino – che nei cittadini, soprattutto quelli più giovani, si radichi la cultura della legalità e dell’integrità e il rifiuto della logica del ricatto e del malaffare.
Sta anzitutto a noi esortare le giovani generazioni a non disperdere nell’indifferenza o nella superficialità il senso di questo insegnamento.
È un impegno che – come ho avuto già modo di ricordare in occasione della commemorazione della strage di Capaci lo scorso 23 maggio – dobbiamo continuare ad attuare in modo fermo ed incondizionato anche nell’attività parlamentare e più in generale politica, attraverso i provvedimenti che adottiamo e i comportamenti individuali che teniamo.
Invito l’Assemblea ad osservare un minuto di silenzio.”


LUCIANO VIOLANTE: «L’ultima volta che vidi Borsellino già sapeva di non avere più tempo»