RINASCITA SCOTT, OLTRE 200 CONDANNE

 

Processo Rinascita Scott, 11 anni a Giancarlo Pittelli

Undici anni di reclusione: è questa la pena inflitta dal Tribunale di Vibo Valentia all’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, imputato nel processo Rinascita Scott.
Per lui la Dda aveva chiesto la condanna a 17 anni.
La lettura della sentenza è durata 1 ora e 40 minuti, essendo 338 gli imputati. Tra i nomi già pronunciati dai giudici quelli del tenente colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli, condannato a 2 anni e 6 mesi (8 anni la richiesta), dell’ex finanziere Michele Marinaro condannato a 10 anni e sei mesi (17) e dell’ex consigliere regionale Pietro Giamborino condannato a 1 anno e 6 mesi (20).    

Processo Rinascita Scott, assolto l’ex sindaco di Pizzo

I giudici del Tribunale di Vibo Valentia, al termine del processo di primo grado Rinascita Scott, hanno assolto l’ex sindaco di Pizzo ed ex presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo. Per lui, la Dda di Catanzaro aveva chiesto la condanna a 18 anni di reclusione. Condannato a 14 anni, l’avvocato di Vibo Valentia Francesco Stilo per il quale i pm avevano sollecitato 15 anni.
Le condanne più pesanti – 30 anni di reclusione – sono state inflitte a Saverio Razionale, indicato come il boss di San Gregorio d’Ippona e a Domenico Bonavota, ritenuto il boss di Sant’Onofrio.

Assolto Incarnato (Psi), 28 anni al boss latitante arrestato ad aprile a Genova

I giudici hanno assolto l’ex assessore regionale Luigi Incarnato, per il quale l’accusa aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi, segretario regionale del Psi Calabria e componente la direzione nazionale del partito.
Oltre a Razionale e Domenico Bonavota, è stato condannato anche Pasquale Bonavota, arrestato il 27 aprile scorso dopo 4 anni di latitanza perché ricercato per il processo Rinascita Scott ed il cui nome era inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi, che ha avuto 28 anni di reclusione.
Condannati anche Nicola Bonavota (26 anni di reclusione), Domenico Cugliari (22 anni e 6 mesi), Antonio Larosa (24 anni e 6 mesi), Paolino Lo Bianco (30 anni), Antonio Macrì (20 anni e 10 mesi), Salvatore Morelli(28 anni e 4 mesi), Valerio Navarra (23 anni), Agostino Papaianni (20 anni), Rosario Pugliese (28 anni) e Antonio Vacatello (30 anni).

De Magistris sulla condanna di Pittelli: ‘Il tempo è galantuomo’ 

“Il tempo è galantuomo, ma le ingiustizie subite dalla criminalità istituzionale non saranno mai riparate.” Lo afferma, in una nota, Luigi de Magistris, ex magistrato ed ex sindaco di Napoli.
“Questa mattina il Tribunale di Vibo Valentia – aggiunge – ha condannato nel processo Rinascita Scott ad 11 anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa l’avvocato Giancarlo Pittelli, già coordinatore regionale di Forza Italia poi Fratelli d’Italia, già deputato e senatore. Quando da pm a Catanzaro indagai nel 2006/2007 Pittelli per associazione a delinquere, riciclaggio e partecipazione a logge occulte nell’ambito dell’indagine Poseidone su gravissimi crimini nel settore ambientale, il Procuratore della Repubblica Lombardi, di cui Pittelli era avvocato ed amico caro, mi revocò l’indagine. Sei mesi prima il figlio della moglie del Procuratore era stato anche assunto nella società dell’avvocato Pittelli e il Procuratore diede pure fideiussione. Lo stesso figlio recentemente è stato arrestato in flagranza per una concussione di 50 mila euro”.
“Il Consiglio superiore della magistratura, su richiesta del Ministro della Giustizia – dice ancora de Magistris – mi trasferì per incompatibilità ambientale e funzionale. Cacciò me che indagavo su corruzione e mafie obbligandomi a non fare più il Pm in nessuna sede perché non avevo avvisato il Procuratore che stavo indagando sul suo amico ed avvocato. Non gli dissi nulla anche perché un anno prima lo avevo avvisato della perquisizione, sempre nella stessa indagine, al presidente della regione Giuseppe Chiaravalloti, già procuratore generale a Catanzaro e Reggio Calabria, e dopo averlo informato ci fu una grave fuga di notizia che scoprimmo grazie alle intercettazioni”.

I legali di Pittelli: ‘Condanna indispensabile a salvare Rinascita’ 

 “L’avvocato Giancarlo Pittelli viene condannato per quello stesso reato rispetto al quale solo pochi mesi fa la Corte di Cassazione prima, ed il Tribunale per il Riesame subito dopo, avevano escluso la sussistenza anche solo di indizi gravi di colpevolezza. Tanto basta a far comprendere, a tutti coloro che abbiano la onestà intellettuale di volerlo fare, quanto questa condanna fosse ad ogni costo indispensabile per salvare la credibilità della intera operazione investigativa Rinascita Scott”. E’ quanto sostengono, in una nota, i legali di Pittelli, gli avvocati Giandomenico Caiazza, Salvatore Staiano e Guido Contestabile. “Sono dinamiche – proseguono – che abbiamo drammaticamente imparato a conoscere in altri clamorosi casi giudiziari, a cominciare da quello di Enzo Tortora; e da quei casi giudiziari abbiamo anche imparato che, alla fine, l’innocenza dell’imputato verrà riconosciuta, seppure con imperdonabile ritardo, e dopo aver causato danni incommensurabili. Questo sarà, da subito, il nostro ancora più determinato impegno, questa la nostra certezza”.


«RINASCITA SCOTT, OLTRE 200 CONDANNE: 11 ANNI ALL’EX PARLAMENTARE DI FORZA ITALIA GIANCARLO PITTELLI PER CONCORSO ESTERNO

di Lucio Musolino FQ 20.11.2023
 
Undici anni di carcere e interdizione perpetua all’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta.
Ma anche oltre 200 condanne su 338 imputati. In tempi record per essere un maxi-processo (4 anni dagli arresti e 3 di udienze quasi tutti i giorni), “Rinascita-Scott” registra già la sentenza con il rito ordinario.
Dopo più di un mese di camera di consiglio, infatti, i giudici di primo grado Brigida Cavasino, Claudia Caputo e Germana Radice hanno letto stamattina il dispositivo della sentenza.
Il Tribunale di Vibo Valentia, di fatto, ha sposato l’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro targata ancora Nicola Gratteri che, proprio nelle settimane scorse, si è insediato alla procura di Napoli. Lui, ovviamente, non c’era ma nella nuova aula bunker a Lamezia Terme, costruita appositamente per celebrare questo processo, c’erano il procuratore vicario Vincenzo Capomolla e i sostituti della Dda Antonio De Bernardo e Annamaria Frustaci.
Dai mafiosi ai colletti bianchi e non solo
Si è concluso così “Rinascita-Scott”, nato da un’inchiesta che qualcuno ha definito la “più grande operazione dopo quella che portò al maxi-processo di Palermo a Cosa Nostra”.
Di certo si tratta di processo che rischia di consegnare alla storia quello che, in Calabria, è il vero “partito di maggioranza”: il partito degli affari attorno al cui tavolo siedono tutti, non solo la ‘ndrangheta.
Alla sbarra c’erano tutti: i boss della cosca Mancuso di Limbadi e quelli delle altre famiglie mafiose vibonesi ma anche imprenditori, ex parlamentari, ex consiglieri regionali, sindaci, carabinieri, uomini dei servizi segreti e professionisti.
Pezzi infedeli dello Stato, “colletti bianchi” ai quali la Dda di Catanzaro è riuscita a dare un nome e un cognome. Su tutti l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, avvocato e massone accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta. Al termine dell’istruttoria dibattimentale, i giudici gli hanno inflitto 11 anni di carcere. Detenzione che, se dovesse essere confermata in Appello e Cassazione, l’ex parlamentare e avvocato calabrese in parte dovrà scontare assieme agli altri imputati condannati per i quali, complessivamente, la Procura di Catanzaro aveva auspicato 4744 anni e 10 mesi per stroncare quel coacervo di interessi che è il cuore del rapporto tra ‘ndrangheta, politica e massoneria.
Le condanne
Richieste che, nonostante diverse riduzioni decise dai giudici, sono state tutto sommato accolte dal Tribunale che, per quanto riguarda i politici, ha condannato anche l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino (un anno e mezzo di carcere) che i pm antimafia considerano a tutti gli effetti appartenente alla cosca di Piscopio. Per lui la richiesta era molto più alta (20 anni di reclusione) per cui si dovrà attendere le motivazioni della sentenza per capire quali capi di imputazione sono caduti con la conseguente riduzione di pena decisa dai giudici di primo grado che hanno assolto anche l’ex sindaco di Pizzo Calabro, un tempo renziano, Gianluca Callipo che era accusato sempre di concorso esterno con la ‘ndrangheta,
Sono stati “seppelliti” in carcere, invece, i boss Saverio Razionale (30 anni di carcere) e l’ex latitante Pasquale Bonavota (28 anni), arrestato nei mesi scorsi a Genova. Sono stati condannati anche boss Domenico e Nicola Bonavota (rispettivamente 30 e 26 anni di reclusione), Domenico Cugliari (22 anni e 6 mesi), Antonio Larosa (24 anni e 6 mesi), Paolino Lo Bianco (30 anni), Antonio Macrì (20 anni e 10 mesi), Salvatore Morelli (28 anni e 4 mesi), Valerio Navarra (23 anni), Agostino Papaianni (20 anni), Rosario Pugliese (28 anni) e Antonio Vacatello (30 anni).
Ritornando ai colletti bianchi, oltre a Giamborino e Pittelli, sono stati giudicati colpevoli l’avvocato Francesco Stilo (14 anni di carcere), l’ex capitano dei carabinieri Giorgio Naselli (2 anni e 6 mesi), l’ex comandante della polizia municipale di Vibo Valentia Filippo Nesci (4 anni), gli imprenditori Mario e Umberto Artusa (rispettivamente 21 anni e 18 anni di carcere), Mario Lo Riggio (17 anni), Gianfranco Ferrante (20 anni e 2 mesi) e l’ex agente della Dia passato ai servizi segreti Michele Marinaro (10 anni e 6 mesi). Secondo i pm, quest’ultimo sarebbe stato la “barba finta” responsabile delle fughe di notizie registrate durante le indagini quando la Dda ha notato la frenesia delle cosche vibonesi che volevano rintracciare il contenuto dei primi verbali del pentito Andrea Mantella (anche quest’ultimo condannato a 8 anni di carcere). Secondo gli inquirenti, infatti, sarebbe stato Marinaro, nel maggio 2019, ad informare Pittelli che la Procura di Catanzaro lo avrebbe arrestato da lì a poco.
Il concorso esterno per Pittelli
La previsione era corretta: accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta, l’ex parlamentare è la figura che, a causa delle polemiche sorte in seguito al suo arresto, ha impersonificato il processo “Rinascita-Scott” che, comunque, è molto più ampio delle condotte contestate dai pm al solo Pittelli. In attesa di conoscere le motivazioni per le quali è stato condannato, il dato certo al momento è che la Dda di Catanzaro ha accusato l’ex senatore di Forza Italia di avere avuto rapporti con il mammasantissima Luigi Mancuso, detto il “Supremo”, per il quale c’è un processo a parte dopo che la sua posizione è stata stralciata assieme a quella del boss Peppone Accorinti.
Rapporti, quelli tra Pittelli e lo “zio” Luigi Mancuso, che secondo la Dda andavano oltre i contatti leciti tra avvocato e cliente. Piuttosto Pittelli è considerato “la cerniera tra i due mondi” in una “sorta di circolare rapporto ‘a tre’ tra il politico, il professionista e il faccendiere”. In altre parole, – si legge negli atti di Rinascita – Pittelli era “l’affarista massone dei boss della ‘ndrangheta calabrese” che con lui è riuscita a relazionarsi “con i circuiti bancari, con le società straniere, con le università e con le istituzioni tutte”. I boss lo nominavano loro avvocato “in quanto capace di mettere mano ai processi con le sue ambigue conoscenze e rapporti di ‘amicizia’ con magistrati”. A metà degli anni 2000, Pittelli finì al centro dell’inchiesta “Why Not” da cui uscì pulito. Il lavoro dell’allora pm Luigi De Magistris, però, era solo la punta dell’iceberg che il procuratore Nicola Gratteri e i suoi sostituti hanno fatto emergere.
La carriera del berlusconiano
Eletto deputato dal 2001 e membro della Commissione giustizia della Camera, Pittelli è stato uno dei consiglieri più ascoltati da Silvio Berlusconi in materia di riforma del sistema giudiziario. Nel 2006 è passato al Senato ma nel 2011, dopo aver litigato con il “cavaliere”, non venne più candidato e qualche anno più tardi ha aderito a Fratelli d’Italia. In un’intercettazione, i carabinieri lo sentono raccontare di aver ricevuto una telefonata da Giorgia Meloni che gli offriva una candidatura alla Camera. Quando è stato arrestato lo ha scaricato in meno di 30 secondi ma due anni prima, nel 2017, per dargli il benvenuto in Fratelli d’Italia, il futuro presidente del Consiglio, con un post pubblicato su Twitter, lo definì “un valore aggiunto per la Calabria e per tutta l’Italia”. Erano gli anni in cui, piuttosto, per la Dda di Catanzaro, Pittelli era parte integrante di quel sistema di potere che divora le risorse pubbliche della Regione. I pm non hanno dubbi: il posto dell’ex senatore era “in quella particolare frangia di collegamento con la società civile, rappresentata dal limbo delle logge coperte”. Tutto questo gli è costato una condanna in primo grado a 11 anni di carcere. Proprio a Pittelli che, dalle intercettazioni finite nel fascicolo, prima di essere arrestato sperava di finire la carriera come membro laico del Consiglio superiore della magistratura.
 

Processo Rinascita Scott a Lamezia, Pittelli condannato a 11 anni: assolti Callipo e Incarnato

Lamezia Terme – Dopo oltre un mese di camera di consiglio il Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Brigida Cavasino emette il verdetto al termine di un processo che è durato due anni e nove mesi per un totale di oltre 500 udienze. Tra le condanne che sono pronunciate 11 anni all’ex parlamentare Giancalro Pittelli, 30 anni a Saverio Razionale, 2 anni e sei mesi a Giorgio Naselli. I giudici hanno assolto l’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex assessore regionale Luigi Incarnato, per il quale l’accusa aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi, segretario regionale del Psi Calabria e componente la direzione nazionale del partito. Oltre a Razionale e Domenico Bonavota, è stato condannato anche Pasquale Bonavota, arrestato il 27 aprile scorso dopo 4 anni di latitanza perché ricercato per il processo Rinascita Scott ed il cui nome era inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi, che ha avuto 28 anni di reclusione. Condannati anche Nicola Bonavota (26 anni di reclusione), Domenico Cugliari (22 anni e 6 mesi), Antonio Larosa (24 anni e 6 mesi), Paolino Lo Bianco (30 anni), Antonio Macrì (20 anni e 10 mesi), Salvatore Morelli (28 anni e 4 mesi), Valerio Navarra (23 anni), Agostino Papaianni (20 anni), Rosario Pugliese (28 anni) e Antonio Vacatello (30 anni).
Nel processo sono imputate 338 persone, per 322 delle quali la pubblica accusa aveva chiesto la condanna da un massimo di 30 anni ad un minimo di un anno, per un totale di 4.744 anni di reclusione. Per 13, invece, è stata chiesta l’assoluzione e per tre la nullità del decreto che ha disposto il giudizio. Pubblici ministeri del processo sono stati i sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci, Andrea Mancuso e Andrea Buzzelli. Fino al giorno della requisitoria è stato applicato al processo anche l’ex procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, oggi procuratore di Napoli. Il processo, iniziato il 13 gennaio del 2021, si è svolto nell’aula bunker appositamente realizzata a Lamezia Terme.