Famiglia Borsellino: “Meloni può ricordare Paolo a buon diritto”

GOVERNO MELONI e CRIMINALITÀ ORGANIZZATA 


Ho visto con i miei occhi una giovanissima Giorgia Meloni partecipare più volte alla fiaccolata in onore di Paolo Borsellino. A buon diritto può dunque ricordare la figura di Paolo Borsellino, il cui migliore amico, il professore Giuseppe Tricoli, è stato un grande esponente politico siciliano dell’allora Msi”. Lo ha detto all’Adnkronos Fabio Trizzino, avvocato della famiglia Borsellino, ma anche marito di Lucia Borsellino, la figlia maggiore del magistrato, parlando a nome della famiglia del giudice ucciso nella strage di via D’Amelio. Ieri, durante le dichiarazioni programmatiche, Giorgia Meloni ha detto che “la legalità sarà la stella polare dell’azione di governo. Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di Via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino, spinta dall’idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero tradotte in impegno civico. Il percorso che mi ha portato oggi a essere Presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe”.   E la premier ha aggiunto: “Dopo aver accettato il mandato, arrivando a Montecitorio per incontrare il presidente Lorenzo Fontana mi sono imbattuta, alla fine dello scalone, nella foto di Borsellino, ed è stato come se si chiudesse un cerchio”.


Meloni cita Borsellino. Saremo in prima linea contro cancro mafioso. Sicurezza sarà dato distintivo del governo

La legalità sarà la stella polare dell’azione di governo. Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di Via D’Amelio, nella quale la mafia uccise Paolo Borsellino, spinta dall’idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero tradotte in impegno civico. Il percorso che mi ha portato oggi a essere Presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe”.

Lo ha detto Giorgia Meloni. “Affronteremo il cancro mafioso a testa alta”, in “prima linea”, come ci hanno insegnato i tanti eroi che con il loro coraggio hanno dato l’esempio”. I criminali avranno disprezzo e inflessibilità.

“La legalità sarà la stella polare dell’azione di governo. Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di Via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino, spinta dall’idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero tradotte in impegno civico”. “Affronteremo il cancro mafioso a testa alta – ha sottolineato – come ci hanno insegnato i tanti eroi che con il loro coraggio hanno dato l’esempio a tutti gli italiani, rifiutandosi di girare lo sguardo o di scappare, anche quando sapevano che quella tenacia li avrebbe probabilmente condotti alla morte. Magistrati, politici, agenti di scorta, militari, semplici cittadini, sacerdoti. Giganti come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Emanuela Loi, Libero Grassi, Don Pino Puglisi, e con loro un lunghissimo elenco di uomini e donne che non dimenticheremo”.
E sulla sicurezza “gli italiani avvertono il peso insopportabile di città insicure, in cui non c’è tutela immediata, in cui si percepisce l’assenza dello Stato. Vogliamo prendere l’impegno di riavvicinare ai cittadini le istituzioni, ma anche di riportare in ogni città la presenza fisica dello Stato. Vogliamo fare della sicurezza un dato distintivo di questo esecutivo, al fianco delle nostre forze dell’ordine, che voglio ringraziare qui oggi per l’abnegazione con la quale svolgono il proprio lavoro in condizioni spesso impossibili, e con uno Stato che a volte ha dato l’impressione di essere più solidale con chi minava la nostra sicurezza di quanto lo fosse con chi, invece, quella sicurezza rischiava la vita per garantirla”.

 


Meloni a Scarpinato, suo approccio smaccatamente ideologico.  E parla di “teorema di parte della magistratura”

…E quanto alla sua dichiarata intenzione di mantenere una linea di fermezza contro la mafia, mi auguro che tale fermezza sia tenuta anche nei confronti della pericolosa mafia dei colletti bianchi, che va a braccetto con la corruzione, anche se mi consenta di nutrire serie perplessità al riguardo tenuto conto che il suo governo si regge sui voti di una forza politica che ha tra i suoi soci fondatori un soggetto condannato con sentenza definitiva per collusione mafiosa che mai ha rinnegato il proprio passato, e che grazie al suo rapporto privilegiato con il leader del partito, continua a mantenere tutt’oggi una autorevolezza tale da consentirgli di dettare legge nelle strategie politiche in Sicilia.
Perplessità che si accrescono tenuto conto dell’intenzione anticipata dal neo Ministro delle Giustizia di tagliare le spese per le intercettazioni, strumenti indispensabili per le indagini in tale materia, di abrogare il reato di abuso di ufficio, e di dare corso ad una serie di iniziative che hanno tutte la caratteristica di limitare i poteri di indagine della magistratura nei confronti della criminalità dei colletti bianchi. Sen. Roberto Scarpinato 26.10.2022 stralcio intervento al Senato

 

Mafia: Maria Falcone, bene Meloni, ora aspettiamo i fatti

 “Ritengo importante e apprezzo il riferimento alla lotta alla criminalità organizzata che la Presidente del Consiglio ha fatto alla Camera. Da troppo tempo non si sentiva la parola mafia nel dibattito politico.

Quel che spero è che non restino solo buone intenzioni”. Lo dice Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni Falcone e sorella del magistrato ucciso a Capaci nel ’92, commentando il passaggio del discorso di Meloni alla Camera. “ . (ANSA). 26.10.2022


Meloni: “Affronterò la mafia a testa alta, ho iniziato a fare politica il giorno dopo la strage di via D’Amelio”

Il discorso in Aula: “Da questo Governo i criminali non avranno altro che disprezzo e inflessibilità”. Poi cita le vittime di Cosa nostra. Nel lungo elenco anche Giovanni Falcone e don Pino Puglisi: “Giganti che non dimenticheremo”

“La criminalità mafiosa si combatte colpendo i proventi delle attività illecite”. Così la premier Giorgia Meloni, nel suo intervento in Aula oggi a Montecitorio in cui ha parlato (anche) di come contrastare la mafia. “Oggi la frontiera è togliere ai clan ‘le risorse e i beni’ e fare in modo che la villa del boss diventi la stazione dei carabinieri o una scuola. Oggi in gran parte ‘questi beni’ non sono utilizzabili: spero ci si possa lavorare insieme. Spero che anche sul carcere ostativo ci si voglia dare una mano. Non è un tema di retorica quello della lotta a mafie ma va affrontato con temi concreti”.

Nel suo lungo discorso Meloni ha fatto anche un cenno su quel tragico 19 luglio 1992, il giorno dell’attentato a Borsellino. “Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino, spinta dall’idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero tradotte in impegno civico. Il percorso che mi ha portato oggi a essere presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe. Affronteremo il cancro mafioso a testa alta, come ci hanno insegnato i tanti eroi che con il loro coraggio hanno dato l’esempio a tutti gli italiani, rifiutandosi di girare lo sguardo o di scappare, anche quando sapevano che quella tenacia li avrebbe probabilmente condotti alla morte”.

“Magistrati, politici, agenti di scorta, militari, semplici cittadini, sacerdoti – ha aggiunto -. Giganti come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Emanuela Loi, Libero Grassi, Don Pino Puglisi, e con loro un lunghissimo elenco di uomini e donne che non dimenticheremo. La lotta alla mafia ci troverà in prima linea. Da questo Governo, criminali e mafiosi non avranno altro che disprezzo e inflessibilità. Legalità vuol dire anche una giustizia che funzioni, con una effettiva parità tra accusa e difesa e una durata ragionevole dei processi, che non è solo una questione di civiltà giuridica e di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, ma anche di crescita economica: la lentezza della giustizia ci costa almeno un punto di pil l’anno secondo le stime di Bankitalia“. PALERMO TODAY 26.10.2022


Governo: Meloni guarda foto Borsellino, si chiude un cerchio Ricorda suo inizio in politica giorno dopo strage Via D’Amelio

E’ un cerchio che si chiude.

Ora salgo questa scala e ci sono le immagini di Paolo Borsellino”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, mentre lasciava Montecitorio, ha visto le foto della mostra dell’ANSA “A testa alta” che sono esposte nel Palazzo e raffigurano, tra gli altri, il magistrato antimafia oltre a Giovani Falcone e al generale Dalla Chiesa”. (ANSA).    


OPEN LINE 27.10.2022 VIDEO


Meloni: “La mafia avrà solo disprezzo e inflessibilità”. E cita Falcone, Borsellino e le vittime della criminalità organizzata

 
“Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di Via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino, spinta dall’idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero tradotte in impegno civico. Il percorso che mi ha portato oggi a essere Presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, in Aula alla Camera, raccontando poi un aneddoto personale: dopo aver accettato il mandato, “arrivando a Montecitorio per incontrare il presidente Lorenzo Fontana mi sono imbattuta, alla fine dello scalone, nella foto di Borsellino, ed è stato come se si chiudesse un cerchio”. “Affronteremo il cancro mafioso a testa alta, come ci hanno insegnato i tanti eroi che con il loro coraggio hanno dato l’esempio a tutti gli italiani, rifiutandosi di girare lo sguardo o di scappare, anche quando sapevano che quella tenacia li avrebbe probabilmente condotti alla morte. Magistrati, politici, agenti di scorta, militari, semplici cittadini, sacerdoti. Giganti come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Emanuela Loi, Libero Grassi, Don Pino Puglisi, e con loro un lunghissimo elenco di uomini e donne che non dimenticheremo. La lotta alla mafia ci troverà in prima linea. Da questo Governo, criminali e mafiosi non avranno altro che disprezzo e inflessibilità”, ha scandito tra gli applausi della maggioranza. “La lotta alla mafia ci troverà in prima linea. Da questo Governo, criminali e mafiosi non avranno altro che disprezzo e inflessibilità
 
 
 
 
 
«ROBERTO SCARPINATO: “LA PREMIER DISINFORMATA, SU VIA D’AMELIO SBAGLIA. IL DEPISTAGGIO SU BORSELLINO L’HO SMASCHERATO IO”» – Intervista di Francesco Grignetti
È stato lo scambio polemico più rovente, al Senato, quello tra Giorgia Meloni e Roberto Scarpinato, ex magistrato palermitano, punta di diamante del nuovo corso grillino. Lei l’ha liquidato con toni sprezzanti, facendo riferimento ai «teoremi» che sarebbero stati alla base del suo intervento e prima della sua carriera di pubblico ministero. Lui, il giorno dopo, si sente ancora indignato. «Ho fatto riferimento ad alcuni fatti documentati in sentenze, le stragi neofasciste, le figure di Rauti e Maletti. Non è stata in grado di rispondermi».
Una cosa veniva fuori chiara, dal suo intervento: un filo nero attraversa la storia della Repubblica.
«Mi sono attenuto alle sentenze passate in giudicato, niente di opinabile. Ho citato stragi accertate del neofascismo: piazza Fontana, Brescia, la bomba a mano alla questura di Milano, Peteano. Portano la firma di Ordine Nuovo. E Pino Rauti era l’ideologo di Ordine Nuovo. Perché non mi ha risposto sui fatti? Con una sola frase, poi, ha fatto un doppio errore: mi ha definito giudice quando sono sempre stato un pubblico ministero; mi ha addebitato il depistaggio su via D’Amelio, quando l’ho smascherato io. È disinformata. Ma la cosa grave è che la maggioranza al Senato l’ha applaudita. Non leggono le sentenze, non conoscono nemmeno i fatti più elementari».
Riconoscerà che la verità giudiziaria non coincide sempre con la verità storica.
«Perché i testimoni vengono uccisi, i documenti spariscono. È già un miracolo fin dove la magistratura arriva».
E ci è andato giù piatto.
«Perché vedevo una grave lacuna nel dibattito. Tutti parlano del fascismo, un fatto storico, finito nel 1945. Perché non parliamo del neofascismo che ha insanguinato l’Italia e gravemente deviato la storia repubblicana? Il neofascismo che è alle radici culturali del partito di Meloni. La strategia della tensione ha segnato la nostra storia. E non dimentico che Giovanni Falcone ha imboccato la via crucis quando cominciò a indagare sulla pista nera nel delitto Mattarella».
Perplesso sulla fermezza contro la mafia dei colletti bianchi?
«Con la mafia, non si deve pensare soltanto ai brutti sporchi e cattivi, tipo Riina. L’asse portante è la borghesia mafiosa. Torno alle sentenze: parliamo dello stalliere Vittorio Mangano, dei soldi pagati da Fininvest alle cosche, di Marcello Dell’Utri che continua a dettare la linea in Sicilia? Si può onorare Borsellino e poi poggiarsi sui voti di Berlusconi?».
Il presidenzialismo è così pericoloso?
«Ne abbiamo viste anche troppe, di democrazie presidenziali che poi si trasformano in regimi illiberali. Per questo i padri costituenti immaginarono un sistema di robusti pesi e contrappesi. Hanno già cominciato con l’attacco alla magistratura».
Intende i progetti del ministro Carlo Nordio?
«Vorrebbe togliere le indagini ai magistrati per darle solo alla polizia. Fosse per lui, si tornerebbe a una giustizia di classe».
(da “La Stampa” del 28 ottobre 2022)