FIAMMETTA BORSELLINO: NON MI ARRENDO !

Lo scorso  19 luglio in tutta Italia si è celebrato, in vari modi,  il 26º Anniversario della strage di Via D’Amelio. Dieci processi fra primo grado (4), secondo grado (3) e Cassazione (3) non sono stati sufficienti per offrire alle vittime ed ai loro famigliari una piena e convincente verità su moventi, esecutori e mandanti.

Depistaggi, falsi pentitivittime di falsi pentiti e sparizioni (agenda rossa) hanno caratterizzato il tortuoso percorso giudiziario iniziato nel lontano 4 ottobre 1994 e non ancora ultimato.

A distanza di oltre 400 giorni dall’ultima sentenza (20 Aprile 2017) non sono ancora note le motivazioni che hanno orientato le decisioni della Corte d’Assise di Caltanisetta presieduta dal dottor Antonio Balsamo, magistrato ora fuori ruolo in quanto nominato consigliere giuridico presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna (organo diplomatico accreditato presso l’Ufficio delle Nazioni Unite). Motivazioni a cui il CSM ha ancorato la possibilità di avviare un proprio eventuale intervento sulla condotta esercitata dai settori della magistratura che negli anni si sono succeduti.

Un ritardo incomprensibile, un’anomalia rilevante e non spiegata alle famiglie delle vittime nè, tantomeno, all’opinione pubblica ma che ha inevitabilmente innescato la comprensibile e dura reazione dei tre figli di Paolo Borsellino e, in particolare, di Fiammetta, terzogenita del magistrato assassinato dalla mafia:”Pur nell’ambito del profondo rispetto che nutro per le istituzioni, e pur cosciente della complessità del percorso che deve portare i giudici della corte d’assise di Caltanissetta alla stesura delle motivazioni della sentenza del Borsellino Quater, da figlia ritengo che il passaggio di più di oltre un anno per il deposito del provvedimento sia un tempo troppo lungo. Anche dal deposito di quelle motivazioni dipende un ulteriore prosieguo dell’attività giudiziaria, della procura di Caltanissetta e del silente Consiglio superiore della magistratura, per far luce su ruoli e responsabilità di coloro che hanno determinato il falso pentito Scarantino alla calunnia. A causa di questo depistaggio, sono passati infruttuosamente 25 anni.”  

Un “silenzio istituzionale”, ai vari livelli, che si protrae ormai da troppo tempo e che é in vistoso contrasto con le diffuse manifestazioni di affettuosa vicinanza alle famiglie di Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina che puntualmente si rinnovano ogni 19 Luglio in occasione delle celebrazioni commemorative.

Fiammetta, in proposito, intervenendo a “Marina dei Libri”, ha annunciato: “Dopo 25 anni vivremo con estrema riservatezza questo giorno. Mi auguro in una forma più familiare e intima possibile. Senza negare però alle istituzioni e a chi vorrà commemorare una forma riflessione. Vogliamo risposte concrete, tangibili, veloci. Per me purtroppo il 19 luglio è un giorno di grandi proclami ma vuoto di contenuti”

“Mai come oggi” – ha inoltre affermato – “la ricerca della verità appare difficile, perché mai come oggi è connessa alla ricerca delle ragioni della disonestà di chi questa verità doveva scoprirla. Io non smetto di chiederla. Il contributo di onestà non lo devono dare solo i mafiosi ma anche le persone delle istituzioni che sanno”.

Una presa di posizione durissima ma che ben descrive una realtà ricca di contraddizioni, inerzie, colpevoli silenzi e che non  appare destinata a risolversi a breve nonostante i 26 anni già  trascorsi.

Paolo Borsellino, in attesa di giustizia

La denuncia di Fiammetta Borsellino