18 NOVEMBRE 2025 AUDIZIONE DR. CASELLI IN COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA
PRESIDENTE CHIARA COLOSIMO A seguito della sua prima audizione qui sono arrivati diversi video in cui si metteva in risalto come lei prima avesse parlato, in più occasioni, anche in un ultimo video del primo agosto del 2022, del «nido di vipere», invece nell’audizione precedente lei ha detto «semmai ci fu un “nido di vipere”, se ne era dispersa la traccia».
Allora, per evitare che qualcuno metta in discussione quello che ha detto, e sicuramente era un modo di dire il suo, le chiedo in modo secco: nella procura di Palermo del ’91-’92, quella in cui avevano lavorato Falcone e Borsellino, c’era o no un «nido di vipere»?
Le pongo un’altra domanda, proprio perché la sua esperienza ci può dare un quadro più ampio. Lei ha fatto più volte riferimento al fatto che mafia-appalti sarebbe poco come motivo della strage. Perché, allora, è scritto nelle sentenze Borsellino ter, quater e quinquies che mafia-appalti è certamente una concausa, se secondo lei non può esserne il motivo? E soprattutto, dottor Caselli, proprio per la sua esperienza, come mai non fu incriminato Scarantino? Noi arriviamo al Borsellino ter, quater e quinquies dopo quello che in sentenza è definito «il più grande depistaggio della storia», cioè Scarantino, e qualcuno lo fece quel processo. Non il presidente Colosimo, non la Commissione antimafia, ma qualcuno fece il Borsellino 1 e 2. Quello fu o no un depistaggio? Effettivamente per anni si portò in giro una persona che gli stessi magistrati ritenevano non credibile.
GIAN CARLO CASELLI L’espressione «nido di vipere» ricorre in questa seconda mia relazione come frase di Borsellino a Camassa e all’altro collega quella volta che scoppia in pianto. Quindi, «nido di vipere» è una frase di Borsellino. È facile da decifrare: i rapporti del procuratore Giammanco prima con Falcone e poi con Borsellino erano tutt’altro che normali; erano punitivi nei confronti di Falcone, costretto ad emigrare a Roma ,al Ministero, perché è un dato di fatto – a Palermo queste cose pesano moltissimo, può sembrare una banalità – che Giammanco faceva fare ore di anticamera a Falcone davanti al suo ufficio, in un corridoio frequentato da tutti, perché tutti vedessero che Falcone non meritava di essere ricevuto subito. Questa è una «tagliata di faccia» in Sicilia, figuriamoci in procura, e Falcone alla fine se ne va perché non può più lavorare lì.
L’antimafia la vuole continuare, però al Ministero, eccome se la continua, facendo il monitoraggio sulle sentenze del cosiddetto «ammazza sentenze» e preparando l’antimafia moderna, Direzione distrettuale antimafia e direzioni distrettuali antimafia.
«Nido di vipere» è espressione che oggi ho riportato come di Borsellino.
i precedenti…
VIDEO
1 agosto 2022
Intervista
“Quando sono arrivato a Palermo (15 gennaio 1993) la Procura era ancora un cumulo di macerie, un nido di vipere. Tensioni furibonde, divisioni profonde tra chi aveva osteggiato Falcone e Borsellino e chi li aveva sostenuti…”
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- 27.7.2018 CASELLI nega ma un verbale lo smentisce
- 19.9.2014 Giancarlo Caselli: “Vi racconto la Procura di Palermo”
GIANCARLO CASELLI
Magistrato italiano (n. Pinerolo 1939). Entrato in magistratura nel 1967, ha esercitato per lungo tempo le funzioni di giudice istruttore presso il Tribunale di Torino, svolgendo complesse istruttorie in materia di terrorismo. Componente del Consiglio superiore della magistratura dal 1986 al 1991, dopo gli attentati mafiosi ai giudici G. Falcone e P. Borsellino venne nominato procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo (1993). Nel 1999 è stato nominato dirigente generale del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Dal 2001 è rappresentante italiano all’organizzazione Eurojust, struttura destinata al coordinamento della cooperazione giudiziaria a livello comunitario. Dal sett. 2002 è stato procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino e dal 2008 al 2013, anno del pensionamento, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Ha pubblicato, tra l’altro: L’eredità scomoda. Da Falcone ad Andreotti (2001), Un magistrato fuori legge (2005) in cui ripercorre le vicende che lo hanno coinvolto negli ultimi anni, Le due guerre (2009) in cui descrive le guerre combattute da magistrato, quella vinta della lotta al terrorismo e quella parzialmente vinta della lotta alla mafia, Assalto alla giustizia (2011, con prefazione di A. Camilleri) in cui condanna la delegittimazione della magistratura avvenuta negli ultimi quindici o vent’anni da parte della politica, ribadendo che la legalità costituzionale è inseparabile dalla democrazia, Nient’altro che la verità. La mia vita per la giustizia, fra misteri, calunnie e impunità (2015) in cui rievoca le tappe fondamentali, i valori, gli amici e i nemici che hanno segnato la sua avventura umana e professionale e Giorni memorabili che hanno cambiato l’Italia (e la mia vita) (2023, con S. Caselli) una rilettura dei fatti che hanno cambiato il nostro Paese. Fonte: TRECCANI
Falcone e Borsellino così lontani, così vicini. Intervista a Gian Carlo Caselli


