MONICA FORTE – Presidente Commissione Antimafia Regione Lombardia

Monica Forte

MONICA FORTE: APPROVATO All’UNANIMITÀ IN CONSIGLIO REGIONALE IL PDL 242, NUOVA LEGGE REGIONALE ANTIMAFIA

APPROVATO IN COMMISSIONE IL PROGETTO DELLA NUOVA LEGGE ANTIMAFIA

 
Nell’ultima seduta congiunta della Commissione Antimafia con la II Commissione Affari istituzionali è stato approvato il Progetto di legge di modifica della Legge regionale Antimafia (L.r. 17/2015) ed è pronto per essere discusso e votato nell’aula del Consiglio regionale il prossimo 6 dicembre.
Gli ambiti sui quali il Pdl di modifica interviene, tra i tanti, riguardano i temi del recupero sociale dei beni confiscati, il tema dell’educazione alla legalità, della prevenzione della marginalità sociale e culturale a favore di minori provenienti da contesti familiari pregiudizievoli o disgregati (progetto “Liberi di scegliere”, già oggetto di una Risoluzione di iniziativa della Commissione Antimafia approvata dal Consiglio regionale), della prevenzione e del contrasto dei fenomeni dell’usura, dell’estorsione e del sovraindebitamento, i rapporti con il volontariato e l’associazionismo, la trasparenza dei contratti e degli appalti pubblici; vengono poi rafforzate le competenze dei componenti del Comitato tecnico-scientifico, quale organismo consultivo di supporto al lavoro della Commissione e degli altri organi consiliari ed introduce il riferimento ai reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (c.d. caporalato). Un lavoro durato più di un anno che ha visto coinvolti tutti i commissari, gli uffici di Consiglio e Giunta, oltre a numerosi soggetti auditi tra istituzioni, terzo settore e altri variamente impegnati nella prevenzione e contrasto delle criminalità organizzate.
Una volta votato nella seduta del Consiglio regionale del 6 dicembre, vi racconterò nel dettaglio tutte le importanti integrazioni e gli aggiornamenti alla legge “antimafia” della Lombardia.
 

15.11.2022 COMMISSIONE ANTIMAFIA LOMBARDA : la minoranza vuole le dimissioni della Presidente. FORTE: non mi dimetto
“Il bene confiscato sul territorio non è un problema da affrontare, ma una risorsa da sfruttare”, questo è quanto dichiarato dalla Presidente della Commissione Antimafia Monica Forte intervenendo a Palazzo Pirelli alla conferenza stampa sulle politiche regionali legate ai beni confiscati alla mafia e all’usura.“E’ indispensabile che tutti i soggetti coinvolti, dagli imprenditori, alle associazioni, alle istituzioni, riescano a fare rete, ascoltarsi e trovare la strada giusta per supportare chi finisce nelle trame degli usurai – ha proseguito #monicaforte – Occorre inoltre impegnarsi al fine di prevenire questo fenomeno, prevedendo dei dispositivi efficaci a sostegno degli imprenditori in grave crisi di sovraindebitamento ed evitando così di farli cadere tra le mani delle criminalità organizzata”.
Sono oltre 1.500 gli immobili sequestrati e 87 i progetti degli Enti locali finanziati da Regione Lombardia per un investimento complessivo di 5 milioni e mezzo di euro
La Lombardia è la terza regione italiana, dopo Sicilia e Campania, per il numero di Procedure in Gestione (604) gestite dal Tribunale e dalla Procura e con oltre 1.500 immobili sequestrati alla mafia e destinati a progetti sociali.
 
Lotta all’usura, Monica Forte: “Indispensabile fare rete per supportare chi finisce nella rete”
Altro tema sensibile è quello dell’usura: “E’ indispensabile che tutti i soggetti coinvolti, dagli imprenditori, alle associazioni, alle istituzioni, riescano a fare rete, ascoltarsi e trovare la strada giusta per supportare chi finisce nelle trame degli usurai – ha detto Monica Forte -. Occorre inoltre impegnarsi al fine di prevenire questo fenomeno, prevedendo dei dispositivi efficaci a sostegno degli imprenditori in grave crisi di sovraindebitamento ed evitando così di farli cadere tra le mani delle criminalità organizzata”
Milano, 15 Novembre 2022

19.10.2022 – Minacce di morte sui social dai fan dei trapper, Monica Forte (Antimafia) sporge denuncia

«Droga, violenza, sesso, alcol, soldi, armi, morte, omicidi: questi sono i principali temi che troviamo nelle canzoni e nei video dei rapper e trapper che ultimamente stanno spopolando in un pubblico piuttosto giovanile». Inizia così il video caricato su Tik Tok il 23 luglio scorso dalla presidente della commissione Antimafia di Regione Lombardia Monica Forte, che contesta la presunta «istigazione a delinquere» contenuta nei testi delle canzoni di alcuni rapper e trapper. Un video a cui hanno fatto seguito, denuncia Forte, «alcune minacce gravi, ricondivise centinaia di migliaia di volte su altrettanti profili» che l’hanno portata «a sporgere denuncia presso la Polizia postale». Le segnalazioni riguarderebbero persone riconducibili al mondo dei trapper arrestati in queste settimane a Milano.  Le indagini sono in corso, le forze dell’ordine stanno risalendo ai profili originali e faranno gli opportuni controlli, ma a preoccupare Forte è la «conferma della tendenza a comportarsi sui social come se quello che si scrive o si dice non avesse conseguenze concrete nella vita reale: chi commette un reato, chi minaccia di morte anche se lo fa sui social, deve essere consapevole che ci saranno conseguenze nel mondo reale». Tornando al contenuto del video la presidente Forte sottolinea il potere di «condizionamento» che i messaggi veicolati avrebbero sugli adolescenti: «In tale contesto è facile che si lascino affascinare dal trasgredire e dalla prospettiva di fare soldi facili, senza interrogarsi sulle conseguenze e non comprendendo come dal virtuale al reale la commissione di reati porti a pene e condanne vere, le quali possono rovinare il futuro, come sta avvenendo in queste settimane proprio a carico di trapper che hanno messo in pratica nel mondo reale i reati che raccontano nelle loro canzoni». CORRIERE DELLA SERA


 

5.10.2022 – I consiglieri lombardi del Pd, Gian Antonio Girelli e Angelo Orsenigo, e quelli del Movimento 5 Stelle, hanno rassegnato le dimissioni dalla Commissione speciale antimafia della Lombardia.
Il gesto “è volto a segnalare il disagio nei confronti della gestione personalistica della commissione da parte della sua presidente, Monica Forte del gruppo misto, espressione delle minoranze con le quali ha da tempo tagliato i ponti, fino alla plateale presa di distanze, ieri in Consiglio, sulla mozione di censura all’assessore La Russa” scrive in una nota il Partito Democratico.
Concorde il Movimento 5 Stelle: “Non possiamo restare indifferenti di fronte alla slabbratura istituzionale consumatasi ieri con il voto di astensione e la mancata presa di posizione rispetto alla mozione di censura all’assessore La Russa e al suo saluto romano”. La consigliera Forte “è ovviamente libera di mettere la sua professionalità al servizio alla coalizione di centrodestra che ora governa il Paese, abbia però il coraggio di comunicarlo formalmente”. Per il gruppo consiliare, “sarebbe opportuno un passo indietro dalla presidenza della Commissione in considerazione della nuova collocazione politica della consigliera. Fino ad allora non parteciperemo alle sedute”. 5.10.2022 ANSA –


COMUNICATO STAMPA
Dimissioni di alcuni membri della commissione Antimafia

MONICA FORTE
“Dai dimissionari atteggiamento irresponsabile nei confronti dei nostri doveri Istituzionali. Hanno messo davanti i loro interessi partitici, con il rischio di danneggiare i lavori di un organo consiliare che dovrebbe avere come unico interesse il bene dei cittadini”  

Alcuni consiglieri regionali di minoranza si sono dimessi dalla commissione Antimafia, attaccando la presidente Monica Forte, rea di non avere avuto le loro medesime posizioni politiche: “Non ci siamo trovati allineati su una mozione di censura. Le punizioni sono state le dimissioni e il tentativo di bloccare i lavori di un organo consiliare che dovrebbe avere come unico interesse il bene dei cittadini. Nulla conta per loro il lavoro della commissione antimafia, i molti provvedimenti che in questa legislatura siamo riusciti a produrre e a votare sempre. Anzi, questi elementi infastidiscono. Disturba chi lavora e più ancora di chi lavora disturba chi non si allinea. Per loro, occorre essere completamente sdraiati sulle spartizioni determinate dalle segreterie regionali dei partiti”.

Rispondendo nel merito delle accuse dei dimissionari: “I colleghi del M5S fanno riferimento ad una mia presunta “nuova collocazione politica” ma da più di un anno sono nel gruppo misto e il mio atteggiamento in commissione e in Aula è sempre stato lo stesso, così come sono sempre stata libera nell’esprimere le mie opinioni anche quando ero nel Movimento. Movimento che al contrario in quanto a collocazione politica ha poco da insegnare visto che con il loro presidente Conte si è collocato politicamente ovunque”.

La Commissione Antimafia va “alle opposizioni”, dicono i colleghi del PD, “a maggiore garanzia di indipendenza”. “Questo vale in Consiglio regionale e basta, per loro, perché così hanno deciso i partiti – evidenzia la presidente Forte – Non vale a Milano però dove la presidenza della commissione antimafia è saldamente nelle mani della maggioranza, a guida PD, da tre legislature e lì non mi risulta si lamentino dell’assenza di garanzia di indipendenza. Allora forse dovrebbero fare pace con loro stessi e riconoscere che la garanzia di indipendenza si misura sulla concreta gestione dei lavori e sulla serietà istituzionale di chi presiede. Ovviamente né statuto né regolamento, in consiglio regionale, prevedono ciò che loro affermano. Ma questo non importa, importa ciò che appare giusto al loro Partito. Le Istituzioni diventano accessori e armi di lotta politica”.

Per quanto riguarda poi l’accusa di mancata gestione collegiale della Commissione, risponde la presidente: “Mentono sapendo di mentire. Ogni provvedimento, ogni iniziativa, ogni evento discusso e lavorato in Commissione è stato istruito in maniera collegiale e condivisa, come l’importante progetto di legge attualmente ancora in lavorazione a cui evidentemente non sono interessati, e, difatti, tutti approvati all’unanimità. Ogni intervento fatto in aula dai colleghi oggi dimissionari ha, in questi quasi 5 anni, sottolineato il lavoro costruttivo e condiviso della Commissione. L’ho fatto e lo rifarei perché per me quelli che discendono dal ruolo che ho avuto in questa legislatura sono doveri imprescindibili, più importanti di noi eletti”.

Infine, il consigliere dimissionario di +Europa afferma che l’“atteggiamento proibizionista sulle droghe” renderebbe Forte “inidonea a presiedere una commissione antimafia”. “Non entro nel merito della questione in quanto un rappresentante radicale che radicalizza il principio per cui o si è d’accordo, oppure non sei adeguato a ricoprire un ruolo istituzionale mi fa sentire in imbarazzo per lui, anche alla luce del fatto che non più di cinque mesi fa ha sottoscritto convintamente e votato positivamente un provvedimento sul contrasto al traffico di stupefacenti che, per sua stessa ammissione e con tanto di dichiarazione in aula, era il frutto di un lavoro condiviso. Io farò il mio dovere fino in fondo, fino all’ultimo giorno di lavoro delle commissioni e con lo stesso impegno.

“Nel frattempo non uso violenza al mio diritto di dire in Aula ciò che penso e poi a un certo punto deciderò anche se mi voglio ricandidare e quindi con chi. E non chiederò il permesso ai miei colleghi maschi o capicorrente locali. Sono convinta – conclude la presidente Monica Forte – di non dover rassegnare le mie dimissioni dalla presidenza della commissione antimafia. L’uso strumentale che si è fatto di un pensiero libero garantito dalla Costituzione e l’uso politico delle istituzioni, rivalendosi su di esse quando un’opinione non piace, è quanto di più basso ci si possa attendere da rappresentanti dei cittadini. Io da cinque anni dormo con la coscienza a posto e continuerò a farlo, non sono sicura che tutti loro potranno, dopo le dichiarazioni di ieri, fare altrettanto.
Ringrazio tutti i gruppi politici e i colleghi che mi hanno manifestato pubblicamente solidarietà”.

 

Regione Lombardia, i consiglieri di opposizione si dimettono dalla Commissione Antimafia per far cadere Monica Forte

La frattura dopo la discussione di martedì in aula sulla mozione di censura, poi respinta, all’assessore alla Sicurezza Romano La Russa. La presidente si era astenuta dal voto «per non fomentare polemiche e scontri»

Iconsiglieri di opposizione in Regione Lombardia, come anticipato dal Corriere, si sono dimessi dalla Commissione Antimafia dopo l’intervento che la presidente della Commissione, Monica Forte (Gruppo Misto, ex M5S), ha fatto martedì al Pirellone riguardo la mozione di censura, poi respinta, all’assessore alla Sicurezza Romano La Russa.

Durante la discussione generale in Aula, la consigliera Forte aveva dichiarato di non aver firmato la mozione e di voler esprimere un voto di astensione perché, «pur non avendo condiviso il gesto dell’assessore La Russa», ha ritenuto che «non fosse il momento di fomentare polemiche e scontri».

Obiettivo delle dimissioni, spingere la presidente Forte a dimettersi. Il gesto dei consiglieri Pd , Gian Antonio Girelli e Angelo Orsenigo «è volto a segnalare il disagio nei confronti della gestione personalistica della commissione da parte della sua presidente, Monica Forte del gruppo Misto, espressione delle minoranze con le quali ha da tempo tagliato i ponti, fino alla plateale presa di distanze, ieri in Consiglio, sulla mozione di censura all’assessore La Russa».

Dimissioni rassegnata anche da Michele Usuelli di +Europa: «Noi abbiamo iniziato a contestare la presidente Forte da cinque mesi – dice al Corriere riferendosi anche al collega di Azione Niccolò Carretta -, dopo la posizione chiaramente proibizionista espressa da Monica Forte in un’intervista. Riteniamo infatti che l’atteggiamento proibizionista sulle droghe della presidente Forte la renda inidonea a presiedere una commissione antimafia». L’antiproibizionismo, infatti, spiega Usuelli, «solo sulla cannabis fa 7 mld in un anno». Da allora «abbiamo iniziato a osservare i suoi voti in Aula, e la sensazione forte è che strizzasse l’occhio chiaramente al centrodestra, restando però in opposizione perché la presidenza della commissione antimafia è appannaggio delle opposizioni, altrimenti avrebbe dovuto dimettersi. Il voto di ieri è un’ennesima conferma di questa sensazione».

Si ritira dalla Commissione anche il Movimento 5 Stelle, con il consigliere Ferdinando Alberti: «La consigliera Forte è ovviamente libera di mettere la sua professionalità al servizio alla coalizione di centrodestra che ora governa Paese, abbia però il coraggio di comunicarlo formalmente. Altrimenti, sarebbe logico pensare che l’unica ragione a trattenerla sia l’esigenza di non lasciare la poltrona di Presidente della Commissione Antimafia. Presidenza, è bene ricordare, raggiunta grazie ai voti della minoranza e grazie al voto degli elettori del Movimento Cinque Stelle. Pertanto, sarebbe opportuno un passo indietro dalla Presidenza della Commissione in considerazione della nuova collocazione politica della Consigliera Forte. Fino ad allora non parteciperemo alle sedute della Commissione regionale Antimafia».

Dal centrodestra arriva la difesa della presidente Forte e l’accusa di «un grave gesto di intolleranza» nei suoi confronti: «Giudicata e condannata nel giro di pochissime ore per aver espresso un’opinione differente dal gregge», attacca Roberto Anelli, capogruppo della Lega al Pirellone. Che aggiunge: «Per chi avesse avuto ancora qualche dubbio, oggi si è capito chi sono i veri fascisti, coloro che mal sopportano il libero dibattito democratico e chi ha avuto il coraggio di esprimere un pensiero diverso dal loro. Il resto è fuffa». La definisce una «ritorsione contro una persona libera» Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale: «A chiunque non porti un paraocchi risulta evidente che le dimissioni dei componenti della minoranza dalla commissione speciale Antimafia siano una ritorsione nei confronti del presidente Monica Forte, colpevole di ragionare con la sua testa senza sottostare ai diktat di un partito, al quale peraltro non appartiene». Nell’esprimere solidarietà a Forte, il consigliere di Fratelli d’Italia Franco Lucente parla di «bullismo, prepotenza, incapacità di accettare il pensiero libero». E Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo Misto, di «mobbing politico».  CORRIERE DELLA SERA 05 ott 2022


Il Pd si dimette dalla commissione antimafia in Regione per far cadere la presidente

La presidenza della commissione antimafia è per statuto dell’opposizione, ma Monica Forte (ex 5 Stelle) si è astenuta sulla censura all’assessore La Russa (per il saluto romano) e ha elogiato la Meloni (“spero faccia bene”) Si sono dimessi dalla commissione antimafia in Regione Lombardia i consiglieri del Partito democratico che ne fanno parte, Gian Antonio Girelli e Angelo Orsenigo. Motivo? Gli esponenti ‘dem’ accusano la presidente Monica Forte (ex 5 Stelle, ora gruppo misto) di essersi astenuta sulla mozione di censura a Romano La Russa, assessore alla sicurezza, per il gesto del saluto romano durante il funerale del cognato, staccandosi così dalle opposizioni. Ma la accusano anche di un eccessivo personalismo nella gestione della commissione. “Segnaliamo il disagio nei confronti della gestione di Monica Forte, espressione delle minoranze con le quali da tempo ha tagliato i ponti, fino alla plateale presa di distanza, ieri in consiglio, sulla mozione di censura a La Russa”, si legge in una nota del Pd. La presidenza della commissione antimafia è, per statuto, a un membro dell’opposizione. “La commissione deve essere gestita in modo collegiale, perché la lotta alle mafie veda un unico fronte pur nelle differenze politiche, e una guida affidata alle opposizioni, a maggior garanzia d’indipendenza. Non può essere la vetrina personale e l’inutile contoro di una presidenza che assume su di sé la rappresentanza dei valori e delle iniziative contro la mafia”, conclude la nota. Forte ha ricevuto immediatamente la solidarietà del centrodestra. “Giudicata e condannata nel giro di pochissime ore per aver espresso un’opinione differente dal gregge”, attacca la Lega con il capogruppo Roberto Anelli: “Oggi si è capito chi sono i veri fascisti, coloro che mal sopportano il libero dibattito democratico e chi ha avuto il coraggio di esprimere un pensiero diverso dal loro”, aggiunge il politico leghista. E per Viviana Beccalossi, ex Fdi ora nel misto, “il Pd boicotta il ruolo di Forte a guida della commissione per la sola colpa di avere ragionato con la propria testa. Un atto ai limiti del mobbing politico”.

Forte: “Sostengo Meloni come donna”

In precedenza, Forte aveva affermato di condividere il merito della mozione di censura a La Russa (“il suo gesto è stato certamente inopportuno), ma di non condividere “questo continuo innalzamento del livello di scontro”, e quindi aveva preferito non sottoscrivere la mozione e astenersi durante il voto: “Ci troviamo in assenza di un pericolo concreto di ritorno del fascismo. Fomentare lo scontro idelogico è strumentale ad una contrapposizione polemica iniziata in campagna elettorale, che a tratti è stata vergognosa”. Poi Forte ha elogiato Giorgia Meloni: “Come donna non posso che sostenerla. Se sbaglierà come prossima presidente del consiglio, la prossima volta che vedremo una donna ricoprire quel ruolo sarà tra 200 anni, quindi non posso che augurarmi che Meloni faccia bene, non solo in quanto donna, ma nell’interesse del paese”.

Dimissioni anche dai 5 Stelle

E anche il Movimento 5 Stelle si sfila dalla commissione. “Rispetto alle plurime sbandate della consigliera Forte – si legge in una nota – il gruppo regionale aveva scelto di rapportarsi con indifferenza. Non possiamo però restare indifferenti di fronte alla slabbratura istituzionale consumatasi ieri con il voto di astensione sulla mozione di censura a La Russa. La consigliera è ovviamente libera di mettere la sua professionalità al servizio alla coalizione di centrodestra che ora governa il paese, abbia però il coraggio di comunicarlo formalmente. Altrimenti, sarebbe logico pensare che l’unica ragione a trattenerla sia l’esigenza di non lasciare la poltrona di presidente della commissione antimafia”. MILANO TODAY


Lombardia, Pd e M5S si dimettono da Commissione Antimafia per far cadere Monica Forte

Milano, 5 ottobre 2022 – Bufera nella Commissione Antimafia della Regione Lombardia: si dimettono il Pd e il M5s e chiedono le dimissioni della presidente Monica Forte, ex M5s oggi nel gruppo Misto. La mossa delle opposizioni avviene dopo che, martedì 4 ottobre, Forte si era astenuta sulla mozione di censura contro l’assessore Romano La Russa, finito al centro delle polemiche dopo il video che lo ritraeva fare il saluto romano al funerale di Alberto Stabilini, suo cognato e storico esponente dell’estrema destra milanese. I consiglieri regionali del Pd Gian Antonio Girelli e Angelo Orsenigo scrivono in una nota che le loro dimissioni servono “per segnalare il disagio nei confronti della gestione personalistica della commissione da parte della sua presidente”. La presidenza della commissione Antimafia, spiegano Girelli e Orsenigo, dovrebbe invece essere “espressione delle minoranze”, ma Forte “ha da tempo tagliato i ponti, fino alla plateale presa di distanze, in Consiglio, sulla mozione di censura all’assessore La Russa”. Parla invece di “slabbratura istituzionale” il M5s, che accusa Forte di “voler mettere la sua professionalità al servizio della coalizione di centrodestra che ora governa il Paese”. Per questo, continuano i pentastellati, “sarebbe opportuno un passo indietro dalla presidenza della Commissione in considerazione della nuova collocazione politica della consigliera Forte. Fino ad allora non parteciperemo alle sedute della Commissione regionale Antimafia”. Al termine delle votazioni di martedì, che hanno visto il respingimento della mozione di censura proposta dalle opposizioni, Forte aveva dichiarato di essersiastenuta “non perché non condivida il merito della mozione, ma perché non condivido questo continuo innalzamento del livello dello scontro iniziato durante la campagna elettorale per le elezioni politiche”.
E a sostegno di Forte arriva Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo Misto, che accusa il Pd di “comportamento scandaloso. In pratica – attacca Beccalossi – boicottano il suo ruolo a guida della commissione Antimafia per la sola colpa di avere ragionato con la propria testa in occasione della mozione di censura su Romano La Russa. Un atto ai limiti del mobbing politico”.
Ancora più duro l’intervento di Roberto Anelli, capogruppo della Lega al Pirellone: “Per chi avesse avuto ancora qualche dubbio, oggi si è capito chi sono i veri fascisti, coloro che mal sopportano il libero dibattito democratico e chi ha avuto il coraggio di esprimere un pensiero diverso dal loro. L’attacco del PD a Monica Forte, rea di essersi astenuta sulla mozione di censura a Romano La Russa, è un grave gesto di intolleranza”. IL GIORNO


Lombardia: consiglieri di opposizione rassegnano le dimissioni dalla Commissione Antimafia contro la presidente Monica Forte

La mozione di censura nei confronti di Romano La Russa (respinta ieri dalla maggioranza dell’aula al Pirellone) si porta dietro nuove conseguenze politiche. Dimissioni a pioggia da parte dei consiglieri di opposizione dalla Commissione speciale Antimafia del Consiglio regionale lombardo. I primi ad annunciarlo sono stati gli esponenti del Partito Democratico Gian Antonio Girelli e Angelo Orsenigo. Il gesto spiegano: «vuole segnalare il disagio nei confronti della gestione personalistica della commissione da parte della sua presidente, Monica Forte del gruppo misto, espressione delle minoranze con le quali ha da tempo tagliato i ponti, fino alla plateale presa di distanze, ieri in Consiglio, sulla mozione di censura all’assessore La Russa».
Quello di Monica Forte, ex M5s, è stato ieri l’unico voto di astensione alla mozione (targata Pd ma firmata da tutte le opposizioni in consiglio) che chiedeva la rimozione della nomina in giunta per il neo assessore alla sicurezza Romano La Russa dopo le immagini di un video che lo ritraevano a braccio alzato durante i funerali dello storico esponente di destra (e fratello di sua moglie) Alberto Stabilini. Durante la discussione in aula Monica Forte aveva infatti spiegato che si sarebbe astenuta dalla votazione perché: «Non comprendo questo continuo innalzamento del livello dello scontro, in assenza di un pericolo concreto di ritorno del fascismo e in un momento in cui il Paese ha bisogno di equilibrio», definendo infine la mozione «strumentale». I consiglieri del Pd ritengono che «la commissione Antimafia debba essere gestita in modo collegiale, perché la lotta alle mafie veda un unico fronte pur nelle differenze politiche, e con una guida affidata alle opposizioni, a maggior garanzia di indipendenza. La commissione antimafia non può e non deve essere la vetrina personale e l’inutile contorno di una presidenza che assume su di sé, e solo su di sé, la rappresentanza dei valori e delle iniziative contro la mafia». Allineato alla decisione del Pd anche il Movimento Cinque Stelle «Stavamo ragionando da tempo su questa opportunità – spiega il consigliere del M5s Ferdinando Alberti, unico componente del M5s a far parte della Commissione – Da regolamento lei può rimanere come Presidente ma è prassi che la guida delle Commissioni speciali venga data alle minoranze e lei non ne è più espressione da mesi. Quella di ieri è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso».
Le dimissioni arrivano anche dal consigliere di +Europa, Michele Usuelli, con una motivazione che si discosta da quelle degli altri consiglieri di opposizione ma che arriva poi alla stessa azione di protesta: «Da mesi ritengo la presidente Forte politicamente inidonea a ricoprire la carica di presidente della commissione antimafia a partire dalle sue convinzioni proibizioniste sul governo delle droghe, che abbiamo appreso da una intervista rilasciata a un quotidiano – spiega – Ne siamo rimasti stupefatti, dato che solo il mercato cannabis vale in Italia 7 miliardi di euro l’anno». Non si sono fatte attendere anche le repliche di altri componenti della Commissione. Ad esempio l’ex consigliere del M5s e oggi Gruppo Misto, Luigi Piccirillo, precisa: «Si devono vergognare per queste pagliacciate. Non sono seri perché non chiedono le dimissioni sui contenuti. Monica Forte non ha mai fatto lavorare così tanto la commissione e i suoi funzionari. Questi giochi di poltrone alla mafia fanno solo un favore». Critica anche Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo Misto in Consiglio regionale: «Il comportamento del Pd nei confronti di Monica Forte è scandaloso. In pratica, boicottano il suo ruolo a guida della commissione Antimafia per la sola colpa di avere ragionato con la propria testa in occasione della mozione di censura su Romano La Russa. Un atto ai limiti del mobbing politico». Roberto Anelli, capogruppo della Lega al Pirellone, difende Forte: «Giudicata e condannata nel giro di pochissime ore per aver espresso un’opinione differente dal gregge. Per chi avesse avuto ancora qualche dubbio, oggi si è capito chi sono i veri fascisti, coloro che mal sopportano il libero dibattito democratico».


Lombardia, la presidente dell’Antimafia (eletta col M5s): “Sostengo Meloni”. E i membri di Pd e Movimento si dimettono dalla commissione

Se il saluto romano non è costato a Romano La Russa il posto da assessore della giunta lombarda, il voto che lo ha salvato porta i suoi primi effetti. Al Pirellone non è passata inosservata l’astensione della presidente della commissione speciale Antimafia Monica Forte, eletta con il M5s, da cui è uscita un anno fa per iscriversi al gruppo misto. Un’astensione motivata, tra le altre cose, con un’apertura di credito a Giorgia Meloni risultata indigesta ai consiglieri regionali del suo ex partito e del Pd, che hanno deciso di abbandonare i lavori della commissione finché sarà lei a presiederla: “Lasci la poltrona”, la loro richiesta. In aula, infatti, Forte aveva definito il gesto di La Russa “certamente inopportuno”, ma aveva detto di non condividere “questo continuo innalzamento del livello dello scontro iniziato durante la campagna elettorale per le elezioni politiche, in quanto ci troviamo in assenza di un pericolo concreto di ritorno del fascismo”. Dopodiché si era lanciata in quello che alle minoranze è sembrato un qualcosa di molto vicino a un endorsement a favore della leader di Fratelli d’Italia: “Sono convinta che le persone vadano misurate e valutate sul loro operato, e mi riferisco a Giorgia Meloni, che, come donna, non posso che sostenere. Se come prossima presidente del Consiglio sbaglierà, la prossima volta che vedremo una donna ricoprire quel ruolo sarà tra duecento anni, quindi non posso che augurarmi che faccia bene, non solo in quanto donna, ma nell’interesse del Paese”.
Parole come gocce che han fatto traboccare un vaso che ribolliva da un po’. Lo si capisce dalla nota con cui il M5s ha annunciato il ritiro dalla commissione Antimafia del proprio consigliere Ferdinando Alberti: si fa riferimento a chi ha “utilizzato i nostri valori e le nostre idee come un taxi per entrare nelle istituzioni, salvo poi comportarsi in maniera opposta” e alle “plurime sbandatedella consigliera Forte”, a cui ora viene chiesto di lasciare la presidenza della commissione “in considerazione della sua nuova collocazione politica”. Un chiaro riferimento alle voci che circolano da settimane e danno Forte in procinto di entrare nei ranghi di una lista civica a cui starebbe lavorando la vicepresidente regionale Letizia Moratti. “Non possiamo restare indifferenti di fronte alla slabbratura istituzionale consumatasi ieri con il voto di astensione”, continua il comunicato. “La consigliera Forte è ovviamente libera di mettere la sua professionalità al servizio della coalizione di centrodestra che ora governa il Paese, abbia però il coraggio di comunicarlo formalmente. Altrimenti, sarebbe logico pensare che l’unica ragione a trattenerla sia l’esigenza di non lasciare la poltrona di presidente della commissione Antimafia. Presidenza, è bene ricordare, raggiunta grazie ai voti della minoranza e grazie al voto degli elettori del M5s”. Dalla commissione si sono dimessi anche i due membri del Pd, Gian Antonio Girelli e Angelo Orsenigo, che denunciano “il disagio nei confronti della gestione personalistica della commissione da parte della sua presidente, espressione delle minoranze con le quali ha da tempo tagliato i ponti, fino alla plateale presa di distanza, ieri in consiglio, sulla mozione di censura all’assessore La Russa”.
Consigliera preparata, Monica Forte si era fatta le ossa nello staff della ex consigliera del M5s Silvana Carcano, prima di essere eletta lei stessa nel 2018. Un anno fa, all’indomani del flop dei 5 Stelle alle comunali di Milano, aveva lasciato il Movimento annunciandolo con un post su Facebook in cui criticava la linea dettata da Giuseppe Conte: “Questa non è l’evoluzione del Movimento 5 stelle, questo è il nuovo partito di Conte che, a iniziare dallo Statuto e continuando con la comunicazione e con la gestione delle amministrative, nulla ha a che vedere con il Movimento”. Da lei, finora, nessun commento né sulle dimissioni dalla commissione dei consiglieri di M5Sse Pd, né sulle voci che la danno ormai vicinissima al centrodestra e alla Moratti. Dal suo staff si limitano a dire che “in questi mesi non si è occupata del suo prossimo collocamento politico. È concentrata sul lavoro della commissione Antimafia”. Ma non è un caso che a sua difesa si ergano gli esponenti di tutti i partiti di centrodestra, con il capogruppo di Forza Italia Gianluca Comazzi che definisce le dimissioni come “una ritorsione nei confronti di Forte, colpevole di ragionare con la sua testa senza sottostare ai diktat di un partito, al quale peraltro non appartiene”. Franco Lucente di Fdi parla di “bullismo e prepotenza” di M5S e Pd, mentre il leghista Roberto Anelli accusa i dimissionari di “intolleranza” e di essere “i veri fascisti”. | 5 Ottobre 2022 IL FATTO QUOTIDIANO 


Lombardia, Beccalossi: Monica Forte quasi vittima mobbing politico

– “Il comportamento del Pd nei confronti di Monica Forte è scandaloso. In pratica, boicottano il suo ruolo a guida della commissione Antimafia per la sola colpa di avere ragionato con la propria testa in occasione della mozione di censura su Romano La Russa. Un atto ai limiti del mobbing politico”. Lo ha scritto in una nota Viviana Beccalossi, presidente del gruppo misto nel Consiglio regionale della Lombardia, commentando la notizia delle dimissioni dei consiglieri del Pd facenti parte della commissione Antimafia, presieduta dall’ex pentastellata Monica Forte (misto).
“Nel suo intervento di ieri in Aula – ha evidenziato Viviana Beccalossi – Monica Forte si è limitata a esprimere disagio per una mozione pensata per esacerbare gli animi politici, esprimendo, da donna, soddisfazione per il fatto che proprio una donna per la prima volta nella storia potrebbe guidare il governo italiano. Il giorno dopo, con una tempistica quasi comica, i consiglieri del Pd denunciano una presunta gestione personalistica della commissione Antimafia, quando è chiaro a tutti cosa ha mosso queste dimissioni”.  “Bel gesto di democrazia – ha concluso – proveniente proprio da chi ieri ha tenuto per mezza giornata il consiglio regionale a parlare di pericolo fascista. Da che pulpito, viene da dire”. Milano, 5 ott. (askanews)


Lombardia, Lucente(Fdi): contro Forte bullismo e prepotenza del Pd

“La consigliera Monica Forte ha ricevuto il trattamento che i galantuomini del Pd riservano a chi non si aggrega al loro volere. Quello che è successo con la commissione antimafia è indegno non solo nei confronti della nostra collega, ma anche nei confronti dell’istituzione”. Lo ha scritto in una nota Franco Lucente, consigliere regionale di Fdi in Lombardia, in relazione alle dimissioni dei consiglieri di opposizione della Commissione regionale antimafia finalizzate a far dimettere la presidente Monica Forte. “Bullismo, prepotenza, incapacità di accettare il pensiero libero. La nostra solidarietà alla collega Forte, che certo non si farà intimidire da questi comportamenti ingiusti e ingiustificabili” ha aggiunto l’esponente di Fdi. Milano, 5 ott. (askanews) –


Il caos in Commissione Antimafia, Monica Forte: “Dai dimissionari atteggiamento irresponsabile nei confronti dei nostri doveri istituzionali” 

Dimissioni di alcuni membri della commissione Antimafia, Forte: “Dai dimissionari atteggiamento irresponsabile nei confronti dei nostri doveri Istituzionali. Hanno messo davanti i loro interessi partitici, con il rischio di danneggiare i lavori di un organo consiliare che dovrebbe avere come unico interesse il bene dei cittadini”

Alcuni consiglieri regionali di minoranza si sono dimessi dalla commissione Antimafia, attaccando la presidente Monica Forte, rea di non avere avuto le loro medesime posizioni politiche: “Non ci siamo trovati allineati su una mozione di censura. Le punizioni sono state le dimissioni e il tentativo di bloccare i lavori di un organo consiliare che dovrebbe avere come unico interesse il bene dei cittadini. Nulla conta per loro il lavoro della commissione antimafia, i molti provvedimenti che in questa legislatura siamo riusciti a produrre e a votare sempre. Anzi, questi elementi infastidiscono. Disturba chi lavora e più ancora di chi lavora disturba chi non si allinea. Per loro, occorre essere completamente sdraiati sulle spartizioni determinate dalle segreterie regionali dei partiti”.

Rispondendo nel merito delle accuse dei dimissionari: “I colleghi del M5S fanno riferimento ad una mia presunta “nuova collocazione politica” ma da più di un anno sono nel gruppo misto e il mio atteggiamento in commissione e in Aula è sempre stato lo stesso, così come sono sempre stata libera nell’esprimere le mie opinioni anche quando ero nel Movimento. Movimento che al contrario in quanto a collocazione politica ha poco da insegnare visto che con il loro presidente Conte si è collocato politicamente ovunque”.

La Commissione Antimafia va “alle opposizioni”, dicono i colleghi del PD, “a maggiore garanzia di indipendenza”.  “Questo vale in Consiglio regionale e basta, per loro, perché così hanno deciso i partiti – evidenzia la presidente Forte – Non vale a Milano però dove la presidenza della commissione antimafia è saldamente nelle mani della maggioranza, a guida PD, da tre legislature e lì non mi risulta si lamentino dell’assenza di garanzia di indipendenza. Allora forse dovrebbero fare pace con loro stessi e riconoscere che la garanzia di indipendenza si misura sulla concreta gestione dei lavori e sulla serietà istituzionale di chi presiede. Ovviamente né statuto né regolamento, in consiglio regionale, prevedono ciò che loro affermano. Ma questo non importa, importa ciò che appare giusto al loro Partito. Le Istituzioni diventano accessori e armi di lotta politica”.

Per quanto riguarda poi l’accusa di mancata gestione collegiale della Commissione, risponde la presidente: “Mentono sapendo di mentire. Ogni provvedimento, ogni iniziativa, ogni evento discusso e lavorato in Commissione è stato istruito in maniera collegiale e condivisa, come l’importante progetto di legge attualmente ancora in lavorazione a cui evidentemente non sono interessati, e, difatti, tutti approvati all’unanimità. Ogni intervento fatto in aula dai colleghi oggi dimissionari ha, in questi quasi 5 anni, sottolineato il lavoro costruttivo e condiviso della Commissione. L’ho fatto e lo rifarei perché per me quelli che discendono dal ruolo che ho avuto in questa legislatura sono doveri imprescindibili, più importanti di noi eletti”.

Infine, il consigliere dimissionario di +Europa afferma che l’“atteggiamento proibizionista sulle droghe” renderebbe Forte “inidonea a presiedere una commissione antimafia”“Non entro nel merito della questione in quanto un rappresentante radicale che radicalizza il principio per cui o si è d’accordo, oppure non sei adeguato a ricoprire un ruolo istituzionale mi fa sentire in imbarazzo per lui, anche alla luce del fatto che non più di cinque mesi fa ha sottoscritto convintamente e votato positivamente un provvedimento sul contrasto al traffico di stupefacenti che, per sua stessa ammissione e con tanto di dichiarazione in aula, era il frutto di un lavoro condiviso. Io farò il mio dovere fino in fondo, fino all’ultimo giorno di lavoro delle commissioni e con lo stesso impegno.

“Nel frattempo non uso violenza al mio diritto di dire in Aula ciò che penso e poi a un certo punto deciderò anche se mi voglio ricandidare e quindi con chi. E non chiederò il permesso ai miei colleghi maschi o capicorrente locali. Sono convinta – conclude la presidente Monica Forte – di non dover rassegnare le mie dimissioni dalla presidenza della commissione antimafia. L’uso strumentale che si è fatto di un pensiero libero garantito dalla Costituzione e l’uso politico delle istituzioni, rivalendosi su di esse quando un’opinione non piace, è quanto di più basso ci si possa attendere da rappresentanti dei cittadini. Io da cinque anni dormo con la coscienza a posto e continuerò a farlo, non sono sicura che tutti loro potranno, dopo le dichiarazioni di ieri, fare altrettanto.