2003 cronologia

17 gennaio 2003 SENTENZA Cassazione Borsellino Ter Vengono confermati gli ergastoli a Giuseppe Calò, Raffaele Ganci, Michelangelo La Barbera, Cristoforo Cannella, Filippo Graviano, Domenico Ganci, Salvatore Biondo (classe ’55) e Salvatore Biondo (classe ’56). Vengono confermate le assoluzioni per Salvatore Montalto, Benedetto Spera e Mariano Agate. Vengono annullate le  strage di Stefano Ganci e Francesco Madonia, accusati della sola associazione mafiosa. Vengono annullate con rinvio le assoluzioni di Benedetto Santapaola, Antonino Giuffrè, Giuseppe Farinella e Salvatore Buscemi, e le condanne di Giuseppe Madonia e Giuseppe Lucchese.

17 gennaio 2003  (…) dal fatto che alla decisione dell’omicidio Borsellino, il cui intento datava al 1980, dopo la strage di Capaci, un’indubbia accelerazione, tanto che il mandato di uccidere Calogero Mannino, conferito a Giovanni Brusca, venne sospeso per dare corso a questo delitto. Che il Riina, apparso a molti preso da frenesia, al riguardo aveva parlato “di impegni presi da fare subito “ che si era assunto in proprio la responsabilità, che anche gli atti di esecuzione aveva o risentito della fretta (furto all’ultimo minuto della 126).  Corte di Cassazione

21 aprile 2003 E’ ufficiale: le dichiarazioni di SPATUZZA sono state riscontrate in tutti i punti che riguardano la strage di via D’Amelio ne consegue quindi che SCARANTINO SEGUE

23 maggio 2003 Viene arrestato accusato di aver partecipato alla strage di Borsellino. Nel giorno dedicato alla memoria del giudice Giovanni Falcone e delle altre vittime di Capaci, finisce la latitanza di uno di coloro ritenuti responsabili della strage di via D’Amelio E’ GIUSEPPE URSO 44 anni, condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di appello di Caltanissetta accusato di  aver imbottito di esplosivo l’automobile che venne fatta esplodere nel pomeriggio del 19 luglio 1992. Indicato come un esponente della famiglia mafiosa palermitana di Santa Maria di Gesù, Urso era ricercato dal 18 marzo del 2002, da quando i giudici della corte che lo hanno condannato al carcere a vita ha emesso l’ordine di carcerazione. Sarà poi assolto dalla Corte d’assise d’appello di Catania, al processo di revisione scaturito dalle false dichiarazioni del pentito Vincenzo Scarantino. In carcere ci restò fino al 2011. Otto anni per una strage che non aveva commesso.
Scagionato dalla strage Borsellino verrà successivamente arrestao il 26 novembre 2017. Urso è il quarto che torna in cella fra i condannati e poi assolti per l’eccidio in via D’Amelio.  La stessa sorte era già toccata ad altri tre boss che, come lui, erano stati ingiustamente condannati all’ergastolo. Scagionati dall’accusa di avere assassinato il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, scarcerati e di nuovo arrestati per mafia. Giuseppe Urso, 58 anni, ha seguito le orme di Salvatore Profeta, Natale Gambino e Cosimo Vernengo assolti dalla Corte d’assise d’appello di Catania, al processo di revisione scaturito dalle false dichiarazioni del pentito Vincenzo Scarantino. In casa di Urso i carabinieri del Ros hanno trovato ventisette mila euro in contanti. Impacchettati e nascosti. Lo arrestarono la prima volta il 23 maggio 2003, nel giorno in cui si ricorda l’eccidio di Capaci. Ricercato da un anno, Urso fu scovato in un appartamento in via Argento in compagnia della moglie. Fu giudicato colpevole assieme a Cosimo Vernengo di avere trasportato l’esplosivo per imbottire la Fiat 126 utilizzata per l’attentato di via D’Amelio. In carcere ci restò fino al 2011. Otto anni per una strage che non aveva commesso. Ora è accusato di avere parte del clan di Santa Maria di Gesù.

31 maggio 2003 viene ucciso a Palermo ROSARIO SCARANTINO, un operaio di 30 anni, cugino del nuovamente “pentito” Vincenzo. La dinamica dell’omicidio è chiaramente mafiosa. Trascorrono cinque anni e il 15 ottobre 2008 diventa ufficiale il “pentimento” di Gaspare Spatuzza, killer del gruppo di fuoco dei fratelli Graviano, boss di Brancaccio. Spatuzza fa una rivelazione che spiazza e sbugiarda definitivamente Scarantino. Dice Spatuzza. “Fui io a rubare la 126 usata come autobomba per la strage di Via D’Amelio. A commissionarmi il furto furono i fratelli Graviano. Il sicario, che ha sulle spalle una quarantina di delitti tra cui quello di don Pino Puglisi, parla da 4 mesi, ma non è stato ancora ammesso al programma di protezione. I magistrati ne stanno valutando l’attendibilità soprattutto alla luce delle contraddizioni tra la sua ricostruzione della strage e quella del “pentito” Vincenzo Scarantino. Sui racconti di quest’ultimo poggia infatti la verità giudiziaria sancita dal primo dei tre processi celebrati su via D’Amelio.

9 giugno 2003 “MANDANTI OCCULTI” delle stragi  richiesta archiviazione da parte del GIP su filone parallelo di indagineSEGUE

25 giugno 2003 CARMEN CONSOLI dedica Mulini a vento a Falcone e Borsellino. SEGUE

3 luglio 2003 SENTENZA Cassazione “Borsellino Bis”. Tutte le condanne del processo vengono confermate dai giudici della  Corte di Cassazione.

9 luglio 2003 Inizia il processo Capaci/Via D’Amelio – stralcio del “Borsellino-ter” e di una parte del procedimento per la strage di Capaci SEGUE

19 luglio 2003 Viene presentato il film Gli angeli di Paolo Borsellino diretto dal regista Rocco Cesareo. E’ il racconto di Emanuela Loi, agente di polizia di scorta a Paolo Borsellino, e narra dei 57 giorni che separano i due attentati mortali ai due giudici siciliani. SEGUE

29 luglio 2003 La procura distrettuale antimafia di Caltanissetta avvia indagini per accertare se davvero – come SCARANTINO aveva dichiarato in passato,  il primo verbale di interrogatorio reso nel 1994 dallo stesso sia stato aggiustato. SEGUE

21 novembre 2003 L’attendibilità di GASPARE SPATUZZA si rafforza. VITTORIO TUTINO uomo della cosca palermitana di Brancaccio, nel corso di un interrogatorio a Caltanissetta davanti ai magistrati del pool che indaga sulle stragi del ‘92, fornisce infatti una versione coincidente con quella di  SPATUZZA. La versione di SCARANTINO è così definitivamente smontata. Conferma agli inquirenti di aver preso parte ai preparativi della strage Borsellino, fornendo l’auto, poi imbottita di esplosivo e posteggiata sotto casa della mamma del giudice, in via D’Amelio. L’uomo, condannato a 28 anni per le autobombe del ’93, conferma di aver agito assieme a SPATUZZA. SEGUE

1 dicembre 2003 Si apprende che indagini difensive dirette alla revisione del processo per la strage di via d’Amelio sono state avviate nei mesi scorsi dai difensori di GAETANO SCOTTO, uno degli imputati condannato definitivamente all’ergastolo. Secondo Scarantino, insieme ad altri avrebbe ricevuto la notizia che Borsellino era stato intercettato dal boss Gaetano Scotto, fratello di Pietro, tecnico di telefonia, che avrebbe compiuto l’intercettazione, quest’ultimo è però assolto definitivamente. La difesa di alcuni imputati condannati per la strage sta puntando alla revisione del processo in cui sono stati inflitti decine di ergastoli.

3 dicembre 2003  SALVATORE LA BARBERA depone al “Processo depistaggio” AUDIO

 

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