FABIO TRIZZINO: “Vediamo di chiarire la questione delle intercettazioni distrutte”

 
 
FABIO TRIZZINO 23 novembre 2023

 

Come al solito la disinformazione impera e quindi bisogna chiarire.
Esiste agli atti un provvedimento a firma del dott. Gioacchino Natoli del 25 giugno 1992 con cui si dispongono la smagnetizzazione delle bobine e la DISTRUZIONE DEI BROGLIACCI DELLE INTERCETTAZONI relative alle indagini condotte a Massa Carrara dal dott. Augusto Lama.
In quelle intercettazioni, secondo la testimonianza del dott. Lama, era possibile sentire una certa agitazione del management del gruppo Ferruzzi, per avere appreso che vi erano delle indagini di mafia a carico di Antonino Buscemi, socio per l’appunto del gruppo Ferruzzi.
Prima domanda: chi e perché aveva rivelato delle indagini che si stavano conducendo a Massa Carrara a carico di Buscemi Antonino?
Sembrerebbe emergere altresi che qualcuno era giunto da Palermo a dare tale informazione.
DUNQUE IO HO PARLATO DI BROGLIACCI DISTRUTTI e questi, ad oggi, non sono stati trovati!!!
Andiamo ora alle bobine: in quel provvedimento del 25 giugno del 1992 si dispose la SMAGNETIZZAZIONE DI QUELLE BOBINE. CHE DUNQUE ESISTONO. ANZI SONO SEMPRE ESISTITE.
Il fatto che oggi siano state ritrovate, dunque, non dovrebbe suscitare chissà quale sorpresa.
La vera sorpresa sarebbe scoprire che non furono smagnetizzate. E cerco di spiegarvi il motivo e la gravità del mio assunto. Ebbene, in primo luogo, non mi risulta sia stato trovato il PROVVEDIMENTO DI REVOCA DELLE DISPOSIZIONI DI CUI ALL’ATTO DEL 25 GIUGNO DEL 1992.
Sembrerebbe un dettaglio formale, ma così non è.
Invero nell’ambito dell’ inchiesta mandanti occulti bis del 2000 a carico di Buscemi Antonino e Lipari Giuseppe, ivi indagati quali mandanti esterni della strage di via D’Amelio, la procura distrettuale di Caltanissetta, guidata dal dottor Messineo, chiese ed ottenne nel 2003 l’archiviazione anche in considerazione del fatto che, a seguito della distruzione dei brogliacci e la smagnetizzazione delle bobine delle indagini di Massa Carrara, non era stata possibile provare la rete delle connessioni e cointeressenze fra Cosa Nostra e i grandi gruppi imprenditoriali, che per l’appunto avevano da temere del fervente interesse di Falcone prima e Borsellino poi. ENTRAMBI, invero, si erano concentrati ed erano interessati a far emergere la collusione e contiguità a Cosa Nostra di soggetti del mondo della imprenditoria nazionale.
Quegli stessi soggetti che verosimilmente, come disse Giuffre’, furono destinatari di un sondaggio prima dell’anomala accelerazione impressa nell’esecuzione del progetto di morte a danno del dott. BORSELLINO.
Sotto tale ultimo profilo, le sentenze DEFINITIVE dei processi Borsellino ter e quater hanno accertato che la strage di via D’Amelio, specie con riferimento alla tempistica di esecuzione, non si pose in linea con gli interessie puri e semplici dell’intera organizzazione.
Anzi determinò l’avvio di una reazione statuale senza precedenti.Riina se ne assunse la responsabilità in proprio, come raccontato da Cancemi. Nemmeno Giovanni Brusca ne era al corrente!!!QUELLA STRAGE, DUNQUE, NON AVEVA SENSO NELL’OTTICA PURAMENTE INTERNA A COSA NOSTRA.
È quindi logico ritenere che il Riina si mosse nell’ottica particolare e preminente di tutelare specifici e particolari interessi propri e di qualche suo sodale a scapito dell’intera organizzazione.
In questo senso fondamentale era l’accertamento della posizione del Buscemi Antonuno e di Lipari Giuseppe. D’altra parte Leonardo Messina, il primo luglio del 1992 aveva dichiarato a verbale proprio al dottor Borsellino che Riina era interessato alla Calcestruzzi S.p.A.!!!
OGGI LE BOBINE COMPAIONO. Ma il dato veramente importante è il seguente: se si dovesse accertare che, per qualsivoglia motivo, esse non furono smagnetizzate, si è determinata una situazione comunque estremamente imbarazzante, giacché si sono sottratti alla procura di Caltanissetta mezzi di prova dalla stessa ritenuti rilevanti in relazione alla possibilità di evitare la richiesta di archiviazione del marzo 2003.
Non solo: sempre nell’ambito di quella richiesta di archiviazione del marzo 2003, i sostituti procuratori si lamentarono del fatto che, le ulteriori indagini compiute nel corso del 1994 sempre dal dottor Lama sulla base di una informativa dello S.c.o. della polizia, furono inoltrate soltanto nel 2000 dalla Procura di Palermo a quella di Caltanissetta. Quest’ultima stava indagando sulle cointeressenze del management del gruppo Ferruzzi con la mafia di Salvatore Riina.
Dunque, se le bobine c’erano e non erano state smagnetizzate, perché non furono mandate a Caltanissetta nel 2000? Se non esiste un provvedimento di revoca della smagnetizzazione, e’ logico ritenere che la Procura di Messineo, dovette “arrendersi”di fronte si al documento del 25 giugno del 1992 di cui ho parlato all’inizio del post.
Residuerebbe la possibilità che le stesse furono mandate a Caltanissetta, ma i sostituti di quella Procura si ” affidarono” al provvedimento del 25 giugno del 1992, per cui non ritennero di esperire alcun accertamento in tal senso.
Ma credo che le bobine oggi siano state trovate a Palermo e non a Caltanissetta!!!
Vi rendete conto da soli della gravità di una accertamento che dovesse dimostrare che quelle bobine non furono di fatto smagnetizzate!!@
Questo lo vedremo abbastanza presto, il 28 novembre quando presso il Ris di Roma si procederà all’apertura dei plichi, come disposto dalla Procura attuale di Caltanissetta.
Resta un fatto fondamentale: sembra che quelle bobine non furono mandate a chi nel duemila stava indagando per strage i mandanti occulti da me citati nel corso di questo post.
Ognuno tragga le conseguenze che vuole.
P.s.con il ritrovamento, nel 2019, dei brogliacci e delle bobine delle intercettazoni disposte a San Bartolomeo a mare tra il dicembre 1994 ed il luglio del 1995, abbiamo ottenuto l’effetto, tra gli altri, di fare riemergere dalla memoria di imputati e testimoni, il fatto che a casa Scarantino esisteva il telefono. Circostanza negata in tutti i processi precedenti!!
 
 
Archivio digitale logo base