La RIFORMA della GIUSTIZIA – Luci e ombre. Presente e passato.

 

GIOVANNI FALCONE e LA SEPARAZIONE delle CARRIERE PM-GIUDICE

 

PAOLO BORSELLINO – LA RIFORMA DELLA MAGISTRATURA e L’OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE


🔴  Tempi di Approvazione: La riforma è stata approvata dal Consiglio dei ministri il 29 maggio 2024, ma non entrerà in vigore immediatamente. Trattandosi di una modifica costituzionale, il testo deve essere approvato da entrambe le Camere del Parlamento con due successive deliberazioni a un intervallo di almeno tre mesi. Se il disegno di legge non raggiunge la maggioranza dei due terzi in entrambe le votazioni, sarà sottoposto a un referendum popolare. Pertanto, i tempi per l’entrata in vigore potrebbero non essere brevi.


Al 2 Marzo 2022 i magistrati presenti in Italia ammontavano a 9.576 unità, includendo in tale numero sia i magistrati fuori ruolo a qualsiasi titolo, sia i Magistrati ordinari in Tirocinio (MOT).




RIFORMA COSTITUZIONALE DELLA MAGISTRATURA

 

Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare (disegno di legge costituzionale)

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro della giustizia Carlo Nordio, ha approvato un disegno di legge costituzionale per l’introduzione di norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare.
Le nuove norme intervengono allo scopo di distinguere, all’interno della magistratura, che “costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”, la carriera dei magistrati giudicanti e quella dei magistrati requirenti, e di adeguare l’ordinamento costituzionale a tale separazione.
Si prevede, di conseguenza, l’istituzione del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. Di tali Consigli superiori fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione.
Gli altri componenti sono estratti a sorte, per un terzo, da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione, e, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti, nel numero e secondo le procedure previste dalla legge.
Ciascun Consiglio elegge il proprio vicepresidente fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. I membri designati mediante sorteggio durano in carica quattro anni e non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva. Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.
Spettano a ciascun Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni, i trasferimenti, le valutazioni di professionalità e i conferimenti di funzioni nei riguardi dei magistrati.
Con le nuove norme, la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati ordinari, giudicanti e requirenti, è attribuita alla neo-istituita “Alta Corte disciplinare”.
L’Alta Corte è composta da quindici giudici, tre dei quali nominati dal Presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio e tre estratti a sorte da un elenco di soggetti in possesso dei medesimi requisiti che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione nonché da sei magistrati giudicanti e tre requirenti estratti a sorte tra gli appartenenti alle rispettive categorie, con almeno venti anni di esercizio delle funzioni giudiziarie e che svolgano o abbiano svolto funzioni di legittimità.
I giudici dell’Alta Corte durano in carica quattro anni e l’incarico non può essere rinnovato. L’ufficio di giudice dell’Alta Corte è incompatibile con quello di membro del Parlamento, del Parlamento europeo, di un consiglio regionale o del Governo, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni altra carica e ufficio indicati dalla legge. L’Alta Corte elegge il presidente tra i giudici nominati dal Presidente della Repubblica e quelli sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.
La legge determina gli illeciti disciplinari e le relative sanzioni, indica la composizione dei collegi, stabilisce le forme del procedimento disciplinare e le norme necessarie per il funzionamento dell’Alta Corte, e assicura che i magistrati giudicanti o requirenti siano rappresentati nel collegio. Contro le sentenze emesse dall’Alta Corte in prima istanza è ammessa impugnazione, anche per motivi di merito, soltanto dinanzi alla stessa Alta Corte, che giudica senza la partecipazione dei componenti che hanno concorso a pronunciare la decisione impugnata.
Su designazione del Consiglio superiore della magistratura giudicante, potranno essere chiamati all’ufficio di consiglieri di cassazione, per meriti insigni, oltre ai professori ordinari di università in materie giuridiche e agli avvocati che abbiano quindici anni d’esercizio e siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori, anche i magistrati appartenenti alla magistratura requirente con almeno quindici anni di esercizio delle funzioni.
Il testo prevede, infine, che le leggi sul Consiglio superiore della magistratura, sull’ordinamento giudiziario e sulla giurisdizione disciplinare siano adeguate alle nuove disposizioni entro un anno dall’entrata in vigore della legge di riforma costituzionale.

Riforma della Giustizia

 

Il sistema della giustizia italiana funziona molto a rilento rispetto ad altri Stati membri in termini di tempi processuali, come evidenzia l’ultima relazione della Commissione europea per l’efficacia della giustizia (CEPEJ). L’asse 2 della componente M1C1 del PNRR contempla misure volte a rendere il sistema giudiziario più efficiente riducendo la durata dei procedimenti e avvicinando l’Italia alla media dell’UE. La digitalizzazione del sistema giudiziario è poi un fattore importante anche per la transizione digitale. La riforma della giustizia è inoltre inserita dal PNRR tra le c.d. riforme orizzontali, o di contesto, che consistono in innovazioni strutturali dell’ordinamento, tali da interessare, in modo trasversale, tutti i settori di intervento del Piano.
Le misure programmate dal Ministero della Giustizia si inseriscono in un quadro organico che coniuga interventi normativi e investimenti adeguati a sostenerli nel tempo. La strategia prescelta si basa sulla stretta correlazione tra le diverse misure messe in campo, volte a migliorare la risposta di giustizia avviando un reale processo di innovazione organizzativa destinato a stabilizzarsi in futuro. Infatti, l’obiettivo di una giustizia più effettiva ed efficiente, oltre che più giusta, non può essere raggiunto solo attraverso interventi riformatori sul rito del processo o dei processi. Occorre muoversi contestualmente seguendo tre direttrici tra loro inscindibili e complementari: sul piano organizzativo, nella dimensione extraprocessuale e nella dimensione endoprocessuale.
Nello specifico, le riforme concernenti il sistema giustizia riguardano le seguenti aree.

Giustizia civile – la riforma si incentra principalmente sulla riduzione del tempo del giudizio civile, individuando un ampio ventaglio di interventi volti a ridurre il numero di casi presso gli uffici giudiziari, semplificando le procedure esistenti, abbattendo l’arretrato e incrementando la produttività degli uffici medesimi. Per contenere l’esplosione del contenzioso presso gli uffici giudiziari è accentuato il ricorso agli strumenti alternativi per la risoluzione delle controversie, in primis l’arbitrato e la mediazione, ed è in revisione l’attuale sistema di quantificazione e recuperabilità delle spese giudiziarie. La semplificazione è perseguita, con riferimento al procedimento di appello, potenziando il filtro di ammissibilità, aumentando i casi in cui è competente a pronunciarsi un solo giudice, garantendo l’effettiva attuazione di tempi procedurali vincolanti. La riforma prevede anche l’abbattimento dell’arretrato negli uffici giudiziari, obiettivo raggiungibile anche grazie alle assunzioni temporanee previste.

Giustizia penale – la riforma è principalmente volta alla riduzione del tempo del giudizio penale, individuando un ampio ventaglio di interventi, semplificando le procedure esistenti e incrementando la produttività degli uffici giudiziari. La semplificazione è perseguita ampliando la possibilità di ricorso a procedure semplificate, diffondendo l’uso della tecnologia digitale, assicurando scansioni temporali stringenti dell’udienza preliminare, riesaminando il sistema delle notificazioni per renderlo più efficace.

Insolvenza – la riforma è intesa a digitalizzare e potenziare il processo esecutivo con meccanismi di allerta precoce pre-insolvenza e la specializzazione di organi giudiziari e pre-giudiziari per una gestione più efficiente di tutte le fasi del processo esecutivo, anche tramite la formazione e la specializzazione del personale giudiziario e amministrativo.

Giustizia tributaria – la riforma ha l’obiettivo di rendere più efficace l’applicazione della legislazione tributaria e ridurre l’elevato numero di ricorsi alla Corte di Cassazione.

Digitalizzazione del sistema giudiziario – la riforma prevede l’obbligatorietà del fascicolo telematico obbligatorio e il completamento del processo civile telematico. Punta anche alla digitalizzazione del processo penale di primo grado (esclusa l’udienza preliminare) e intende introdurre una banca dati delle decisioni civili gratuita, pienamente accessibile e consultabile conformemente alla legislazione.

Nell’ambito dell’intervento integrato volto a consentire un recupero di efficienza dell’intero comparto della giustizia assumono rilievo, accanto alle riforme propriamente processuali previste dal PNRR, gli interventi di riforma dell’Ordinamento giudiziario volti ad esplicare effetti non solo sul profilo ordinamentale dell’organizzazione della magistratura, ma anche sull’efficienza dell’amministrazione della giustizia.

Tra le misure riguardanti il sistema giustizia previste dal PNRR è inoltre previsto l’investimento in materia di procedure di assunzione per i tribunali civili e penali. L’obiettivo di questo investimento è agire a breve termine sui fattori organizzativi di modo che le riforme in fase di sviluppo producano risultati più rapidamente, massimizzando le sinergie e realizzando un cambiamento epocale grazie alle risorse straordinarie previste dal Piano. Lo strumento organizzativo, il cosiddetto “Ufficio per il processo”, consiste nell’istituire (o rafforzare se già esistenti) risorse a supporto dei giudici (reclutate a tempo determinato), al fine di ridurre l’arretrato e i tempi di esaurimento dei procedimenti in Italia. Questa misura dovrebbe migliorare inoltre la qualità dell’azione giudiziaria sostenendo i giudici nelle normali attività di studio, ricerca, preparazione delle bozze di provvedimenti, organizzazione dei fascicoli, e consentendo loro di concentrarsi sui compiti più complessi. L’investimento comprende anche la formazione a supporto della transizione digitale del sistema giudiziario.
Nell’ambito di tale investimento, il PNRR prevede che all’“Investimento in capitale umano per rafforzare l’Ufficio del Processo e superare le disparità tra tribunali” siano assegnate risorse per € 2.268.050.053,73.
È stata realizzata una specifica sezione del sito web del Ministero della Giustizia dedicata al PNRR nella quale sono illustrati schemi esplicativi, documenti e notizie di aggiornamento delle attività in corso, oltre che una serie di FAQ a carattere generale, accessibili a tutti. La specifica sezione del sito web del Ministero della giustizia dedicata al PNRR è disponibile al seguente link https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_30.page  
Il complesso di riforme e investimenti è stato pensato dal legislatore per rispondere alle sempre più pressanti domande di tempestività delle decisioni giudiziarie, in particolare in materia civile, che provengono da cittadini, imprese, investitori e osservatori internazionali. Infatti, il sistema della giustizia italiana, caratterizzato da solide garanzie di autonomia e di indipendenza e professionalità dei magistrati, soffre di un fondamentale problema: i tempi della celebrazione dei processi. La durata dei processi incide negativamente sulla percezione della qualità della giustizia resa nelle aule giudiziarie e ne offusca indebitamente il valore, secondo la nota massima per cui “giustizia ritardata è giustizia denegata”. I problemi legati al fattore “tempo” sono al centro dell’attenzione nel dibattito interno e sono stati ripetutamente rimarcati nelle competenti sedi europee. In particolare, nelle Country Specific Recommendations indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020, la Commissione europea, pur dando atto dei progressi compiuti, invitava l’Italia ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, a favorire la repressione della corruzione – anche riducendo i tempi dei procedimenti penali – e a velocizzare i procedimenti di esecuzione forzata e di escussione delle garanzie.
Obiettivo fondamentale nell’ambito del settore giustizia è quindi la riduzione del tempo del giudizio. Tutti gli interventi in materia di giustizia convergono al comune scopo di riportare il processo italiano a un modello di efficienza e competitività. In particolare, tra gli obiettivi principali rientra quello di ridurre, entro giugno 2026 e rispetto al 2019, del 40% i tempi di trattazione di tutti i procedimenti dei contenziosi civili e commerciali; del 25% i tempi di trattazione di tutti i procedimenti penali; e del 90% il numero delle cause pendenti presso i tribunali ordinari civili (primo grado) e presso le corti d’appello civili (secondo grado).
L’efficienza dell’amministrazione della giustizia rappresenta un valore in sé, radicato nella cultura costituzionale europea che richiede di assicurare “rimedi giurisdizionali effettivi” per la tutela dei diritti, specie dei soggetti più deboli. Inoltre, il sistema giudiziario sostiene il funzionamento dell’intera economia e l’efficienza del settore giustizia rappresenta una condizione indispensabile per lo sviluppo economico e per un corretto funzionamento del mercato. 
Al riguardo, studi empirici dimostrano che una giustizia rapida e di qualità stimola la concorrenza, poiché accresce la disponibilità e riduce il costo del credito, oltre a promuovere le relazioni contrattuali con imprese ancora prive di una reputazione di affidabilità, tipicamente le più giovani; consente un più rapido e meno costoso reimpiego delle risorse nell’economia, poiché accelera l’uscita dal mercato delle realtà non più produttive e la ristrutturazione di quelle in temporanea difficoltà; incentiva gli investimenti, soprattutto in attività innovative e rischiose e quindi più difficili da tutelare; promuove la scelta di soluzioni organizzative più efficienti.Si stima che una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50% possa accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10% (cfr. Giacomelli, S., e Menon, C. (2013). Firm size and judicial efficiency: evidence from the neighbour’s court. Bank of Italy Temi di Discussione (Working Paper) No. 898 (pagina 26)). A livello aggregato, uno studio recente ha valutato che una riduzione da 9 a 5 anni dei tempi di definizione delle procedure fallimentari possa generare un incremento di produttività dell’economia italiana dell’1,6% (cfr. González-Torres, G., e Rodano, G. (2020). Court efficiency and aggregate productivity: the credit channel. Bank of Italy Temi di Discussione (Working Paper) No. 1287 (pagina 5)). Di contro, una giustizia inefficiente peggiora le condizioni di finanziamento delle famiglie e delle imprese. Più in generale, i dati evidenziano una naturale e stretta compenetrazione intercorrente tra giustizia ed economia: qualsiasi progetto di investimento, per essere reputato credibile, deve poter contare su un tessuto economico tutelato e non rallentato dalla giustizia, ed essere posto al riparo da possibili infiltrazioni criminali.
Le prospettive di rilancio del nostro Paese sono quindi fortemente condizionate dall’approvazione di riforme e investimenti efficaci nel settore della giustizia.


ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI: La riforma è una sconfitta per la giustizia

 

“La logica di fondo del disegno di legge sulla separazione delle carriere e l’istituzione dell’Alta corte si rintraccia in una volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria, responsabile per l’esercizio indipendente delle sue funzioni di controllo di legalità. Gli aspetti allarmanti delle bozze del disegno di legge sono molteplici, leggiamo una riforma ambigua che crea un quadro disarmante”. Ad affermarlo è una nota della Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati.
“È una riforma – prosegue la nota – che non incide sugli effettivi bisogni della giustizia, ma che esprime la chiara intenzione di attuare un controllo sulla magistratura da parte della politica, che si realizza essenzialmente con lo svilimento del ruolo e della funzione di rappresentanza elettiva dei togati del Csm e con lo svuotamento delle sue essenziali prerogative disciplinari, affidate a una giurisdizione speciale di nuovo conio”.
“Quella di oggi è una sconfitta per la giustizia, significa dar più potere alla maggioranza politica di turno, danneggiando innanzi tutto i cittadini. Per assumere nuove iniziative e per avviare una mobilitazione importante, anche dai territori, abbiamo deciso di convocare un Comitato direttivo centrale di urgenza che si terrà il 15 giugno prossimo”, conclude la Giunta.


Audizione davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati

 

 

«Riteniamo che sia indifferibile il momento della separazione delle carriere dei magistrati in due ordini differenti, ossia tra magistratura giudicante e inquirente. Se si vuole attuare il principio costituzionale del giusto processo separare le due funzioni è indispensabile. Perché altrimenti è come se l’arbitro di una partita di calcio appartenesse a una delle due squadre che si sfidano in campo. I timori espressi sui rischi di questa riforma sono assolutamente infondati, non esiste il pericolo di una magistratura assoggettata al potere esecutivo. Nei sistemi democratici più avanzati c’è separazione delle funzioni tra magistratura giudicante e inquirente. È nelle dittature che chi giudica e chi accusa appartengono allo stesso soggetto. Oggi, in Italia, il processo si celebra tra due colleghi e un estraneo: i due colleghi sono il giudice e il pm, l’estraneo è l’avvocato difensore». Così Francesco Greco, Presidente del Consiglio Nazionale Forense in audizione in commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati sulle proposte di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati.

 


26 agosto 2022 – Giustizia, cosa prevedevano i programmi dei partiti

 

Centrodestra

Il programma del centrodestra contiene due punti molto vaghi, che prevedono la separazione delle carriere per i magistrati e la riscrittura delle riforme sull’ordinamento giudiziario, civile e penale. In pratica, una totale revisione dell’impianto delle leggi Cartabia appena approvate. Si parla di «giusto processo e ragionevole durate, efficientamento delle procedure, stop ai processi mediatici e diritto alla buona fama» e di «razionalizzazione delle pene e garanzia dell’effettività».
L’accordo di centrodestra prevede, poi, la semplificazione del codice degli appalti e la riforma del diritto penale dell’economia. Ogni partito, poi, poteva prevedere un programma individuale ma solo la Lega lo ha messo per iscritto. Fratelli d’Italia e Forza Italia, infatti, hanno depositato come programma elettorale l’accordo quadro del centrodestra. Poi, nelle sue pillole video, Silvio Berlusconi ha proposto di introdurre il divieto di impugnazione delle sentenze di assoluzione in primo e secondo grado. La Lega è l’unico partito ad aver depositato un suo programma più dettagliato rispetto a quello di coalizione, lungo addirittura 202 pagine.

Lega

Il programma della lega prevede un capitolo sulla giustizia penale che ha al centro «garantismo e certezza della pena». Accanto a una serie di principi come la garanzia del diritto di difesa, della terzietà del giudice, la tutela dei diritti delle vittime e la certezza del diritto, prevede di stanziare nuove risorse per i tribunali con l’obiettivo di diminuire i tempi dei processi. In tema di antimafia, si parla di «efficienza nella gestione dei beni e delle aziende sottoposte a sequestro e confisca». Per la riforma del codice penale, l’introduzione di strumenti di contrasto ai fenomeni di microcriminalità e baby gang, introdurre sanzioni in materia di social media; «tutelare l’inviolabilità del domicilio dalle occupazione» e la riforma della legge Severino nei confronti degli amministratori locali. Anche la Lega prevede di «porre limiti all’appello dell’accusa» a cui aggiunge la riforma della disciplina delle misure cautelari, con un «doppio binario per alcune tipologie di reati, con requisiti più rigorosi di applicazione». Ritorna anche il tema referendario della responsabilità civile del magistrato. Rispetto all’organizzazione complessiva e di geografia giudiziaria, spicca la proposta di «riaprire alcuni tribunali soppressi». Tra le riforme, si prevede quella della magistratura onoraria e dell’ordinamento penitenziario. Per il settore civile, sono previste misure in materia di famiglia, con «meccanismi di supporto per dare una gestione della crisi coniugale» per la disciplina dei rapporti, «con valorizzazione di ciascuna figura genitoriale». E’ previsto poi un «ripensamento del sistema dei servizi sociali». Sul piano procedurale, invece, si prevede «il procedimento monitorio accelerato per il recupero del credito»; l’ampliamento «delle competenze del tribunale per le imprese» e l’approvazione della legge sull’equo compenso dei professionisti. 

Pd

Il programma del Pd punta a dare piena attuazione alle riforme Cartabia già approvate, puntando soprattutto su riduzione di tempi e costi della giustizia. Nel civile l’obiettivo è la riduzione del contenzioso, anche con incentivi fiscali per accedere ai metodi alternativi di risoluzione delle controversie. Nel penale si prevede di «intervenire sulla depenalizzazione dove necessario», puntando anche sulla giustizia ripartiva e si prevede una legge contro le querele temerarie ai giornalisti.
Complessivamente l’obiettivo è di completare la digitalizzazione del servizio giustizia e degli uffici, con un ammodernamento delle strutture; la stabilizzazione dei precari «per la messa a regime dell’Ufficio del Processo e proseguendo con il reclutamento e assunzione di personale nelle cancellerie e di nuovi magistrati». Sul fronte del Csm, si propone «di istituire con legge di revisione costituzionale un’Alta Corte competente» per giudicare i procedimenti disciplinari e le nomine contestate e il completamento della riforma della amgistratura onoraria. Per gli avvocati è prevista l’introduzione dell’avvocato in Costituzione e di rendere attuabile l’accesso in magistratura per i cassazionisti. Viene poi rilanciato il piano nazionale contro le mafie e che permetta di colpire i patrimoni mafiosi, riprendendo il lavoro degli Stati generali della lotta alle mafie del 2017. Sì alla legalizzazione dell’autoproduzione di cannabis per uso personale, garantendola anche per uso terapeutico. Si prevede anche l’approvazione della legge sul fine vita, una legge sulla omolesbotransfobia e il matrimonio egualitario. Presente anche la modifica della legge Severino per gli amministratori locali. In merito al carcere, è prevista la riforma complessiva dell’ordinamento, con potenziamento delle misure alternative e l’aumento del lavoro penitenziario come percorso formativo per il reinserimento nella società.

Terzo Polo

Nel programma di Azione e Italia Viva, il capitolo sulla giustizia integra buona parte delle proposte dell’Unione camere penali italiane ed è diviso in cinque punti. Sulle carriere dei magistrati prevede la separazione delle carriere, approvando il ddl di iniziativa popolare promosso dalle Camere Penali; le valutazioni dei magistrati con la presenza di avvocatura e professori nei consigli giudiziari; il superamento del sistema delle correnti con ritocchi alla riforma Cartabia. Come interventi trasversali, si prevede il potenziamento della pianta organica dei magistrati e la riduzione di fuori ruolo; il rafforzamento del processo telematico con una sola piattaforma per tutti i riti; requisiti di formazione manageriale per chi svolge incarichi direttivi e una informatizzazione degli uffici. Sul penale si prevede una riforma della custodia cautelare per impedirne gli abusi; il ripristino della prescrizione sostanziale; l’incentivo ai riti alternativi; riforme contro il processo mediatico; limiti all’appello del pm in caso di assoluzione. Per il sistema penitenziario, una riforma complessiva che incentivi le misure alternative e legge per le detenute madri, per evitare minori in carcere. Sul civile, invece, riforma del processo di primo grado per snellirlo, unificando i riti di cognizione; valorizzazione della mediazione; introduzione di misure correttive all’arbitrato; innalzamento della soglia per accedere al gratuito patrocinio. Manca invece la proposta di FI sul divieto di appello per le sentenze di assoluzione in primo e secondo grado, ma sia Azione che Italia Viva si sono dette favorevoli.

Movimento 5 Stelle

Il programma del M5S prevede due punti: legalità e diritti. Nel capitolo sulla legalità è previsto il contrasto alle mafie, con il potenziamento degli strumenti esistenti e il completamento della riforma in tema di ergastolo ostativo, oltre alla tutela del 41bis e delle misure di prevenzione. C’è la lotta alla corruzione, con trasparenza nell’utilizzo dei fondi del Pnrr e tutele per i whistleblowers e i testimoni di giustizia. Infine il contrato alle agromafie ed ecomafie, con tutela del diritto alla salute. Si prevedono poi la regolamentazione della coltivazione della cannabis, il potenziamento delle misure di contrasto alla violenza contro le donne e il «superamento dell’improcedibilità nel processo penale», con probabile volontà di ritorno alla legge Bonafede e quindi facendo saltare la prescrizione processuale introdotta con al riforma Cartabia. Sul fronte dei diritti, si prevede il matrimonio egualitario e una legge contro l’omotransfobia.

Giulia Merlo EDITORIALE DOMANI

 

TESTO


Ingiuste detenzioni, lo Stato paga in media 43mila euro per ogni risarcimento (24 milioni all’anno)

 

I numeri sono riportati tra le righe della Relazione annuale sulle “Misure cautelari personali e riparazione per ingiusta detenzione – 2021” presentata dal ministero della Giustizia al Parlamento

I numeri da tenere a mente sono due: 24 milioni e 43mila euro. Ventiquattro milioni e mezzo di euro è quanto ha pagato l’anno scorso lo Stato per risarcire chi ha subito ingiustamente la carcerazione preventiva. Quanto invece ai 43mila euro, è l’importo medio dei risarcimenti corrisposti. Entrambi i dati sono relativi al 2021. I numeri sono riportati tra le righe della Relazione annuale sulle “Misure cautelari personali e riparazione per ingiusta detenzione – 2021” presentata dal ministero della Giustizia al Parlamento. Dati che sembrano destinati a far discutere, proprio mentre è alta la polemica tra i magistrati e la politica sulla riforma dell’ordinamento giudiziario.

Gli oltre 24 milioni costituiscono un conto certamente meno salato di quello che era toccato alla casse pubbliche nel 2020, quando l’esborso era arrivato a sfiorare i 37 milioni di euro ma comunque ancora molto consistente.

Dal 2019 al 2021 sono 50 i magistrati finiti sotto procedimento disciplinare

Cinquanta invece i magistrati finiti sotto procedimento disciplinare dal 2019 al 2021 per scarcerazioni intervenute oltre i termini di legge, ma nessun procedimento si è finora concluso con una condanna.

In calo i provvedimenti di riparazione per ingiusta detenzione

Due anni fa erano stati 750 i provvedimenti di riparazione per ingiusta detenzione, nel 2021 si sono fermati a 565 ed è diminuito anche l’importo medio corrisposto: è stato pari a poco più di 43mila euro, a fronte dei quasi 50mila euro del 2020.

Uffici giudiziari del Sud più “generosi”

Anche se le “liquidazioni” restano diverse su base territoriale, con gli uffici giudiziari del Sud che tendono a essere più “generosi”. I risarcimenti più sostanziosi, sono sono stati emessi in relazione a provvedimenti della Corte di Appello di Reggio Calabria: oltre 6 milioni e 700mila euro complessivi, per una media di più 88mila euro, doppia di quella nazionale. SOLE 24 ORE 191.2024


GIUSTIZIA CIVILE – ELABORAZIONI ISTAT

 

 

TESTO “RIFORMA CARTABIA”

 

 

Donne in magistratura (aggiorn. marzo 2022)