STRAGE di VIA D’AMELIO – Tesi a confronto

 

 


Presso la Commissione Parlamentare Antimafia sono tuttora in corso le audizioni dall’esito delle quali é auspicabile che si possa giungere ad una verità se non giudiziaria quantomeno storica. Tra  depistatori e smemorati che hanno frequentato vari processi in tutti i loro gradi di giudizio la ricerca della verità si trascina infatti da oltre trent’anni.  Sul versante giudiziario, alla luce dei processi ancora pendenti in quel di Caltanisetta, non si è ancora conclusa e non é nemmeno prevedibile quando potrà esserlo.
Rispetto alle cause che hanno generato la Strage, allo stato attuale in Commissione  si sono confrontate due linee a nostro avviso distinte che lasciamo comunque giudicare al lettore quanto possano invece considerarsi coincidenti.
Nel merito delle stesse, in estrema sintesi:  da parte dei figli del dottor Borsellino e del loro legale il movente della  Strage é da attribuirsi in via principale alle indagini sul Dossier MAFIA-APPALTI redatto dai ROS, seguito inizialmente da Giovanni Falcone e poi da Paolo Borsellino dopo il trasferimento di Falcone al Ministero. Opinione che coincide con quanto sentenziato dal Borsellino Ter e Quater.
Da parte del fratello Salvatore e del suo legale, la Strage sarebbe stata invece causata dalla volontà di cambiare l’assetto politico del Paese (La pista nera). Una tesi inedita rispetto a quella precedentemente sostenuta da molti anni e che attribuiva invece alla cd Trattativa Stato-mafia il movente dell’eliminazione del magistrato.
Per consentire comunque una autonoma valutazione  pubblichiamo  le trascrizioni integrali (salvo la parte segretata) nonché i relativi file audio delle audizioni dei famigliari del dottor Borsellino e dei loro rispettivi legali nonché lo Speciale dedicato con tutta la documentazione di corredo.


AUDIZIONI

 


Speciale COMMISSIONE ANTIMAFIA – Strage di via D’Amelio


 


estratto dalle audizioni 

AVVOCATO TRIZZINO
27.9.2023 Vi  assicuro che il chiodo fisso di Falcone, e questo risulta, era Mafia-Appalti. E su questa linea di continuità si pone anche Paolo Borsellino.
27.9.2023 Borsellino ci dice: «Fatemi una cortesia, per me questa cosa va a Lima, Lima viene ammazzato perché non riesce a garantire attraverso D’Acquisto su Giammanco la copertura su Mafia-Appalti».
24.10.2023 Quindi, perché la mafia appalti è importante nell’ottica dell’accelerazione della strage? Non lo dico io, lo dicono le sentenze definitive, il ter, il quater, lo dice, lo dice il provvedimento di archiviazione dei mandanti occulti bis, lo dice la stessa Gilda Loforti, di cui dovremo parlare, perché la teoria della doppia informativa non esiste.
24.10.2023 Quindi le stragi di Capaci e via D’Amelio non sono connesse con le stragi in continente, perché lì se un simulacro di unitarietà della deliberazione delle commissioni si potrebbe rinvenire nel disegno vendicativo nei confronti di Falcone e Borsellino, rispetto alla strategia stragista in continente, quando cioè è fallita la logica preventiva di bloccare quelle inchieste, Riina, tra l’altro catturato, i suoi sodali cercano di giocare l’impossibile. Ma io non vedo tra Italicus, Bologna…

AVVOCATO REPICI
15.11.2023
La verità è un’altra. Le stragi di Capaci e di via D’Amelio, e anche le altre – mi permetto di dire con una affermazione può sembrare brutale ma che è, a mio modo di vedere, assolutamente un dato storico accertato, anche dalle sentenze – hanno visto come vittime non solo i magistrati, i poliziotti, i comuni cittadini che hanno perso la vita, non solo le loro famiglie, ma anche, aggiungo, la prima Repubblica. Le stragi del 1992 e del 1993 sono state stragi per abbattere la prima Repubblica.
15.11.2023  Oggi, continuare a sostenere quella (dossier mafia-appalti) come possibile causale o concausale delle stragi del 1992 e non so se anche di quelle del 1993 – perché pure su questo bisognerebbe riflettere – è assolutamente una ulteriore guerra mossa alla realtà, come separare le stragi commesse in Sicilia nel 1992 e quelle commesse in continente, non solo nel 1993-1994: ricordo infatti che il proiettile al giardino di Boboli a Firenze fu piazzato da Santo Mazzei a ottobre del 1992, con il tentativo di rivendicare quell’atto delittuoso a nome della Falange armata.
15.11.2023 …È ovvio che questa è, anche per via logica, l’ulteriore dimostrazione di come oggi, a 31 anni di distanza dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, sostenere quell’ipotesi significhi davvero portare ulteriori ostacoli alla già faticosa, mai abbastanza faticosa, ricerca della verità.
6.11.2023  – Ritengo doveroso approfondire un tema che nel corso degli anni, a partire all’incirca dal 1998, è stato tirato fuori o sottolineato da più parti come una delle possibili ragioni che portarono alla strage di via D’Amelio.
Mi riferisco alla vicenda diventata famigerata con la locuzione «mafia-appalti», cioè all’attività di indagine che i carabinieri del gruppo 1 di Palermo nel 1989 e poi i carabinieri del ROS svolsero sostanzialmente su delega della procura della Repubblica di Palermo.
Mi permetto di segnalarvi il mio convincimento a conclusione dell’analisi di una mole di documenti significativa che ho portato alla vostra attenzione e che oggi mi consente serenamente di dire che la causale mafia-appalti ipotizzata per la strage di via D’Amelio la possiamo definire come una sorta di pista palestinese su via D’Amelio, se vogliamo richiamare il tentativo di depistaggio avvenuto per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
6.11.2023  … mi permetto perfino, con l’affetto che egli mi conosce, di dissentire dal mio assistito, Salvatore Borsellino, il quale, nella precedente audizione, secondo me più per spirito di bonomia e per evitare di tenere posizioni spigolose, ha detto che al più la vicenda mafia-appalti può essere stata una delle concause. Mi permetto di dissentire da lui con cognizione di causa, dicendo che non è stata neanche una concausa.


In merito poi al contenuto della borsa del dottor Borsellino al momento della Strage:

 

DOTTORESSA LUCIA BORSELLINO
24.10.2023 … il carabiniere Arcangioli uno di coloro che aveva preso in mano materialmente la borsa, lui o Maggi, una delle altre persone che l’aveva presa prima di lui, ricordano che la borsa era pesante e piena.
Quella borsa ci è stata restituita solo con il costume di mio padre, le chiavi di casa, un pacchetto di Dunhill e un’agenda marrone. Noi sappiamo per certo, da quello che abbiamo acquisito successivamente, che la borsa di mio padre conteneva, oltre all’agenda rossa, anche il fascicolo di Mutolo, così come ha dichiarato il dottor Aliquò nelle audizioni innanzi al CSM nel 1992.
Mio padre non avrebbe mai portato con sé la borsa da lavoro solo per metterci il costume da bagno.
Ebbene, di questa borsa noi non abbiamo mai avuto un verbale né di acquisizione né di consegna.
Anzi prego questa Commissione di cercarlo vivamente e di rendercene edotti nel caso in cui fosse possibile – e in questo sono sicura che riuscirete più di noi – acquisirne copia. Ma quello che è ancora più grave, quand’anche ci fosse una repertazione …
Perché così dice il dottor Cardella, tra i testi che sono stati sentiti, che sembrerebbe avere dovuto repertare quella borsa che è stata per oltre cinque mesi abbandonata sul divanetto della stanza dell’allora capo della squadra mobile dottor Arnaldo La Barbera come un oggetto qualunque. 

AVVOCATO FABIO REPICI
6.11.2023  …mi permetto di segnalare è che è assolutamente un dato fuori dalla realtà, anzi contrario ai dati di realtà, il fatto che nella borsa di Paolo Borsellino ci fosse un fascicolo relativo a Gaspare Mutolo.
Questo è un dato assolutamente contrario alla realtà ed erroneamente, non so per quale motivo, riferito oralmente dal dottor Vittorio Aliquò in una qualche occasione.
Il contenuto della borsa del dottor Borsellino è quello che è stato repertato, nei reperti che sono stati lasciati dentro quella borsa e, per quello che sappiamo da fonti più che autorevoli, cioè dalla moglie e dai figli di Paolo Borsellino, l’unico elemento mancante era la agenda rossa.

 

 

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