A venticinque anni di distanza dalle stragi di Capaci e via d’Amelio, che hanno portato alla morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, sono ancora diversi i pezzi mancanti che si intravedono sotto le macerie. Quali sono queste “verità scomode” celate? Si potrà mai raggiungere una completa verità? Perché quello della mafia è un fenomeno che resiste nel nostro Paese da oltre 150 anni? Sono questi alcuni temi affrontati a Pavia, nella meravigliosa aula del ‘400, in occasione dell’ultimo incontro organizzato per la XIII edizione di “Mafie, Legalità ed Istituzioni” 2017, dedicato alla memoria del Prof. Grevi, ed intitolato “25 anni alla ricerca di una scomoda verità”.Da una parte Saverio Lodato, giornalista, scrittore, autore del best seller “Quarant’anni di mafia” ed editorialista della nostra testata. Dall’altra Nino Di Matteo, sostituto procuratore nazionale antimafia, pm di punta del pool impegnato nel processo sulla trattativa Stato-mafia e per anni pm nella indagini sulla ricerca dei mandanti delle stragi. A seguito della condanna a morte di Totò Riina, e con l’arrivo a Palermo di duecento chili di tritolo per compiere un attentato nei suoi confronti, Di Matteo è diventato il magistrato più scortato d’Italia. Con le sue domande, di fronte ad una platea composta soprattutto da giovani universitari, Lodato e Di Matteo hanno fatto il punto sulla lotta alla mafia sottolineando come l’impegno nel contrasto sia un preciso dovere non solo per gli addetti ai lavori ma, soprattutto, per la politica. da ANTIMAFIA DUEMILA