Mafia e Appalti – FIAMMETTA BORSELLINO a SPECIALE MAFIA

FIAMMETTA PAOLO

 FIAMMETTA PAOLO

Ore 21.15 il 28 Aprile su La7

 

PAOLO BORSELLINO: se é pur vero che la  mafia lo ha materialmente ucciso, ancora non si é andati oltre a questa verità processuale per scoprire chi ha permesso che questo potesse succedere. Sulla strage di Via D’Amelioche oltre alla sua eliminazione anche quella dei suoi cinque angeli custodi, dopo 29 anni, quattro processi, tre appelli, tre sentenze di Cassazione e commissioni varie d’inchiestanon si é ancora giunti ad una convincente e definitiva verità. 

I clamorosi depistaggi più volte denunciati dalla figlia Fiammetta dallo scorso anno sono stati autorevolmente “certificati” dalla Sentenza del Borsellino Quater ed hanno  innescato un nuovo processo a carico dei presunti depistatori. Vedremo se la conclusione di questo processo fornirà alcune importanti risposte alla base del procedimento.

Nel frattempo, ecco comparire sulla scena il killer “pentito” Giuseppe Avola le cui “inedite”  rivelazioni hanno però già trovato formale smentita da parte della Procura di Caltanisetta attraverso il comunicato stampa ufficiale che pubblichiamo in pagina.


SPECIALE MAFIA LA RICERCA DELLA VERITA’ CONDOTTO DA ENRICO MENTANA CON FIAMMETTA BORSELLINO, MICHELE SANTORO, ANDREA PURGATORI, ANTONIO DI PIETRO

 

Il dossier mafia e appalti e l’uccisione di mio padre

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Le “rivelazioni” del killer “pentito” MAURIZIO AVOLA

 

 


 

1.5.2021 – FIAMMETTA BORSELLINO: SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO NIENT’ALTRO CHE LA VERITA’ Fiammetta Borsellino, nella trasmissione di Enrico Mentana su la7 ha parlato del dossier “mafia-appalti”, contestualizzando fatti e testimonianze  Dovevano essere le rivelazioni, dichiarate però inattendibili dalla procura di Caltanissetta, del pentito Maurizio Avola a essere l’oggetto principale dello “Speciale mafia” di la 7, condotto da Enrico Mentana, ma a rubare la scena e spostare l’attenzione sulle cause della strage di via D’Amelio che hanno portato all’uccisione di Paolo Borsellino, è stata la figlia Fiammetta Borsellino. Per la prima volta, in prima serata, si è parlato del dossier mafia-appalti e della sua gestione da un punto di vista totalmente inedito. A farlo, appunto, non sono stati i giornalisti presenti, Michele Santoro (autore del libro “Nient’altro che la verità”, uscito ieri) e Andrea Purgatori che sposa in toto il teorema trattativa e la caccia alle “entità” non meglio definite, ma una donna che ha deciso di andare controcorrente, non adeguarsi alla narrazione unica di una certa antimafia, ma semplicemente attenendosi ai fatti riscontrati nel tempo. L’unica a sostenerla, visto che ne è stato testimone, è stato l’ex giudice di Mani Pulite Antonio Di Pietro. Ed è lui che ha ricordato il fatto che Paolo Borsellino gli chiese di fare presto per collegare le indagini siciliane con quelle di tangentopoli. Parliamo di grossi gruppi imprenditoriali del nord che erano collegati nella gestione mafiosa degli appalti. Ribadendo che in più occasioni il capitano dei Ros De Donno si rivolse a lui perché si interessasse del dossier mafia-appalti, dal momento che la procura di Palermo lo ignorava. Non solo.

Contestualizzate le testimonianze di Agnese Borsellino Per la prima volta, grazie al suo accorato e coraggioso intervento, Fiammetta Borsellino ha contestualizzato le testimonianze della madre, Agnese, su ciò che le disse Paolo Borsellino. Testimonianze che nel tempo sono state forzate, adattate al teorema giudiziario, manipolando anche taluni passaggi. Una su tutte quella che riguarda i magistrati: ma diversi giornalisti e taluni pm dimenticano di riportarla nella sua interezza. Ci ha pensato Fiammetta Borsellino a ricordarlo, creando un palpabile imbarazzo in studio. Ricordiamo la vicenda. A ventiquattr’ore dai fatti di via d’Amelio, Borsellino passeggiava senza scorta sul lungomare di Carini. Con lui, soltanto Agnese, sua moglie. «Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia a ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere». Queste parole esatte di Agnese furono messe a verbale in sede giudiziaria il 18 agosto 2009, preceduta da una frase: «ricordo perfettamente». In un Paese normale dovrebbe essere compito dei giornalisti d’inchiesta a riportare i fatti, ma a farlo ci ha dovuto pensare la figlia di Paolo Borsellino.

Borsellino quando era a Marsala già conosceva il dossier mafia-appalti  Altro scoop televisivo, ma sempre di Fiammetta Borsellino e non dei giornalisti presenti. Spiega che c’è un passaggio della sentenza trattativa che riporta il falso. Quale? Ecco cosa scrisse la Corte nella sentenza: i giudici spiegano come non vi è la «certezza che Borsellino possa aver avuto il tempo di leggere il rapporto mafia-appalti e di farsi, quindi, un’idea delle questioni connesse, mentre, al contrario, è assolutamente certo che non vi fu alcuno sviluppo di quell’interessamento nel senso di attività istruttorie eventualmente compiute o anche solo delegate alla P.G., che, conseguentemente, possano aver avuto risalto esterno giungendo alla cognizione di vertici mafiosi, così da allarmarli e spingerli improvvisamente ad accelerare l’esecuzione dell’omicidio». Ebbene, Fiammetta Borsellino contesta aspramente questo passaggio, e lo fa con dati oggettivi. Ricorda che suo padre, quando era ancora alla procura di Marsala, ha subito voluto copia del dossier tanto da trovare spunto per sviluppare un filone di indagine sugli appalti di Pantelleria. Oltre a ciò, Borsellino stesso ha inviato il suo filone di indagine alla procura di Palermo pregando che confluisse nel dossier principale.

Uno degli imprenditori citati in mafia-appalti aveva i verbali di interrogatorio di Leonardo Messina  A quanto pare sarebbe rimasta lettera morta, tanto che Borsellino lo ha ribadito nuovamente durante la sua ultima riunione del 14 luglio. Senza parlare del suo interrogatorio al pentito Leonardo Messina nel quale ha riscontrato ciò che era già scritto nel dossier mafia-appalti: il presunto rapporto del gruppo Ferruzzi – Gardini con la mafia di Totò Riina, tramite i fratelli Buscemi. Ed ecco che Fiammetta Borsellino, durante lo speciale di Enrico Mentana, lancia un altro scoop. Un fatto singolare mai riportato da alcun giornale, né tantomeno negli innumerevoli servizi giornalistici d’inchiesta. È accaduto che uno degli imprenditori che compaiono nel dossier mafia-appalti, è stato fermato dai Ros e gli hanno rinvenuto nello zaino i verbali di Leonardo Messina che erano riservati. Chi gliel’ha dati? Di certo non Paolo Borsellino. Ma com’è detto gli animi, durante la trasmissione tv, si sono surriscaldati e Purgatori ha mosso delle obiezioni a Fiammetta Borsellino sul fatto che i Ros avrebbero inviato i nomi dei politici in un secondo momento. Ed ecco cheviene rispolverata la teoria della doppia informativa. A questo punto per decostruire questa storia, trita e ritrita, basterebbe citare ciò che scrisse la Corte d’appello che ha assolto Calogero Mannino relativamente al processo stralcio sulla presunta trattativa Stato- mafia. Vale la pena riportarne qualche passaggio, perché è relativa proprio alla tesi dell’accusa per far credere che i Ros volessero proteggere i politici, in funzione della trattativa. «Non può tacersi il fatto che – scrive la Corte in merito a mafia appalti – un riverbero della grande rilevanza dell’indagine si ha in numerosi atti presenti nel processo (…) E deve inoltre osservarsi che la ricostruzione dell’organo dell’accusa appare in contrasto logico irrimediabile col fatto che i magistrati che dirigevano l’indagine dovevano tenere il controllo e la direzione, appunto, degli atti degli investigatori da loro delegati, ivi comprese quelle intercettazioni che si afferma non essere state inserite nell’informativa presentata alla Procura, e che in ogni caso avrebbero dovuto gestire e garantire anche successivamente il più adeguato sviluppo di una così significativa investigazione, che coinvolgeva il sistema corruttivo delle spartizione degli appalti pubblici in Sicilia».

La procura di Caltanissetta: non trovati riscontri sulle dichiarazioni di Avola Poi va sul punto rispolverato da Purgatori: «È noto altresì che il Gip di Caltanissetta,  investito della questione della gestione di quella indagine, arrivò alla conclusione di escludere l’ipotesi della doppia informativa». Tutto scritto nero su bianco. Nel frattempo, a proposito dello scoop di Michele Santoro, la procura di Caltanisetta conferma che l’anno scorso, Avola, sentito in un interrogatorio, ha riferito della sua presenza in via D’Amelio, «a distanza di oltre 25 anni dall’inizio della collaborazione con l’autorità giudiziaria». Il pool coordinato dal procuratore aggiunto Gabriele Paci ha subito iniziato l’indagine, alla ricerca di riscontri: «I conseguenti accertamenti –scrive ieri la procura nissena – finalizzati a vagliare l’attendibilità delle dichiarazioni rese, riguardanti una vicenda ancora oggi contrassegnata da misteri e zone grigie, non hanno trovato alcuna forma di positivo riscontro che ne confermasse la veridicità. Sono per contro emersi – precisano i pm – rilevanti elementi di segno opposto, che inducono a dubitare». Quindi Santoro ha preso probabilmente un abbaglio, ma gli va dato atto che – al di là di Avola -, ha riportato la mafia nella sua reale dimensione. Non eterodiretta, nessun terzo livello, ma autonoma e indipendente da qualsiasi altro potere. In fondo, è quello che Giovanni Falcone cercava di spiegare nei libri e nei suoi innumerevoli interventi. IL DUBBIO DAMIANO ALIPRANDI

 

30.4.2021 – Il racconto di Fiammetta Borsellino Che fine ha fatto il dossier Mori, i dubbi sulla Procura di Palermo Durante lo speciale di Enrico Mentana su La Sette, nonostante i presenti in studio abbiano cercato di deviare il discorso, Fiammetta Borsellino ha mantenuto il punto concentrandosi sulle cause della strage di Via D’Amelio, ma soprattutto sulle anomalie che sarebbero avvenute all’interno dell’allora procura di Palermo retta da Pietro Giammanco. L’unica a sostenerla è stato l’ex magistrato Antonio Di Pietro, testimone di alcuni fatti ben circostanziati riguardanti il dossier mafia-appalti redatto dai Ros e nato su spinta di Giovanni Falcone. Dossier archiviato subito dopo la morte di Borsellino. Ed è stata Fiammetta che ha esordito: «Nella sentenza trattativa si dice una menzogna, una bugia. Si dice che mio padre fosse addirittura disinteressato al dossier ‘Mafia e appalti’ o che non lo conoscesse: ma non è vero, perché lo conosceva benissimo». Una denuncia forte, tanto da far rabbrividire i presenti in studio abituati al racconto a senso unico sulla presunta trattativa. Di fatto, è stato violato un dogma di una certa Antimafia che, per dirla come Sciascia, è diventata uno strumento di potere. Il passaggio della sentenza trattativa, com’è detto, riguarda il fatto che Borsellino non avrebbe fatto in tempo nemmeno a leggere il contenuto del dossier. Ma Fiammetta è stata categorica: è una menzogna. E per corroborare la sua affermazione ricorda una circostanza documentata. Ricorda che suo padre chiese copia del dossier quando era ancora alla procura di Marsala. Ed è vero.In un verbale di assunzione di informazione, il capitano Raffaele Del Sole ha raccontato che, su richiesta di Borsellino, ha accompagnato presso la procura di Marsala l’allora collega Giuseppe De Donno in un periodo poco successivo al deposito del dossier mafia- appalti alla procura di Palermo. «Ricordo che nel corso dell’incontro – ha spiegato Del Sole – il procuratore Borsellino chiarì al De Donno i motivi per cui chiedeva copia del rapporto riconducendoli sostanzialmente alla pendenza di indagini che la procura di Marsala stava effettuando su alcuni appalti a Pantelleria. Fatti che erano stati ritenuti connessi alle indagini espletate dai Ros». Sempre il capitano Del Sole ha aggiunto che nel corso di tale incontro c’era anche il maresciallo Carmelo Canale, il quale avvalorò quanto riferito da Borsellino definendo con espressione metaforica il dossier mafia- appalti come il “cacio sui maccheroni”.  Leonardo Berneri — 30 Aprile 2021 IL RIFORMISTA

 

28.4.2021 FIAMMETTA BORSELLINOLe anomalie che hanno caratterizzato le indagini e i processi sulla strage di via D’Amelio costiuiscono la più grande offesa al popolo italiano”. Lo ha detto Fiammetta Borsellino nello speciale Mafia di Mentana. “Quello che è stato definito in sentenza il più grave depistaggio […] Le anomalie che hanno caratterizzato le indagini e i processi sulla strage di via D’Amelio costiuiscono la più grande offesa al popolo italiano”. Lo ha detto Fiammetta Borsellino nello speciale Mafia di Mentana. “Quello che è stato definito in sentenza il più grave depistaggio della storia giudiziaria del paese – dice – E un paese che dopo 30 anni non riesce a fare luce su questo e altri misteri, per me è un paese che non ha possibilità di futuro. La verità non riguarda solo me e i miei familiari, un paese che non fa luce non può progredire”. ADNKRONOS


28.4.2021 – Fiammetta Borsellino, ‘dopo morte di mio padre volutamente si è guardato altrove’ Giammanco non informò mio padre dell’arrivo del tritolo?”. E’ la denuncia di Fiammetta Borsellino nello speciale Mafia di Mentana su La7. “L’informativa del generale Subranni era datata il 19 giugno del 1992 .- dice – e mio padre lo apprese solo per caso dopo un incontro con Salvo Andò. E il 28 giugno mio padre litigò con Giammanco e fece volare i tavolini per aria. Tornato a casa ci disse che la sua condotta era stata irresponsabile e imperdonabile”. ADNKRONOS


28.4.2021 – Fiammetta Borsellino, “I magistrati di allora dovevano indagare bene ma non lo hanno fatto”. E’ la denuncia di Fiammetta Borsellino intervenuta allo speciale Mafia di Mentana su La7. “Ci sono una serie di eventi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi di vita di mio padre – dice – all’interno della Procura di Palermo retta da Pietro Giammanco. Elementi che dovevano dare adito a sviluppi investigativi, soprattutto nei primi dieci anni, che sono cruciali ma volutamente si è guardato altrove” . Adnkronos


28.4.2021 – Fiammetta Borsellino, “Nella sentenza trattativa si dice una menzogna, una bugia. Si dice che mio padre fosse addirittura disinteressato al dossier ‘Mafia e appalti’ o che non lo conoscesse ma non è vero, perché lo conosceva benissimo”. E’ la denuncia di Fiammetta Borsellino, la figlia minore di Paolo Borsellino nello speciale Mafia di Enrico Mentana su La7. “La cosa grave è che il 14 luglio 1992 (cinque giorni prima della strage ndr) mio padre fece una riunione con i suoi sostituti in cui chiese come mai l’indagine di sua competenza non fosse confluita nel dossier Mafia e appalti”. Adnkronos


Fiammetta Borsellino, ‘anomalie processo la più grande offesa al popolo italiano’ Le anomalie che hanno caratterizzato le indagini e i processi sulla strage di via D’Amelio costiuiscono la più grande offesa al popolo italiano”. Lo ha detto Fiammetta Borsellino nello speciale Mafia di Mentana. “Quello che è stato definito in sentenza il più grave depistaggio della storia giudiziaria del paese – dice – E un paese che dopo 30 anni non riesce a fare luce su questo e altri misteri, per me è un paese che non ha possibilità di futuro. La verità non riguarda solo me e i miei familiari, un paese che non fa luce non può progredire”

 


IL DOSSIER MAFIA&APPALTI E L’ELIMINAZIONE DI PAOLO BORSELLINO


 

 

 

a cura di Claudio Ramaccini  Direttore Centro Studi Sociali contro la mafia – Progetto San Francesco