SCARANTINO e i perché…

LA GESTIONE DEL FALSO PENTITO VINCENZO SCARANTINO

 

Vincenzo Scarantino decide di collaborare la notte del 24 giugno 1994, quasi due anni dopo essere stato arrestato e formalmente accusato d’aver partecipato all’organizzazione della strage di via D’Amelio.
A partire da quella notte (e da un “pentimento” a lungo precedentemente costruito) l’indagine colleziona un’imbarazzante serie di forzature investigative procedurali, tutte collegate alla gestione del collaboratore Scarantino. Che possiamo riassumere come segue:

 perché furono autorizzati colloqui investigativi con Scarantino dopo l’inizio della sua collaborazione?
 perché Scarantino non venne affidato al servizio centrale di protezione ma ai poliziotti del gruppo “Falcone-Borsellino” diretto da La Barbera?
 perché i pm di Caltanissetta non depositarono nel Borsellino 1 i verbali del confronto fra il presunto pentito Scarantino e i collaboratori di giustizia
Cancemi, Di Matteo e La Barbera che lo smentivano palesemente?
 perché i pm di Caltanissetta, e successivamente i giudici, non tennero in alcuna considerazione le due ritrattazioni di Scarantino?
 perché non fu mai redatto un verbale del sopralluogo della polizia assieme a Scarantino nel garage dove sosteneva di aver trasportato la 126 poi trasformata in autobomba?
 chi è l’ispiratore dei verbali, con a margine delle annotazioni a penna, consegnati a Scarantino prima dei suoi interrogatori?
 Perché non si tennero in alcuna considerazione le note critiche trasmesse dalla Boccassini e da Sajeva al pool di Caltanissetta?