Di Paolo Borsellino
Gli APPUNTI integrali di PAOLO BORSELLINO che hanno dato origine al celebre discorso sulla “Bellezza del Fresco Profumo di Libertà”, pronunciato nella Chiesa di San Domenico il 20 giugno 1992 a Palermo.
- CONFERENZA DI PAOLO BORSELLINO
- Borsellino: “Attenti a questi pentiti di mafia”
- CONVERSAZIONI SULLA MAFIA
- CRIMINALITÀ, POLITICA E GIUSTIZIA
- DIETRO IL PARAVENTO DELLA NORMALIZZAZIONE
- DROGA: UN MERCATO DI MIGLIAIA DI MILIARDI
- I GIORNI DI GIUDA
- I GIOVANI SONO LA MIA SPERANZA
- IL CONSENSO DELLA SOCIETA’ CIVILE PER LO STATO, ARMA CONTRO LA MAFIA
- IL MIO RICORDO DI GIOVANNI FALCONE
- IL NODO POLITICO
- IL POTERE, LO STATO NON HA MAI VOLUTO COMBATTERE SERIAMENTE LA MAFIA
- IL VOLTO ECONOMICO DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
- LA CERTEZZA CHE TUTTO QUESTO PUÒ COSTARCI CARO
- LA GESTIONE DELLE INDAGINI E PROBLEMATICHE CONNESSE AI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA.
LA NOSTRA RESPONSABILITA’ DI FRONTE ALLA MAFIA - LIBERALIZZAZIONE DEL TRAFFICO DI DROGA
- PAOLO BORSELLINO: “ La legalizzazione degli stupefacenti può diventare uno strumento per combattere le mafie?”
- LO STATO SI È ARRESO: DEL POOL ANTIMAFIA SONO RIMASTE MACERIE
- MAFIA: IL NODO POLITICO
- QUANDO LA MAFIA ALTERNATIVA ALLO STATO
- RIFORMA E INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA
- ROCCO CHINNICI – UN UOMO CHE ANDAVA CONTRO CORRENTE
- PAOLO BORSELLINO: la mafia è un sistema alternativo a quello statale
- Il ruolo del PM nel nuovo codice
- Vi è stata una delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi esse solo del problema della mafia
RACCOLTA Giustizia e verità. Gli scritti inediti del giudice Paolo Borsellino – Pubblicazione Regione Marche 1986
- Mafia e droga 19
- La mafia oggi: sistemi di lotta 23
- Il pentitismo 37
- Dietro il paravento della normalizzazione 53
- 1992, in Europa senza mafia 59
- Necessità di verificare il valore delle iniziative antimafia 67
- Attività della Pubblica Amministrazione e supplenza dell’Autorità 71
- La cooperazione Italia-Usa e il problema del riciclaggio 81
- Il ruolo del PM con il nuovo codice. 95
- Droga libera o uomini liberi? 103
- Sicurezza dei cittadini contro ogni forma di criminalità 113
- NO ALLA DROGA: Insieme 121
- La persona oggi di fronte alla nuova morale, nel sociale e nel privato. 125
- La mafia-le mafie 133
- La legge sulla droga 139
- Mafia e giustizia 145
- I limiti del nuovo codice 151
- Stato e criminalità organizzata: chi si arrende? 155
- Difficoltà generali nella presentazione di libri (torto all’autore o torto all’uditorio) 159
- Problematiche connesse ai collaboratori di giustizia 165
- La risposta istituzionale nella lotta al crimine organizzato.nel corso degli anni Ottanta. 181
- Mafia e Lavoro 189
- Mafia e Cultura 197
- La giustizia italiana di fronte alla criminalità organizzata. 201
- Giudici tra giustizia e ingiustizie. 207
- Sicilia e criminalità. Quale strategia di prevenzione e repressione del reato. 211
- Società civile e amministrazione della giustizia. 221
- Le direttive del Procuratore Nazionale Antimafia e il funzionamento delle procure-verso una nuova gerarchia? 225
- Legalità e ordinamenti giuridici paralleli. 241
- Ultimo saluto a Giovanni Falcone. 249
- Una vita spesa per Amore.255
- Liturgia del 23 giugno. Trigesimo della strage di Capaci. 263
- Lettere dei ragazzi al giudice Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone. 271
- Indice dei riferimenti. 275
“TRA MAFIA E POLITICA FAVORI ELETTORALI, MA SOPRA LA CUPOLA NON C’È NIENTE”: LA DEPOSIZIONE DI BORSELLINO Desecretati gli atti che riguardano il magistrato ucciso dalla mafia. In una deposizione del 1988 dice: “Non esiste un terzo livello”
Non esiste un terzo livello. Ci sono, invece, i favori elettorali tra mafia e politica”. In uno degli atti che sono stati desecretati dalla Commissione antimafia, Paolo Borsellino spiega quali sono i rapporti tra criminalità organizzata e mondo politico.
Nella deposizione, datata 1988, il magistrato ucciso il 19 luglio 1992 dalla mafia dice: “Problema delle connessioni tra mafia e politica: vi è un problema di ordine generale.
Mi sono formato la convinzione, tra l’altro condivisa dal collega Falcone dopo 8 anni di indagini sulla criminalità mafiosa, che il famoso terzo livello di cui tanto si parla – cioè questa specie di centrale di natura politica o affaristica che sarebbe al di sopra dell’organizzazione militare della mafia – sostanzialmente non esiste.
Dovunque abbiamo indagato, al di sopra della cupola mafiosa, non abbiamo mai trovato niente”.
La terza struttura non esiste, ma gli scambi reciproci sono un fatto.
Soprattutto in vista delle elezioni: “Da tante indagini viene fuori invece – prosegue il giudice nella sua deposizione – contiguità e i reciproci favori in riferimento alle attività delle organizzazioni mafiose a livello elettorale, che permetteva quantomeno di rendere favori elettorali, probabilmente con la speranza di averli resi in altro modo”. In uno dei passaggi della deposizione il riferimento ai contatti tra mafia e massoneria.
E ai rapporti che alcune toghe intrattenevano con le logge: “Le indagini fatte su questa Stella d’Oriente, in cui erano presenti anche massoni, non hanno consentito di portare all’accertamento di attività criminali direttamente espletate attraverso la stessa.
Però la documentazione trovata è risultata utilissima in riferimento all’accertamento di determinati rapporti o collegamenti tra elementi di famiglie mafiose palermitane, marsalesi e campane”.
Alla domanda di uno dei relatori se vi fossero evidenze anche di connessioni tra magistrati e massoneria, Borsellino replica: “Non credo, quello che ho sentito è che qualche magistrato frequentasse il circolo, non però che fosse aderente alla loggia.
Vi aderivano comunque anche elementi mafiosi o sospetti di mafiosità”.HuffPost
TESTO
Paolo Borsellino: “Politica dovrebbe fare pulizia di coloro che sono raggiunti da fatti inquietanti, anche se non sono reati”
Il 26 gennaio del 1989, il giudice Paolo Borsellino incontrò gli studenti di Istituto professionale “Remondini” di Bassano del Grappa. Il giudice, nel suo intervento, affrontò i temi che gli stanno più a cuore: la legalità e i rapporti fra mafia e politica
“Sono emerse dalle nostre indagini tutta una serie di rapporti tra esponenti politici e organizzazioni mafiose che nella requisitoria del Maxiprocesso vennero chiamati “contiguità”, cioè delle situazioni di vicinanza o di comunanza di interessi che però non rendevano automaticamente il politico responsabile del delitto di associazione mafiosa. Perché non basta fare la stessa strada per essere una staffetta, la stessa strada si può fare perché in quel momento si trova – almeno da punto di vista strettamente giuridico – si trova conveniente o fare convergere la propria attenzione sullo stesso interesse. Questo non ci ha consentito dal punto di vista giudiziario di formulare imputazioni sui politici, però stiamo attenti, vi è un accertamento rigoroso di carattere giudiziario che si esterna nella sentenza nel provvedimento del giudice e poi successivamente nella condanna, che non risolve tutta la realtà, la complessa realtà sociale. Vi sono oltre ai giudizi del giudice, esistono anche i giudizi politici, cioè le conseguenza, che da certi fatti accertati, trae o dovrebbe trarre il mondo politico. Esistono anche i giudizi disciplinari, un burocrate, un alto burocrate, che ad esempio, dell’amministrazione ha commesso dei favoritismi, potrebbe non aver commesso automaticamente, perché manca qualche elemento del reato, il reato di interesse privato in atto d’Ufficio, ma potrebbe essere sottoposto a procedimento disciplinare perché non ha agito nell’interesse della buona amministrazione.
Ora l’equivoco su cui spesso si gioca è questo, si dice: quel politico era vicino al mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l’organizzazione mafiosa, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Può dire beh ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria, che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dall’indagine sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, cioè i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi, che non costituivano reato, ma erano o rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo “schermo” della sentenza e detto: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia e non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al proprio interno di tutti coloro che sono raggiunti, ovunque, da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reato” (Paolo Borsellino – 26 gennaio del 1989)
«C’è una diffusa disattenzione a livello ministeriale. Ho letto dichiarazioni autorevoli del tipo: il maxiprocesso, in quanto tale, è strumento rudimentale.
Colpiscono da sempre anche gli innocenti se ce n’è, per loro bisogno. Il resto sono solo chiacchiere romantiche. E ancora: pochi giorni fa è stata diffusa, cioè pilotata, una lettera al presidente della Repubblica con, si dice, mille firme di familiari di detenuti. È una lettera scritta bene.
Gli estensori raccontano che “si sarebbero violati i diritti umani” per aver trasferito i carcerati di mafia in varie penitenziari d’Italia, quando sull’Ucciardone ormai sappiamo tutto. Sappiamo che è il nido che riproduce le gerarchie mafiose e genera delitti. E poi mi rifiuto di credere che lo Stato dia forfait – come sta facendo – mettendo in pericolo addirittura lo svolgimento del processo contro la mafia. Un giorno, sottoquell’area dove dovrebbe sorgere l’aula bunker, si scopre che vi sono cavi elettrici e telefonici che non si possono estirpare. Interveniamo noi giudici istruttori. E si risolve la questione. Ma spunta il problema delle fogne. Ancor oggi non sappiamo se mai si farà, questo processo.
C’è, io dico, una generale disaffezione nel resto dell’apparato statuale che dovrebbe affiancarci. È già avvenuto tante volte in Sicilia. E sempre ci è scappato il morto»
GLI OSTACOLI CHE INCONTRA CHI COMBATTE LA MAFIA. (PAOLO BORSELLINO)
Vi è stata una estrema difficoltà di mezzi quando venne fatto un mandato di cattura contro trecentoventicinque persone subito dopo le dichiarazioni di Tommaso Buscetta: presso l’ufficio del pool antimafia non esisteva neanche una fotocopiatrice. Quella notte, mi ricordo, fu movimentata, perché si dovette fare il mandato di cattura con dieci giorni di anticipo: vi era stata una fuga di notizie e un settimanale minacciava l’indomani di uscire con uno scoop con tutte le dichiarazioni di Buscetta. E allora l’abbiamo bruciato sul tempo, e quello che dovevamo fare in dieci giorni l’abbiamo fatto soltanto in una notte. Tutta una serie di difficoltà operative, eccetera. Coloro che cominciarono a interessarsi di questi problemi non è che raccolsero grossa solidarietà all’interno del Palazzo di giustizia, perché si riteneva che fossero un po’ dei fanatici o delle persone che si volevano interessare di una cosa che tanto andrà sempre così ed è inutile metterci mano. Poi questa indifferenza in gran parte. Si parla di un procuratore generale che avrebbe chiamato il giudice Chinnici e avrebbe detto: Guarda, riempi il collega Falcone di piccoli processi di rapina, così finisce di rompere le scatole e occuparsi di problemi di mafia. Questo è scritto io non so quali atti, però si sapeva è scritto nel diario del giudice Rocco Chinnici.(Le ultime parole di Falcone e Borsellino di Antonella Mascari
“FALCONE È VIVO!” il Dott. Paolo Borsellino, al termine di una fiaccolata con una veglia di preghiera, organizzata per ricordare il suo amico Giovanni Falcone, teneva un discorso che è considerato il suo testamento morale, qualche giorno dopo avrebbe scandito le stesse parole a Casa Professa.
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LA MAFIA SPIEGATA AI GIOVANI