‘Ndrangheta stragista sull’asse Reggio-Palermo: arriva il giorno del verdetto

23.3.2023

Una maratona. Il processo «’ndrangheta Stragista» ha registrato ieri un’altra udienza fiume in Corte d’Assise d’Appello per ricostruire la stagione delle stragi continentali in Calabria, il progetto dei Corleonesi di Totò Riina di allargare agli alleati delle ’ndrine reggine e calabresi gli anni del terrore per ricattare lo Stato che nei primi anni Novanta aveva ribadito la linea del rigore contro le mafie confermando, e addirittura inasprendo, il regime del “41 bis”, e investendo risorse ed energie con i sequestri e le confische dei patrimoni di boss. A Reggio, tra il 1993 e il 1994, quindi nel cuore della stagione della tensione con le bombe fatte esplodere a Roma, Firenze e Milano, le stragi coincisero con gli attentati ai Carabinieri, gli agguati ai servitori dello Stato e culminati con il duplice omicidio dei brigadieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi in autostrada alle porte dello svincolo di Scilla mentre erano in servizio di pattuglia con la divisa addosso e a bordo di una “Gazzella” con i colori d’istituto. Per la Direzione distrettuale antimafia di Reggio, e specificatamente per il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, gli assalti violenti all’Arma furono il “sì” dei boss calabresi alla richiesta di Cosa nostra sul fronte delle stragi. Come mandanti degli attentati ai Carabinieri sono imputati in Corte d’Assise d’Appello, e già condannati in primo grado alla pena dell’ergastolo, il boss palermitano, capo del mandamento del Brancaccio, Giuseppe Graviano, e «l’uomo di riferimento» della cosca Piromalli, Rocco Santo Filippone. GAZZETTA DEL SUD


‘Ndrangheta stragista, Lombardo chiede la condanna di Graviano e Filippone ma la difesa replica: «Solo suggestioni»

«Abbiamo certezze sui soggetti intercettati, sul ruolo e sui luoghi. Abbiamo diverse certezze e prove». Non ha dubbi il procuratore generale Giuseppe Lombardo che, durante l’integrazione alla requisitoria che porta agli sgoccioli il processo ‘Ndrangheta Stragista in corso in Corte d’Appello di Reggio Calabria, ha ribadito la genuinità della conversazione intercettata tra Francesco Adornato e Ferraro nell’ambito dell’inchiesta Hybris. «Nella premessa dell’intercettazione Adornato si presenta dicendo che aveva un ruolo talmente alto da avere due stipendi e l’autista – ha spiegato Lombardo -. Lui che è l’autista di Piromalli a sua volta, aveva un rango talmente alto che quando era il trasportato aveva a sua volta l’autista… “partia cu l’autista” dice». E il procuratore torna sul ruolo di Adornato. Il ruolo di «chi deve sistemare le cose in attesa della scarcerazione del grande capo. Perché le cose vanno bene ma non benissimo in attesa del grande capo. E questo conferma quanto importante sia decapitare le cosche per destabilizzarle». Il procuratore ha supportato la tesi relativa alla genuinità dell’intercettazione ribadendo come esiste «una costante tra i collaboratori di giustizia. Parlano prima di dinamiche familiari e lo stesso fa Adornato quando parla della scarcerazione del boss: «“Vedi che è lucido non esce un quasi ottantenne” rassicura il suo interlocutore». Per il procuratore il messaggio che si evince nella conversazione tra i due è chiaro: «Siamo una potenza criminale e abbiamo bisogno di un capo. Non possiamo andare in ordine sparso…”penso che l’avi u tempu mu sistema i cosi” – ha riportato Lombardo -, solo un capo sa eliminare, anche fisicamente, le zavorre e tutti quelli che sono disallineati da una certa linea di comando». E sono quei terribili anni 90 a tenere la scena ancora una volta. E lo ha ribadito a più riprese Lombardo: «Questo processo ha una caratteristica ben precisa, estende il periodo di valutazione in avanti e in relazione ad eventi passati della lettura di un periodo drammatico della nostra storia, già ampiamente valutato. Voi – ha detto riferendosi alla Corte – avete tanti elementi, contrariamente a quello che sostengono le difese, dai quali siamo costretti a partire. Ci sono dinamiche che vanno oltre la componente siciliana». E mentre le difese hanno ribadito l’inattendibilità di Adornato, Lombardo ha sottolineato come: «Nessuna ricostruzione giornalistica a cui Adornato ha potuto avere accesso si è mai soffermata su un anno in particolare: il 1990. Ed è qui che si inserisce tutta la dinamica criminale di Falange armata e del progetto, poi condiviso tra Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Non si parla dal ’90 in poi ma “du ’90”. Quante cose sa Adornato visto che indica con certezza un anno fondamentale nella nostra ricostruzione. E non ci sono notizie di questo tipo che ha potuto leggere ed essere influenzato come detto. Si parla di altri anni ma mai del ’90. Tranne che nelle parole di Graviano quando dice chiaramente “guarda che questi progetti risalgono a parecchi anni prima di quando viene raccontato”». Lombardo non ha dubbi su quell’intercettazioni: «Siamo in presenza di un racconto, quello di Adornato, che parla del motivo per cui non esce Piromalli, senza mai fare riferimento a Franco Pino. Parla di cose che sa. Quando si dice “li hanno messi nella commissione” è chiara la chiave di lettura, l’unica: nonostante si parli di capi esiste comunque qualcuno al di sopra che “li mette”. Però se questo è vero ed è avvenuto e lo so perché sono un uomo di strettissima fiducia di Pino, esiste un però. È raffinato il pensiero di Adornato: è ingiustificato che lo stanno tenendo dentro visto che lui a quella riunione non è andato. Parlano di sconto e attenuanti perché l’adesione c’è stata». Ed è stato l’avvocato Guido Contestabile, difensore dell’imputato Rocco Santo Filippone, ad evidenziare come Adornato «per uno iato temporale di quasi 40 anni è sparito dai radar degli investigatori. Quella del procuratore è una ricostruzione suggestiva ma non basta». La difesa ha continuato ad insistere, rivolgendosi alla Corte, sull’inattendibilità di Adornato. Ed è stato l’avvocato Salvatore Staiano a chiedere ai giudici di interrogarsi sul ruolo di Adornato: «Domandatevi chi gli ha detto quelle cose, come, quando e perché. È stranissimo che questo all’improvviso inizi a parlare. Non basta raccontare un fatto senza verifica esterna. Non è una prova dire che ha una posizione apicale senza dimostrarlo. Qui si sta costruendo un castello sulla sabbia. Quest’intercettazione non è un indizio. Non è niente. L’enunciato dichiarativo non è attendibile. Su questa persona ho enormi dubbi sulla sua sincerità. In questo mondo di codardi, gli ‘ndranghetisti coraggiosi sono pochi. Tra i veri ‘ndraghetisti esiste un’omertà interna che non può essere violata». La difesa ha continuato a parlare di «suggestione» e «gigantesco equivoco» per chiedere ancora una volta l’assoluzione dei due imputati alla sbarra con l’accusa di essere i mandati dell’omicidio dei carabinieri Fava e Garofalo. Nella sua controreplica Lombardo ha risposto alla difesa lasciando alla corte la decisione finale. L’appuntamento in aula è per sabato 25 marzo quando, dopo la camera di consiglio, i togati di piazza Castello, scriveranno una nuova pagina di questo lungo processo che ha riaperto uno dei periodi più bui della storia del nostro paese: quello delle stragi e del terrore. LACNEWS24


‘Ndrangheta stragista, scontro sulle dichiarazioni di Adornato. Il 25 marzo camera di consiglio

Nuova udienza oggi a Reggio Calabria. Botta e risposta in aula. Lombardo: «Intercettazione che dà certezze». La difesa: «Venga dato il giusto peso»

REGGIO CALABRIA Intercettazioni “di una chiarezza disarmante” e che forniscono “una serie di certezze” sui rapporti tra ‘ndrangheta e Cosa nostra per la programmazione e l’attuazione della strategia stragista. Così il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, nel corso della sua integrazione alla requisitoria, ha definito la conversazione captata dagli investigatori e contenuta nelle carte dell’inchiesta “Hybris” della Dda Reggina contro la cosca Piromalli.
È la registrazione di un incontro, avvenuto in un frantoio il 17 gennaio 2021, tra Francesco Adornato, «navigato esponente della ‘ndrangheta», e Giuseppe Ferraro, indagato nel procedimento, durante il quale i due fanno dichiarazioni che richiamano i contenuti dell’inchiesta “‘Ndrangheta stragista” e che per tale motivo, su richiesta della Procura, sono stati acquisiti dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria presieduta da Bruno Muscolo (a latere Giuliana Campagna). Alla sbarra, per l’uccisione dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, trucidati il 18 gennaio 1994 in un agguato avvenuto sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria nei pressi dello svincolo di Scilla, il boss palermitano Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, ritenuto espressione della cosca Piromalli di Gioia Tauro, entrambi già condannati in primo grado all’ergastolo.

Lombardo: «A Reggio Calabria la testa e il cuore della ‘ndrangheta»

Nell’intercettazione – esaminata in aula anche tramite le dichiarazioni del tenente colonnello Massimiliano Galasso – è il 72enne Adornato a raccontare a Ferraro dell’esistenza di una commissione che era stata costituita per decidere circa la disponibilità della ‘Ndrangheta da dare a Cosa nostra per partecipare alle stragi avvenute in Italia negli anni Novanta. Adornato racconta che «la commissione si era riunita presso il resort “Sayonara” sito a Nicotera e che era presente Pesce ed era assente Pino Piromalli ma che quest’ultimo aveva conferito a Pesce il mandato a rappresentarlo». «Pesce, in proprio ed in nome e per conto di Piromalli, – ha aggiunto Adornato – aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della ‘ndrangheta». Un progetto criminale proposto da Cosa nostra, che era stato abbracciato dai Pesce e dai Piromalli, nonostante il parere contrario di Luigi Mancuso. Per la Procura, durante l’incontro a Nicotera “il triumvirato” composto da Piromalli, Pesce e Mancuso aveva dunque dato disposizione di “aderire alla strategia dei siciliani” e lo si farà “attaccando i carabinieri”.
Adornato, secondo l’accusa, è un “soggetto di ‘ndrangheta di rango elevatissimo”, un “ruolo – ha detto Lombardo – di massima fiducia, è l’accompagnatore di Pino Piromalli. Un soggetto che nelle gerarchie mafiose è espressione di quella vicinanza criminale ed ideologica che si conquista sul campo”. Secondo il procuratore aggiunto Adornato “aveva le competenze per andare ad approfondire determinate tematiche” e le due dichiarazioni sono “frutto del suo vissuto”.
“La testa e il cuore della ‘ndrangheta – ha detto Lombardo rispondendo alle osservazioni della difesa – è a Reggio Calabria e questo distretto è quello che ha lavorato meglio sulla criminalità organizzata. Quando a Reggio Calabria si parla di ‘ndrangheta non si può parlare di periferia, ma di capitale”. Lombardo, al termine del suo lungo intervento conclusivo, ha infine parlato di una verità “tridimensionale” da ricercare “al di là delle apparenze” e parte di un “quadro inquietante”.

Le difese: «Inattendibile»

«Venga dato il giusto peso alle dichiarazioni di Adornato», ha detto l’avvocato Guido Contestabile, legale di Rocco Santo Filippone, che ha definito il racconto di Adornato “un narrato appreso da terzi”, un soggetto – ha aggiunto Contestabile – “talmente importante che non è stata nemmeno arrestato nell’operazione Hybris”.
Dubbi rispetto all’attendibilità di quanto contenuto nella conversazione sono stati espressi anche dall’avvocato Salvatore Staiano: “Perché Adornato parla con questo ragazzo e dice “sei il primo a cui dico questa cosa e non lo vorrei nemmeno dire”, perché inizia a parlare di avvenimenti di quarant’anni fa? Mi viene un dubbio atroce. È stranissimo – rimarca il legale di Filippone – che questo all’improvviso inizi a blaterare di queste cose. Questo soggetto cosa ha saputo da Piromalli e dov’è la prova? Questa intercettazione non è un indizio e non è attendibile”. Anche i difensori di Graviano, gli avvocati Federico Vianelli e Giuseppe Aloisio hanno contestato con forza la ricostruzione della Procura. “La chiave di lettura di questa conversazione non è quella fornita dal pubblico ministero e dal tenente colonnello”, ha detto Aloisio, che ha aggiunto: “Bisogna capire chi è la fonte di Adornato. Si tratta di una conversazione in cui le dichiarazioni di Franco Pino vengono subito menzionate. – ha sottolineato il penalista che ha anche parlato delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza – Ritengo che si tratti una conversazione in cui si fa riferimento a questo processo attraverso le notizie divulgate dalla stampa”.

Il 25 marzo fissata la camera di consiglio

Un’udienza lunghissima quella di oggi, iniziata alle 10 di questa mattina e che si è conclusa intorno alle 21.30. L’accusa, rappresentata da Lombardo, ha confermato la richiesta della pena dell’ergastolo per Graviano e Filippone. Gli avvocati della difesa, invece, hanno chiesto l’assoluzione dei due imputati. Sabato 25 marzo i giudici della Corte d’assise d’appello si ritireranno in camera di consiglio, in serata potrebbe arrivare la sentenza. CORRIERE DELLA CALABRIA