23 luglio Al senato inizia in mattinata la discussione sul decreto antimafia

sul quale il governo ha deciso di chiedere la fiducia. In aula interviene il ministro di grazia e giustizia Claudio Martelli: “Cattureremo i latitanti, processeremo mandanti ed esecutori, smaschereremo i complici, puniremo i collusi e i corrotti, proteggeremo i testimoni, premieremo i pentiti e manterremo gli irriducibili in carceri dure e afflittive senza sconti, senza attenuazioni di pena. Sequestreremo le ricchezze dei mafiosi, scopriremo i loro conti cifrati e i santuari del riciclaggio, spegneremo le aspettative di potere, di ricchezza, di impunita violenza”… lo Stato “non lascera’ altra speranza che la diserzione, la fuga, la resa dell’esercito mafioso per tutto il tempo necessario finche’ non si inginocchiera´, non confessera’ i suoi delitti e non chiedera’ perdono alle sue vittime… chiediamo a Palermo e alla Sicilia di stringersi intorno ai suoi eroi e ai suoi martiri, ai poveri agenti massacrati, ai giudici Falcone e Borsellino, al loro esempio, alla prova del loro coraggio. Chiediamo di scuotere inerzia e incuria dei pubblici poteri, di scuotere lo Stato, ma soprattutto di ribellarsi al cancro che e’ dentro la loro societa’, di non farsi intimidire e prostituire dalla paura e anche nella paura di chiamare lo Stato, di farsi aiutare e proteggere, di dire, di gridare il nome e il cognome di chi ricatta, di chi minaccia, di chi uccide, di chi corrompe, di chi traffica… La vita pubblica non e’ fatta di scatti di carriera, di sinecure, di privilegi, di immobili garanzie, la vita e la responsabilita’ pubblica esigono qualcosa di piu’ della responsabilita’ individuale cui e’ tenuto il cittadino. Il funzionario pubblico, il servitore dello Stato e’ responsabile verso la gente e della gente, responsabile delle liberta’ e della sicurezza di tutti”. Successivamente interviene in aula iil ministro degli interni Nicola Mancino che sembra voler rispondere a Martelli: “Non generalizziamo pero’ le accuse coinvolgendo tutti, ministri da poco in carica e gia’ patentati di incapacita’, governo nella sua collegialita’, capo della polizia e via via tutti i vertici dell’ordine pubblico: cosi’ comportandoci, faremo solo il gioco della mafia, oggi piu’ che mai attenta a dividere, ad approfondire il solco fra i poteri statali”. Sempre in giornata il governo boccia, per le violente reazioni critiche da esso suscitate, un emendamento al decreto antimafia che era stato proposto dal senatore Psi Franco Castiglione e approvato in mattinata dalla commissione Giustizia del Senato: esso mirava a punire severamente (con pene fino a tre anni di reclusione) la violazione del segreto istruttorio mediante la pubblicazione di notizie relative a procedimenti e inchieste.