La CRIMINALITÀ ORGANIZZATA – Rel. Servizi di Sicurezza

 

STRALCIO

 

Specifico rilievo hanno continuato a rivestire le mire criminali nei settori della logistica e dei trasporti, specie con riguardo ai trasporti su gomma e alla movimentazione marittima delle merci, attorno a cui si concentrano le mire di agguerriti sodalizi interessati a intercettare le occasioni di business, su tutte il traffico di stupefacenti. Da non trascurare i tentativi di penetrazione verso il settore dei giochi pubblici e delle scommesse, come del resto confermato da numerose evidenze investigative attestanti il coinvolgimento di esponenti mafiosi in una variegata gamma di condotte illecite che vanno dalla mera manomissione delle apparecchiature all’interno delle sale da gioco, alla raccolta illegale delle scommesse, anche mediante piattaforme informatiche dedicate, fino alla realizzazione di veicoli societari volti a schermare la riconducibilità delle attività di gioco agli interessi del crimine organizzato.
Nel complesso, le evidenze intelligence confermano la capacità dei sodalizi di adeguare organizzazione interna e modus operandi all’azione di contrasto, anche in considerazione di rilevate sinergie operative tra gruppi criminali finalizzate tanto alla spartizione di lucrosi business illeciti quanto all’attenuazione di eventuali spinte conflittuali suscettibili di attirare l’attenzione investigativa.

Ciò vale, in particolare, per la ‘ndrangheta, la cui persistente capacità infiltrativa, anche nei contesti di proiezione extra-regionale e all’estero, si riconnette a consolidate expertise corruttive e collusive, specie a livello locale, funzionali al reimpiego dei cospicui proventi del narcotraffico in settori di rilevanza strategica. In virtù dei rilevanti margini di profitto che derivano dal traffico di droga, i sodalizi calabresi, interessati a ridurre le tensioni competitive inter-claniche, sfruttano variegati circuiti relazionali, anche all’estero, per assicurare l’approvvigionamento di stupefacenti dalle aree di produzione fino ai mercati di consumo. In tale contesto, il porto di Gioia Tauro continua a rappresentare un importante snodo strategico attorno al quale gravitano gli interessi di storiche e potenti cosche.

Malgrado la persistente azione di contrasto, Cosa nostra non rinuncia a perseguire strategie di penetrazione del tessuto socio-economico, specie a livello locale, con particolare riferimento agli appalti per la realizzazione di opere pubbliche e al settore del gioco e delle scommesse. Le famiglie mafiose palermitane risultano tuttora impegnate in processi di riorganizzazione interna che, talvolta, hanno evidenziato il sorgere di fibrillazioni intra-claniche dovute all’assenza di adeguato spessore criminale della nuova leadership. Le evidenze concernenti gli assetti dei sodalizi catanesi hanno posto in luce un significativo dinamismo interno funzionale, tra l’altro, alla gestione dei tradizionali business illeciti, specie con riguardo al settore agrumicolo e al relativo indotto.

Per quanto attiene alla Camorra, il composito panorama criminale campano appare tuttora contrassegnato tanto dalla definizione di articolate strategie infiltrative ascrivibili all’attivismo dei clan più strutturati quanto dalla sussistenza di spinte competitive finalizzate alla gestione delle remunerative piazze di spaccio. Le evidenze relative alle dinamiche dei sodalizi napoletani hanno attestato, tra l’altro, processi di riorganizzazione

Ingerenza criminale interna, ascrivibili all’azione di contrasto in direzione di importanti esponenti di vertice, così come la definizione di alleanze inter-claniche funzionali alla efficiente gestione di lucrosi business illeciti. D’altro versante, trova conferma la capacità del clan dei Casalesi di esprimere sofisticate ingerenze nel tessuto socio-economico e di condizionare i processi decisionali pubblici locali, seppure a fronte di processi di riorganizzazione riconducibili al ritorno in libertà di esponenti di vertice.

Le evidenze relative alla criminalità organizzata pugliese hanno, infine, posto in luce reiterati tentativi di ingerenza affaristico-criminale nel tessuto socio-economico locale e nei contesti di proiezione extra-regionale, unitamente a variegate sinergie tra quei sodalizi ed esponenti di camorra e di ‘ndrangheta finalizzate all’approvvigionamento di sostanze stupefacenti. Nel contempo, le evidenze confermano strutturate sinergie con i sodalizi albanesi funzionali allo sviluppo di lucrosi traffici illeciti via mare, su tutti il narcotraffico.

CRIMINALITÀ DI MATRICE STRANIERA
Le acquisizioni informative in direzione delle espressioni più strutturate della criminalità organizzata etnica hanno evidenziato significative capacità di infiltrazione del tessuto socio-economico nazionale, in virtù di un’ampia disponibilità di risorse liquide ascrivibili a una variegata gamma di fattispecie illecite. In particolare, a fronte del “tradizionale” attivismo in materia di narcotraffico e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, i sodalizi stranieri si confermano in grado di sviluppare articolati schemi di riciclaggio ed evasione fiscale, unitamente a fattispecie di trasferimento illecito di capitali all’estero, anche attraverso l’utilizzo di strumenti di tecno-finanza.
Quanto ai sodalizi nigeriani, il cui modus operandi criminale richiama quello degli omologhi gruppi presenti in Nigeria, l’azione intelligence ha posto in luce, tra l’altro, il loro attivismo in operazioni di trasferimento illecito di risorse finanziarie da e per la madrepatria, in elusione della normativa antiriciclaggio. Nel senso, un ruolo di primo piano continua a essere svolto dagli esercizi commerciali, denominati “african shop”, presenti sul territorio nazionale e gestiti da soggetti nigeriani, spesso utilizzati quale luogo di incontro per le riunioni degli affiliati, ovvero come centro di raccolta del denaro da inviare in Nigeria. Nel contempo, le evidenze fanno stato dell’attivismo di strutturate filiere criminali di matrice nigeriana attive in fattispecie di falso o contraffazione documentale funzionali al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’azione informativa in direzione della criminalità organizzata cinese, suffragata da numerose evidenze investigative, ha evidenziato il sempre più frequente ricorso ad articolate fattispecie di riciclaggio ed evasione fiscale e contributiva, sfruttamento della manodopera clandestina e di trasferimento fittizio di denaro in Cina, in elusione del dispositivo di contrasto nazionale. In un contesto contrassegnato da una significativa vocazione affaristico-criminale, trova conferma l’interesse delle compagini criminali siniche in direzione dei settori della logistica e dei trasporti, della ristorazione etnica e del gioco e delle scommesse.

Il fenomeno delle aziende cinesi con “breve ciclo operativo“

Significativa attenzione informativa è stata dedicata al fenomeno, emerso a più riprese anche in sede investigativa, della ciclica attivazione e cessazione, in un breve lasso di tempo, di variegate realtà aziendali, riconducibili a cittadini cinesi, disseminate sul territorio nazionale e attive perlopiù nel settore manifatturiero e del commercio al dettaglio, che hanno accumulato ingenti debiti nei confronti dell’Erario. Le aziende cinesi facenti parte del descritto schema vengono tenute in vita per periodi non superiori a due o tre anni, ottemperando così a una rigorosa tempistica, frutto di esperienze illecite consolidate, ritenuta sufficiente ad accumulare ingenti debiti erariali, a titolo di mancato versamento degli oneri fiscali e previdenziali. Il modus operandi più ricorrente, emerso a livello informativo, prevede, contestualmente alla liquidazione delle “vecchie” imprese, in grado peraltro di far registrare significativi utili di esercizio, la costituzione di nuove attività commerciali, in una sorta di meccanismo di continuità aziendale, capaci a loro volta di porre in essere ulteriori attività illecite.